sabato 27 febbraio 2010

NOTIZIE INTORNO A UNA LAPIDE INCONTRATA A VARENNA SUL "SENTIERO DEL VIANDANTE" di Marco Bartesaghi

A Varenna, sul "Sentiero del Viandante", nel tratto che dal cimitero, passando per la casa dei Padri Vocazionisti ai piedi dell'Eremo Gaudio, conduce a Vezio, una lapide recita:



Il personaggio cui l'iscrizione si riferisce era il Rabbino Moisè Lattes, che nacque a Venezia il 14 marzo 1846 da Abraham e da Elena Gentilomo.
Nella città lagunare frequentò il ginnasio-liceo Santa Caterina e in seguito conseguì la laurea rabbinica presso il Collegio Rabbinico di Padova.
Prima a Venezia e poi a Milano, dove si era trasferito nel 1876, si dedicò allo studio della lessicografia talmudica e della storia degli ebrei in Italia. Sul primo argomento scrisse due supplementi al Lessico Talmudico di Jacob Levy: nel 1879, Saggio di giunte e correzioni al Lessico Talmudico, pubblicato dall'Accademia delle Scienze di Torino; nel 1881, Nuovo saggio di giunte e correzioni al Lessico Talmudico, pubblicato dall'Accademia dei Lincei.
Suoi contributi sulla storia degli ebrei in Italia apparvero invece in diversi numeri della rivista "Archivio Veneto" e, dal dicembre 1878 al giugno 1880, nella rubrica Notizie e Documenti di Letterature e Storia Giudaica del dott. rabb. Moisè Lattes della rivista "Mosè - Antologia Israelitica", edita a Corfù a cura di una "società di amici della religione e del progresso". Collaborò inoltre a "Revue des Etudes Juives". Di altri suoi studi non pubblicati si ha notizia grazie a un articolo di Flaminio Servi, Moisè Lattes - Suoi studi inediti, scritto nel 1883, l'anno della morte, per la rivista "Vessillo Israelitico".
Nel 1878, in occasione della quarta riunione, tenutasi a Firenze, del Congresso Internazionale degli Orientalisti, fu pubblicato il volume Cataloghi dei codici orientali di alcune biblioteche d'Italia a spese del Ministero della Pubblica Istruzione: Moisè Lattes vi contribuì con il Catalogo dei codici ebraici della Biblioteca Marciana.
Nel 1869, ancora studente, aveva scritto in ebraico e dedicato al padre un breve saggio sulla vita e le opere di Elia Kapsali, talmudista e storico, nato a Candia in Grecia, vissuto tra il 1490 e il 1550, che aveva trascorso a Padova alcuni anni della sua vita.


A Varenna, dove morì, Moisè Lattes stava trascorrendo un periodo di convalescenza a seguito di una grave malattia , per la quale era stato in pericolo di vita e che l'aveva fortemente debilitato. La morte lo colse durante una salita solitaria al castello di Vezio; il suo corpo fu ritrovato solo dopo alcuni giorni di ricerche. Del fatto, prima che se ne conoscesse il tragico epilogo, parlò ampiamente una cronaca del quotidiano milanese "Il Pungolo", il 28 luglio 1883:
" Il dott. Moisè Lattes, giovane signore veneto villeggiante a Varenna, mercoledì mattina [25 luglio] verso le ore 6 ant. escì da casa per recarsi a fare una passeggiata al castello di Vezio che sovrasta al paese di Varenna. Fu visto verso le 7 ant. nelle vicinanze di detto castello diroccato, poi nessuno più lo vide, né di lui più si ebbero traccie o notizie.
La madre ed il fratello che lo attendevano alle ore 10 per la colazione, inquieti mandarono in cerca di lui, ma sopraggiunta la sera senza che egli avesse fatto ritorno a casa, e senza che si fosse potuto averne notizia, angosciati e giustamente temendo una sventura, fecero percorrere tutti i monti e i sentieri circostanti, promettendo generose ricompense a chi avesse rintracciato vivo o morto il loro diletto, o avesse potuto scoprirne qualche indizio.
Si può immaginare in quale stato d'animo ebbero a passare la notte quei poveri disgraziati.
E' escluso qualunque sospetto di suicidio o di omicidio, ed anche il dubbio che il povero dott. Lattes si sia recato lontano senza darne avviso in famiglia: tanto più che egli è di salute cagionevole e convalescente, e già era uno sforzo per lui salire fino al castello di Vezio. Bisogna dunque ritenere che egli sia scivolato in qualche burrone ove ha trovato la morte e vi giaccia estinto fra le macchie di spine e di alloro che lo nascondono agli sguardi di chi lo va cercando indefessamente da tre giorni."

Il corpo fu ritrovato il 28 luglio, la notizia della morte fu annunciata il giorno seguente attraverso i quotidiani, dalla madre e dai fratelli Elia e Alessandro. I funerali ebbero luogo a Milano il 30 luglio e si svolsero partendo dalla Stazione Centrale. Moisè Lattes è sepolto nel settore ebraico del Cimitero Monumentale di Milano; vicino alla sua tomba è quella della madre Elena Gentilomo, che gli sopravvisse per soli pochi mesi.

IL VOLTO DI MOISE' LATTES SCOLPITA SULLA SUA TOMBA, LA N° 66
DEL SETTORE EBRAICO DEL CIMITERO MONUMENTALE DI MILANO.
Nel 1875, alla morte del padre Abraham, Rabbino Maggiore di Venezia, Moisè ne aveva assunto per alcuni mesi le funzioni, insieme al Rabbino Moisè Coen Porto che poi diventerà titolare della carica.
Abraham Lattes era nato nel 1806 a Savigliano, provincia di Cuneo, dove fin dal '400 si ha notizia di un nucleo ebraico e, dal 1774 al 1848, fu presente un "ghetto" in cui le famiglie ebraiche erano costrette a vivere.



Nel 1839 divenne Rabbino Maggiore di Venezia, succedendo al nonno materno Elia Aron Lattes.
Durante la Repubblica Veneta di Daniele Manin (1848 - 1849) spronò i cittadini ebrei a partecipare alla sua difesa, invitandoli a far parte della Guardia Civile e rassicurandoli che l'operare in difesa della patria nella festività del Sabato non sarebbe stato contrario ai precetti della loro religione. Sempre a sostegno della resistenza contro la reazione austriaca, si impegnò a raccogliere fondi fra i membri della Comunità e, attraverso la Società Filotecnica, un'opera benefica da lui stesso fondata, elargì alla Repubblica un prestito di Lire 1000. Nell'Assemblea Permanente, che durante la Repubblica fu attiva dal luglio 1848 al febbraio 1849, fu eletto deputato con largo suffragio.
Abraham Lattes morì a Venezia il 13 novembre 1875.


LA TOMBA DI ELENA GENTILOMO, SITUATA NEI PRESSI DI QUELLA DEL FIGLIO MOISE'.
OLTRE ALLA SUA IMMAGINE E' SCOLPITA QUELLA DEL MARITO ABRAHAM, CHE PERO'
E' SEPOLTO A VENEZIA.

Nell'aprile del 1887, Elia e Alessandro Lattes donarono alla Biblioteca Braidense la raccolta di libri del fratello Moisè, iniziata dal bisavolo Elia Aron e arricchita dal padre Abraham e da Moisè stesso. Essa, che comprendeva circa tremila volumi di argomento ebraico - testi talmudici, di religione e di storia, in particolare di storia di alcune Comunità italiane,- costituisce oggi il fondo ebraico della Biblioteca Nazionale Braidense, intitolato a Moisè Lattes. Negli anni '70 del novecento, il professor Carlo Bernheimer ne ha redatto in forma dattiloscritta il catalogo. Come atto di riconoscenza per la donazione, i nomi dei tre fratelli vennero scolpiti fra quelli dei benefattori della Biblioteca, sulla lapide posta alla sinistra della porta d'ingresso.


LA TOMBA DI ELIA LATTES NEL SETTORE EBRAICO DEL CIMITERO
MONUMENTALE DI MILANO. L'ISCRIZIONE RECITA:

ELIA LATTES
NELL'INDAGARE
IL MISTERO ETRUSCO
NEL DONARE
CON LIBERALITA' SAPIENTE
BENE IMPIEGO'
LA LUNGA GIORNATA

Elia Lattes (Venezia 1843 - Milano 1925), il fratello maggiore cui Moisè e Alessandro espressero in alcuni scritti riconoscenza per il ruolo di guida avuto nei loro studi, si dedicò dapprima alla storia del diritto, con particolare attenzione all'epoca medioevale. Successivamente volse l'interesse all'antichità classica, diventando professore ordinario di Antichità Civili Greche e Romane, cattedra per lui stesso creata presso la Regia Accademia Scientifico - Letteraria di Milano. Per quasi cinquant'anni, infine, si dedicò alla civiltà e, soprattutto, alla filologia etrusca, meritando unanime riconoscimento per l'importante contributo dato all'approfondimento e allo sviluppo di questi studi. Membro della Società Storica Lombarda dal 1897, ne divenne, per primo, socio benemerito.
Alessandro Lattes (Venezia 1858 - Roma 1940) fu docente di Storia del Diritto in varie Università italiane, di Diritto Civile a Parma e di Procedura Civile a Genova. In quest'ultima città fu anche, per otto anni , preside della facoltà giuridica. I suoi studi di maggior rilievo riguardano la storia del diritto commerciale e marittimo italiano. Anch'egli, dal 1900, fece parte della Società Storica Lombarda.

Marco Bartesaghi


BIBLIOGRAFIA

"Sentiero del Viandante" è il nome con cui è indicata oggi l'antica mulattiera di collegamento fra Lecco e Colico: sulla sua storia e il tracciato si veda A. BORGHI, Sentiero del Viandante, Lecco, 1992.
Notizie su Moisè Lattes si trovano in: F. SERVI, Cenni necrologici e Moisè Lattes - Suoi scritti inediti, in "Vessillo Israelitico", 1883; Necrologio in "Mosè - Antologia Israelitica", n.9, settembre 1883; R. FULIN, Necrologio, in "Archivio Veneto", anno XIV, tomo XXVIII.
Le sue opere sono reperibili, a Milano, alla Biblioteca Nazionale Braidense; gli interventi sulla storia degli ebrei in Italia in "Archivio Veneto", voll. II - IV - V - VII; "Mosè - Antologia Israelitica", n.10, 1878; nn. 1, 2, 3, 5, 7, 8, 1879; nn. 4, 5, 6, 1880.
La cronaca della sua sparizioni si trova in "Il Pungolo", n.210, 28/29 luglio 1883.
Sul ruolo avuto da Abraham Lattes nella comunità ebraica di Venezia, si veda F. SERVI in "Vessillo Israelitico", 1875, pp. 361 - 362; per il contributo da lui dato alla Repubblica Veneta, A: OTTOLENGHI, Abraham Lattes nei suoi rapporti colla Repubblica di Daniele Manin in "La Rassegna Mensile di Israel", maggio 1930.
Sulla donazione della raccolta di libri di Moisè Lattes alla Biblioteca Nazionale Braidense si possono consultare: "Archivio Storico Lombardo", vol.4, fasc. 2, pp. 447 - 448; Catalogo dei fondi speciali della Biblioteca Braidense, pp. 83 - 85. Presso la Biblioteca si può consultare: BERNHEIMER, Catalogo della Collezione Lattes della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, 1970.
Per quanto riguarda Elia Lattes, in "Archivio Storico Lombardo", anno LII, 1925, è pubblicato il discorso che alla sua morte G. Bognetti pronunciò nell'ambito della Società Storica Lombarda. Un elenco dei suoi scritti più importanti si trova in Enciclopedia Italiana, vol. XX, 1949.
Notizie sulla vita di Alessandro Lattes e un elenco delle sue opere principali sono in Novissimo Digesto Italiano, UTET, vol. IX, 1957.

Questo articolo è stato pubblicato su Archivi di Lecco, N.4, Ottobre - Dicembre 2003

2 commenti:

  1. i proprietari dell'Eremo Gaudio sono Padri Vocazionisti e non penitenziali.

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  2. Ti ringrazio pre avermi segnalato l'errore. Marco

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