venerdì 27 dicembre 2013

NATALE IN GERMANIA di Diletta Tandoi

Diletta è  una giovane di Verderio che attualmente abita in Germania. Ero in cerca di una corrispondente da questo paese (eh, l'arte di tirarsela!) e quindi le ho chiesto di ricoprire questo ruolo. Questo sul Natale è il suo primo contributo al blog. La ringrazio e colgo l'occasione di fare a tutti i più calorosi auguri di Buon Natale e felice anno nuovo, Marco Bartesaghi


Ciao!
In questa prima lettera dalla Germania vorrei raccontarvi qualcosa dell'atmosfera natalizia tedesca. Dallo scorso agosto lavoro in una famiglia tedesca come ragazza alla pari a Rheinfelden.
A inizio dicembre c'è stato nel mio paese il mercatino di natale.
 




Accanto ai tradizionali banchetti di cibo come frutta al cioccolato,crepes, pizze con formaggio e cipolla - provate, molto buone  - , frittelle, biscotti alla cannella, c'erano decorazioni in legno, vetro soffiato, sciarpe e cappelli, oggetti di associazioni di volontariato. per i bambini e' stato allestito un falo' su cui hanno arrostito degli spiedini di pane e intorno al quale alcune signore hanno raccontato delle favole. davvero suggestivo!
Ci sono poi alcune decorazioni che qui in Germania sono d'obbligo.  La mamma della mia famiglia la prima domenica d avvento ha fatto un centro tavola di rami di abete con le quattro candele, una per ogni settimana di attesa del natale.
Con la signora abbiamo anche pitturato una cassettiera di legno che e' diventata un calendario dell avvento molto originale!
 




La decorazione delle case per l'avvento poi è molto sentita. Ogni casa decora e illumina una finestra per chi passa in strada. Ognuno poi ha il suo concetto di bello... ma in genere si decora con gusto.
Nel nostro quartiere aderiamo a un'iniziativa che trovo molto originale. Ogni giorno di dicembre una famiglia apre la sua casa a chi vuole venire, e si offre qualcosa di dolce, il vin brulè, e altre bevande. I bambini se hanno voglia suonano o cantano e un adulto legge una storia che faccia riflettere sul significato del tempo del natale.
A partire dalla prima domenica di avvento, mangiamo, come da tradizione, biscotti fatti in casa e accendiamo una candela, del famoso centrotavola homemade.

 



Devo dire che sono capitata in una famiglia molto attaccata alle tradizioni, ma mi accorgo che in generale questo momento è percepito in modo uniforme, con riti simili tra tutte le persone cristiane (per convinzione o tradizione).
Una curiosità: il 6 dicembre è il giorno di san Nicolaus (ovvero il nostro babbo natale) che porta dei dolcetti e piccoli doni. (come per noi la befana, che da loro non arriva, in quanto il 6 gennaio è la festa dei re magi, punto e basta)
Il 25 dicembre, babbo natale e le renne possono andare altrove: qui arriva il Christkind, il bambino Gesù, in teoria, perche' i bambini lo raffigurano come un angioletto.
La corsa ai regali c'è ovviamente anche qui, ma i signori della famiglia mi hanno detto che non amano questa commercializzazione e che quindi ridurranno al minimo i doni, anche da parte dei parenti..
 




La cosa che amo di più? che in tutto l'avvento si sfornano biscotti. ma non si mangiano tutti subito. si mettono in scatole di latta e si assaggiano ogni tanto dopo i pranzi  o le cene nel week-end. O si regalano ad amici... ah quasi dimenticavo: L albero di natale, rigorosamente vero, si compra verso la terza settimana d avvento e si decora il 21. un po tardi, ho osservato, ma per tutto risposta Johanna e Luise, le bambine, mi hanno ricordato che e' pur sempre il regalo di natale per Gesu'! Ah beh, se la si vede cosi'...!!
Spero di potervi raccontare ancora altri aneddoti o aspetti interessanti della cultura tedesca. Ringrazio Marco che mi ha messo a disposizione questo spazio.
Auguro a tutti i lettori di questo bellissimo blog un sereno Natale e un buon anno 2014.
Diletta

martedì 24 dicembre 2013

"SEM SEMPER QUEI". 23 ANNI DI TEATRO DIALETTALE A VERDERIO INFERIORE di Marco Bartesaghi

Ogni anno preparano una commedia, che rappresentano alla festa patronale di Verderio Inferiore, la terza settimana di settembre, e replicano, su richiesta, per quattro o cinque volte, prima di mettersi in ballo a prepararne una nuova. Sono quelli del gruppo teatrale “SEM SEMPER QUEI”, nato a Verderio Inferiore nel 1990.
 




L’11 gennaio prossimo, per la prima volta in assoluto, reciteranno a Verderio Superiore, nel salone dell’oratorio. Sono stati invitati dal gruppo missionario, per raccogliere fondi da mandare in Bolivia a Maria, mia figlia, volontaria dell’OMG, Operazione Mato Grosso.
Prima di raccontare la storia della loro compagnia teatrale, ringrazio, anche a nome del resto della famiglia, sia loro che il gruppo missionario, per questa iniziativa a favore di Maria, che certo, oltre che del contributo che riceverà, sarà contenta ed orgogliosa di essere stata la causa di questo storico “sconfinamento”.
 


GLI ESORDI

Hanno cominciato nel 1980, preparando sketch, scenette comiche e qualche più impegnativa farsa da presentare alle feste della scuola materna, alle Feste della Mamma all’oratorio e ad altre iniziative del genere.
Per il passaggio alla prima commedia dialettale ci sono voluti 10 anni e lo stimolo e l’insistenza di due persone particolarmente tenaci: suor Agnese, che ora vive a Saronno, e Luigia Villa, tuttora uno dei “motori trainanti” del gruppo. Loro, però, non hanno fatto altro che incoraggiare gli altri verso una scelta ormai matura, ma di cui avevano paura perché si sentivano inadeguati.
Nel 1990, la sera del terzo sabato del mese, vigilia della festa del paese, debuttano con la commedia in dialetto “Ogni fastidi al ga ul so rimedi” (Ogni problema ha il suo rimedio). I protagonisti di quell’esordio li vediamo nella fotografia: in piedi, da sinistra, Luigia Villa, suor Agnese, Angelo Colombo, Rosangela Bernardi, Pier Stefano Valagussa, Anna Maria Motta, Enrica Andreotti (Rina), Albano Zonari. Seduti, da sinistra, Rinaldo Arlati, Cesare Mapelli, Gianmario Arlati, Augusta Mapelli, Iole Panzeri. 





Manca fra loro un altro personaggio fondamentale per la riuscita dello spettacolo: Maurizio Villa, il tecnico delle luci
Dopo quell’anno non si sono più fermati e nel settembre scorso hanno presentato la loro ventiduesima commedia, “Che féra … sti feri” la stessa che interpreteranno a Verderio Superiore.
Certo il gruppo non è più lo stesso di allora. Di quello sono rimaste le registe, Luigia Villa e Augusta Mapelli, il tecnico delle luci e un attore, Rinaldo Arlati. Intorno a questo nucleo si sono via via avvicendate altre persone che hanno collaborato per periodi più o meno lunghi
.


LA PREPARAZIONE DI UNA COMMEDIA

 
Luigia Villa

 La preparazione di una commedia inizia dalla scelta del testo, uno dei compiti di Luigia e Augusta. Lo scelgono fra quelli in dialetto, sempre più difficili da scovare, messi a disposizione dalla FOM (Federazione Oratori Milanesi) o dal G.A.T.a L. (Gruppo Attività Teatrale amatoriale Lombarda).




 
Augusta Mapelli



Quando ne trovano uno “buono”, che sia cioè scorrevole e divertente, con le parti in numero sufficiente per far lavorare tutti gli attori e adatte alle loro caratteristiche, Luigia e Augusta lo leggono e lo giudicano in autonomia una dall’altra. Se il responso è buono, sempre in autonomia, aggiudicano le parti e, infine, confrontano le loro scelte, che, dopo tanti anni di collaborazione coincidono in buona parte. Superate, con la discussione, le residue divergenze, sono pronte per presentare il progetto al resto della compagnia.






In aprile iniziano le prove. Una volta alla settimana in un primo tempo, quando il lavoro da fare è soprattutto quello di leggere e comprendere bene il testo, compito non facile avendo a che fare con la scrittura in dialetto. Poi la frequenza degli incontri aumenta: due volte alla settimana, fino agli ultimi 15 giorni, quando le prove settimanali diventano tre.
Prima del debutto e prima di ogni replica c’è la prova generale che, per tradizione, va male, anzi, secondo Augusta “è un disastro” (anche Luigia condivide ma è sempre più ottimista. Ha addirittura inventato un motto: “se la prova generale è stata un cesso, la prima sarà un successo”).



LE SCENOGRAFIE, I COSTUMI


 
Rinaldo Arlati e Anna Maria Motta


 Anche le scenografie e i costumi rientrano nei compiti di Luigia e Augusta. La prima è una maga  nel trovare gli oggetti di scena e ha un’altra grande dote: per lei nulla è impossibile. Quando ad Augusta vengono in mente idee un po’ “grandi”,  poi tende a scoraggiarsi e a pensare: “non si può fare, non ce la faremo, troppo complicato”. Luigia invece non si scoraggia, pensa che tutto si possa fare e, alla fine, di solito ha ragione.




 
Paolo Colombo e Lara Stucchi

 Quasi sempre per le scene ed i costumi si arrangiano con le proprie forze. Qualche volta hanno avuto bisogno del contributo gratuito (loro procurano solo il materiale) di qualche esperto. Come quella volta che dovettero far confezionare un particolare costume bianco per un’attrice, o ebbero bisogno di un falegname che costruisse una particolare ringhiera





 IL SUGGERITORE

 
Luigia Villa, la suggeritrice


Quello del suggeritore è un ruolo importante, non tanto per i suggerimenti che deve dare, sempre meno necessari data la preparazione con cui gli attori si presentano in scena, ma perché la sua presenza ha il,potere di rendere gli interpreti più sicuri e tranquilli: sanno di avere una stampella sempre a disposizione in caso di bisogno.



Luigia, che svolge anche questo ruolo, dice: “difficilmente serve dire la frase, basta una parola, a volte anche solo un gesto o un’espressione con la faccia. A volte basta solo la presenza.”
Altri trucchi, per superare i momenti di difficoltà, consistono, ad esempio, nel lasciare qualche foglio con il testo appoggiato a un tavolo, o dentro un giornale.
 


RINALDO, L’ "ANIMALE DA PALCOSCENICO"








 Rinaldo Arlati, s’è già detto, è il veterano del gruppo, l’unico attore che è stato presente in tutte le commedie.
Lui è un animale da palcoscenico, mi dicono Augusta, sua moglie, e Luigia, uno che se la sa cavare in ogni situazione.














Un anno è arrivato alla prima senza sapere niente della sua parte. Aveva avuto problemi sul lavoro, doveva andare in pensione, aveva ben altro per la testa, insomma. Eppure  andò in scena (“quella volta – dice Luigia – gli suggerii molto”) e tutto andò per il meglio, nessuno si accorse della sua impreparazione.











 

Lui è quello che ogni anno dice che deve essere  l’ultimo o che, perlomeno, è necessario un anno sabbatico, di riposo. Ma poi si comincia a leggere il testo, si cominciano le prove e ogni volta l’anno sabbatico è rinviato all’anno successivo.
 



IL TECNICO DELLE LUCI 

Ruolo importante, anche se svolto in sordina, è quello del tecnico delle luci. Nella compagnia è sempre stato svolto da Maurizio Villa.


Maurizio Villa, in centro, e Rodolfo Valagussa, alla sua destra , ch a volte lo aiuta
 


 IL PUBBLICO

Il pubblico che segue “SEM SEMPRE QUEI” è soprattutto di Verderio Inferiore, di tutte le età. Certamente la scelta della lingua dialettale fa un po’ di selezione: chi non capisce il dialetto è meno attratto dalle loro commedie.
 

 
Il pubblico dei "Sem semper quei"nel tendone dell'oratorio di Verderio Inferiore



Da qualche anno la compagnia partecipa, invitata, alle rassegne teatrali di Ronco Briantino e di Osnago. Alcune recite, a Lecco, a Colico, e in altri luoghi, sono state effettuate a favore dell’AIDO.




 
Gli attori di Verderio alla rassegna teatrale Ronco briantino


2010.LA FESTA DEI VENT'ANNI
Nel 2010 il gruppo ha festeggiato i vent'anni di attività. Per l'occasione sono stati invitati tutti coloro che hanno recitato almeno una volta. Ecco la foto ricordo di quella giornata




In prima fila, da sinistra: Moreno Scotti, Angelo, Rinaldo Arlati, Paolo Colombo, Emilio Panzeri, Albano zonari, Massimo Corno.
In seconda fila: Annamaria Motta, Rosangela Bernardi, Veronica Origo, Giuliana Fumagalli, Cristina Pessina, Lara Stucchi, Nicoletta Comi, Nicoletta Milani, Iole Panzeri, Valeria D'Amico, Ettora.
In terza fila: Luigia Villa, Camilla Motta, Daniele Arlati, Maurizio, Gianmaria Arlati, Augusta Mapelli, Federico Ghigo, Cesarino Motta.

I nomi sottolineati sono quelli degli attuali componenti del gruppo.


LE COMMEDIE

 1.    1990 OGNI FASTIDI AL GA UL SO RIMEDI             di Anonimo
 

 
1990



2.    1991 EL CURTIL DI CASSINET                    di Roberto Zago
3.    1992 LA CRAPA DEL NONU                    di Roberto Zago
4.    1993 MIA MOGLIE DIRETTRICE                    di Franco Roberto
 

 
1993


5.    1994 SPOSERÒ LA VEDOVA ALLEGRA                di Franco Roberto
6.    1995 LA FABBRICA DEL TUBO                    di Giancarlo Buzzi
7.    1996 EL PRA DE BASS DEL CIMITERI                di Giancarlo Buzzi
8.    1997 LUNA DE MEL, DOPU UL SUICIDIO                di Bianca Crippa Simonetti
9.    1998 ANDREA LUMAGA TRASPORTI RAPIDI            di Roberto Zago
10.    2000 MI VOTI EL ME MARI’                    di Roberto Zago
11.    2001 LA CA’ DI LACRIM                        di Ugo Palmerini
12.    2002 LA FORTUNA LE SURDA                    di Luciano Meroni





 
2002



13.    2003 ADONE CREMONESI LANE E COTONI            di Alberto Balzarini
14.    2004 AMOR E GELOSIA SE FAN SEMPRE COMPAGNIA        di Luciano Meroni





 
2004. da s.: Rinaldo, Annamaria, Nicoletta C. Federico, Massimo, Paolo, Ettora.



15.    2005 EL SACRISTA DE SAN FIRMIN                di Roberto Zago
 

 
2005

 
16.    2006/07 CHE REBELOT PER UN TESTAMENT            di Antonio Menicchetti
 

 
2006. da s.: Valeria, Massimo, Rinaldo, Moreno


17.    2008 GENT DE RINGHERA                    di Guido Ammirata
18.    2009 MI TE L’AVEVI DI ….                    di Giorgio Tosi e A. Menichetti
 




19.    2010 ON MARÌ PER LA MIA TOSA                di Ambrogio Lunati
20.    2011 A L’OSPIZZI DI VECC, S’E  LIBERA UN LECC            di R. Santalucia e P. Vitalidialeto milanese di Lucio Calenzani
21.    2012 PREVOST PER TRII DÌ                    di Fabrizio Dettamanti
22.    2013 CHE FERA … STI FERI                    di Antonella Zucchi




Marco Bartesaghi


Invito i lettori a segnalare imprecisioni ed errori. Grazie






lunedì 23 dicembre 2013

BACCALA' ALLA VICENTINA . Una ricetta di Lucia COLPO


Ho mangiato il baccalà di Lucia la settimana scorsa con altri suoi ospiti. Fra loro c’era Enrico Miotto, un amico padovano, perciò particolarmente legato a questo piatto. A lui ho chiesto di presentare la ricetta . Con il suo permesso, oltre alla presentazione ufficiale che ha scritto, pubblico la mail di accompagnamento, perché è troppo bella. M.B.


Ciao Marco,
Ho pensato alla frase ieri sera che ero pieno sia di cibo sia di vino (e non solo quello) e me la sono scritta subito con il pensiero che l'indomani me la sarei dimenticata. Pensami, ieri sera davanti alla tastiera del computer, in mutande, pancia pena (anche di piu'), con le budella che urlano vendetta e con il baccala che continua a muoversi nella pancia approfittando del miscuglio di liquidi con i quali e' stato accompagnato (ti giuro che acqua non ce n'era).


"Non so se, dopo che mi sono seduto a tavola dagli amici vicentini, la cosa migliorie sia l'attesa di vedermi portare il piatto colmo di baccalà o averlo già sotto la forchetta. Credetemi non c' è niente di meglio del baccalà alla vicentina, se poi è la Lucia che te lo prepara.......!"





Baccalà alla Vicentina
Ingredienti per 4 persone:
-    Gr.600/700 di stoccafisso possibilmente di qualità Ragno
-    Farina bianca – sale – pepe un pizzico di cannella in polvere
-    Gr. 40 di parmigiano grattugiato
-    1 bicchiere di olio finissimo
-    3 spicchi d’aglio
-    1 cipolla mondata e tritata fine
-    1 manciata di prezzemolo
-    ½ bicchiere di vino bianco secco
-    400 gr. di latte + qualche fiocco di burro
-    3 o 4 acciughe
Tenere lo stoccafisso battuto e tagliato a pezzi in acqua fredda per 48 ore, cambiando l’acqua di tanto in tanto. In commercio si può trovare anche il baccalà già bagnato.
Sgocciolatelo, raschiatelo senza togliere la pelle, levate le spine, poi tagliatelo a pezzi piuttosto grossi e infarinateli mischiando farina, pepe e poco sale.
Disponete i pezzi molto vicini sul fondo di una pentola unta di olio e cospargeteli di parmigiano grattugiato e un po’ di cannella.
A parte in un tegame preparate un soffritto di olio abbondante con cipolla, 3 spicchi di aglio interi(che poi verranno tolti e buttati) attenzione che non prendano colore. Aggiungere il trito di prezzemolo, le acciughe spezzettate e il vino che lascerete ridurre quasi completamente. Unire il latte caldo con il burro e versate il tutto sul baccalà.
Portate in ebollizione e lasciate sobbollire dolcissima mante (“pipare”) su un fuoco debole (al minimo) e mescolando spesso per circa 40 – 45 minuti. Attenzione che non attacchi sul fondo. A metà cottura spolverizzate il baccalà con 4 cucchiai di formaggio grattugiato.
Servite il baccalà accompagnandolo con polenta calda appena rovesciata o anche con fette di polenta “brustolà”.







Con la ricetta Lucia mi ha spedito una  di un poeta padovano. Agno Berlese. Non la trascrivo perché non vorrei incorrere in qualche problema di diritti d'autore, però vi invito ad andare a leggerla sul sito ufficiale della "Confraternità del Bacalà alla Vicentina" - incredibile! - al seguente indirizzo:
http://www.baccalaallavicentina.it/jom/storia-e-tradizione/123-polenta-e-bacala

IL VECCHIO BARCAIOLO e SUL DIRETTO DA MILANO A LECCO. Cantano Angelo GALBIATI e Tiziano MARCHESI

Due canzoni legate all'andare in barca e al lago, uno generico nel caso de "Il vecchio barcaiolo", quello di Como nella seconda canzone, "Sul diretto da Milano a Lecco".






Le cantano Angelo Galbiati, "prestinee"










e Tiziano Marchesi, oste.










Potete ascoltare "Il vecchio barcaiolo" cliccando sul seguente indirizzo YOU TUBE:


http://www.youtube.com/watch?v=LzKIZ4Y9al4




Per ascoltare "Sul diretto da Milano a Lecco" cliccate invece su:


http://www.youtube.com/watch?v=EVi8qygUjVA




Potete trovare le due canzoni anche cercando in bartesaghivideostory

domenica 8 dicembre 2013

VERDERIO IN TRE LIBRI DI RECENTE PUBBLICAZIONE

Tre libri, pubblicati negli ultimi mesi, riguardano, in un modo o nell'altro, Verderio. Giancarlo CONSONNI, Giuseppe GAVAZZI e Giulio OGGIONI, gli autori, hanno con questo paese un intenso legame, che si mantiene intatto anche se, almeno per due di loro, il maggior tempo della vita si svolge altrove.

DA GRANDE VOGLIO FARE IL POETA di Giancarlo Consonni

Giancarlo Consonni nasce nel 1943 a Verderio Inferiore, dove abita fino al 1967, quando si trasferisce a Milano. Professore di Disegno Urbano presso il Politecnico di Milano, Consonni, oltre ad essere autore o coautore di numerosi libri ed articoli riguardanti l'urbanistica, ha pubblicato alcune raccolte di poesie, tre delle quali in dialetto di Verderio:

Lumbardia, I Dispari, Milano 1983;
 
Viridarium, All'insegna del pesce d'oro, Milano 1987;
 
Vûs, Einaudi, Torino 1997.



Ora è uscito un suo libro in prosa, intitolato Da grande voglio fare il poeta, pubblicato dalla casa editrice milanese "La vita felice". Il libro si compone di una serie di brevi capitoli, in ciascuno dei quali è tratteggiato un aspetto o un episodio di vita di Verderio Inferiore, a volte più personale, legato alla famiglia, a volte invece riferito all'intera comunità. Ricordi che provengono dal periodo dell'infanzia e della giovinezza che l'autore ha trascorso in paese e che, per la delicatezza con cui vengono narrati, mi fanno pensare a dei dipinti ad acquerello.

Il brano che, con il suo consenso, vi presento è una parte del capitolo intitolato "Il Presepe", pag. 43 - 44



DA GRANDE VOGLIO FARE IL POETA di Giancarlo Consonni

Il Presepe

In casa nostra il presepe era allestito nella cavità di un camino, reso ormai inutile dalla bianca cucina economica nuova di zecca, le cui piastre roventi ad anelli concentrici obbligavano le donne a trasformarsi in giocolieri. La notte d'oriente - una tempera su carta comperata al mercato - faceva da fondale. Ma senza il muschio quello non sarebbe mai stato un presepe e, se avevi sette - otto anni, procurarlo era già compito tuo.



Un motivo in più per scorrazzare, in piccoli gruppi, nelle immense stanze che avevano per pareti le robinie e per tetto il cielo. Le gambe seminude sprofondavano violacee nella neve a cercare il verde pelo. Lo porgevano, sul lato a settentrione, i tronchi rugosi dei vecchi gelsi che ancora punteggiavano l'Altopiano. Talora ti sorprendeva un rampichino che in qualche cavità alta del tronco aveva il suo nido. Il paese era là: presepe vivente. Quello ospitato nel camino in disuso non era che la sua miniatura. Ed ecco il muschio finalmente al suo posto: una carezza alla terra. Lo punteggiava un gregge, come negli intervalli televisivi di qualche anno dopo.









LES PETITES CHOSES DE LA VIE Storie d'amore, di geni e di mutanti. Di Giuseppe Gavazzi




Giuseppe Gavazzi, classe 1936, è stato professore di Genetica Agraria presso l'Università degli Studi di Milano.

Nel suo lavoro di ricerca si è concentrato in particolare sui diversi aspetti dello sviluppo della pianta del mais.
Residente a Verderio, quando può trascorre in paese i suoi fine settimana.

Dal libro autobiografico che ha scritto recentemente, "LES PETITES CHOSES DE LA VIE - Storie d'amore, di geni e di mutanti", traspare con forza la sua passione per la vita e per il lavoro di scienziato.


 Le parti del libro che riguardano Verderio si riferiscono soprattutto al periodo dell'infanzia, che coincide in parte con quello della seconda guerra mondiale. Il brano che, con il suo permesso vi propongo, è tratto dal capitolo "Il giardino incantato" (pagine 17 - 18 - 19).

LES PETITES CHOSES DE LA VIE - Storie d'amore, di geni e di mutanti di Giuseppe Gavazzi
IL GIARDINO INCANTATO

L'anno seguente ci trasferimmo a Verderio Superiore, a casa del nonno materno. Qui i ricordi si fanno meno frammentari, è stato uno dei periodi formativi della mia crescita. Anche la villa del nonno Alessandro era grande e abitata da tante persone. Oltre ai genitori e a noi tre figli - Alessandra, io e Alberto - c'erano il nonno e la nonna Anita, la figlia Vanna, sorella della mamma, e la bisnonna, che occupava un intero appartamento al primo piano. Un'ala della casa era riservata ai Facchini, amici friulani della zia Vanna, e due piccoli appartamenti rispettivamente alla famiglia dell'autista e a quello del custode, il cui figlio divenne mio inseparabile compagno di giochi per tutto il tempo che rimanemmo lì. A completare questa colorita compagnia un ufficiale tedesco molto gentile, che passava il tempo libero a suonare il violino.





Dietro la casa c'era un grande giardino,in cui passavo ore infinite. Nella mia fantasia rappresentava davvero il paradiso terrestre. Sul lato sinistro era delimitato da un boschetto di alti bambù, sui quali ci divertivamo ad arrampicarci a forza di braccia, mentre più oltre un muro lo divideva dal giardino della villa Gnecchi, nostri cugini. Al centro svettava un maestoso cedro del Libano, con accanto una grande fontana nella quale inevitabilmente entravo per osservare  da vicino il variopinto mondo di insetti che la popolava. Sulla destra, oltre un boschetto di ippocastani, la proprietà confinava con la cosiddetta Breda, un terreno agricolo coltivato di circa un ettaro, con serra ortaggi e un noccioleto. La fine di quel regno incantato era rappresentata da una ringhiera e da due alti alberi, da cui cadevano pigne profumate ricchissime di ottimi pinoli. Una stradina sterrata seguiva per intero il perimetro del parco, e per me era un vero spasso percorrerla in bicicletta, ingaggiando gare di velocità con me stesso a ogni giro. Ma la maggior parte del tempo la passavo a caccia di insetti che poi mi divertivo a disegnare, o a osservare il movimento dei ragni d'acqua e le voraci larve delle libellule nella fontana. Grazie a Strani insetti e le loro storie, il primo di una lunga serie di libri sulla natura regalatimi dal nonno e che leggevo avidamente, sapevo riconoscere insetti nuovi come l'idrofilo o rari esemplari dello stupendo Ditiscus marginalis. Ma ero ammirato anche da quelli più comuni, che viaggiavano veloci sull'acqua a pancia in su.








 


LA VITA CONTADINA, LE CORTI E LE CASCINE di Giulio Oggioni

Giulio Oggioni è nato a Verderio Superiore nel 1943. Su Verderio ha pubblicato già tre libri:
Quand sérum bagaj (Marna 2004);
 
La Salette. Storia di una cascina e della sua Madonna (Marna 2006);
 
1940-1945. Ricordi, immagini e testimonianze nel diario di cinque anni di guerra a Verderio (A. Scotti 2008).

Ha inoltre curato la pubblicazione dei volumi "VERDERIO, la storia attraverso le immagini e i personaggi", 1985 e "La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano. 1902 - 2002; un secolo di storia, arte e vita religiosa", 2002.

L'ultima sua fatica, "VERDERIO. La vita contadina, le corti e le cascine", ha avuto origine dalla
collaborazione con la Scuola Primaria Collodi di Verderio, in un'attività didattica che già aveva prodotto il fascicolo "Tra corti e cascine: tradizioni, usi, costumi, leggende e religione a Verderio", scritto dai bambini delle varie classi.
Il nuovo libro è il risultato dell'approfondimento di quei temi, e di una formidabile raccolta di fotografie, molte delle quali inedite.

La Premessa al testo(pag. 9) è stata scritta dall'autore, e qui, con il suo consenso, ve la presento.




VERDERIO. La vita contadina, le corti e le cascine. Premessa
di Giulio OGGIONI

La vita contadina, le corti e le cascine ...
Sembra il titolo di un film del grande regista Ermanno Olmi che, più di quarant'anni fa, attraverso il piccolo schermo, entrò nelle case degli italiani con "L'albero degli zoccoli". Fu un successo!
Anche Verderio ha la sua storia, come quella di Olmi, e io vorrei raccontarvela.
Vi chiederete: perché? Semplice. Il tempo passa così velocemente, le generazioni crescono e cambiano così in fretta, le abitudini mutano così rapidamente, che tra qualche anno rischiamo di dimenticare le nostre origini.
A Verderio, fino a metà del Novecento, quasi tutte le famiglie erano contadine e vivevano in trentadue corti e 27 cascine con il ricavato dei raccolti stagionali.
Con i ragazzi della Scuola Primaria Collodi e gli insegnanti abbiamo visitato diverse corti e cascine. Ai ragazzi ho ricordato la vita passata. 




Sono stati accolti anche nel Museo Contadino allestito dalla famiglia Verderio, nell'edificio dell'Aia.
Il mio e il loro lavoro completano una storia che rimarrà ai posteri
Ecco perché ho iniziato il mio dialogo con voi con "La vita contadina, le corti e le cascine". Questo è il titolo del nostro film, ma è anche una storia vera e fantastica: è la storia di Verderio di questi ultimi secoli. [...]
Sandro Pertini, l'ex Presidente della Repubblica Italiana (1978 - 1985) ai giovani diceva: "Non ha futuro quella Nazione che non ricorda il suo passato".
È vero! Coloro che vivranno il futuro di Verderio, con questo libro avranno la possibilità di conoscere anche il nostro passato.
Buona lettura!