domenica 31 gennaio 2016

27 GENNAIO "GIORNO DELLA MEMORIA": VERDERIO RICORDA LA FAMIGLIA MILLA



In questo blog potete trovare articoli inerenti ad argomenti legati al "Giorno della Memoria", sotto l'omonima etichetta. Gli articoli relativi alla vicenda della famiglia Milla li potete trovare anche cliccando direttamente sul seguente indirizzo:
http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/search?q=FAMIGLIA+MILLA

"IL GIARDINO DEI GIUSTI DI TUTTO IL MONDO" DI MILANO a cura di Marco Bartesaghi


Monte Stella, a Milano, nel quartiere QT8, è un monte costruito dall’uomo, utilizzando il prodotto delle sue distruzioni. È nato infatti sulle macerie prodotte dai bombardamenti su Milano, avvenuti durante l’ultima Guerra Mondiale. Per questa sua natura e per l’idea di chi lo ha progettato, l’architetto Piero Bottoni, Monte Stella è di per sé un monumento alla Memoria: della guerra, delle sue distruzioni, delle sofferenze che ha provocato.
Monte Stella, dal 2003 ospita il “Giardino dei Giusti di tutto il mondo”, un’area dove sono posati dei cippi dedicati a uomini e donne che, per le loro coraggiose scelte etiche, meritano di essere ricordati e additati come esempio. Per ogni “giusto” è stato anche piantato un albero, un pruno.
Il giardino, che ho visitato una domenica mattina d’autunno, colpisce per la sua sobrietà; le lapidi per l’equilibrio delle frasi scolpite, dove non c’è una parola di troppo. Incontri personaggi, fra quelli che vengono presentati, di cui conosci la storia; per altri ti nasce la curiosità di saperne di più. M.B.









Fridtjof NANSEN - esploratore norvegese – Nobel per la pace 1922 – ha creato un passaporto per apolidi e soccorso gli armeni e i profughi




Hrant DINK – assassinato a Instanbul per aver difeso la memoria del genocidio armeno in Turchia




 Aysenur ZARAKOGLU – editrice turca – ha dedicato la vita alla difesa dei diritti civili, della verità e della memoria nel suo Paese

 





 Armint WEGNER – scrittore tedesco – ha denunciato al mondo il genocidio degli armeni e ha scritto invano a Hitler nel 1933 di non perseguitare gli ebrei


 
 
Beatrice ROHNER – educatrice svizzera – ha rischiato la vita per soccorrere in Turchia ngli orfani armeni sopravvissuti al genocidio del 1915 – 1916



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sabato 30 gennaio 2016

EBREI INTERNATI A MISSAGLIA di Anselmo Brambilla e Enzo Giubilo


Gli ebrei stranieri internati in Italia dal giugno 1940 al settembre 1943 furono molte migliaia. Un dramma per queste persone, raccolte in località remote della Penisola, strappate dal loro contesto culturale, sociale, economico, fluttuanti ormai da parecchi anni in un’Europa resa letale dal progetto nazista di sterminio (1) 
In base alle leggi razziali gli ebrei, oltre alle aberranti limitazioni dei diritti fondamentali di lavoro e di studio, subirono anche la deportazione interna (2) . Tra i vari comuni italiani scelti come luogo di internamento , nella provincia di Como , fra gli altri (3) vi fu anche Missaglia. 
In Missaglia rimase  al confino, in modo relativamente tranquillo dal giorno 25 agosto 1940 fino alla resa dell’Italia agli alleati l’8 settembre 1943, la famiglia dei Frankel composta da cinque persone, alla quale si aggiunse in data successiva la coppia Meyerhof Siegfried Fritz e Betty Branuschweig.
Questi sette ebrei erano originari della  Germania ma da anni erano residenti in Italia e cittadini italian. In base alle leggi razziali,  gli era però stata revocata la cittadinanza e,  da un giorno all’altro, si erano trovati trasformati in apolidi (4). 
A loro si aggiunge il 30 aprile del 1942 un’altra famiglia di ebrei, quella degli Stern, cittadini jugoslavi. Il 2 aprile 1942 erano stati arrestati dagli italiani a Lubiana e inviati verso l’internamento di Missaglia. Con l’arrivo dei cinque Stern il numero degli ebrei internati in Missaglia, almeno fino alla partenza di Ruben Stern per Sestola, sale a 12 persone. Cinque la famiglia di Arthur Frankel e cognate Moses , cinque Stern e Levi , e due  i coniugi  Meyerhof .
Come abbiamo detto, la vita per gli internati si svolse in maniera abbastanza normale, a parte le aberranti misure di sicurezza alle quali erano sottoposti, fino all’8 settembre. In seguito, con la resa dell’Italia agli alleati e la successiva occupazione del paese da parte dei nazisti, le cose peggiorarono drasticamente, fino al loro arresto avvenuto verso la fine di ottobre 1943 e alla successiva deportazione nei campi di sterminio in Germania.


NOTA SULLA PROVINCIA DI COMO

Prima fra tutte le provincia della neonata RSI  , la provincia di Como impose il 19 ottobre 1943,  una prima misura locale per la confisca di beni agli ebrei. Il capo della provincia ordinò agli istituti di credito della provincia di comunicargli “entro 24 ore” l’ammontare dei depositi di qualsiasi tipo intestati a “cittadini di razza ebraica”, e di porre un limite giornaliero di trenta lire ai prelievi su di essi (5). La disposizione, come tutte quelle locali e nazionali successive, venne attuata utilizzando gli elenchi delle persone “di razza ebraica” forniti dalla questura (in questo caso) o altri uffici statali (6).




LA FAMIGLIA FRANKEL
 

        Frankel Arthur di Jakob e Zerlina Weingarten, nato a Francoforte sul Meno il 18 gennaio 1884, in Italia dal 1912 , era un facoltoso commerciante conciatore di pelli. Viveva in Milano, dove possedeva un’abitazione,  in via Bianca Maria n° 18, e un laboratorio per la lavorazione delle pellicce, in via Santo Spirito n°14.
Privato, in base alle leggi razziali, della cittadinanza italiana che aveva avuto nel 1932 e non potendo più esercitare la sua professione, era stato internato in un primo tempo al campo Ferramonti di Tarsia (Cosenza), dove è segnalato come presente il 19 luglio 1940.
Successivamente si trasferisce, o è trasferito , a Missaglia dove è registrata la sua presenza come residente con permesso di soggiorno rinnovabile dal 25 agosto 1940 . Al Frankel si uniranno poi  la moglie Clara Moses e la figlia Marguerite nata a Milano nel 1937.

Ai coniugi Frankel si aggiungeranno in data successiva anche due sorelle nubili di Clara, Frieda e  Hedwige Moses, ancora in possesso di nazionalità tedesca.
Arthur viene arrestato, sempre a Missaglia, il 30 ottobre 1943 e portato a San Vittore. Successivamente, il 30 gennaio 1944, è deportato ad Auschwitz dove arriva il 6 febbraio 1944. Viene ucciso lo stesso giorno di arrivo nel campo.
       Moses Clara di Jakob e Lina (Johanna) Calm nata 8 agosto 1894 a Schwerte sul Meno, casalinga, moglie di Arthur Frankel , ebrea tedesca già di nazionalità italiana.
      
Franke Marguerite l di Arthur e Moses Clara, nata a Milano nel 1937
       Moses Frieda di Jakob e Johanna Calm nata a Schwerte sul Meno il 21 settembre 1881, casalinga, nubile, passaporto tedesco n°259/38 . Prima di arrivare a Missaglia era stata internata ad Avellino dove è registrata la sua presenza  con le sorelle Hedwige e Clara il 19 luglio 1940. 
      Moses Hedwige di Jakob e Johanna Calm nata a Schwerte sul Meno il 16 dicembre 1884, casalinga, nubile, passaporto tedesco n°360/38 rilasciato in Germania il 18 luglio 1938.
Presumibilmente arrestate anche loro a Missaglia il 30 ottobre 1943 vengono detenute fino al 30 gennaio 1943 a San Vittore,  quando assieme al cognato Frankel Arthur e alla nipotina Marguerite , vengono inviate ad Auschiwtz e uccise all’arrivo il  6 febbraio 1944.
Anche se non abbiamo trovato documenti in tale senso, questa sorte è quasi certa per le due sorelle Frieda ed Hedwige mentre per Clara non esistono prove della sua morte ad Auschwitz anche se sicuramente è stata trucidata con i suoi congiunti.
Lo stesso dicasi per la piccola Marguerite figlia di Frankel e Clara , non si sa come e dove sia finita anche se, secondo alcune testimonianze, probabilmente è partita da Milano con lo stesso treno e a seguito la sorte dei genitori e delle zie.



 
Le schede relative a Margherita Frankel (sopra) e a Clara Moses, contenute ne' "IL LIBRO DELLA MEMORIA", di Liliana Picciotto Fargion. Il testo di Brambilla e Giubilo non tiene conto di quanto affermato nel Libro della Memoria, poiché si basa sui documenti ritracciati a Missaglia e all'Archivio di Como.





RICERCHE E IPOTESI SULLA MORTE DI CLARA MOSES IN FRANKEL

Alla fine della guerra un fratello superstite della famiglia, Moses Bernard cercò in tutti i modi di rintracciare la sorella Clara o quantomeno di riuscire a scoprire come e dove era scomparsa.
Dal Jewish Refugees Committees di Londra il 10 marzo 1947 invia una lettera al sindaco di Missaglia al fine di avere notizie sulla sorte della sorella e del marito, e inoltre di verificare se lasciarono nel paese: documenti, valori o altro.
Il sindaco di Missaglia risponde, il 22 marzo 1947, che la signora Moses Clara arrivata da Milano con altri parenti in paese il 25 agosto 1940 aveva preso alloggio presso la casa della famiglia Marzorati Donna Carla in Perea.
Nell’ottobre 1943 Moses Clara sparisce dal paese e (pare) si sia diretta verso la Svizzera dove viene presa, prima di passare il confine, dai tedeschi e fucilata sul posto insieme a dei parenti.



  

In paese la famiglia Frankel ha lasciato , mobili (7) e indumenti.  Di tali mobili e indumenti una parte fu prelevata dai Tedeschi e dalle Brigate Nere , ma una parte esiste ancora ed è depositata presso i signori: Donna Carla Marzorati, Maria Valcamonica in Paladini, Giovanna Viganò vedova Perego e Primo Corneo.
Il valore di quanto è depositato in paese si aggira sulle 200.000 mila lire.
Da una dichiarazione della signora Antonietta Valcamonica Paladini data in Missaglia del 17 marzo 1947, relativa ad una parte dei beni lasciati dalla famiglia Frankel in paese, si evince quanto segue:
1 Pelliccia uomo (usata)
1 Pelliccia signora (usata)
1 Volpe – pelli di agnellino
1 Macchina da scrivere
1 Binocolo
1 Orologio d’oro da umo con catena
Piccoli oggetti oreficeria fantasia
Posate d’argento
Indumenti usati e biancheria personale e da letto
Consegnati dal signor Frankel Arturo alla Signora Clara Valcamonica ora defunta, passati poi alla signora Maria Volpi Valcamonica pure defunta e ora in mie mani. Antonietta Valcamonica Paladini.
Primo Corneo, dichiara che i Frankel gli lasciarono in deposito una pelliccia usata, tre volpi per collo ordinarie, vari ritagli di pelli da scarto di coniglio o gatto, e un quadro
Ad una ulteriore richiesta , questa volta da parte della Questura di Como, del 23 giugno 1947 relativa alla permanenza o meno in paese della Moses Clara, il sindaco di Missaglia risponde che la persona in oggetto è stata prelevata verso la fine ottobre 1943 dai tedeschi.
E che in paese si dice ( da voci non controllate) che la stessa è stata fucilata in una zona prossima alla Svizzera dove aveva tentato di fuggire.  Il sindaco darà la stessa risposta anche alla richiesta della Questura relativa alla sorte della Moses Frieda e di Hedwige, sorelle di Clara. Praticamente non sapeva nulla di quanto era successo alle tre sorelle.  
Un appunto sempre del sindaco su un documento addirittura la indica come fuggita, alla fine ottobre 1943, per ignota destinazione.
 

LA FAMIGLIA MEYERHOF

A Missaglia dal 9 giugno 1941 erano presenti come internati arrivati da Milano, dove abitavano in via Juana,  la coppia di nazionalità apolide (8), composta da:
         Meyerhof Siegfried Fritz del fu David e della fu Frederike Wertheim , commerciante,   nato a Kassel il 30 luglio 1873,
        
Branuschweig Betty  figlia di fu Giulio e fu Branuschweig Franzisca nata a Bad Homburg il 5 ottobre 1891, di razza e religione ebraica , professione casalinga coniugata con Meyerhof Siegfried Fritz.
Lui era titolare del permesso di soggiorno n°1236, la moglie del permesso n° 1237: entrambi i permessi erano stati  rilasciati dal comune di Milano Del passaggio in Missaglia di questa coppia poco si è trovato: si sa però che era ancora presente in paese il 6 aprile 1943.
Unico riferimento trovato di questa coppia, la richiesta alla questura di Como del lasciapassare di otto giorni, con inizio il giorno 28 luglio 1943, per andare a Castiglione dello Stiviere in provincia di Mantova in visita a parenti. La riconsegna del lasciapassare porta la data del giorno 11 agosto 1943.  Della coppia Meyerhof non si è più trovato altr. E’ Probabile che abbia seguito la stessa sorte dei Frankel e sia stata deportata in Germania.



LA FAMIGLIA STERN
 

A queste due famiglie si aggiunge tra il 29 e il 30 aprile 1942 la famiglia Stern, ebrei jugoslavi arrestati dagli italiani a Lubiana nel mese di marzo del 1942, deportati in Italia e internati a Missaglia ufficialmente dal 10 giugno 1942. Questa famiglia era composta al loro arrivo da 5 persone.
         Stern Teresa fu Mauro (Marco) e Rosemberg Rosa vedova di Isidoro , nata a Zagabria (Croazia) il 14 agosto 1891, professione casalinga. Permesso di soggiorno n° 1 rilasciato dal comune di Missaglia Passaporto italiano n° 1086/10029  rilasciato a Spalato (9) il  19 luglio 1929.
         
 
          Stern Enrico fu Isidoro e di Teresa Stern nato a Zagabria  (Croazia) il 21 novembre 1918 , gemello di Egon, vedovo, di professione calzolaio. Permesso di soggiorno n° 2 rilasciato dal comune di Missaglia. Carta di identità italiana rilasciata a Lubiana il  7 marzo 1942 al momento del suo arresto da parte degli italiani.
          

           Lowi (Levi) Flora (10) fu Leon e fu Frida Albodari, nata a Sanski Most (Bosnia) il 18 dicembre 1920 , moglie di Egon di professione sarta. Permesso di soggiorno n° 3 rilasciato dal comune di Missaglia Passaporto n° 1519461 rilasciato a Karlovac il  4 febbraio 1942.

          
Stern Egon  di fu Isidoro e Stern Teresa,  nato a Zagabria (Croazia) il 21 novembre 1918 di professione meccanico. Carta di identità italiana n° 023764 rilasciata a Lubiana il  7 marzo 1942 al momento del suo arresto da parte degli italiani.
Permesso di soggiorno n° 4 rilasciato dal comune di Missaglia. Secondo Anna Pizzuti (11) prima di arrivare a Missaglia Egon Stern fu internato a Campagna in provincia di Salerno il 19 settembre 1942. Inoltre da per probabile una sua, e della sua famiglia, fuga in Svizzera dopo il 29 ottobre 1943.
 

            Ruben Stern (12), di Hinko e … nato il 20 maggio 1923 a Zagabria, probabilmente figlio di un altro fratello. Studente. Permesso di soggiorno n° 5 rilasciato dal comune di Missaglia. Carta di identità italiana n° 023755 rilasciata a Lubiana il  7 marzo 1942 al momento del suo arresto da parte degli italiani.
Il 3 settembre 1942 Ruben Stern (13)  viene trasferito, a sue spese, da Missaglia a Sestola provincia di Modena dove era già internato suo fratello Stern Marco nato a Zagrabia , Jugoslavia il giorno 3 agosto 1929. Marco era stato arrestato a Fiume nel 1941 e  internato  a Sestola (Mo) il 12 giugno 1942. Mentre Ruben scompare il fratello Marco è ancora presente a Monfestino in Serramazzoni sempre in Modena  il 15 marzo 1943.
Il gruppo di ebrei proviene da Karlovac dove risiedevano prima di essere privati della cittadinanza jugoslava e arrestati dagli italiani.
Dalla questura di Lubiana si comunica alla questura di Como e da questa al podestà di Missaglia che le condizioni della famiglia sono di estrema povertà e si chiede di attivarsi per dare loro un sussidio, si trattava di lire 8 giornaliere a persona e di una indennità di alloggio di 50 lire mensili a famiglia, come stabilito dalle leggi (14), che  consentiva loro si sopravvivere stentatamente.
Il podestà Giulio Sirtori predispone tutto per il loro arrivo e per concedere il richiesto sussidio (15) e lo conferma con lettera alla questura. Come alloggio vennero sistemati in una casa di proprietà del Podestà Giulio Sirtori, e per contribuire al loro sostentamento gli uomini vennero impiegati come manovali nelle ditte , Sesana e Valagussa (16) e altre, mentre Flora Lowi  lavorava come sarta per diverse famiglie del paese. 



Lettera di Flora, moglir di Egon Stern, al Questore di Como per chiedere che il fratello Hinko Levi , internato in provincia di Vicenza, possa essere trasferito con la famiglia a Missaglia

Richiesta di attestazione di internato di Egon , Erik e Flora Stern
I componenti della famiglia Stern probabilmente (17) riuscirono ad fuggire in Svizzera prima di essere arrestati e deportati dai tedeschi . A supporto di questa ipotesi abbiamo il fatto che uno di loro , Erik (Enrico) Stern ,  il 21 aprile 1955 invia una richiesta di attestazione del periodo di internamento  al comune e il 5 maggio 1955 si presenta personalmente al municipio di Missaglia per chiedere il certificato di internato in paese: 29 aprile 1942 – 4 novembre 1943, da usare  come prova per chiedere la pensione.
Chiede altresì lo stesso certificato anche per il fratello  Egon e sua moglie Flora, ciò indica che sopravvissero, non sappiamo come se non con la fuga in Svizzera, alla deportazione e tornarono a vivere in Jugoslavia. Come attesta il sindaco di Missaglia il 9 maggio 1955, che Erik Stern aveva certificato la sua identità con un passaporto Jugoslavo, è presumibile che risiedeva in quel paese.
Giulio Sirtori (18) certifica che le persone in questione svolsero effettivamente periodi di lavoro in alcune aziende della zona: Egon e Erik come manovali nella Sesana e nella Valagussa , mentre Flora lavorava come sarta a domicilio, cucendo pastrani e altri tipi di vestito.
Non avendo l’obbligo del lavoro gli ebrei internati potevano lavorare solo se trovavano qualcuno disposto a far fare loro qualcosa saltuariamente, altrimenti potevano vivere solo ed esclusivamente del poco sussidio che il governo passava.
Il 30 aprile 1955 la questura di Como interpellata da sindaco dichiara che i tre richiedenti non dimoravano in Missaglia per motivi di lavoro e quindi di non rilasciare loro nessuna attestazione.
La cosa comunque non finisce lì in quanto il 26 luglio 1961 da Roma viene inviata al sindaco di Missaglia , da parte della dottoressa Luciana Corvini direttore del servizio sociale internazionale della Croce Rossa, la richiesta di verificare se negli archivi comunali esiste un carteggio riguardante la permanenza sul territorio del paese in qualità di internato del  cittadino jugoslavo Egon Stern e di alcuni suoi familiari, con preghiera di inviarne duplice copia al suo ufficio.
L'internamento viene confermato anche dal Maresciallo Angelo Roma della locale stazione dei carabinieri, la richiesta riveste carattere di urgenza vista anche la situazione di reciprocità con la Jugoslavia al fine di risolvere situazioni analoghe per nostri connazionali rimasti in quelle terre.
Come sia terminata la diatriba e se Egon Stern e i suoi siano riusciti a far valere i loro diritti e riscuotere le pensioni non lo sappiamo. 
Quindi gli Stern, a parte Teresa e il giovane Ruben (del quale si hanno poche notizie) deportati o fuggiti riuscirono a ritornare, come e in che modo si salvarono non è da noi purtroppo conosciuto.



Questo albergo era di proprietà del Podestà di Missaglia Sirtori Giulio in questo albergo alloggiava la famiglia di internati ebrei jugoslavi di Tersa Stern figli e nipote.



APPENDICE SUL SEQUESTRO DEI BENI DI REICH OSCAR (19)
 

In base al Reale Decreto Legge del 17 novembre 1938 n°1728  e all’ordinanza del Ministero dell’Interno della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I) del giorno 1 dicembre 1943 n° 5 relativa al sequestro dei beni mobili e immobile appartenuti agli ebrei, e anche in base agli articoli 7 e 8 Decreto legislativo n° 2 del Duce emanato  il 4 Gennaio 1944, dopo una relazione della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) di Missaglia, il capo della provincia di Como con decreto n° 069 del 3 giugno 1944 ordina il sequestro dei beni   posseduti dal cittadino di razza ebraica Oscar Reich di fu Giuseppe.

Beni che poi verranno devoluti in amministrazione all’ Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare (EGELI).  Ente appositamente creato per  per la gestione dei beni confiscati agli ebrei. Il capo dell'ente, commissario straordinario Pazzagli Leopoldo,  il giorno 8 luglio 1944  incarica il Credito Fondiario della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde di prendere in consegna questi beni e di amministrarli a beneficio della RSI.

 I beni in questione, consistenti in indumenti e suppellettili, erano giacenti presso la caserma della G.N.R. di Missaglia. 

Qualcosa deve essere andata storta visto che , dopo la liberazione, il 1 giugno 1945 la Cassa di Risparmio delle provincie lombarde attraverso il settore di Gestione Aziendale chiede, al sindaco di Missaglia, informazioni sulla situazione dei beni. 






 

EBREA SCOMPARSA
 

Il 25 agosto 1945 da una comunicazione del Questore di Como, Luigi Grassi, al sindaco di Missaglia si apprende la presenza nel paese di una certa Anna Reich (20) probabile ebrea, che aveva chiesto informazione su Ehrenwerth Antonia una donna di sua conoscenza internata nel comune di Arezzo.
La questura di questa città informa che l’internata di nazionalità Cecoslovacca era stata presente nel territorio del comune fino al settembre 1943 poi si era resa irreperibile. Da voci e informazioni rese da altri internati pare che la persona in questione sia stata poi presa dai nazisti e inviata in Germania: comunque della persona in questione si ignora la sorte.
 


COME VIVEVANO GLI EBREI INTERNATI A MISSAGLIA
 

L’arrivo e il trasferimento degli Ebrei  da una località e l’altra era soggetto ad una rigida normativa che garantiva, nella perversa mente dei fascisti, il continuo controllo sugli spostamenti  degli internati. Da parte della prefettura veniva inviata  comunicazione al Podestà della località ricevente del giorno di arrivo dell’internato,  con tutte le prescrizioni relative alla sua permanenza nel paese e le eventuali note sulla sua eventuale pericolosità.
Prescrizioni e divieti ai quali gli internati o meglio “gli internati civili di guerra” (21) in Missaglia erano sottoposti in base alla nota del 26 aprile 1942 della Regia Questura di Como

1-Stabilire un perimetro entro il quale gli internati potranno circolare, da stabilirsi di accordo con il comando della locale stazione dei CC RR

2-Divieto , salvo motivi speciali stabiliti da previe autorizzazioni, di uscire prima dell’alba e di rincasare dopo l’Ave Maria.

3-Obbligo di presentarsi quotidianamente all’Arma che in caso di assenza dovrà dare avviso telegrafico a questo ufficio.

4-Obbligo di serbare buona condotta, non dare luogo a sospetti, non frequentare esercizi pubblici, non avere dimestichezza e contatti con pregiudicati o persone comunque sospette.

5-Divieto di tenere presso di sé passaporti o documenti equipollenti.

6-Divieto di possedere denaro a meno che non si tratti di piccole somme non eccedenti le cento lire, le eccedenze dovranno essere depositate presso banche o uffici postali su libretti nominativi che saranno conservati dal Podestà. Qualora gli internati abbiano necessità di effettuare prelevamenti, dovranno chiedere di volta in volta al Podestà, che attestata la necessità, farà effettuare il prelevamento  sempre per una somma non superiore alla massima consentita.

7-Divieto di tenere gioielli di rilevante valore e titoli, che dovranno essere depositati in una cassetta di sicurezza.

8-Divieto di tenere una radio o leggere giornali in lingua straniera.

9-Divieto di tenere armi o strumenti comunque atti a offendere.

10-Per quanto riguarda la corrispondenza si richiamano le disposizioni già impartite, insistendo sulla necessità che tutta la posta in partenza deve essere presentata all’Autorità di P.S. locale, la quale dovrà, coi mezzi a disposizione provvedere alla censura e in caso contrario inoltrarla a questo ufficio. Inoltre si avverte che gli internati per nessun motivo potranno assentarsi dal luogo di dimora, eventuali necessità dovranno dagli stessi essere prospettate in una istanza a questo ufficio.

11-Per quanto riguarda la parte sanitaria degli internati devono avvalersi del Sanitario Comunale il quale percepirà compenso solo nel caso di internati non ammessi al sussidio. I ricoveri all’ospedale non sono permessi e solo in caso d’urgenza possibili previo avviso a questo ufficio contenente la spesa che verrà sottoposta al Ministero per la ratifica.   

Teresa Stern riceve, nell’aprile 1943, dalla DELASEM (22) (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei) di Roma e Nonantola (Modena) due pacchi di indumenti usati e pane , ma il tutto prima di esserle consegnato viene dal postino recapitato in municipio, dove il contenuto è controllato dal Podestà.

Il 27 agosto 1943 a Teresa Stern e al figlio Enrico arrivano due vaglia di lire 300 e lire 200 inviati loro dalla,  DELASEM (23) di Nonantola, prima di consegnarglieli  il podestà chiede l’autorizzazione alla Questura di Como.  Stessa cosa con un vaglia di 500 lire, il 21 settembre 1943, sempre indirizzato a Teresa.

Nei casi citati agli Stern venne consegnata la somma di 100 lire e il rimanente, in base alle prescrizioni della Questura di Como, fu deposiotato sui libretti nominativi in custodia al Podestà di Missaglia.
Esempio della ottusa rigidità dei controlli applicati nei confronti degli internati, il caso di Teresa Stern la quale il 10 maggio 1943 viene colta da repentini e forti dolori di peritonite per i quali il medico locale la invia di urgenza all’ospedale di Merate per essere sottoposta ad operazione chirurgica costata lire 400.
Malgrado l’evidenza del fatto al suo ritorno a Missaglia fu obbligata a fare tutta la trafila della richiesta per l’autorizzazione ad uscire dal territorio comunale (24), ovviamente spiegandone i motivi. 
I coniugi Meyerhof per poter andare a visitare dei parenti a Castiglione dello Stiviere in provincia di Mantova , dovettero chiedere alla Questura di Como un lasciapassare della durata di otto giorni.
Tale lasciapassare doveva essere vidimato alla partenza da Missaglia il 28 luglio 1943 dal Podestà, all’arrivo dovevano presentarsi al Podestà di Castiglione dello Stiviere per la vidimazione. Al termine del soggiorno di otto giorni per ritornare a Missaglia dovevano ripetere la stessa trafila.
Il lasciapassare era solo di andata e ritorno per la località per il quale era stato rilasciato e non dava diritto a nessuna altra fermata in altre località. Lo stesso dovettero fare per andare a Milano per sottoporsi ad una terapia medica , solo che in questo caso il lasciapassare era limitato a tre giorni.
Moses Clara, per andare dal medico a Milano dovette chiedere il lasciapassare anche per un solo giorno, e visto che aveva necessità di terapia continua dovette chiederlo più volte, sempre alla Questura di Como. Sempre con il timbro del Podestà di Missaglia alla partenza, di quello della Questura di Milano all’arrivo e con la riconsegna a Missaglia. 
Come stabilito dalle prescrizioni della Questura di Como, tutti gli ebrei internati dovevano sottostare a rigidi controlli da parte della questura e dei carabinieri, non potevano uscire dal territorio del comune senza lasciapassare rilasciato solo dietro comprovati e validi motivi dalla medesima Questura e solo per incombenze ben determinate.
Non potevano socializzare molto con gli abitanti e, se non trovavano lavoro da fare, erano costretti a vivere  solo con il sussidio dello stato che veniva loro concesso attraverso il comune (25).
Le dure condizioni ai quali erano sottoposti consentivano loro comunque di sopravvivere in attesa che la guerra finisse, ma dopo l’8 settembre le condizioni peggiorarono brutalmente diventando i campi di internamente delle anticamere per la deportazione nei campi di sterminio in Germania.
Infatti tutti gli ebrei di Missaglia sparirono dalle annotazioni nei registri dal 4 novembre 1943 data del loro arresto e deportazione in Germania dai nazisti. Nel 1947 il sindaco di Missaglia in risposta ad una richiesta effettuata dalla questura di Como rispetto a Clara Moses certifica che si ignora dove fosse finita e che da voci , non controllate, pare che la persona in questione sia stata deportata e fucilata dai tedeschi vicino al confine con la Svizzera.
Purtroppo come abbiamo già spiegato tutta la famiglia del Frankel fu deportata ad Auschwitz dove vennero trucidati lo stesso giorno di arrivo.   



NOTA AL MARGINE
 

Come erano considerati, dalle autorità fasciste, gli internati ebrei viene evidenziato in un comunicato del questore di Como, al Podestà e al Comando della stazione dei carabinieri di Missaglia del 3 giugno del 1942.
“ Consta a questo ufficio che gli ebrei stranieri internati (26), usando i mezzi propri della loro razza, in occasione dei rapporti che intercorrono fra loro e la popolazione, cercano e talora ottengono di muovere a compassione suscitando in chi li ascolta e li vede quel senso di “pietismo” dal quale tutti devono rifuggire.
Ciò assolutamente non deve ulteriormente verificarsi: gli internati, a parte i necessari contatti con la popolazione per ovvie ragioni, non devono avere dimestichezza con altre persone tanto più che, sfruttando la loro situazione d’internati e rappresentando ad altri la loro situazione economica, tentano di fare presa sull’animo di chi ascolta a mezzo di discorsi di tenore sovversivo ed antinazionale.
Pertanto pregasi sottoporre ad assidua vigilanza gli internati, di codesto Comune, segnalandomi tempestivamente ogni emergenza per i provvedimenti del caso, diffidandoli ad astenersi dallo avere contatto con la popolazione a scanso di invio in campi di concentramento.”




IL VIAGGIO VERSO AUSCHWITZ


Per chiudere il capitolo diamo qui la descrizione di quel tragico 30 gennaio 1943 quando dal binario 21della stazione Centrale di Milano partirono  per Auschwitz anche alcuni degli ebrei internati di Missaglia (27).

Disperazione. Alla Stazione Centrale entrammo sicuramente da un lato, poteva essere via Ferrante Aporti. Andammo nei sotterranei, il treno non
partiva dai binari passeggeri.

Qui, sì, ci fu violenza: SS con cani, scudisciate per farci salire a gran velocità su questi vagoni, bastonate, i vecchi che non ce la facevano, parolacce, solite cose che diventarono poi di ordinaria amministrazione. Questo fu il primo impatto con quella realtà che dopo sarebbe divenuta quotidiana".

Il treno, che aveva lasciato Milano domenica 30 gennaio 1944, arrivo ad Auschwitz il sabato successivo, 6 febbraio. Pioveva, intorno non c'era altro che fango e neve. Sofia Kaufmann, medico al sanatorio di Sondrio, arrestata il 2 dicembre precedente assieme alla sua collega dottoressa Bianca Morpurgo, ricorda : "Avvennero delle scene strazianti.

In tutti i vagoni vi erano dei morti e dei moribondi, da cui i parenti non volevano staccarsi. Alcune donne piangevano disperate, abbarbicandosi ai loro cari. Intervennero le SS, strappandole di là e spingendole coi calci dei fucili. Furono fatti schierare gli uomini da una parte, le donne e i bambini da un' altra.

Ci fu chiesto se ci fossero fra noi delle dottoresse, ce n'erano solo due: io e Bianca Morpurgo. Fummo invitate ad uscire dalla fila. Alcuni agenti procedettero poi ad una rapida scelta delle donne ancor giovani e valide, una dozzina in tutto.

Donne giovani ce n'erano molte di più; ma, para lizzate dal freddo e sfinite dalla fame e dalle sofferenze di quei sette giorni, sembravano degli spettri, non si reggevano in piedi. Fra le donne prescelte, c'era anche la madre dei due bambini che avevano viaggiato con noi nel treno verso il Lager".
Sul convoglio partito da Milano il 30 gennaio furono deportati anche i seguenti bambini: Amiel e Lia Sadun di 14 e 13 anni; Marco e Tito Grauer di 14 e 12 anni, Mose Auerhahn di 5 anni; i fratellini Anna, Jacob, Manfredo Feintuch di 11, 13 e 10 anni; Levi Frisch di 14 anni; Abraham, Jechiel, Benzion, Miriam Mendelshon, i primi due gemellini di 9 anni, gli altri fratelli di 12 e 8 anni; Darko e Hela Rajner di 8 e 11 anni; Luciana Pacifici di 1 anno; Paolo Procaccia di 1 anno; Liliana Segre di 13 anni; Margherita Frankel di 7 anni; Aldo Vitale di 12 anni; Alberto Morais di 14 anni; Rambaldo Piperno di 14 anni; Aldo, Carlo, Elias Levi di 10,6 e 14 anni; Sissel Vogelmann di 9 anni; Salvatore Baruch di 9 anni; Dana e Lucia Bayona di 10 e 12 anni; Flora Modiano di 6 anni; Jean Pierre Hasson di 13 anni; Fiorella, Mario, Sara Calò di 1,6 e 2 anni; Liana e Jack Ziegler di 7 e 5 anni; Nella Attias di 6 anni; Lina Drechsler di 7 anni.

La più anziana era Esmeralda Dina di 88 anni. Il numero di sopravvissuti alla selezione iniziale e immessi in campo è deducibile dai numeri di matricola attribuiti: 97 uomini e 31 donne. Tutti gli altri furono uccisi con il gas il giorno del loro arrivo. Con questo trasporto da Milano ad Auschwitz, il centro di smistamento dei convogli in partenza per la Polonia passava a Fossoli prima e a Bolzano poi.




NOTE

(1) Indice generale degli ebrei stranieri internati in Italia 1940-1943, che la Fondazione CDEC mette a disposizione degli studiosi e di tutte le persone interessate.

(2) Il database creato da Francesca Cappella contiene i nomi e i dati relativi a 5.829 ebrei stranieri, per i quali esiste un fascicolo personale presso l’Archivio Centrale dello Stato, “Fondo Ministero dell’Interno, Cat. A4bis, Internati stranieri e spionaggio”. Il database creato da Anna Pizzuti contiene i nomi e i dati relativi a 9337  ebrei stranieri, ed è in continuo aggiornamento; questi nomi sono tratti basilarmente dagli elenchi raccolti presso l’Archivio Centrale dello Stato, “Fondo Ministero dell’Interno, Cat.A16, Stranieri ed ebrei stranieri”.

(3) Nel meratese oltre a Missaglia ebbero ebrei internati: Barzanò, Brivio, Merate e Cernusco Montevecchia

(4) Senza più nazionalità, ne patria, quindi senza nessuna protezione giuridica, in balia degli eventi.

(5) AdS Como, Prefettura, Gabinetto, II° vers., b. 109, fasc. Blocco conti ebraici, capo della provincia di Como a questore di Como e per conoscenza a comando militare germanico, 19 ottobre 1943.

(6) Ibid., varie lettere di istituti di credito con annotazioni manoscritte di terzi.

(7) I Frankel erano degli imprenditori e quindi erano una famiglia facoltosa , da Milano quando furono costretti a venire a Missaglia riuscirono a portare diverse cose che distribuirono fra varie famiglie Missagliesi. Nell’inventario fatto alla fine della guerra furono rinvenute: una camera da letto matrimoniale di pregevole fattura, una cucina a gas, vari armadi e tavolini, sedie e mobilio vario. Alcuni mobili furono presi dalle BBNN di Missaglia, altri dalla GNR e altri ancora si dispersero o rovinati prima di essere inventariati, quasi sempre ad opera dei fascisti. 

(8) Privati della cittadinanza italiana o tedesca diventavano apolidi, persone senza nazionalità e quel che più era drammatico , senza diritti.

(9) Allora Spalato faceva parte del regno d’Italia.

(10) La Levi Flora aveva un fratello Levi Inko di fu Leon e Frida Albodari, nato a Sanski Most (Bosnia) il 4 ottobre 1920 , internato a Lusiana Vicenza il 26 novembre 1941. Era ancora presente come internato a  Ferramonti (Pavia) il 25 luglio 1943.

(11) Sito internet www.annapizzuti.it ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico.

(12) Ruben Stern , nipote di Teresa aveva un fratello internato in Italia,  Stern Marco nato a Zagrabia , Jugoslavia 03 agosto 1929 Arrestato a Fiume nel 1941 era presente come  internato  a Sestola (Mo) il 12 giugno 1942. E nuovamente presente a Monfestino in Serramazzoni sempre in Modena  il 15 marzp.1943.

(13) Siti internet www.annapizzuti.it è www.cedec.it

(14) Dopo avergli confiscato tutto quello che possedevano i fascisti li mantenevano nella più completa indigenza. Qualora riuscivano a trovare un lavoro il sussidio veniva sospeso o addirittura soppresso se il lavoro era continuativo e non saltuario.

(15) Il sussidio gli viene corrisposto , addirittura aumentato a 9 lire giornaliere, fino al 31 ottobre 1943 poi spariscono dai registri comunali.

(16) Il 29 settembre 1942 a Erik e Egon una ditta di Missaglia offre un posto di lavoro come badilanti.

(17) Quando , dove e come siano riusciti a farlo non lo sappiamo per , al momento, carenza di adeguata di documentazione. Da uno studio realizzato nel 2009 dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Università di Pisa , risulta che gli Stern non furono deportati in Germania.

(18) Diventato poi dopo la liberazione  sindaco “democratico” di Missaglia.

(19) Archivio Comunale di Missaglia – Cartella 119 - Categoria 7 - Classe 6 - Fascicolo 9 - Anni 1844-1945 – Sequestro beni di Oscar Reich.

(20) Potrebbe trattarsi di una parente di Oscar Reich , anche se non esistono documenti che la identificano come tale.

(21)  In questo modo venivano chiamati dalle autorità fasciste forse per mascherare la persecuzione in atto nei loro confronti per questioni razziali.

(22) Il DELASEM era un organismo, costituito il 1º dicembre 1939 come associazione autorizzata dal governo fascista, per iniziativa di Dante Almansi e dall'avvocato genovese ebreo Lelio Vittorio Valobra, Suo scopo ufficiale era quello di assistere i correligionari stranieri allora profughi e internati in Italia ed agevolare l'emigrazione di almeno una parte di essi. L'organizzazione, che fu legale fino all'8 settembre del 1943, poté contare fin dall'inizio del sostegno e della collaborazione non ufficiale di non ebrei e di alcuni settori importanti della Chiesa cattolica. Dopo l'occupazione di Parigi fu la Svizzera a fare da collegamento fra la DELASEM e le organizzazioni di beneficenza internazionali.

(23) Essendo indigenti gli Stern vivevano solo con il sussidio e il poco che quadagnavano con i lavori saltuari, quindi il DELASEM passava loro un contributo.

(24) L’intervento chirurgico e la relativa degenza costò al comune circa 400 lire, spesa che doveva essere autorizzata dal Ministero tramite richiesta che veniva inoltrata alla questura di Como.

(25) Le somme che il comune pagava per; i sussidi, le locazioni o le spese sanitarie agli internati venivano poi recuperate, attraverso la Questura di Como, dal Ministero dell’Interno, in quanto i costi per il mantenimento al confino degli ebrei ricadeva su questo Ministero.

(26) Privati della nazionalità italiana erano diventati di fatto degli stranieri perché di origine germanica.

(27)  Dalla testimonianza di Liliana Segre, 25 marzo 1992.


 

giovedì 28 gennaio 2016

BINARIO 21: IL MEMORIALE DELLA SHOAH di Carla Deambrogi Carta

A Milano sono state 774 le persone strappate alle loro case, private di ogni avere, chiuse all'interno di vagoni costruiti per il trasporto di cavalli e spedite nei campi di concentramento: in memoria di quanti non sono più tornati e dei soli 27 milanesi sopravvissuti alla deportazione è nato il Memoriale della Shoah.
Lo spazio sotterraneo al binario 21 della Stazione Centrale di Milano (faraonica costruzione inaugurata nel 1931) era nato per la movimentazione della posta dal vicino deposito di via Ferrante Aporti.
I vagoni venivano riempiti e trasferiti con un elevatore ai piani superiori. Qui, raggiunti i binari di partenza, venivano agganciati ai treni per le diverse destinazioni.
Questo stesso metodo venne usato, dal 6 dicembre 1943 al gennaio 1945, pere caricare, lontano da occhi indiscreti, donne, uomini, bambini, soprattutto ebrei, discriminati dalle leggi razziali del 1938.
Il trasferimento avveniva di notte, con grande concitazione. I superstiti raccontano che i prigionieri venivano scaricati brutalmente dai camion in questo luogo sotterraneo che nessuno riconosceva come appartenente alla stazione.
Era inutile chiedere: nessuna informazione veniva data sulla destinazione (chi partiva da Milano era destinato soprattutto ad Auschwitz-Birkenau, ma anche a Bergen-Belsen, o ai campi italiani di Fossoli e Bolzano) né tanto meno sul futuro che li attendeva.






 

In condizioni disumane, senza cibo né acqua, il viaggio per Auschwitz durava una settimana.
La stazione monumentale di Milano, così come il grande Palazzo delle Poste, sono rimasti al loro posto. E anche lo spazio sotterraneo del binario 21 è rimasto intatto.
E proprio qui, il 23 gennaio 2013 è stato inaugurato il Memoriale della Shoa, dopo molti anni di preparazione.
Oltre che fortemente simbolico, il binario 21 è un luogo unico: è il solo adibito alla raccolta e alla partenza dei deportati rimasto intatto in tutta Europa.
All'ingresso ci accoglie il Muro dell'Indifferenza: la parola “indifferenza” è scolpita nel cemento. Perché questa parola? Perché quanti , a Milano, erano a conoscenza di quanto avveniva in questo luogo, scelsero di non intervenire.
Nel grande salone adiacente, immagini dell'Istituto Luce, illustrano la vita della stazione centrale negli anni quaranta. Poco distanti sono installati decine di cartelli che raccontano le leggi razziali e le vicende personali di tanti deportati. I testimoni ancora vivi parlano attraverso un lungo video proiettato su una parete. Vi sono anche quattro vagoni originali di un treno merci degli anni '40: nello spazio progettato per 8 cavalli venivano caricate anche 80m persone .
C'è poi il Muro dei Nomi: sullo sfondo nero sono proiettati i nomi di tutti coloro che partirono su quei treni. Di fronte è stta inserita una serie di targhe che commemorano tutti i vagoni partiti dalla Stazione Centrale, con la data e la destinazione.

Carla Deambrogi Carta






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sabato 2 gennaio 2016



A tutti voi auguro 
un
felice 2016

IMMAGINE: Natività dipinta dal verederiese Dario Tamiazzo

RIFLESSI D'AUTUNNO NEL TORRENTE CURONE di Marco Bartesaghi

Alcune immagini riprese al parco del Curone l'1 novembre scorso. La musica, scaricata da You Tube è di Maurizio Colonna.
Per vedere il video a schermo intero cliccate  su You Tube. M.B.


UNA CALENDARIO ALLARGATO di Marco Bartesaghi

L’1 gennaio inizia il nuovo anno, il 2016. In ogni casa si inaugura il nuovo calendario, dove l’anno è suddiviso in mesi e i mesi in settimane, ognuna delle quali finisce con un giorno festivo la domenica.
Oltre alle domeniche, in Italia ci sono altri giorni di festa, alcuni legati a ricorrenze nazionali e laiche – 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno – altri a momenti significativi della religione cattolica – 6 gennaio, lunedì di Pasqua, 15 agosto, 1 novembre, 8 dicembre, 25 e 26 dicembre. L’1 gennaio, Capodanno, penso possa essere considerata una festa sia civile che religiosa.
A parte le festività, sia laiche che religiose, che cambiano di paese in paese, questo calendario, detto Gregoriano dal nome del papa, Gregorio XIII che lo introdusse, è adottato a scopi civili in quasi tutto il mondo. Questo fatto ci può indurre a pensare, erroneamente, che sia l’unico calendario possibile e magari l’unico esistito in tutta la storia dell’uomo. Non è vero, anzi la sua storia è relativamente recente, poiché risale al 1582 e solo pian piano si è diffuso ovunque.
Uno dei calendari che l’ha preceduto, e da cui il gregoriano è scaturito, era quello introdotto da Giulio Cesare nel 46 a. c. e conosciuto come calendario giuliano. Ad esso fa ancora riferimento la Chiesa Ortodossa di molti paesi ed è per questo che le date delle festività di queste chiese non coincidono con quelle cattoliche.
A propri calendari fanno anche riferimento le altre religioni monoteistiche, la religione ebraica e quella islamica.
Le differenze più evidenti sono nel punto di partenza e nel metodo di calcolo della suddivisione dell’anno. Il calendario Gregoriano ha come riferimento iniziale la nascita di Cristo, quello ebraico la creazione del mondo secondo le indicazioni della Bibbia e quello islamico l’Egira, il trasferimento cioè di Maometto e di alcuni suoi seguaci da Mecca a Medina. Oggi entriamo quindi nel 2016 per il calendario Gregoriano, siamo nel 5776 per quello ebraico e nel 1437 per quello islamico.
Diverse, come accennato, le modalità per calcolare la suddivisione dell’anno: quello gregoriano si basa sull’anno solare, e quindi sul ciclo delle stagioni; quello ebraico è calcolato sia su base solare che su base lunare; quello islamico solo su base lunare.



Le feste di cui sopra si è parlato, sia religiose che laiche, sono quelle ufficiali dello stato italiano: sono i giorni festivi nazionali.
Sia per lo stato italiano che per la chiesa cattolica, oltre a quelle elencate, ci sono altre giornate significative, che meritano una particolare attenzione, pur non essendo giornate “festive” nazionali.
Anche le religioni ebraica e islamica hanno feste, ricorrenze e giornate o periodi particolarmente importanti, che pure non assurgono a festività nazionale.
Non è facile, ma è possibile trovare calendari che oltre alle festività nazionali e alle giornate più significative per la religione cattolica, evidenziano anche quelle importanti  per le altre religioni. Uno, che conosco, è il calendario dell’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani).



Senza pretendere di essere esauriente e con lo scopo, ambizioso, di facilitare un pochino la convivenza reciproca fra abitanti di diversa provenienza e fede religiosa, ho pensato di presentare in modo sintetico le ricorrenze che nell'arco dell'anno, anche a Verderio tante famiglie festeggiano o celebrano 


LE FESTIVITÀ CIVILI
In Italia il primo giorno festivo”civile”, cade il 25 aprile. Perché?
Perché il 25 aprile 1945, in Alta Italia venne dato l'ordine dell'insurrezione contro il regime fascista e l'occupazione tedesca, che ancora opprimevano le regioni settentrionali del nostro paese.






Fucilazione a Roma (1944) - Disegno di Renato Guttuso








L'occupazione tedesca, iniziata nel settembre del 1943, era stata molto dura e aveva significato mitra spianati, perquisizioni, arresti e uccisioni di cittadini da parte dei soldati tedeschi e degli uomini delle Brigate Nere. Con la “Liberazione”, che si festeggia appunto il 25 aprile, gli italiani riconquistarono le libertà civili e la democrazia. Finalmente finiva anche l'incubo di 56 mesi di una guerra che è stata la più grande tragedia del '900.

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Il 1° maggio è la “Festa dei lavoratori”, o del lavoro.
A lanciare l'idea di istituire una festa del lavoro è il congresso della “Seconda Internazionale” socialista, riunito a Parigi nel luglio del 1889. La data del primo maggio è una scelta simbolica: tre anni prima, nel 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago era stata repressa nel sangue.
In Italia la festa dei lavoratori, soppressa dal fascismo nel 1923, fu ripristinata dopo la liberazione.


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Il 2 e il 3 giugno 1946 i cittadini italiani – per la prima volta le donne – furono chiamati al voto per scegliere, attraverso un referendum, se l'Italia dovesse essere una repubblica o una monarchia: la maggioranza degli elettori votò per la repubblica, che venne perciò proclamata dalla Corte di Cassazione il 10 giugno successivo.
È per questo motivo che, dal 1948, il 2 giugno di ogni anno si festeggia la “Festa della Repubblica”.

Primo Maggio - disegno di Renato Guttuso
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Il 4 novembre si commemora la fine della prima guerra mondiale, l'ultima guerra combattuta con le logoranti giornate che i soldati trascorrevano nelle trincee, aspettando di andare all'assalto, sotto il fuoco delle artiglierie nemiche. In questa “inutile strage”, l'Italia, tra le potenze vincitrici, perse 651.000 soldati e 589.000 civili (1).
Dal 1977 il 4 novembre non è più una giornata festiva: la commemorazione della fine della guerra è posticipata alla domenica successiva a questa data, che viene considerata Festa delle forze Armate e dell'Unità Nazionale.  



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“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Così recita il primo articolo della legge che, nel luglio del 2000, ha istituito il Giorno della Memoria. Non è un giorno festivo, ma comunque un giorno importante per un paese come il nostro che ha mandato a morire nei campi di sterminio tedeschi più di 8500 suoi cittadini di origine e religione ebraica.


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Un'altra legge – n.92, 30 marzo 2004 -ha istituito il “Giorno del Ricordo”.al fine di “ conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati”, fatti conseguenti all'istituzione del regime comunista jugoslavo, dopo la seconda guerra mondiale. La data prescelta per questa ricorrenza, che non è giorno festivo, è il 10 febbraio di ogni anno. (2).

LE FESTIVITÀ DELLA TRADIZIONE RELIGIOSA CATTOLICA
Alcune giornate particolarmente importanti per i credenti di fede cattolica sono anche, come già accennato, festività nazionali.
Partiamo dall’ultima dell’anno: il Natale. Cade il 25 dicembre e ricorda la nascita di Gesù di Nazareth, che sarebbe avvenuta, secondo la tradizione, 2016 anni fa. Su tutto il territorio nazionale, l'usanza più diffusa, legata a questa festa è quella del “presepio”. Una rappresentazione della nascita di Cristo, come narrata dai Vangeli, realizzata con statue di diversi materiali e dimensioni.


Il presepe di casa mia
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Il giorno dopo  Natale, il 26 dicembre, è ricordata la figura di Santo Stefano, il primo martire cristiano, lapidato a Gerusalemme nel 36 d.C. Il suo martirio è raccontato negli Atti degli Apostoli (At 6,8-12; 7, 54-60).

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L'1 gennaio, capodanno è giornata dedicata alla Pace.

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Il 6 Gennaio si celebra l’Epifania di Gesù, cioè la rivelazione al mondo della sua divinità. Nei Vangeli, l’Epifania avviene attraverso l'adorazione di Cristo da parte dei Magi.
Legata all'Epifania è la figura della “Befana”, una vecchia bruttina ma simpatica, che la notte fra il 5 e il 6 gennaio vola nel cielo su una scopa e, entrando nelle case attraverso i camini, porta dolcetti ai bimbi buoni e carbone a quelli cattivi.


 ***
Nel giorno di Pasqua si celebra la Resurrezione di Cristo. La Pasqua non cade in una data fissa, ma essa viene stabilita di anno in anno e corrisponde alla prima domenica successiva al plenilunio di primavera.
La Pasqua è preceduta dalla Settimana Santa, che ha inizio la domenica prima, detta delle Palme, in cui si ricorda l'entrata di Gesù in Gerusalemme, salutato da uno sventolio di palme. Segue il Giovedì Santo, in cui si ricorda l'ultima cena di Gesù insieme agli apostoli, il Venerdì Santo, giorno della sua Passione e il Sabato Santo, in cui Gesù giace nel Sepolcro. Il Sabato termina la Quaresima, un periodo di quaranta giorni durante il quale ai fedeli viene richiesto un maggior impegno nella preghiera e l'accettazione di alcune forme di penitenza.
A sua volta la Quaresima è preceduta dal carnevale, una settimana di festa, in cui ci si veste in maschera e in cui dovrebbe valere il detto che “a carnevale ogni scherzo vale”.


Immagine pasquale donata alle famiglie dalla parrocchia di San Giuseppe e Floriano nel 1980
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Il “lunedì dell'Angelo”, detto più comunemente “pasquetta”, segue la domenica di Pasqua, e ricorda l'incontro dell'Angelo con le donne che si erano recate al Sepolcro di Cristo, trovandolo vuoto essendo egli risorto.

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Dal 1955 anche la chiesa festeggia il mondo del Lavoro, nella data del 1° maggio: da quella data infatti , questa giornata è dedicata a San Giuseppe artigiano.  


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Il 15 agosto, ferragosto, la chiesa cattolica celebra la festa dell' “Assunzione in cielo della Beata Vergine Maria”. È infatti considerato dogma di fede che, al termine della sua vita terrena, Maria, madre di Gesù sia stata trasferita in cielo, cioè assunta, sia nell'anima che nel corpo.

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L'1 novembre è una giornata di festa dedicata a tutti i santi. Il giorno seguente, non più festivo, è dedicato al ricordo dei defunti e, tradizionalmente, ci si reca al cimitero per portare dei fiori, accendere un lume e recitare una preghiera.

***
L'8 dicembre è la festa dedicata all “Immacolata Concezione della Beata vergine Maria”. La chiesa cattolica in questa giornata celebra il fatto che Maria sarebbe stata immune dal peccato originale fin dal suo concepimento (3).

LE FESTIVITÀ DELLA TRADIZIONE RELIGIOSA ISLAMICA
 

Per parlare delle feste della tradizione islamica, è utile aver sott'occhio lo schema dei mesi del calendario islamico che, come ho già accennato, è calcolato sul ciclo lunare. Essendo l'anno lunare di 11 giorni più breve di quello solare, non c'è corrispondenza fra le stagioni e i mesi.

Il primo mese dell'anno è Moharam e, quindi, il primo giorno di questo mese è capodanno Nel 2015 è corrisposto al 15 ottobre del calendario Gregoriano.
La prima festa importante è in occasione del compleanno del Profeta Muhammad , il 12° del mese di Rabih Alaoual (dicembre, nel 2015).



Uno schema dei mesi del calendario islamico, compilato dal signor Cassoum Camara

Il 9° mese dell'anno è Ramadan, il mese dedicato al digiuno, il quarto pilastro dell'Islam. Durante questo periodo, uomini e donne puberi, dall'alba al tramonto si devono astenere dal cibo e dalle bevande (acqua compresa) e dai rapporti sessuali. Il Ramadan è anche un periodo di più intensa attività spirituale: maggior tempo deve essere dedicato alla preghiera e alla lettura o all'ascolto del Corano.
Il digiuno termina con il primo giorno del mese successivo, Chaoual, una giornata da festeggiare in famiglia e da onorare facendo l'elemosina: ogni famiglia , secondo il mio interlocutore senegalese, dà hai poveri il valore corrispondente al cibo consumato in una giornata dalla propria famiglia.


***
Il 12° mese, Do Al Hija, è il mese del pellegrinaggio a Mecca, il quinto pilastro dell'Islam, che ogni musulmano ha l'obbligo di compiere, ma solo se i suoi mezzi glielo consentono. Il pellegrinaggio è un mezzo di purificazione: nel viaggio verso e attorno la casa di Dio l'uomo chiede perdono per i suoi peccati e viene purificato attraverso il suo pentimento e la celebrazione dei riti.  


***
Nello stesso mese cade anche “la festa del sacrificio”, la festa grande, la più importante dell'Islam, insieme a quella della fine del Ramadan. Si ricorda il sacrificio che Abramo era pronto a compiere, immolando ad Allah il suo figlio Ismaele. Fermato da Allah stesso, che non esige sacrifici umani, Abramo immolò allora un montone. Per ricordare questo fatto, durante la festa, chi se lo può permettere deve immolare un montone (o un altro caprino o un ovino o un bovino o un camelide) per poi consumarlo in famiglia e donarne una parte ai più bisognosi della comunità (4).


LE FESTIVITÀ DELLA TRADIZIONE RELIGIOSA EBRAICA

L'anno ebraico è scandito dalle sue feste che rappresentano l'opportunità data all'uomo di interrompere la ripetitività del lavoro quotidiano per percepire più sensibilmente la presenza divina. Le feste sono “appuntamenti dati dal creatore a Israele”.




Prima e più importante di tutte le feste, su cui sono modellate tutte le altre, è lo Shabbath, il Sabato, il riposo settimanale, “simbolo di libertà e dignità umana e giorno di rinascita spirituale, è uno degli elementi fondamentali dell'eredità che Israele ha trasmesso all'umanità”.
La giornata per gli ebrei inizia la sera, dopo il tramonto del sole. Lo Shabbath inizia quindi il venerdì sera. Prima dell'inizio, solitamente da una donna sposata, vengono accese le candele. La famiglia si ritrova per il pranzo solenne, che viene aperto dal “Kiddùsh”, la “santificazione, che viene fatta con il vino e dalla benedizione dei pani. Il pranzo dura fino a tarda sera fra canti e discussioni.
La giornata del sabato procede fra preghiera, studio e un altro pranzo in famiglia.



***
Il Capodanno ebraico, Rosh Hashanà, anniversario della creazione del mondo, viene celebrato nei primi due giorni del  mese di Tishrì (verso la metà di settembre). In questo giorno Dio apre il “libro della vita e della morte” per scrivervi tutti gli atti che l'individuo ha compiuto durante l'anno.
Durante il rito pubblico, un uomo pio e studioso della Torà, suona lo shofar, il corno di un montone per ricordare l'esempio di come, Abramo e di Isacco, erano stati pronti al sacrificio.



***
Al capodanno seguono dieci giorni di penitenza che culminano nel giorno di Kippur “giorno di espiazione e di perdono consacrato esclusivamente alla preghiera e alla penitenza” che “permette all'uomo di liberarsi dai suoi peccati e rigenerarsi”.
In questa giornata, per gli adulti, obbligatorio è il digiuno, con l'astensione, per 25 ore dal mangiare e dal bere.



***
Ai giorni di espiazione, culminati in Kippur, fanno seguito i giorni della gioia, i sette giorni della festa di Sukkoth, la “festa delle capanne”, che ricorda la “protezione miracolosa accordata da Dio a Israele durante il cammino nel deserto”.
Per questa festa gli ebrei costruiscono, fuori dalle loro case, la capanna, sukka, nella quale dormono per i sette giorni della sua durata.



***
Chanukkàh è la festa delle luci, che commemora un miracolo legato a un fatto storico: la cacciata dalla Palestina dei greco-siriani, che volevano proibire lo studio della Torà e imporre l'idolatria. Dopo la riconquista di Gerusalemme e la purificazione del tempio bisognava riaccendere i lumi del candelabro, ma non fu trovata che una sola ampolla di olio che, sarebbe durata un solo giorno. Essa invece, miracolosamente, tenne acceso il candelabro per gli otto giorni necessari a produrre nuovo olio.
Il candelabro di Chanukkàh ha otto bracci. Durante gli otto giorni della festa, nelle famiglie ebraiche, ogni giorno viene acceso un lume.



***
Purim è una festa istituita per ricordare che quando il re dei persiani Assuero, nel 5° secolo a. C., istigato dal suo perfido consigliere Haman, decise di sterminare gli ebrei, l'intervento di sua moglie, l'ebrea Ester, lo dissuase dal suo intento, e il popolo ebraico fu salvo.
Purim è una festa carnevalesca: si canta, si balla, si recitano commedie, ci si maschera e si … beve, anche esageratamente.



***
Pesach, la Pasqua ebraica, è la festa della liberazione dalla schiavitù in Egitto, “epoca della formazione di Israele in quanto popolo”. Centro di questa festa è la cena di Seder, ritmata dalla lettura dell'Haggadàh, racconto dell'uscita dall'Egitto.



Haggadàh di Pesach, edizione Giuntina, illustrata da Emanuele Luzzati
Al centro del Seder è il piatto rituale con gli alimenti simbolici: tre azzime (pane non lievitato) per ricordare che gli ebrei in fuga non ebbero tempo per far lievitare il pane; uno zampino di agnello in ricordo dell'agnello pasquale; le erbe amare e un recipiente con aceto o acqua salata, in memoria dell'amarezza e dell'asprezza con cui gli ebrei furono trattati in Egitto; un impasto di vari frutti per ricordare la malta con cui si costruivano i mattoni durante la schiavitù; un uovo come cibo di lutto per la distruzione del Tempio di Gerusalemme.


Illustrazione di Emanuele Luzzati, tratta dall'Haggadàh edito da Giuntina
***
Shavuòth è la festa che ricorda il giorno in cui gli ebrei ricevettero, sul monte Sinai, la Torà. Questo avvenne dopo 50 giorni dall'uscita dall'Egitto, per questo la data della festa cade sette settimane dopo Pesach (5).

Marco Bartesaghi

NOTE
(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Conteggio_delle_vittime_della_prima_guerra_mondiale
(2) Mi ha aiutato, nella stesura di questa parte dell'articolo, la signora Carla Deambrogi Carta, che ringrazio.
(3) Per questo capitolo dedicato alle festività cattoliche, sono stato aiutato dalla signora Attilia Pirovano, che ringrazio.
(4) Mi ha aiutato per questa parte di articolo, il signor Cassoum Camara. A lui si deve anche lo schema dei mesi del calendario islamico. Lo ringrazio.
(5) Per le feste ebraiche ho fatto riferimento ai seguenti libri: L'ebraismo nella vita quotidiana, Ernest Gugheneim, ed. Giuntina (nel testo, le frasi fra virgolette sono tratte direttamente da questo libro); L'ebraismo per principianti, Charles Szlakmann, ed. Giuntina; Haggadàh di Pesach, illustrata da Emanuele Luzzati, ed. Giuntina.






venerdì 1 gennaio 2016

GIUSEPPE MAGGIONI, CHE PROGETTA E COSTRUISCE MERIDIANE di Marco Bartesaghi

Che cos’è una meridiana? È uno strumento per la misurazione del tempo, quindi un “orologio”; un orologio solare, perché indica l’orario rilevando la posizione del sole.
Le più comuni sono disegnate sui muri e funzionano grazie a una punta di metallo, detta gnomone, che proietta la sua ombra, a seconda di come il sole la colpisce, su una scala opportunamente graduata, indicando così le varie ore della giornata.
I limiti di una meridiana?
Quelli naturali dipendono dal sole: quando c’è, funziona, quando manca, no. Quindi una meridiana non funziona da dopo il tramonto all’alba e quando il sole è nascosto nascosto dalle nuvole o offuscato dalla nebbia.
Altri limiti dipendono dalla meridiana stessa o, meglio, da come riceve la luce del sole la parete che la ospita.
La situazione migliore, che quasi mai si verifica, è quella rappresentata da una parete esposta perfettamente a sud, quindi orientata da est a ovest, che sarebbe colpita dal sole per un maggior numero di ore. Una parete declinata verso est, perderebbe le ultime ore della giornata, al contrario di una declinata verso ovest, che perderebbe le prime.
Un altro limite al buon funzionamento è rappresentato dagli ostacoli che si frappongono tra la luce del sole e il muro: alberi, altre case ecc.
Vi sto raccontando quello che, insieme a Roberto Muzio, un amico che mi ci ha accompagnato, ho ascoltato da Giuseppe Maggioni, un brillante ottantenne di Cernusco Lombardone, che da circa 25 anni calcola, progetta e realizza meridiane.


Fra quelle da lui calcolate, due sono a Verderio, una in piazza Annoni,






l’altra nel cortiletto di casa Pirovano, in via sant’Ambrogio.




La prima, sulla base dei dati raccolti dal Maggioni, è stata poi dipinta e realizzata da due decoratrici di Verderio, Beatrice Fumagalli e Gigliola Negri (1), sulla parete sud della “curt növa”, sull’orma di una meridiana preesistente, di cui non rimaneva praticamente traccia, ma di cui si conosceva l’esistenza grazie ad alcune cartoline d’inizio novecento.

 
Tracce della meridiana della "curt növa" in una cartolina che ha viaggiato nel 1902
 
 
Il recupero, avvenuto nel 2002 e caldeggiato in particolar modo, secondo il ricordo di Beatrice, da Angelo Picozzi, allora assessore ai lavori pubblici di Verderio Inferiore, rientrava nel progetto di rifacimento della facciata della “curt növa”e dell’intera piazza Annoni (2).

In casa Pirovano, una prima meridiana era stata realizzata nel 1995 da Maria Grazia Pirovano, che era convinta però che contenesse qualche errore. Nel 2003, approfittando dei lavori di ristrutturazione della casa e del fatto che un muratore, notando che lo gnomone era “storto”, aveva pensato bene, per fare un piacere, di raddrizzarlo, Maria Grazia, si rivolse a Maggioni chiedendogli di progettarne una nuova.




Di lui sapeva che aveva costruito la meridiana posata a terra, nel parcheggio di fronte all’oratorio di Cernusco Lombardone. A calcoli fatti, Maria Grazia l’ha poi dipinta e realizzata.
 

Non pretendevo di uscire dal colloquio con Maggioni in grado di progettare una meridiana, ma di capirci qualcosa in più sì, almeno per potervi dare un’idea di come si fa. Ho invece imparato che … per imparare non basta il racconto di un esperto: o lo si segue passo, passo nella la sua opera o, come lui ha fatto, bisogna leggere dei buoni libri, studiare e sperimentare.

Non posso far altro, quindi, che cercare di presentarvi, a grandi linee, quali sono i principali dati di cui si deve tener conto e i problemi da risolvere.
Per prima cosa bisogna conoscere l’esatta posizione del luogo in cui si opera, ossia la sua latitudine e la sua longitudine. Da questi dati è possibile risalire al “mezzogiorno locale”, che differisce da quello degli orologi che usiamo che indicano il mezzogiorno “ufficiale” del fuso orario in cui siamo.
 

I dati di Cernusco Lombardone, in una lapide che fa parte dell'orologio solare nei pressi dell'oratorio. Nella terza riga l'ora locale data dalla somma dell'ora ufficiale (TMEC = Tempo Medio Europa Centrale) più 22 minuti e 24 secondi.
Con questi dati il signor Maggioni può compiere una prima importante rilevazione: l’esatto orientamento della parete, di quanto cioè essa “declina” verso est o verso ovest, rispetto all’ideale esposizione a sud.

Lo fa con uno strumento semplice, che si è costruito da solo: una tavoletta di legno con un gancio per poterla appendere; sulla tavoletta è fissato un foglio bianco su cui sono disegnate due linee perpendicolari fra loro: una verticale, in centro al foglio, una orizzontale, poco sotto il lato superiore; nel punto d’incontro delle due linee è fissato un chiodo, abbastanza lungo, senza testa e in squadra rispetto al piano della tavoletta; sulla linea verticale, con un estremo nel punto dove è fissato il chiodo, è disegnato un segmento lungo come il chiodo stesso.

  



Per alcuni giorni Maggioni appende al muro la tavoletta (3) e, nell’esatto momento del mezzogiorno locale, ricavabile da calcoli abbastanza complessi (4), segna il punto dove cade l'ombra del chiodo sul foglio di carta. Se la parete fosse perfettamente esposta a sud, i punti cadrebbero sulla linea già tracciata; se declinasse verso est, cadrebbero su una linea più spostata a destra; viceversa se il muro declinasse verso ovest.
Dopo questa misura preliminare per stabilire l'angolo di declinazione del muro, Maggioni si arma di matita, squadre e compasso e su un grande foglio bianco , con una procedura che non tento neanche di descrivervi (5), traccia la sua meridiana.





 La meridiana che risulta da questo procedimento è uno strumento piuttosto preciso, che permette di rilevare le varie ore della giornata e che è in grado di tener conto anche delle variazioni stagionali.
Non sempre, in passato, erano richieste tali prestazioni. Nei conventi, ad esempio, alla meridiana si chiedeva soltanto di indicare i quattro momenti della preghiera quotidiana: l'ora prima, le sei; l'ora terza, le nove; l'ora sesta, le dodici; l'ora nona, le quindici.
Anche per i contadini non era necessario conoscere l'ora precisa della giornata. Era sufficiente sapere su quante ore di luce potessero ancora contare per il lavoro nel campo o quando fosse giunto il momento che qualcuno tornasse a casa per mettere sul fuoco l'acqua della polenta. Per questo, tra l'altro, Maggioni ricorda di aver sentito dire che non era necessaria una vera e propria meridiana: bastava l'indicazione dell'ombra proiettata da un qualsiasi chiodo infisso nel muro del cascinotto.

 
Ovviamente, la prima meridiana Maggioni l'ha realizzata per la sua casa. Non è però quella che c'è ancora oggi, poiché l'originale il vento se l'è portata via e lui, che intanto aveva fatto un po' di esperienza, l'ha sostituita con una più precisa.

 
La meridiana di casa Maggioni


Altre sono sparse per vari paesi della Brianza. A Cernusco Lombardone, il suo paese, oltre a quella di casa sua, ce n'è una sulla chiesetta di San Dionigi, 

 
La chiesetta di San Dionigi a Cernusco Lombardone e la sua meridiana





una in una casa privata e una sul campanile della chiesa parrocchiale.

Il campanile della parrocchiale di Ceernusco Lombardone e la sua meridiana



Di genere diverso, perché posata a terra, è la meridiana che ha realizzato nel parcheggio di fronte all'oratorio. 




Una particolarità di questo orologio solare è che a fungere da gnomone è la stessa persona che vuole leggere l'ora, che, a seconda del giorno e del mese in cui vuole effettuare la lettura, deve occupare una determinata posizione.

Giuseppe Maggioni, gnomone della sua meridiana, nel giorno della sua inaugurazione
Un fascino particolare hanno i modellini, perfettamente funzionanti, che Giuseppe Maggioni ha costruito in legno, materiale che da sempre lavora, soprattutto con il traforo.

Eccone alcuni:

Il modello della meridiana dell'oratorio di Cernusco
Una meridiana portatile, calcolata per Cernusco Lombardone
Una meridiana portatile detta "del pastore"





Marco Bartesaghi


NOTE
(1) Sulla loro attività di decoratrici, leggi, su questo blog, l’articolo al seguente indirizzo: http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2014/09/beatrice-fumagalli-e-gigliola-negri_13.html
(2) Una targa riccorda le associazioni e le ditte che hanno contribuito ala realizzazione della facciata: Associazione Alpini, Associazione “Il Glicine”, Coop. Circolo Famigliare, Del Curto S.r.l, Impresa Edile Azzurri Case, SCS Static Controlo System SpA, Tecno Robot SnC, Studio d'Architettura Redaelli.
(3) Meglio se nell’esatta posizione dove dovrà essere disegnata la meridiana. Se lo si fa invece dove è più comodo, cioè ad altezza uomo, ci potrà essere un’imprecisione dovuta alla non perfetta verticalità del muro
(4) Se su internet cercate a questo indirizzo: http://www.comuni-italiani.it/soleluna/comune/097091, troverete latitudine e longitudine di Verderio e anche, per alcuni giorni, l'esatto mezzogiorno locale, corrispondente all'orario di “culmine” del solo.
(5)  Maggioni possiede diversi libri sull'argomento. Uno di questi è: MERIDIANE, tecniche di lettura, progettazione e costruzione, Enrico Del Favero, 1999, ed. De Vecchi.


* Questa la cartolina di piazza Annoni, citata nel testo: