sabato 26 febbraio 2011

CASCINA "LA SALETTE" RISORGE di Marco Bartesaghi


È passato poco più di un anno da quando questo blog titolava: CASCINA "LA SALETTE" MUORE, e poco meno da quando il blog "ultapelon.online" lanciava la fiaccolata: ABBRACCIAMO "LA SALETTE",che, nonostante la serata piovosa, raccoglieva un buon numero di adesioni. Erano iniziative che nascevano dalla preoccupazione dettata dallo stato disastroso in cui versava la cascina, che induceva molti a pensare che presto sarebbe morta e che quel abbraccio sarebbe probabilmente stato l'ultimo.
 


Ci sbagliavamo e sono proprio contento di doverlo ammettere: i lavori, iniziati proprio a ridosso della fiaccolata (tanto che fra i partecipanti ci fu chi mormorò che si trattasse di un bluff) sono proseguiti quasi ininterrottamente e ancora non si fermano. Sono stati ricostruiti i tetti, sia del corpo centrale, comprendente le due torri, sia di quelli laterali : con i tetti nuovi la cascina, comunque procedano i lavori, è messa in sicurezza e il pericolo che crolli è scongiurato.
Una buona notizia che meriterebbe un nuovo abbraccio, questa volta con canti e balli!

"MISSIONE NEMO": PRESENTATO A MILANO IL LIBRO DELL'ARCHITETTO FRANCESCO GNECCHI RUSCONE

 




Molti più di quanti, probabilmente, gli organizzatori si aspettassero sono stati i partecipanti, il 24 febbraio 2011 alla libreria Mursia in via Galvani a Milano, alla presentazione del libro che l'architetto Francesco Gnecchi Ruscone ha scritto per narrare del suo contributo, fra il 1943 e il 1945, alla lotta contro il nazi - fascismo.
Il libro,"Missione "Nemo" Un'operazione segreta della Resistenza militare italiana. 1944-1945" è stato curato da Marino Viganò e pubblicato dalla casa editrice Mursia di Milano
Lo storico Tommaso Piffer, autore della prefazione, nel suo intervento ha sottolineato l'importanza di ciascuna delle tre parti di cui si compone il libro:
-  Il racconto di Francesco Gnecchi, allora diciannovenne studente di architettura al Politecnico di Milano, che decide da che parte della barricata stare ispirandosi ai principi di libertà e amore per la  Patria appresi in famiglia. La sua prima attività è quella di scortare fuggiaschi, soprattutto militari, per un tratto di una rete di soccorso che aveva suo padre Gianfranco fra gli organizzatori e che transitava da Verderio Inferiore. Poi l'incontro con "Nemo", missione appoggiata dai Servizi Segreti Inglesi, inquadrata nell'Esercito Regio e guidata da Emilio Elia (Nemo), comandante di corvetta della Regia Marina . Nella missione Gnecchi ha il compito di fare i rilievi delle fortificazioni tedesche in Veneto. Viene arrestato il 12 gennaio 1945.picchiato e torturato, rimane in carcere fino alla fine di marzo. Partecipa alla liberazione di Milano e, in seguito, a quella di Trieste dall'occupazione jugoslava;
-  il saggio di Marino Viganò, frutto di un'ampia ricerca fra i documenti del SIM, Servizio Segreto Militare, che permette di inquadrare il contributo di Gnecchi all'interno della complessa storia della missione Nemo e dei rapporti fra esercito, servizi segreti italiani e servizi inglesi;
-  l'appendice con la descrizione dettagliata delle fonti consultate, importante strumento per ulteriori ricerche, raramente presente nei libri di questo tipo.
 
Merito del libro, secondo Piffer è soprattutto quello di aver messo in evidenza il ruolo, solitamente misconosciuto, di tre attori non secondari della lotta di Liberazione: gli alleati angloamericani, il SIM e  la componente Liberale della Resitenza.
Una critica, sempre di Piffer: aver tardato così tanto a scrivere il libro.

VITTORIO GNECCHI RUSCONE E CASSANDRA: CHIACCHIERATA CON CRISTINA CARLOTTI, PRONIPOTE DEL MUSICISTA di Marco Bartesaghi

Vittorio Gnecchi, giovane, in costume da antico romano
 
Quirino Principe, musicologo, dal Sole 24 ore del 9 gennaio invitava a raggiungere Catania con qualsiasi mezzo per assistere all’evento della rappresentazione di "Cassandra" di Vittorio Gnecchi. È stato ascoltato?
Si,è stato ascoltato : Il Teatro Massimo Bellini di Catania  era pieno nella serata della prima con  lunghi applausi  e grande partecipazione all’esposizione fotografica che avevamo organizzato nel foyer del Teatro  e così lo stesso le altre sere, come mi hanno confermato i cantanti con cui sono in contatto  e anche  mio fratello Pietro che ha partecipato alla serata di Sabato quinta sera di rappresentazione il quale mi ha confermato che vi era ugualmente  sala piena e lunghi applausi e successo.



Come sono state le reazioni del pubblico al termine di questa opera sconosciuta?
Il pubblico ha reagito molto bene applaudendo prima timidamente, poi sempre più forte e sempre più a lungo. Ci hanno detto che per essere stata la prima e la prima della prima dopo settant’anni era la risposta di un pubblico entusiasta!I  Nel foyer ho colto commenti di persone del pubblico che parlando tra di loro  dicevano che gli era piaciuta molto.

 E quelle dei critici?
La risposta dei critici è stata molto positiva come puoi aver notato dagli articoli che ti ho allegato qualche  giorno fa.

Catania segna il ritorno di "Cassandra" in Italia dopo settant’anni. L’opera è però stata presentata a Berlino, insieme a Elektra di Richard Strauss, nel 2007,2008 ,2009 e 2010. E’ stata notata differenza nell’accoglienza riservatale dal pubblico italiano rispetto a quello tedesco?
A Catania "Cassandra"  è stata rappresentata in versione integrale della durata di un’ora e mezza. A Berlino era stata fatta una versione di cinquanta minuti. I tagli erano stati necessari per poterla presentare insieme ad Elektra. Io ho trovato uguale grandissimo entusiasmo ,infatti sia Berlino che Catania sono due città molto interessate al mondo della musica classica. A Catania ho respirato il clima italiano più espansivo, ma gli applausi son stati impetuosi in entrambi i teatri e ho notato l’entusiasmo per la novità.

Con “Missa Salisburgensis”, eseguita, in prima assoluta italiana, a Verderio Superiore il 27 ottobre 2006, e poi a Caravaggio e Roma nel 2008, e Cassandra , rappresentata più volte a Berlino ed ora a Catania, si assiste a una nuova vita per la musica di Vittorio Gnecchi. Quanto di questo risultato è dovuto all’esistenza dell’Associazione Vittorio Gnecchi Ruscone?
La rappresentazione di Missa Salisburgensis di Verderio è stato un progetto nato dalla proposta della Associazione Musicale Vittorio Gnecchi Ruscone al coro della cappella musicale del Duomo di Milano di fare un concerto in Verderio con la musica sacra di Vittorio Gnecchi, ed esattamente con l’esecuzione  della sua Missa Salisburgensis,  in seguito alla richiesta dell'allora parroco, don Luigi, di effettuare tale concerto per il centenario della chiesa. In quell’anno non fummo in grado di organizzarlo ma abbiamo voluto tener fede al nostro impegno.
Le rappresentazioni di Caravaggio e Roma furono organizzate dall’Associazione AB Harmoniae della cantante Denia Mazzola Gavazzeni (che cantò nei rispettivi concerti e che fu la prima a Montpellier a cantare in Cassansdra) a cui noi abbiamo fornito il materiale. Le rappresentazioni di Berlino e Catania sono state proposte dai teatri medesimi alla nostra Associazione che ha fornito loro il materiale,ma è merito del lavoro del nostro musicologo  Nikos Vellissiotis che dopo Montpellier  ha alimentato i contatti con la direzione artistica di Berlino .Riguardo a Catania  il direttore d’orchestra Donato Renzetti aveva approfondito la conoscenza di Gnecchi e di Cassandra nel 2009 in occasione del Premio internazionale Luigi Illica in cui Marco Iannelli e Nikos Vellissiotis  vinsero  il premio di musicologia  col libro "Il caso Cassandra" e il disco  di "Cassandra" del 2000 ,mentre Donato Renzetti vinse il premio per la direzione d’orchestra .Da tutto ciò visto che l’anno scorso era stata data a Catania al teatro Massimo  Bellini ,Elektra di Strauss, il maestro Renzetti ha proposto alla direzione artistica :Cassandra come opera lirica d’apertura del Teatro Massimo Bellini  un’opera nuova vista a Berlino con Elektra,un’opera nuova di un compositore italiano milanese del 900’!
Vittorio Gnecchi, travestito da Giulio Cesare
 
Come ci si può avvicinare, da musicisti, all’opera di Vittorio Gnecchi? Rivolgersi all’Associazione può essere la strada giusta?
Sì, si può fare riferimento all'Associazione o alla biblioteca del conservatorio di Milano.

Vittorio Gnecchi era tuo bisnonno. Non lo hai potuto conoscere personalmente ma immagino abbia fatto parte sempre della tua vita. Chi è stato il tramite per la sua conoscenza?
Sì, Vittorio Gnecchi è sempre stato dentro la mia vita tramite mia mamma Vittoria che me ne ha sempre parlato: me lo descriveva e mi raccontava aneddoti d’infanzia. Ho respirato  il lavoro di recupero del materiale  musicale e la passione nel farlo di mia mamma Vittoria e soprattutto la speranza di sentire e vedere rappresentata la musica del bisnonno nei teatri.

Che idea ti sei fatta di lui, come uomo prima che come musicista?
In seguito al lavoro svolto dalla mamma, Vittoria, e ai dodici anni di vita dell’Associazione Musicale Vittorio Gnecchi Ruscone ho conosciuto nel bisnonno Vittorio una persona molto sensibile,profonda, di sconfinata cultura, che ha dovuto combattere per far eseguire la sua musica in Italia e ha messo energia e cuore per farlo sia all’estero che nel suo paese. La sua tavolozza musicale è vibrante e rivolta a orchestre di almeno 50 o 100 elementi e porta avanti una nuova rotta nel repertorio musicale italiano. Ma oltre ai repertori d’opera ha trovato ispirazione anche per musica da camera e pezzi brevi. E’ stato un uomo generoso in tutti i campi della vita portando aiuto a chi ne aveva bisogno soprattutto nel difficile periodo di Guerra

Aida Chiesa, moglie di Vittorio Gnecchi, nel personaggio, forse di cassandra o di Clitemnestra

Marco Bartesaghi

Ringrazio Cristina per aver risposto con pazienza alle mie domande e per avermi fornito le preziose e insolite fotografie dei suoi bisnonni.

martedì 22 febbraio 2011

COSA HANNO SCRITTO I GIORNALI SU "CASSANDRA" AL BELLINI DI CATANIA

Questa non pretende di essere una rassegna stampa esauriente su quanto hanno scritto i giornali riguardo la rappresentazione di "Cassandra" di Vittorio Gnecchi al teatro Bellini di Catania. Sono solo alcuni articoli, che sono riuscito a reperire  grazie alla cortesia di Cristina Carlotti, che me li ha segnalati. M.B.



9  gennaio 2011 - Sole 24 ore - Quirino Principe

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11 gennaio 2011 - LA SICILIA - Carmelita Celi



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gennaio  2011 - Amadeus n.254 - Marco Iannelli

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seconda pagina


terza pagina
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17 gennaio 2011 - http://www.gbopera.it/archives/13800 - Riccardo Viagrande


Catania, teatro Massimo Bellini: "Cassandra" di Vittorio Gnecchi, gemma ritornata a splendere

Autentica gemma del teatro musicale italiano, la Cassandra di Vittorio Gnecchi è finalmente tornata a splendere, dopo un secolo circa di ostracismo, nella meravigliosa cornice del Teatro Massimo Bellini di Catania che ha deciso di aprire la stagione lirica 2011 proprio con questa scelta coraggiosa e innovativa. Ripulita, parafrasando un verso del libretto di Luigi Illica, dalla polvere del misterioso oblio che in questi anni ingiustamente l’aveva ricoperta, la Cassandra, allestita con due cast differenti, nel teatro del capoluogo etneo per la prima volta in forma integrale in tempi moderni, ha ottenuto il consenso unanime del pubblico che ha salutato questa sua rinascita a nuova vita con intensi e prolungati applausi non solo alla prima, ma anche durante le repliche.
Senza voler ricostruire in questa sede tutti i passaggi di quello che fu definito il Caso Cassandra, dopo aver ascoltato l’opera, sembra del tutto inspiegabile il fatto che essa non sia entrata di diritto nel repertorio lirico tanto più se si considera il successo della prima rappresentazione al Teatro Comunale di Bologna il 5 dicembre 1905 sotto la direzione di Arturo Toscanini.  Il grande direttore d’orchestra, che aveva capito il valore della partitura, si impegnò, infatti, con Gnecchi a metterla in scena, con queste parole ricordate nelle sue memorie dallo stesso compositore: “Caro Maestro; se lei affida a me il suo lavoro, io voglio avere mano libera per scegliere l’ambiente dove questa musica, che è forse eccessivamente moderna per il pubblico di oggi, possa essere meglio intesa. Non tutti i nostri pubblici sono preparati ad uscire da quel cerchio delle loro consuetudini artistiche: Bologna potrebbe dare il battesimo alla sua Cassandra” (Il testo è pubblicato in Marco Iannelli, Il Caso Cassandra, Bietti Media, 2007).
Il pubblico bolognese accolse favorevolmente l’opera che in seguito calcò le scene di altri importanti teatri, come quello della Volksoper di Vienna, dove fu rappresentata il 29 marzo 1911 sotto la direzione di Willem Mengelberg, quello del Teatro Dal Verme di Milano il 16 novembre 1913, e quello del Teatro dell’Opera di Filadelfia dove alla fine dello stesso anno fu diretta da Cleofonte Campanini. Nel frattempo nel mondo musicale si era verificato un avvenimento che avrebbe determinato l’oblio in cui l’opera è caduta fino ad oggi. Il 25 gennaio 1909 andava in scena, sotto la direzione di Ernst von Schuch, all’Opera di Dresda l’Elektra di Richard Strauss. Subito furono rilevate le evidenti somiglianze tra le due partiture e Gnecchi fu accusato inspiegabilmente e ingiustamente di plagio. È questa un’accusa assurda, dal momento che la Cassandra di Gnecchi era stata rappresentata quattro anni prima dell’Elektra senza contare che Strauss aveva avuto la partitura in visione proprio dal compositore italiano il 22 dicembre del 1906 mentre si trovava a Torino per dirigere la sua Salome. Anche a causa di queste polemiche, alle quali Gnecchi, da vero gentiluomo quale fu, non partecipò mai, l’opera fu avvolta dall’oblio, al quale cercò di sottrarla una rappresentazione il 21 marzo 1942 all’Opera di Roma sotto la direzione di Oliviero De Fabritiis. In Italia l’opera fu dimenticata, come del resto il suo autore, mentre a Lubecca fu rappresentata nel 1975, sotto la direzione di Matthias Kuntszch, ottenendo un enorme successo.
A distanza di tanti anni, grazie anche a questa splendida ripresa al Teatro Massimo Bellini di Catania, è possibile giudicare l’opera con una certa serenità senza entrare nel merito delle vere o presunte analogie con l’Elektra. Cassandra è un’opera veramente bella e coinvolgente, la cui musica rende vivi i turbamenti e le passioni che agitano i personaggi in una tensione crescente il cui  hapax è raggiunto quando l’eponima protagonista, quasi in delirio, predice la prossima morte di Agamennone. Raffinatissima è la scrittura orchestrale nella quale assoluto protagonista è il contrappunto con i temi che, intrecciandosi e sovrapponendosi, trovano una perfetta sintesi tra di loro e con le parti vocali. Proprio il trattamento dell’orchestra che, come avviene spesso nelle opere tedesche, partecipa all’azione quasi come un altro personaggio, ha fatto ritenere quest’opera più tedesca che italiana ma il melos, che si libra nelle appassionate dichiarazioni d’amore di Clitemnestra a Egisto, è totalmente italiano. Gnecchi ha riservato un trattamento molto raffinato al coro la cui costante presenza si ricollega alla funzione  basilare da esso svolta nella tragedia greca.
A tale proposito è significativo il Prologo, nel quale il personaggio del Prologo instaura un dialogo con il coro, costituito dalle Eumenidi, come in un ditirambo dialogico che, secondo Aristotele, è all’origine della tragedia classica. Questo aspetto, nella messa in scena catanese, è stato magistralmente evidenziato dalle scelte di regia di Gabriele Rech che ha deciso di collocare il coro su un diverso livello proprio per marcare il suo carattere fondamentalmente greco. Molto interessante è la dilatazione dello spazio scenico posta in atto dalla regista tedesca con i personaggi che cantano anche in platea: il Prologo; Oreste, che, quasi già investito dal fato della vendetta, nel finale fugge dall’orrore del duplice omicidio perpetrato sulla scena, e Cassandra che, nel momento della profezia, è in platea alla ricerca di se stessa e della verità nel futuro. Questa scelta di regia sembra rappresentare perfettamente il decentramento dell’io di cui è vittima Cassandra la quale, soltanto quando ha chiaro il destino che attende Agamennone, si lancia verso il palcoscenico per evitare il precipitare degli eventi, ma è bloccata dal Prologo che, da strumento del fato, vuole che il destino previsto dalla sfortunata profetessa si compia.
Ben definite appaiono dunque nelle scelte di Gabriele Rech le funzioni del coro e dei personaggi, soli quest’ultimi con i loro drammi esistenziali e psicologici e tutti vittime di un fato crudele che ha stabilito, scrivendole nel cielo, le loro sorti. La loro solitudine tragica è stata perfettamente rappresentata dai cantanti di entrambi i cast, dei quali il primo è stato diretto dall’esperta bacchetta di Donato Renzetti, il quale, da grandissimo concertatore qual è, ha evidenziato con precisione e attenzione i dettagli e le finezze di una partitura complessa, mentre il secondo ha visto sul  podio un altrettanto bravo e perfettamente a suo agio Antonino Manuli, estremamente preciso e attento alle sfumature di quest’opera difficile e affascinante.
Dominatrice della sua parte vocale, Giovanna Casolla è stata una Clitemnestra di altissimo profilo, appassionata nel cantare il suo amore e superba nell’evidenziare le sfumature della partitura. Altrettanto brava e padrona della scena è stata Alessandra Rezza nel rappresentare gli intimi moti del cuore della sua Clitemnestra. Molto brave, appassionate e tragiche nella rappresentazione della solitudine del loro personaggio sono state le due Cassandre Mariana Pentcheva e Anna Maria Chiuri che hanno modulato le loro splendide voci in modo tale da stabilire una forte empatia con il pubblico.  Più defilati nella partitura, i ruoli maschili sono stati magistralmente interpretati da Corrado Carmelo Caruso e Piero Terranova, che hanno dato vita ad un Egisto, pienamente cosciente del destino di cui è vittima e artefice. Attenti alle sfumature della partitura sono stati, infine, nella parte di Agamennone, John Treleaven e Roman Sadnik. Una menzione va fatta, infine, per il coro che, autentico protagonista in questa partitura e ben istruito da Tiziana Carlini, ha contribuito al successo dell’opera nella speranza che questa ripresa al Teatro Massimo Bellini di Catania possa costituire per essa una vera rinascita che le consenta di trovare un meritato stabile posto nel repertorio.
 
 
11 gennaio 2011 - Repubblica.it - Alessandra Sciortino 

'Cassandra' di Gnecchi al Massimo Bellini

LA NUOVA stagione del Massimo Bellini di Catania alza il sipario stasera alle 20,30 sulla "Cassandra" del milanese Vittorio Gnecchi, autore misconosciuto dei primi del Novecento la cui fama si deve esclusivamente a una vicenda di plagio che lo coinvolse proprio con questa opera (repliche il 13, 15, 16, 18 e 19 alle 17.30 e il 14 alle 20,30). Il dramma musicale in un prologo e due atti su libretto di Luigi Illica, ispirato ai drammi di Eschilo ed Euripide, apparve per la prima volta sulle scene nel 1905 sotto la direzione di Arturo Toscanini, dunque quattro anni prima della rappresentazione della "Elektra" di Richard Strauss che sembra aver attinto alla Cassandra. Tra i musicologi la questione è ancora aperta, fatto sta che Gnecchi consegnò a Strauss una copia della partitura dell' opera per conoscerne il suo parere senza mai ottenerlo e rimanendo invece vittima del mondo musicale dell' epoca. "Cassandra" è assente dalle scene italiane dal 1942 e torna ad accattivare la critica col nuovo allestimento del Massimo Bellini firmato dalla regista tedesca Gabriele Rech la cui lettura è tutta votata al dramma familiare e lascia a margine il coro, posto in un altro livello rispetto all' azione scenica. L' orchestra stabile del teatro è diretta da Donato Renzetti, le scene e le luci sono di Giuseppe Di Iorio e i costumi di Sandra Meurer. Agamennone sarà interpretato da John Treleaven, Clitemnestra sarà Giovanna Casolla, Cassandra Mariana Pentcheva, Egisto e Oreste saranno interpretati rispettivamente da Carmelo Corrado Caruso e Samuele Cozzubbo. "Cassandra" di Vittorio Gnecchi alle 20,30 al teatro Massimo Bellini di Catania. Biglietti da 13 a 84 euro

15 gennaio 2011 - Repubblica.it - Guido Barbieri

LIRICA. CON CASSANDRA SI FA EROISMO VOCALE

Il "caso Cassandra" è risolto. Per di più di un secolo la critica musicale si è arrovellata intorno al dubbio se il dramma di Vittorio Gnecchi, diretto da Toscanini a Bologna nel 1905, sia stato o meno la fonte occulta della ben più fortunata Elektra di Strauss. Oggi, grazie alla prima esecuzione "integrale" in tempi moderni offerta dal Bellini di Catania, si comprende finalmente come l' opera rappresenti in realtà il versante accesamente dionisiaco di quell' arcaismo neo-ellenistico che attraversa con discrezione la cultura italiana di inizio secolo. Il merito della scoperta si spartisce in parti uguali tra la hybris sonora di Donato Renzetti, la clarté registica di Gabriele Rech e l' "eroismo" del cast vocale, spinto spesso ben oltre i propri limiti. Cassandra Di V. Gnecchi, direttore D. Renzetti, regia G. Rech, Catania, Teatro Massimo Bellini
 
 
 
10 gennaio 2011 - GIORNALE DI SICILIA.it/Cultura e Spettacolo

Gli auguri di Napolitano per il debutto di "Cassandra" al Bellini di Catania
Il presidente della Repubblica ha ringraziato per l'invito ad assistere alla "prima" di domani sera, che ha dovuto declinare per impegni

CATANIA. Per il debutto dell'opera “Cassandra”, di Vittorio Gnecchi, domani sera al Teatro Massimo Bellini di Catania, per l'inaugurazione della Stagione Lirica 2011, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato all'Ente un proprio messaggio.
In una lettera inviata dal Quirinale al sovrintendente Rita Gari Cinquegrana, il capo dello Stato ha «ringraziato per l'invito rivoltogli per assistere» alla “prima”, che ha dovuto declinare «per i molteplici impegni» di questi giorni, e ha inviato «un saluto cordiale» e gli «auguri di buon lavoro».
 





 

lunedì 21 febbraio 2011

IL FLAUTO DI RENATA FERRI E LE POESIE DI ALDA MERINI A SABBIONCELLO

Cari amici de La Semina


mercoledì 23 pv. alle ore 19 presso la Sala del Convento Francescano di Sabbioncello di Merate



festeggeremo tutti insieme la nostra associazione, con la consapevolezza del momento particolarmente difficile che sta vivendo il nostro paese.


Proprio per questo vogliamo dedicare l'evento a tutte le donne "italiane" ed in particolare a quelle de La Semina.



L'amica flautista Renata Ferri (del Conservatotio di Milano) eseguirà per noi alcuni speciali brani musicali.


Un' altra amica leggerà alcune poesie di Alda Merini che vogliamo ricordare insieme.



Infine l'artista Alberto Casiraghi (Editore di Pulcino-Elefante) ci porterà una speciale tesimonianza personale e artistica della sua amicizia e collaborazione con la poetessa .



Non mancherà il rinfresco con piacevole buffet.



Per tutto ciò vi sollecito calorosamente a partecipare e sopratutto ad estendere l'invito ad amici e conoscenti affinchè la nostra


"FESTA DEL TESSERAMENTO"


sia felice e intelligente occasione di incontro e condivisione .

Vi aspettiamo, NON MANCATE !!!


L'iniziativa è gratuita



X Associazione Culturale LA SEMINA (APS) www.lasmina.org


(Il presidente) Pierangelo Marucco 328 250 54 00


domenica 13 febbraio 2011

L'IMPORTANZA DELLA MEMORIA: ANTOLOGIA DELLA LETTERATURA DEDICATA ALLA SHOAH



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APPUNTAMENTI D'ARTE CON ELISABETTA PARENTE






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I SALA, UNA FAMIGLIA DI MACELLAI. INTERVISTA ALLA SIGNORA CARLA STUCCHI di Marco Bartesaghi

La signora Carla Stucchi è nata a Sulbiate 82 anni fa. Suo papà era negoziante e anche venditore ambulante di stoffe. Per questo avevano sempre avuto un cavallo e, come quasi tutte le famiglie, un maiale.
A Verderio si è trasferita nel 1956 quando ha sposato un abitante di qui, Guido Sala.

 
" Mio marito aveva, sull'angolo di via Fontanile dove c'è la Madonnina, un negozio di alimentari che comprendeva anche l'osteria. Nel cortile dietro il negozio c'era anche il macello, dove da generazioni la sua famiglia macellava gli animali".
"L'osteria era quella del Fiuranel?"
"Sì, il Fiuranel!"
"Il cognome di suo marito però era Sala..."
"Sì, Sala. Di soprannome era Fiuranel perché fra i suoi antenati c'era stato un Fiorano. La curt del prestinee si chiama anche curt del Fiuranel".
"In quella corte c'erano tre osterie...".
"Sì, c'era la nostra; quella dei Villa, i genitori del vecchio sindaco Armando Villa, e l'osteria dei Riva che ancora hanno il negozio di alimentari".
"Però suo marito faceva soprattutto il macellaio"
"Sì, lo faceva lui, l'aveva fatto suo papà, suo nonno e forse, ancora prima, qualcun altro della famiglia. Mio suocero uccideva tanti maiali; a mio marito non piaceva ucciderli e quindi macellava solo manzette, torelli, bovini insomma. Così in negozio vendevamo solo carne di manzo. Poi portavamo la carne anche lontano : servivamo , mi ricordo, la mensa di Ispra, sul lago Maggiore: un nostro cliente che aveva avuto una trattoria a Milano si era trasferito a Ispra e mio marito col Ciso, che era il garzone e che è il papà dell'attuale macellaio di Verderio Superiore, gli portavano la carne. Un'altra nostra cliente era la principessa Falcò, che abitava dalle parti di Merate, Imbersago. Mi ricordo che una volta mia figlia Giovanna aveva accompagnato suo papà dalla principessa ed era tornata mortificata e mi aveva detto: Mamma era vestita come noi.
Da noi si servivano anche altri negozianti di carne: da Milano uno veniva a prendere il roast beef; altri, prendevano mezza bestia o qualcuno solo la parte posteriore che era la più pregiata. Il davanti col tempo andava sempre di meno. Poi c'era la trippa, le budelle, i büsech che dovevano essere pulite..."
"Venivano sbiancate?"
"Si sbiancavano perché venivano pelate dentro l'acqua calda..."
 
LA MACELLERIA DELLA FAMIGLIA SALA immagine tratta dal libro di Giulio Oggioni "Quand sérum bagaj"
 
"Facevate voi anche questo lavoro?"
"Era un compito del garzone. Oltre alla vendita all'ingrosso facevamo la vendita al minuto nel nostro negozio: le bistecche, lo spezzatino. Un tempo si vendeva anche tanto lesso, ma col passare del tempo diminuiva sempre più la richiesta..."
"E la lingua?"
"La lingua si faceva salmistrata. Si metteva dentro in un mastello con la salamoia - acqua e sale - e gli aromi..."
"Quali aromi?"
"Noce moscata, pepe . poi si lasciava lì a maturare - non so se è la parola giusta..."
"Per quanto tempo?"
"Non mi ricordo ... son trent'anni che è morto mio marito ... Dopo che aveva macerato bisognava farla cuocere e pelarla; poi la si doveva mettere in una forma così rimaneva bella composta".
"Perché a suo marito non piaceva macellare il maiale?"
"Non lo so, preferiva fare le bovine. Forse perché i maiali sguagniven, facevano versi, gridavano"
"Ma sa come si faceva ad ammazzare il maiale?"
"Si prendeva una gambetta, si legava e si tirava su. Poi lo si sgozzava, si tirava via la testa. Dopo lo si apriva, come anche quando si macellavano le bovine. Soltanto che allora lo sgozzavano, dopo invece prendevano la pistola e sparavano alla testa. Poi si facevano i salami che si dovevano fare asciugare  appesi vicino alla stufa a legna o al camino e poi venivano conservati nella cenere".
"E il sangue?"
"Quello del maiale si raccoglieva, si faceva cuocere e poi lo si mangiava con le verze. Anche le cotenne si mangiavano con le verze. Il sangue delle mucche invece si buttava via"
"Il maiale si uccideva d'inverno: perché?"
"non lo so, forse anche per una questione di igiene: con il freddo si era più sicuri".
"E i bovini?"
"No quelli si ammazzavano sempre. Lo facevamo tutte le settimane"
"Dopo vi siete spostatI dall'altra parte della strada: si ricorda quando"
"Si ci siamo spostati dove c'è adesso il macellaio, e avevamo ancora il macello dove sono stati costruiti dei box. Sarà stato il 1975. Mio marito è morto nel 1980 e quindi io ho ceduto l'attività"

L'OSTERIA DEL FIURANEL di Giulio Oggioni

Questo brano è tratto dal libro di Giulio Oggioni "Quand sérum bagaj" (p. 32), pubblicato nel 2004 dalla casa editrice Marna. Grazie a Giulio per avermi permesso la pubblicazione.


L'osteria del Sala era chiamata del Fiuranell, nome ereditato da un loro trisnonno vissuto nell'ottocento, di nome Fiorano. Si trovava proprio sull'angolo tra la via Principale e la via Fontanile, dove ora c'è il parrucchiere.
All'ingresso trovava postoun enorme bancone per la mescita del vino con alle spalle una parata di misurini in vetro: da un litro, da mezzo, da un quarto e perfino da un quinto di litro. Completavano la parata tantissimi bicchieri e caraffe di diverse misure.
Dopo un breve corridoio si arrivava in un altro locale con i tavoli, dove gli avventori si fermavano a bere o a giocare. In inverno veniva accesa una grossa stufa in ceramica, simile a quelle tirolesi
Annessa a questo locale c'era un'ampia cucina con un grande camino dove, sempre in inverno, alcuni uomini usavano sedere sulle panche di legno e, soprattutto il pomeriggio della domenica, passavano il tempo a parlare dei lavori agricoli al calore della fiamma. In estate invece venivano preparati anche i tavoli all'esterno, sotto il porticato o in cortile.

L'osteria del Fiuranell

Oltre che un'osteria, il Fiuranell era una trattoria dove si poteva mangiare dell'ottimo brasato con polenta e bere un barbera forte del Piemonte.
 Ogni venerdì sera inoltre venivano preparati trenta, quaranta chili di trippa, buseca, che si poteva mangiare sul posto, oppure come facevano molte famiglie soprattutto di Verderio Inferiore, se ne poteva riempire il pentolino di alluminio con il coperchio, stuen, caldaio o paiolo, e portarsela a casa.
La famiglia Sala macellava anche il bestiame, soprattutto mucche, e ne vendeva la carne.

UCCISIONE DEL MAIALE A VERDERIO INFERIORE fotografie di Luigi Oggioni

Queste immagini, di Luigi Oggioni, un verderiese ora abitante ad Aucurzio, rappresentano alcune fasi dell'uccisione di un maiale. Sono state scattate intorno al 1975 - '80. Ringrazio Luigi Oggioni per avermi dato l'opportunità di pubblicarle sul blog.


























L'UCCISIONE DEL MAIALE: UN BASSORILIEVO A PERUGIA

Nella piazza IV Novembre di Perugia è posta la Fontana Maggiore, uno dei monumenti più importanti della città. Opera del '200, era stata disegnata da Nicola e Giovanni Pisano, che ne eseguirono anche le sculture. Fra queste una serie di bassorilievi rappresentano i mesi dell'anno, riconoscibili dai lavori agricoli caratteristici di ciascuno di loro.




Il mese di dicembre è rappresentato dall'uccisione del maiale.Nell'angolo in alto a sinistra il segno del capricorno.

mercoledì 9 febbraio 2011

CONSONNO E I SUOI MURI DISEGNATI di Marco Bartesaghi

C'era una volta un conte, con tanti soldi e poco cervello, che un giorno decise di comprare un paese. Tutto un paese: tutte le sue case e tutti i suoi terreni. Mise gli occhi su Consonno, un villaggio di contadini adagiato su una collina, con una bella vista sul tratto di fiume Adda che da Olginate scende verso Brivio passando sotto la Rocchetta di Airuno, e belle case contadine di pietra con scale e ballatoi in legno. Un bel paese insomma.


Consonno prima (sotto)  e dopo l'intervento del  "conte" in due disegni  al Grand Hotel

Ma al conte non interessava possedere un bel paese, lui voleva avere IL - PAESE - PIÙ - BELLO - DEL - MONDO . Per questo abbatté tutto quanto (tranne la chiesa e la canonica , che per fortuna non aveva potuto comprare) e cominciò a costruire quel che gli passava per la mente. Cose che non c'entravano per niente:l a pagoda e il ponticello sopra lo stagno, come se ne vedono nelle stampe giapponesi, la cupola e il minareto, il portale d'entrata con i manichini in costume a fare da guardia, il cannone puntato sulla valle. Poi il salone per le feste, la sala da ballo, un numero spropositato di negozi e, addirittura, il Grand Hotel Plaza.


Minareto e cupola in una foto di qualche anno fa

Un paese dei divertimenti che per il conte avrebbe dovuto attirare gente da chissà dove, con le sue feste e i personaggi famosi che venivano ingaggiati. Per un po' di tempo il giocattolo funzionò, poi comincio ad essere abbandonato e ad andare in rovina, fino a raggiungere la desolazione attuale.
Per qualche anno sopravvisse il Grand Hotel come casa per anziani. Ma anch'esso, forse quando ci si accorse che tanto isolamento non teneva tanto su di giri gli ospiti, fu abbandonato in fretta e furia, tanto che ci sono ancora gli arredamenti, fra cui letti in alluminio e qualche carrozzella per invalidi.


Sono di solito le piante, i fiori, i funghi e gli animali (questi ultimi soprattutto sui relitti in fondo al mare) che colonizzano le rovine e ridanno loro fascino e bellezza, anche a quelle più brutte e deprimenti.
A Consonno sono stati i ragazzi (ragazzi? bo!) che con le bombolette hanno fatto fiorire i muri, esterni e interni, di centinaia di disegni, belli, meno belli, qualcuno brutto, e di parole (vale la stessa gradazione che per i disegni) creando un percorso artistico molto interessante. In questo caso credo che nessuno li possa accusare di aver rovinato alcunché.
 Qui viene presentata una prima serie di disegni di Consonno