sabato 30 gennaio 2021

VERDERIO NELL'ARCHIVIO STORICO DE "LA STAMPA" di Marco Bartesaghi

Il 9 febbraio del 1867 nasce il quotidiano torinese “Gazzetta piemontese”, che mantiene questo nome fino al 1895, quando assume quello nuovo, ancor oggi in uso, de “La Stampa”.


Fino al 1908, però, i due nomi rimarranno affiancati.


Il 31 dicembre 1930 esce il primo numero di “La Stampa della Sera”, che in seguito diventerà “Stampa Sera”, edizione pomeridiana e del lunedì de “La Stampa”.

 

Dopo la Liberazione la pubblicazione de "La Stampa", come quella di altri quotidiani, venne sospesa su richiesta del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) per le connivenze con la Repubblica Sociale. Riprese la sua attività il 21 luglio 1945 con il nime di "La Nuova Stampa".


Dal 2010 tutto l'archivio del quotidiano, compresi gli anni della “Gazzetta piemontese” e le edizioni pomeridiane di “Stampa Sera”, è stato digitalizzato e può essere consultato gratuitamente all'indirizzo www.archiviolastampa.it   (1).
Io l'ho fatto, non recentemente, inserendo come parola chiave  “Verderio”. Quello che segue è il risultato di questa ricerca. Alcuni di questi articoli erano già stati pubblicati su questo blog. Ora ho cercato, quando sono riuscito, di corredare ogni articolo con qualche notizia in più, tratta da documenti di diverso tipo.

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Il più antico articolo che ho trovato risale  al marzo del 1872. Lo presento insieme ad un altro uscito qualche mese dopo, in ottobre, perché riguardano lo stesso argomento, la fusione di Verderio Superiore e Verderio Inferiore in un unico comune:

ATTI UFFICIALI
La Gazzetta Ufficiale del 29 febbraio reca un regio decreto (n. 678) del 1° febbraio, con cui a partire  dal 1° aprile 1872, i comuni di Verderio superiore e Verderio inferiore sono soppressi e riuniti in un solo colla denominazione di Verderio Superiore, tenendo separate le rispettive rendite patrimoniali, le passività e le spese.
 

“Gazzetta Piemontese”, Torino, domenica 3 marzo 1872


ATTI UFFICIALI
La Gazzetta Ufficiale del 2 ottobre reca un regio decreto (n.1001) del 1° settembre, che autorizza il comune di Verderio Superiore, nella provincia di Como, ad assumere la denominazione di Verderio.

 “Gazzetta Piemontese”, Torino, Sabato 5 ottobre 1872

Una bella gaffe aver chiamato il comune unico con il nome di uno di quelli soppressi, Verderio Superiore. Chissà che polemiche e che malumori aveva scatenato, tanto che solo qualche mese dopo si decise di porre rimedio, chiamandolo Verderio.

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FATTI DIVERSI
Notizie delle campagne – L'agenzia per gli agricoltori ci notifica un fatto che segnaliamo all'attenzione dei nostri benemeriti naturalisti.
In un fondo di Romello (di circa 70 pertiche) i gelsi non mettono foglia; le gemme sono fuori, ma non si aprono. Lo stesso si verifica in altre località, come, per esempio, in Terrazzano, provincia di Milano, e in Verderio, provincia di Como. È da notarsi che i terreni nei quali si verifica lo strano e deplorevole caso sono di non vecchio dissodamento.


Da “Gazzetta Piemontese”, 25 aprile 1872

Su questa notizia non sono riuscito a trovare alcuna ulteriore documentazione. Mi sono rivolto anche  al signor Flavio Crippa, esperto di produzione della seta e autore, molti anni fa, di un libricino sul museo della seta di Garlate, per chiedergli se ne sapesse qualcosa. Mi ha risposto di no, fornendomi però alcune informazioni sulle malattie dei gelsi nella seconda metà dell'ottocento, che mi sembrano molto interessanti. Ecco la sua risposta:

“La notizia di gelsi senza foglia a Verderio nel 1872 non l'ho mai sentita. Ma nella seconda metà dell'Ottocento a causa della forte diffusione e densità degli allevamenti di bachi da seta quindi di grandi quantità di piante di gelso bianco (Morus alba) molto produttivo di foglia, vi furono almeno due malattie responsabili di gravi danni che furono indagate e combattute soprattutto in Lombardia e nella Pianura Padana, zona di Milano. Sono:  
 

- La "Fersa" del Gelso bianco (Morus alba) che si manifesta con macchioline color ruggine
sulla superficie della foglia che via via aumentano fino a farla arricciare e morire.
La causa della "Fersa" è un fungo il "Mycosphaerella morifolia". Se non viene combattuto in certe stagioni in 10-20  giorni attacca tutte le foglie di un gelso bianco alto 2 - 4 metri.
Questo fungo attacca altrettanto bene anche il Gelso nero (Morus nigra) che però nel Nord  Italia dal Seicento  non è quasi più coltivato per i bachi.
Per combattere la Fersa nell' 800 si spruzzava tronco e foglie con la poltiglia bordolese, soluzione acquosa di rame solfato e calce (come per le viti), quattro o cinque volte l'anno.
Le foglie trattate non dovevano essere date ai bachi. Con un trattamente efficiente e ben fatto l'anno successivo il gelso dava foglia sana. Questa malattia, In tono minore, si può vedere ancora oggi sui gelsi.
 
-La "Cocciniglia bianca"  (Diaspis pentagona) è un insetto biancastro grande meno di un cm che in grandi quantità incrosta la corteccia e le parti legnose dei rami del gelso bianco (e altre piante), inietta liquidi nel ramo facendolo morire. A partire da metà Ottocento ha creato gravi problemi.
Viene combattuto spruzzando tutte le parti dove è presente con una soluzione acquosa di "polifosfuro di calce". Il contenimento maggiore fu ottenuto a fine Ottocento con l'introduzione il Italia dall'Oriente di un insetto antagonista, una sorta di vespa, che deponeva uova nel guscio della Cocciniglia.  Quest'ultimo metodo per il gelso fu molto efficace”

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Vimercate, 17 – Da qualche tempo i terrazzani nel limite tra Vimercate, Trezzo, Tresciano e i due Verderio sono in allarme per l'apparizione in quei luoghi di una banda di ladri, e i loro timori sono giustificati dalle molte rapine verificatesi anche in questi ultimi quattro giorni.
A capo della masnada pare si trovi un tale da poco tempo evaso dalle nostre carceri.
Fra gli ultimi fatti citasi quello di due carrettieri di Verderio Inferiore, derubati pel valore di oltre 150 lire; due donne furono poi derubate, ed una di esse, inoltre, deturpata, versa in pericolo della vita, mentre l'altra ha quasi perso la ragione per lo spavento sofferto.
Un fattore di Aicurzio venne poi derubato di somma rilevante. L'ardire di questa banda di malfattori, che si tiene al sicuro della giustizia, non è poco, ed è provato dalla seguente impresa contro il curato di Verderio Superiore:
Nella scorsa domenica mentre il vice-curato faceva la spiegazione del Vangelo e i terrazzani stavano radunati nella chiesa, tre individui si portarono alla parrocchiale e con molte scuse poterono ottenere l'accesso nell'interno della casa. Presentatosi al curato lo richiesero di elemosina, ma mentre il prete metteva mano al portamonete e l'apriva, i malandrini, scortovi un biglietto di Banca di L. 100, l'agguantarono subito, obbligando il curato a ceder loro quella somma, e poi quatti quatti, lasciando il reverendo impaurito, se la svignarono.
L'autorità di pubblica sicurezza ha diramato ordini rigorosissimi per l'arresto di questi malviventi ed all'uopo venne spedito in Vimercate buon nerbo di bersaglieri e di carabinieri. (Lombardia).

Da  “Gazzetta Piemontese”, sabato 20 luglio 1872

Per attualizzare l'entità del danno subito dal parroco si deve sapere che 100 lire del 1872 corrispondono a un valore di circa 367 euro nel 2008 (la più recente tabella ISTAT che ho trovato).  Le 150 lire dei due carrettieri corrisponderebbero quindi a circa a 550 euro. Il sacerdote derubato era don Olimpio Tacconi, che fu parroco di Verderio Superiore dal 1843 al 1897.


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venerdì 29 gennaio 2021

NUVOLE di Marco Bartesaghi

Dopo alcuni giorni di pioggia, il 19 giugno 2020 grandi nuvole bianche si stagliavano su un cielo di un celeste particolarmente intenso.

Il 3 luglio, invece, nuvoloni neri si sono accumulati in poco tempo, oscurando il cielo e preparandolo a un temporale che, a dir la verità, non mi ricordo se poi ci sia stato oppure no.                  

                        

                            

 

 Se vuoi vederlo a schermo intero clicca su questo link: https://www.youtube.com/watch?v=Ha3Sy-lpwHo


NUVOLE di Ferdinando Pessoa

Nuvole… Oggi sono consapevole del cielo, poiché ci sono giorni in cui non lo guardo ma solo lo sento, vivendo nella città senza vivere nella natura in cui la città è inclusa.

Nuvole… Sono loro oggi la principale realtà, e mi preoccupano come se il velarsi del cielo fosse uno dei grandi pericoli del mio destino.

Nuvole… Corrono dall'imboccatura del fiume verso il Castello; da Occidente verso Oriente, in un tumultuare sparso e scarno, a volte bianche se vanno stracciate all'avanguardia di chissà che cosa; altre volte mezze nere, se lente, tardano ad essere spazzate via dal vento sibilante; infine nere di un bianco sporco se, quasi volessero restare, oscurano più col movimento che con l'ombra i falsi punti di fuga che le vie aprono fra le linee chiuse dei caseggiati.

Nuvole… Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. Sono l'intervallo fra ciò che sono e ciò che non sono, fra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere, la media astratta e carnale fra cose che non sono niente più il niente di me stesso.

Nuvole… Che inquietudine se sento, che disagio se penso, che inutilità se voglio!

Nuvole… Continuano a passare,alcune così enormi ( poiché le case non lasciano misurare la loro esatta dimensione ) che paiono occupare il cielo intero; altre di incerte dimensioni, come se fossero due che si sono accoppiate o una sola che si sta rompendo in due, a casaccio, nell'aria alta contro il cielo stanco; altre ancora piccole, simili a giocattoli di forme poderose, palle irregolari di un gioco assurdo, da parte, in un grande isolamento fredde.

Nuvole… Mi interrogo e mi disconosco. Non ho mai fatto niente di utile né faro niente di giustificabile. Quella parte della mia vita che non ho dissipato a interpretare confusamente nessuna cosa, l'ho spesa a dedicare versi prosastici alle intrasmissibili sensazioni con le quali rendo mio l'universo sconosciuto. Sono stanco di me oggettivamente e soggettivamente. Sono stanco di tutto e del tutto di tutto.

Nuvole… Esse sono tutto,crolli dell'altezza, uniche cose oggi reali fra la nulla terra e il cielo inesistente; brandelli indescrivibili del tedio che loro attribuisco: nebbia condensata in minacce incolori; fiocchi di cotone sporco di un ospedale senza pareti.

Nuvole… Sono come me un passaggio figurato tra cielo e terra, in balìa di un impulso invisibile, temporalesche o silenziose, che rallegrano per la bianchezza o rattristano per l'oscurità, finzioni dell'intervallo e del discammino, lontane dal rumore della terra, lontane dal silenzio del cielo.

Nuvole… Continuano a passare, continuano ancora a passare, passeranno sempre continuamente, in una sfilza discontinua di matasse opache, come il prolungamento diffuso di un falso cielo disfatto.

Fernando Pessoa