sabato 6 febbraio 2021

UNA PIETRA D'INCIAMPO PER UGO MILLA NEL COMUNE DI VIGNOLA (MO)

 

Questo e i successivi due post riguardano la vicenda dei cinque fratelli Milla che, in quanto ebrei, furono arrestati a Verderio il 13 ottobre 1943 e, dopo un periodo di detenzione nel carcere di S. Vittore, furono deportati ad Auschwitz e lì assassinati con il gas l'11 dicembre dello stesso anno.


Per sapere di più sulla loro storia cercate in questo blog sotto l'etichetta "Giorno della Memoria", in particolare all'indirizzo:

http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.com/2009/03/larresto-e-la-deportazione-di-una.html


 

UNA PIETRA D'INCIAMPO PER UGO MILLA NEL COMUNE DI VIGNOLA (MO)

Nessuno dei fratelli e delle sorelle Milla era nato nella stessa città, perché il loro padre, Ernesto era ufficiale del dazio e veniva spesso trasferito: Ferruccio era nato a Cento, Laura a Pesaro, Lina a Urbino, Amelia ad Amelia. 

Ugo era nato a Vignola, in provincia di Modena. Il comune di Vignola quest'anno, per ricordare la sua morte avvenuta nel campo di sterminio di Auschwitz, ha deciso di posare una pietra d'inciampo dinanzi alla casa dove nacque, in via Fontana n.2.

 


Il comune di Vignola ha postato sul suo sito internet due filmati, uno con la cerimonia di inaugurazione della pietra d'inciampo:



https://fb.watch/3hb-CIOI-j/  

 

 L'altro con approfondimenti sulla vicenda della famiglia Milla e sulla Shoa:



 
 https://youtu.be/ldIJ0MN345s

 

 

venerdì 5 febbraio 2021

IL NIPOTE DI SUOR LUIGIA GAZZOLA, CHE PROTESSE LEA E SERENA MILLA IN FUGA DAI NAZISTI, POSTA UN COMMENTO ALL'ARTICOLO CHE QUESTO BLOG AVEVA DEDICATO ALLA SUORA di Marco Bartesaghi

Sfuggite alla cattura da parte dei soldati tedeschi, che il 13 ottobre 1943 avevano arrestato a Verderio il loro marito e padre, Ugo Milla, insieme ai suoi quattro fratelli, Lea e la figlia Serena trovarono rifugio alla clinica “Carate Brianza”. Qui furono protette da alcune persone, in particolare dal primario, il dottor Magnoni, da suor Luigia Gazzola e da Monsignor Ettore Castelli.

Il 22 marzo 2009 pubblicai su questo blog un post intitolato: SUOR LUIGIA GAZZOLA E MONS. ETTORE CASTELLI NEL RICORDO DI LEA MILLA .

https://bartesaghiverderiostoria.blogspot.com/2009/03/suor-luigia-gazzola-e-mons-ettore.html


Nell'articolo c'era il testo di una lettera che Lea scrisse per testimoniare del sostegno che lei e la figlia avevano ricevuto da queste persone.

Il 27 gennaio di quest'anno, “Giorno della memoria”, a quel post è apparso un commento scritto da un nipote di suor Luigia, a cui è seguito, il 30 gennaio, un ringraziamento da parte di Serena Milla e dei suoi famigliari. Ecco i due testi,
quello del nipote:

“Suor Luigia Gazzola é mia zia!... Sono fiero di averla conosciuta e di averla incontrata a Bassano del Grappa. Mi regaló una teca per portare la comunione agli ammalati. L'ho usata per anni in diverse cittá degli Stati Uniti e del Canada per portare l'Eucaristia ai malati. Sono fiero di avere avuto una zia che ha salvato la vita a qualche fratello o sorella Ebrei. Il Papa Giovanni Paolo II ci ha spesso ricordato che gli Ebrei sono i nostri fratelli maggiori. Essi sono ancora il popolo eletto da cui ci venne Maria Santissima e Gesú, Salvatore del mondo!... Ogni Cattolico deve sentire un amore speciale per gli Ebrei che sono nel mondo un Segno vivente di quella Rivelazione che Dio ha fatto di se stesso nella loro storia a favore di tutta l'umanitá!... Suor Luigia Gazzola, figlia di semplici contadini, ha saputo vivere la bontá e la caritá fraterna verso coloro che erano ingiustamente perseguitati! Dio le conceda la Gioia eterna del Paradiso!... A noi resta il ricordo del buon esempio che ha dato a rischio della sua stessa vita... “.

e quello della signora Milla:

“Serena e tutti noi famigliari, la ringraziamo per questo suo racconto in ricordo di sua zia, Suor Luigia Gazzola, che tanto ha fatto in nostro aiuto in quel periodo così terribile. Anche noi ricordiamo Suor Luigia con enorme affetto e riconoscenza”. 

Sembra di capire che il nipote sia un sacerdote. Purtroppo però il commento non è firmato e non c'è la possibilità di rintracciare chi l'ha scritto per avere qualche notizia in più su suor Luigia. Pubblico i due commenti anche nella speranza che il nipote torni a leggere il blog (probabilità quasi zero) e che poi decida di mettersi in contatto con me .



SERGIO PEREGO E IL RICORDO DELLA FAMIGLIA MILLA


Sergio Perego, giornalista del quotidiano "Il Giorno", non ha mai tralasciato di ricordare, in occasione del "Giorno della Memoria", ma anche in altre occasioni, la tragica vicenda della famiglia Milla, tre sorelle e due fratelli arrestati a Verderio il 13 ottobre 1943 e assassinati ad Auschwitz l'11 dicembre dello stesso anno.

Nel maggio scorso, Sergio ci ha lasciato, portato via dal covid.

Ho pensato di ricordarlo con il suo primo articolo  sulla famiglia Milla. Lo scrisse su "Il Giorno" nel maggio del 1994, quando il consiglio comunale di Verderio Superiore decise di porre una lapide  in loro memoria. M.B.

 

 


" Il Giorno" 6 maggio 1994

Il Comune di Verderio commemorerà la famiglia ebrea vittima del nazismo
Una lapide per ricordare i Milla
I cinque componenti furono “gasati ad Auschwitz nel '43
di Sergio Perego

VERDERIO SUPERIORE -  l'11 dicembre prossimo, anniversario della loro morte avvenuta ad Auschwitz nel 1943, una lapide ricorderà Amelia, Laura, Lina, Ferruccio e Ugo Milla, arrestati a Verderio nell'ottobre di 51 anni fa e inviati nel famigerato campo di concentramento, dove morirono nelle camere a gas.
A deciderlo è stato il consiglio comunale che, votando all'unanimità una mozione presentata dai consiglieri di “Sinistra per Verderio”, minoranza, vogliono, con questo atto, “ricordare alle generazioni attuali e a quelle future, i nomi dei Milla, nonché la causa della loro fine: il tentativo del regime nazista e del suo alleato fascista, di sterminare il popolo ebraico”. La mozione si chiude con un invito all'assessore alla cultura perché promuova nelle scuole iniziative a far conoscere il contesto storico in cui si svolse la vicenda della famiglia Milla.
Ma chi erano i Milla e che cosa li aveva portati a Verderio? Ricostruiamo quegli anni della loro storia che si concluse con la loro morte ad Auschwitz con l'aiuto di una ricerca di marco Bartesaghi, consigliere di “Sinistra per Verderio”, pubblicata sull'ultimo numero di “Archivi di Lecco”, rivista che da molti anni si occupa di approfondire la storia locale.
“La famiglia Milla – scrive Bartesaghi . Era approdata a Milano nel 1913 dopo vari trasferimenti nel centro e nel sud, causati dal lavoro del padre, Ernesto, ufficiale del dazio. Nel novembre del 1938, quando entrarono in vigore le leggi razziali, uno dei cinque figli, Ferruccio, lavorava allo Scatolificio Ambrosiano di sesto S. Giovanni.
Come gli altri ebrei, i Milla sottostarono all'obbligo di autodenuncia nel comune di residenza. Tra la fine del 1941 e l'inizio del '42 lo Scatolificio trasferì i più importanti macchinari a Verderio S. e, con buona parte delle maestranze, fra cui i Milla, continuò lì l'attività. Durante i primi mesi della repubblica Sociale i Milla che abitavano a Verderio pensarono, probabilmente che il paese, piccolo e appartato, potesse garantire loro la sicurezza e vi restarono. La sera del 13 ottobre 1943 alcuni soldati tedeschi si presentarono all'abitazione dei signori Passaquindici, vicini dei Milla, e urlando minacciosi li accusarono di dare lavoro agli ebrei. Ferruccio Milla, che era in quella casa per giocare a carte, si dichiarava ebreo e veniva arrestato, stessa sorte toccava al fratello Ugo, sopraggiunto  poco dopo, e ai Passquindici. Fu Lea Milla, accortasi dell'assenza del marito, a dare l'allarme, decidendo di lasciare subito Verderio per rifugiarsi da un'amica a Biscate. Qualche giorno dopo, nel tentativo di mettersi in contatto coi fratelli, rinchiusi nel carcere milanese di S. Vittore, vennero arrestate. Dopo mesi di carcere, all'alba del 6 dicembre i Milla vennero portati con altri alla stazione Centrale e con carri bestiame inviati ad Auschwitz. All'arrivo nessuno di loro passò “la selezione”: l'11 dicembre furono amndati a tutti a morire nella camera a gas.

 

giovedì 4 febbraio 2021

"CLOP, CLOP, CLOP ..." E "REQUIEM" di Giovanni Paolo Oggioni


 




È bello il libro in cui Giovanni Paolo Oggioni ... si racconta.


È bello perché ha un titolo accattivante, che incuriosisce: “MA TU CREDI ANCORA NELLE FAVOLE? … mi racconto”.


Bello per le sue dimensioni e l'impostazione grafica, che lo rendono leggibile senza fatica; per la copertina, con un Pinocchio Disney su un collage di immagini di fiabe; per i disegni a pastello e le fotografie al suo interno.


Bello, ma soprattutto ricco: di racconti di vita vissuta, di poesie, di favole.
È scritto in italiano, ma anche in dialetto.

 

 

 

 

Giovanni Paolo (non lo conosco di persona e quindi non so se, abitualmente, viene chiamato Giovanni o Paolo, perciò non scelgo e continuo ad usare entrambi i nomi) è nato il 21 ottobre 1947 a Verderio, allora Inferiore, in Curt di Scarsitt. Finite le scuole medie ha cominciato a lavorare come fotolitografo. Dopo il matrimonio si è trasferito a Ronco Briantino dove ancora vive. Ha avuto tre figlie e, al momento della scrittura del libro, aveva tre nipoti, ora non so.
Dire che “è stato” un alpino mi sembra improprio, perché mi sembra di capire dalle sue storie che alpini lo si rimanga per sempre.
Molti dei racconti del libro riguardano la sua adesione all'ANA (Associazione Nazionale Alpini), sia come semplice socio che come presidente, dal 2009 al 2011, della sezione di Monza.
Sono ricordi di esperienze di volontariato, come quelle fra i terremotati  de L'Aquila e di Mantova, e ricordi di incontri con i vari gruppi locali che compongono la sezione di Monza.
Altri racconti riguardano il volontariato presso la “Rosa d'Argento” una struttura di Ronco Briantino dedicata agli anziani
Un'attenzione verso gli altri che traspare anche dalla favola intitolata “Come in una favola”, in gran parte in dialetto. Parla dell'incontro con una volpe che arriva da Verderio per rubargli l'uva. Dopo aver ascoltato e compreso le ragioni dell'animale, il nostro autore trova con lui un accordo di buona convivenza.

In alcuni racconti Giovanni Paolo parla di episodi della sua infanzia trascorsa a Verderio. Uno di questi  s'intitola “Clop, clop, clop” e, con il suo consenso, ve lo presento.

Di seguito pubblico  un altro suo scritto, non compreso nel libro, composto nell'aprile del 2020,  dopo aver visto le tristissime immagini della colonna di camion in uscita dall'ospedale di Bergamo e cariche delle bare dei morti di covid.

M. B.


 Clop, clop, clop ...

Clop, clop, clop …

I tempi sono quelli della mia fanciullezza, tempi in cui si riusciva ancora a sentire, con un orecchio particolare, il grande e profondo respiro della terra, la miriade di suoni, rumori, fruscii che il vento si divertiva a inventare tra un ostacolo e l'altro del suo continuo girovagare per la brughiera. Si riuscivano a sentire i tanti bisbiglii e gorgheggi degli uccelli, il frinire delle cicale, i ragli o i nitriti degli animali che accompagnavano il lavoro dei contadini, il battito delle ore, scandite dagli orologi dei campanili che apparivano all'orizzonte dei paesi confinanti. Si riuscivano a percepire, a volte forti, i tanti profumi e gli odori, secondo il giusto ritmo in cui si susseguivano le stagioni.

Clop, clop, clop …

Il calpestio degli zoccoli è sempre più vicino, un leggero rallentamento sulla prima curva, poi il lungo rettilineo prima dell'ultima svolta che porta, oltre le terre coltivate, all'inizio del centro abitato. L'animale sa oramai, senza che il conducente usi redini o incitamenti, il percorso che bisogna fare. Sono anni che, una volta alla settimana, quasi sempre allo stesso giorno e alla medesima ora, percorre quel tragitto. Accompagna il signor Gianfranco Gnecchi, sindaco del paese, in Comune, per il disbrigo di incombenze amministrative. Personaggio che, oltre alla mansione di sindaco, è proprietario anche di quasi tutte le terre che dalla sua residenza portano, su quel percorso, in paese.

Clop. Clop, clop …

Mi posiziono come sempre su un tronchetto, dietro la siepe di salice che delimita e nasconde alla vista il posto dove solitamente viene ammucchiato il letame (con quanta accortezza e fantasia questi nostri vecchi, che chiamavano ignoranti, nascondevano le “brutture” che sarebbero servite alla concimazione annuale delle terre) per rivivere ancora una volta quello che per me è spettacolo. Da quel punto, infatti, quasi sul ciglio della strada, posso di nascosto vedere, senza essere visto. Il podere di mio nonno è l'ultimo sul rettilineo prima della svolta finale e da qui riesco a distinguere tutto quello che accade.

 


 Clop, clop, clop …

Il cavallo svolta la prima curva. Appollaiato sul mio rifugio vedo qualcosa di fantastico, inimmaginabile. Chiamati da non so quale segnale, quale tromba, come tanti “soldatini ubbidienti”, tutti i contadini smettono improvvisamente il lavoro che stanno svolgendo. Chi abbandona la zappa, chi la vanga, chi il rastrello e cominciando dal primo, quello più lontano dalla mia vista, si dirigono tutti verso il ciglio della strada. Il cavallo avanza tranquillamente con il suo trotto, rallentando però all'altezza del primo contadino. Con deferenza l'uomo abbassa la testa per un leggero inchino, poi si toglie il cappello. Il conducente con la mano e un cenno benevolo della testa risponde al saluto.

Clop, clop, clop …

I gesti e i saluti si ripetono per tutto il percorso, fino all'ultima svolta. Questa strana cerimonia termina. Non si odono più né il calpestio del cavallo né lo stridere delle ruote sulla terra battuta. Tutto torna come prima, come se nulla fosse successo. Ognuno torna al suo lavoro, io scendo dalla mia “poltrona in galleria”, mi avvicino al nonno e con aria solenne ripeto lo stesso gesto visto prima. Un sorriso e un leggero buffetto sulla testa mi riportano alla realtà.

Clop, clop, clop …

È Passata qualche ora, il cavallo e il suo conducente, facendo il percorso a ritroso, tornano alle loro consuetudini. I tanti “soldatini”, sparsi per la campagna, noncuranti del fatto, continuano imperterriti il loro lavoro.

Tanto tempo è ormai passato da questo ricordo, il fatto però è rimasto impresso nella mia memoria, forse perché di questi episodi, oggigiorno, non se ne vedono sicuramente più. Quel gesto non era e non voleva essere di sottomissione, di sudditanza verso quel personaggio di famiglia altolocata, proprietario di quasi tutte quelle terre. Era solo un gesto di gratitudine, di gentilezza nei confronti di un'autorità costituita: il sindaco. Mi viene pero spontaneo fare un confronto con la realtà odierna, con quello che oggi ci circonda. Quante cose abbiamo perso, quante “sfumature” della vita abbiamo sorvolato, scordato. Siamo nel futuro, sì! Siamo diventati grandi, più istruiti, più autonomi, ma penso che l'educazione e il rispetto non possano essere dimenticati, cancellati con un colpo di spugna. È solo un mio pensiero, sicuramente discutibile, ma come sempre, solo per gratitudine  e riconoscenza ai nostri “vecchi”, me lo tengo stretto.

 ***

 Requiem aeternam

 L’eterno riposo dona loro Signore………


Incomincia così, con una preghiera, una supplica questo pensiero, questa mia riflessione sull’attuale momento che stiamo vivendo:covid 19, la pandemia. Quel virus che sta tenendo tutto il mondo sotto assedio. Un nemico a prima vista invisibile, ma che sta causando vittime come se fossimo in  guerra, una guerra mondiale. Le nazioni sono in allarme, gli scienziati, i virologi, tutta la medicina è allarmata alla ricerca di un antidoto, di un’arma per sconfiggerlo. Tutto il resto è fermo, chiuso, come in un coprifuoco generale, barricati in casa, sperando che il buon Dio ci dia una mano, un aiuto da tanti anelato. Città deserte, strade vuote, saracinesche abbassate, solo lunghe file fuori dai supermercati, mascherati come in un allegro carnevale, ma che purtroppo carnevale non è. Le immagini che tutti i telegiornali ci mostrano sono spettrali, apocalittiche. Le cifre dei tanti morti, dei contagiati, degli asintomatici che si vedono e si odono nei vari servizi in un susseguirsi continuo, sono indescrivibili. Il mondo è in subbuglio, come dentro ad un grande ospedale, su un campo di battaglia la cui guerra non è mai stata ne dichiarata, ne vista e immaginata.

 

……e splenda ad essi la luce perpetua…..

 

Improvvisamente alcune immagini televisive mi sconvolgono. La mia mente torna  “ad una lunga fila di fantasmi in grigioverde”, a quella strofa di una famosa “canta” alpina che ricorda un’altra grande tragedia. Non sono però uomini, sono camion, mezzi militari in fila, pieni di bare in attesa che una macchina della Polizia Stradale li accompagni all’ingresso dell’autostrada per prendere poi ognuno destinazioni diverse. Morti soli, senza un familiare, un amico, qualcuno accanto per piangerne la scomparsa: tragedia nella tragedia. Solo un prete a benedire prima della partenza le salme. Ritorneranno in una urnetta, ancora soli senza un degno funerale. La mia mente però è piena di pensieri, di immagini, di fotogrammi, di realtà già viste nei vari telegiornali, reminescenze giovanili rivissute in tanti di quegli spezzoni in bianco e nero trasmessi “dall’Istituto Luce”, tragedie che ora tornano alla memoria prepotentemente. Rivedo anche un treno, un treno che porta in giro per tutta l’Italia la salma del Milite Ignoto, come fosse un funerale collettivo, prima di essere collocata definitivamente all’altare della Patria a Roma. L’accostamento non è casuale, è realtà, è qualche cosa che non riesco a scordare e dimenticare, non riesco a passarci sopra senza essere là dove il dramma è purtroppo, una cruda realtà con tanti Militi Noti.  In questa tragedia abbiamo perso tanti “ultra”, settantenni, ottantenni, ma la cosa peggiore è l’aver perso la loro sapienza, la loro saggezza, la loro memoria. Siamo diventati più poveri e indifesi. Chi riuscirà a coprire tutta questa mancanza, come faremo a sopperire a quello che il loro vissuto ci ha dato?


….. riposino in pace.  Amen



 Giovanni Paolo Oggioni

 

lunedì 1 febbraio 2021

IN CERCA DI PAROLE PER TROVAR ... POESIA di Sara Bartesaghi

    

Come creare poesia cercando le parole nascoste in un testo già esistente, la pagina di un libro o l'articolo di un giornale.

                     

                           

 Se vuoi vedere il video a schermo intero, clicca su questo link:  https://www.youtube.com/watch?v=mj7Ya5CuOhA

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