lunedì 24 ottobre 2011

DIO LO VUOLE. Lecchesi e brianzoli per il Risorgimento Italiano. Convegno



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IPOTESI SU UN PERSONAGGIO INCOGNITO DELLA PALA DI GIOVANNI CANAVESIO A VERDERIO SUPERIORE. CONVERSAZIONE CON LA DOTTORESSA ELISABETTA PARENTE di Marco Bartesaghi

 Nella pala di Giovanni Canavesio dedicata alla Vergine con Bambino dell'altare maggiore della chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, sono presenti figure di sante e di santi. Sono stati tutti identificati?
No, effettivamente nella fascia laterale a sinistra, il primo personaggio in alto non è un santo conosciuto, anzi è ipotizzabile che non sia proprio un santo.

La pala di Giovanni Canavesio della chiesa parrocchiale di Verderio Superiore. La freccia rossa indica il personaggio incognito

San Pietro
Santa Caterina d'Alessandria





Perché?
A differenza degli altri personaggi che hanno abito e simboli che li rendono facilmente riconoscibili - San Pietro tiene in mano le chiavi, San Martino dona il mantello all'ignudo, Santa Caterina con la ruota del supplizio, ecc. - questo personaggio maschile non mostra particolari segni che lo riconducano ad una iconografia nota.
 
San Martino



Puoi descriverlo?
Il  personaggio ha una veste corta e scura e porta sul capo un cappello ugualmente scuro, a falde larghe. Un tipo di abbigliamento abbastanza elegante, molto ricercato nei particolari, per esempio nel taglio delle maniche e nel collo del mantello. Ha nella mano destra una specie di stilo e nella sinistra una scatola scura all'interno, che può far pensare ad un calamaio.


Il possibile autoritratto di Giovanni Canavesio

 

Chi è ipotizzabile che sia?
Molto probabilmente si tratta dell'autoritratto dell'artista.
 
Cosa te lo fa supporre?
Fondamentalmente i motivi sono tre. Nell'antichità gli artisti, per tracciare i disegni e per abbozzare le scene sui supporti pittorici, utilizzavano strumenti più o meno appuntiti che intingevano in materie coloranti. Quindi gli oggetti che il personaggio ha in mano potrebbero essere strumenti del mestiere di pittore.
Il secondo motivo è più complesso. L'autoritratto è un genere iconografico relativamente recente, infatti si è sviluppato quando l'artista ha assunto consapevolezza del proprio valore ed ha conquistato un ruolo di spicco nella società. È però altrettanto vero che, sin dai tempi più antichi, gli artisti non hanno resistito alla tentazione di autorappresentarsi all'interno dei loro capolavori. Moltissimi sono gli esempi che si possono citare.
 
Citane almeno uno ...
Nell'Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli, quella conosciuta come Adorazione Medici (poiché i principali personaggi rappresentati sono membri della nobile famiglia toscana), il bel giovane, posto all'estrema destra della composizione, con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, è il pittore stesso.
 
L' "Adorazione Medici", opera di Sandro Botticelli
 
E il terzo motivo qual è?
La posizione che occupa questo personaggio all'interno della pala. Quando l'artista riproduceva la sua immagine in un dipinto non poteva certo sistemarsi al centro della composizione ma doveva in qualche modo "mimetizzarsi", occupando una posizione periferica. È quanto succede nella pala di Verderio, dove il misterioso personaggio si trova alla sommità della fascia laterale, in posizione lontana dallo sguardo diretto dello spettatore.

SOMMOSSA E PROCESSO A 10 CONTADINI DI CALCO di Anselmo Brambilla

Premessa

A Calco, paese rurale abitato prevalentemente da contadini, anche se sul suo territorio si trovano grandi e magnifiche ville  come in molti altri paesi della Brianza, la maggioranza della popolazione ha sempre vissuto stentatamente coltivando la terra, solitamente proprietà di Nobili famiglie risiedenti nella stragrande maggioranza a Milano.

Utilizzavano le imponenti dimore solo come luogo di vacanza e riposo: le ville alle nobili famiglie, la terra ai contadini, da lavorare ovviamente.

Legati alla proprietà da generazioni, quasi schiavizzati, in condizioni materiali instabili e a volte miserevoli, i contadini lavoravano duramente per strappare alla terra collinosa  quei pochi magri frutti  che consentivano loro di sopravvivere sperando in un futuro migliore
.
Quindi, malgrado la relativa tranquillità della sua gente, non mancarono a Calco episodi di reazione anche violenta alle angherie e ai soprusi a cui era quotidianamente sottoposta dagli onnipotenti proprietari terrieri., i quali, solitamente, affittavano o davano in uso la terra alle famiglie contadine in vari modi.

Il più usato e remunerativo per loro, era quello in cui il padrone deteneva la proprietà, il contadino coltivava la terra e alla fine il prodotto veniva diviso teoricamente a metà.

Oltre che alla cessione della metà dei prodotti, però, il contadino aveva una serie di obblighi da onorare, che andavano dalla consegna del cappone a Natale, del vino, dei migliori bozzoli ecc , fino ai lavori da fare, gratuitamente, per la manutenzione del giardino o della  villa del padrone chiamati pendenze o " pendizi".

Più che una relazione economica fra le parti , il rapporto con il  contadino era inteso da parte dei padroni terrieri come una specie di paternalistica elargizione, più o meno benevola secondo l'indole del tipo in questione.

Questa forma di statica, oppressiva sudditanza, si mantenne più o meno uguale per  molti secoli.

Solo a partire dal novecento, e principalmente  dopo la prima guerra mondiale, si stabiliscono regole e si cerca di legalizzare e umanizzare il rapporto fra contadini e proprietari delle terre da loro coltivate.

Con l'emancipazione dei lavoratori della terra e la conseguente nascita delle organizzazioni contadine, le così dette leghe bianche, (in Emilia leghe rosse ) si comincia concretamente a regolamentare la materia.

Il rapporto fra le parti attraverso contratti consente al contadino di conquistare  dei diritti , minimi ma pur sempre fondamentali .

Vecchia cartolina di Calco


Le associazioni dei contadini, come già detto chiamate nelle nostre zone leghe bianche legate al Partito Popolare, erano in prima linea nella lotta per la conquista dei diritti e per l'emancipazione della classe.

Aspre e dure lotte si svolsero negli anni successivi alla prima guerra mondiale, fino all'avvento del fascismo, per vincere la resistenza ostinata e in alcuni casi ottusa dei vari proprietari terrieri.

Qui riportiamo un fatto successo a Calco nel 1920 il quale, pur non avendo nulla di eclatante, è sicuramente significativo della situazione di malessere sociale vissuta dalla maggioranza delle popolazioni delle nostre zone.

Anselmo Brambilla


Sommossa e processo ai 10 contadini di Calco

Mercoledì, 29 dicembre 1920, ha avuto il suo epilogo il clamoroso episodio avvenuto il 12 novembre scorso a Calco.

Quel giorno, di buon mattino l'Ufficiale Giudiziario presso il Tribunale di Lecco, Signor, Angelo Molteni si era recato a Calco per procedere allo sfratto di un colono, certo Bassani Ambrogio, dagli immobili che egli e suo fratello Carlo Bassani detenevano in affitto, immobili di proprietà di Brambilla Celestina.

Colà giunto, l'Ufficiale Giudiziario, assistito da 4 militi della Benemerita, trovò la corte dello stabile, ove lo sfratto doveva effettuarsi, gremita di una fitta folla di contadini decisi ad impedire che lo sfratto potesse aver luogo.

Mercé le pratiche svolte da un tale Felice Ripamonti, il quale fece da intermediario tra la folla, la padrona e l'Ufficiale Giudiziario, questi credette savio prorogare alle13,30 le operazioni di sfratto.

Nel frattempo andò a chiamare rinforzi e, terminate le incombenze del caso, si reco a fare colazione con i quattro militi.

La colazione fu interrotta perché giunse trafelato il Ripamonti ad avvertire che la massa dei contadini stanchi di aspettare e irritata dal forzato digiuno aveva invaso l'abitazione della Signora Brambilla, infrangendo vetri e mobili e facendo man bassa di vari oggetti per il valore di circa lire 500, e aveva costretto l'impaurita Brambilla a sottoscrivere una privata scrittura concedente ai coloni Bassani una proroga dell'affitto dei terreni e della casa colonica che essi detenevano.

Sopraggiunto il Molteni con i carabinieri fu possibile ristabilire la calma, furono fatti parecchi arresti a casaccio.

LA testata del settimanale lecchese "IL PREALPINO"


Intanto fu arrestato il Felice Ripamonti perché il Molteni ritenne che egli dopo aver finto di fare il paciere avesse inscenato la sommossa.

Furono arrestati i coloni Bassani, Ambrogio e Carlo e i figli di quest'ultimo, Angelo e Giacomo, e altri sette individui.

Il processo iniziatosi martedì, terminò a mezzogiorno di mercoledì; numeroso il pubblico dei Calchesi.

Durante il processo i capi d'accusa di cui si faceva addebito agli imputati, vennero molto vuotandosi di contenuto, cosicché la difesa sostenuta dall'Onorevole Merizzi e dall'Avvocato Rigoli ebbe facilitato il suo compito.

Essa sostenne che la massa amorfa non potesse essere ritenuta colpevole di un fatto nel quale non si poteva prescindere dalla ragione morale che l'aveva determinato.

I fatti a cui la massa dei contadini si era abbandonata dovevano considerarsi in uno di quegli impeti di pazzia collettiva che invadono le folle eccitate. Epperò non si potevano addebitare i fatti contestati a quei pochi arrestati a casaccio che si trovavano confusi nella moltitudine.

Il Tribunale ritenne colpevoli i coloni Angelo, Carlo e Giacomo Bassani di semplice oltraggio all'Ufficiale Giudiziario e li condannò a pene variabili tra i due e i tre mesi; mandò assolto l'Ambrogio Bassani, il Ripamonti Felice e tutti gli altri.

La mite sentenza ha prodotto buona impressione nel pubblico presente all'udienza.

Fonti:
Il Prealpino 1 Gennaio 1921
Archivio Comunale Calco

Calco 7\6\2001         Anselmo Brambilla

"I CINQ PORT" E "USMATE VELATE IN CARTOLINA"

Vi segnalo due blog di interesse locale.


"I Cinq Port" , riguarda Osnago. Infatti il "sottotitolo" recita: Osnago:immagini, persone e racconti.

Questo blog è nato per iniziativa di quattro persone: Roberto Bonanomi, Giuseppe Brivio, Daniele Bruschini e Paolo Strina. Il primo, che sembra essere il più attivo, è un abitante di Verderio Superiore, originario di Osnago.

Una pagina del blog "I Cinq Port"


L'indirizzo del blog è:
http://icinqport.osnago.net/

"Usmate Velate in cartolina" è un blog animato dal signor Claudio redaelli di Usmate. Pubblica, come dice il titolo soprattutto cartoline di Usmate e Velate, corredate da ampie didascalie.


Una pagina del blog "Usmate Velate in cartolina"

L'indirizzo del blog è:
http://usmatevelateincartolina.blogspot.com/

"MATTI" MA BELLI di Marco Bartesaghi

Mai visto tanti funghi in vita mia. Punteggiavano ill sentiero che da Maisano di Valbrona, attraverso l'Alpe di Monte, conduce al Monte Megna. 
"Ammanita Muscaria": funghi velenosi, "matti"  ma bellissimi.












sabato 8 ottobre 2011

GLI ACQUERELLI DI LOUISE GREEN

Di Louise Green puoi leggere un'intervista e vedere i quadri ad olio, pubblicati su questo blog il 26 settembre 2011.



























VERDERIO NELL'ARCHIVIO DE "LA STAMPA", QUOTIDIANO DI TORINO. Seconda selezione

Seconda selezione di articoli riguardanti Verderio, pubblicati da "La Stampa", quotidiano di Torino. La prima selezione è stata publicata su questo blog il 26 settembre 2011. M.B.




LA STAMPA - 1 luglio 1928
Grave incidente di un muratore - Milano, 30 notte
Nel pomeriggio in una casa in costruzione in piazza Beccaria da un ponte di fabbrica è caduto il muratore Gerolamo Scali di anni 17 da Verderio Superiore. Il poveretto, che ha riportato una grave ferita alla testa, giace morente all'Ospedale Maggiore.



STAMPA SERA - 10 aprile 1939
Investito dal proprio carro muore sul colpo - Como, lunedì sera
Tale Aquilino Villa, da Verderio Inferiore, era sceso dal carro su cui si trovava per scambiare qualche parola con un amico. La conversazione durò qualche tempo, finché il cavallo, stanco evidentemente di ... aspettare, si mise in moto. Il Villa rincorse l'animale tentando di fermarlo, ma cadde ed il veicolo gli passò sul corpo, uccidendolo.

STAMPA SERA - 7 agosto 1940
Denuncia un furto che ha commesso lui
La triste azione di un sacrestano che ha avuto per complici due suoi figli.
Como, mercoledì sera
Qualche giorno fa il sacrestano cinquantunenne F.C. da Verderio Inferiore (Como), denunciava ai carabinieri che il suo parroco era stato derubato di 1200 lire in denaro, di diversi tessuti e di altri oggetti, e che egli a sua volta era stato derubato della bicicletta. Le indagini invece accertarono invece che fu lo stesso C. a commettere il furto con l'aiuto del figlio C e di una sua bimbetta di otto anni ... I due ladri sono stati denunciati.

STAMPA SERA - 13 marzo 1940
Appicca il fuoco ad una casa per vendicarsi della fidanzata che l'ha piantato - Como, mercoledì sera
L'altra sera un violento incendio distruggeva completamente, a Verderio Inferiore, un cascinotto di proprietà della signora M.F. ved O., causando un danno notevole e mettendo in pericolo un gruppo di case poste vicinissime al rustico in fiamme.
Le indagini svolte in proposito dai carabinieri accertavano che l'incendio era doloso e permettevano di elevare forti dubbi sulla colpevolezza del carrettiere ventiquattrenne P. A. , del luogo. Costui, invitato in caserma, dopo qualche timido diniego, finiva col confessarsi autore dell'incendio, aggiungendo di aver appiccato il fuoco al cascinotto per vendicarsi - attraverso la madre di lei, proprietaria del rustico - della sua fidanzata, la quale, malgrado le sue preghiere, non voleva più saperne di continuare la relazione intrecciata da tempo.
Gli stessi carabinieri stanno ora indagando se vi sia qualche relazione fra l'incendio in parola e un altro incendio che, a qualche ora di distanza, ha distrutto, a Verderio Superiore, un altro cascinotto di proprietà dei cugini Carlo e Luigi Sala.. [...]




STAMPA SERA - 27 agosto 1941
Il carro fermo - Carrettiere trovato cadavere da alcuni passanti - Como, mercoledì sera
Insospettiti da alcuni indizi, alcuni passanti si avvicinavano l'altra sera, a Paderno Robbiate, a un carro trainato da un cavallo che da alcuni istanti sostava sulla via. Malgrado la presenza del conducente, seduto al suo posto, il veicolo sembrava abbandonato a se stesso. La spiegazione del singolare fatto la si ebbe immediatamente: il carrettiere Longhi Beniamino, d'anni 41, da Verderio, era ormai cadavere, ucciso probabilmente da una sincope.

venerdì 7 ottobre 2011

ANTICHE CROCI DI PIETRA IN BOEMIA E MORAVIA di Beniamino Colnaghi

Nel corso dei miei viaggi in Repubblica Ceca ho notato la presenza di numerosi simboli religiosi in prossimità della strade, all'ingresso delle città e dei più piccoli villaggi sperduti nella campagna, nelle vicinanze di fiumi e castelli e addirittura nelle adiacenze di boschi e strade campestri.
Al di là dell'ovvio motivo circa la presenza di queste croci, ho cercato di capire se, dietro il posizionamento di questi simboli, ci fossero altri motivi legati magari a fatti e circostanze avvenute in quel luogo.
Così ho acquistato un libro/catalogo presso una libreria di Praga e, con il prezioso aiuto di mia moglie, ho scoperto cose veramente interessanti dal punto di vista storico e monumentale.
Tra il 1982 ed il 1996 un gruppo di studiosi e storici cechi ha raccolto dati e informazioni su circa 1800 croci di pietra presenti in Boemia e Moravia, le ha fotografate, catalogate e raccolte in un corposo volume. Nel catalogo non sono presenti edicole sacre ed i classici crocifissi posizionati generalmente all'ingresso delle città e dei borghi, meta di pellegrinaggi e processioni durante le festività religiose, e dei luoghi di sepoltura, cimiteri, cappelle e ossari.
Questi storici hanno studiato la natura delle croci in pietra, analizzato il materiale impiegato, visitati i territori e fatte ricerche storiche dei luoghi ed, infine, hanno ascoltato testimonianze dei residenti e fatto tesoro di alcune leggende locali tramandate di generazione in generazione.
In merito a quest'ultime, quelle più citate riguardano fatti che hanno come sfondo duelli, disgrazie e morti violente. Alcune croci pare siano state installate per ricordare eventi tragici quali, ad esempio, la strage dei partecipanti ad un corteo nuziale ad opera dell'ex fidanzato geloso (doppia e tripla croce) oppure la morte di uno o più bambini causata dal rovesciamento di un carro agricolo.


Borek: croce di pietra calcarea in cattive condizioni con scritta illeggibile in lettere gotiche


Kamenice: pietra rettangolare con al centro la croce di Malta e con la raffigurazione di una forbice, una spada, una vanga e una freccia.

 
Protivec: croce ben conservata con una scritta che nel 1945 lo scrittore Karel Sramek così interpretava: "1571, Katerina Klvrz di Tavzema è stata uccisa il sabato, giorno dell'Assunzione di MAria". Sotto la croce è disegnata una scure.

Sono stati così individuati sette possibili motivi per i quali gli autori pensano che le croci siano state posizionate in quei determinati luoghi:
1)    Evocare e ricordare il culto della morte. Il nesso tra la croce e la morte ha un legame antico. Nella storia del cristianesimo la croce rappresenta il simbolo del supplizio e della morte di Cristo. In molti casi citati sul libro il posizionamento di una croce ha voluto ricordare la morte di una personalità del luogo o la data di un evento (battaglie, disgrazie) che ha provocato comunque la morte di qualcuno.  
2)    Simboli di pacificazione. Teoria abbastanza probabile perché riguarda la stipula di accordi di pacificazione fra due o più contendenti. Gli autori fanno riferimento ad un raro documento che riguarda un accordo di pacificazione datato 1513.
3)    Delimitazione di un territorio e/o proprietà. Spesso le croci di pietra venivano usate come cippo che indicava una frontiera o delimitava proprietà della Chiesa o di privati, generalmente nobili o signorotti del luogo. La simbologia adottata per la costruzione delle croci non era univoca e per gli autori è tuttora difficile comprenderne le ragioni.
4)    Origine missionaria. Al riguardo occorrerebbe approfondire la vita e le opere dei santi Cirillo e Metodio, nati in Macedonia ed evangelizzatori bizantini di Moravia, Pannonia e dei popoli slavi nel IX secolo. Tali teorie, tuttavia, non sono sufficientemente documentate e suffragate da dati storici certi. Gli autori hanno comunque preso in considerazione anche questa possibilità perché nel Nord Europa, soprattutto in Scandinavia e Irlanda, si sono trovate delle croci missionarie molto simili a quelle presenti in Boemia e Moravia.
5)    Espressione della simbologia germanica, fede nella divinità e nei trattati epici. La simbologia germanica è stata formulata dal dr. Walter Dreyhausen nel 1940 in contrapposizione con la precedente teoria missionaria, perché, se male intesa, avrebbe potuto sfociare in una speculazione nazionalista a favore della Germania nazista che reclamava a sé i territori della Cecoslovacchia occupati dai Sudeti, popoli di origine tedesca.
6)    Simboli della Controriforma cattolica. Durante gli anni della Controriforma cattolica ed a seguito degli esiti della battaglia della Montagna Bianca (1620) la Boemia, paese a maggioranza protestante, fu sottoposta a un duro processo di ricattolicizzazione forzata, al punto di diventare in pochi decenni uno dei paesi più cattolici d'Europa. Fu un processo drammatico che è stato accompagnato da parecchia violenza. In alcuni territori della Boemia vi fu l'abitudine di manifestare per la vittoria della Chiesa cattolica contro la Riforma protestante, posizionando delle croci di pietra.
7)    Contrassegni delle vie di comunicazione. Un'ultima lettura formulata recentemente dagli autori del testo presuppone che le croci siano state installate per tracciare alcune principali vie di comunicazione, nonché segnalare dogane o luoghi ove si pagavano dazi per entrare in un fondo privato. In questo caso le croci vennero chiamate "ruota doganale" e furono inserite all'interno di pietre rotonde. Questi manufatti rappresentano circa il 3% del totale delle pietre catalogate e si trovano nella Boemia occidentale, vicino al confine con la Germania.

Le croci più vecchie risalgono ai primi anni del 1500 e a tutto il 1600. Numerose sono le croci del XVIII e XIX secolo ovvero sono state costruite e posizionate nel secolo scorso pur ricordando fatti e personaggi di epoche precedenti.


Veznice: croce con la testa assimmetrica a forma di fiamma con simboli e scritte non decifrate. In un secondo tempo è stata affiancata da una cappella.

Martinice: croce di pietra arenaria curvata verso sinistra, sulla quale è riprodotto il simbolo di una spada primitiva. In seguito è stata affiancata da un crocefisso in pietra.

La presenza di numerosi simboli sacri e religiosi sul territorio delle due Regioni ceche ha ispirato artisti, letterati e uomini di cultura che hanno lasciato traccia ai posteri delle loro opere, attraverso testi scritti e poemi, atti teatrali e dipinti e sculture di buona qualità.  
Le antiche croci di pietra sono classificate monumenti di valore storico e artistico e tutelate dalle competenti Soprintendenze della Repubblica Ceca.

Seguono alcune fotografie di crocifissi e cappelle.

Backov: cappella.

Golcuv Jenikov: crocefisso in pietra

Vrtesice: crocefisso in ferro

Sirakovice: crocefisso in ferro fra cipressi

Chrenovice: crocefisso in ferro

Chrenovice: crocefisso in ferro

Stuparovice: crocefisso in pietra e ferro

Nejepin: crocefisso in ferro
Beniamino Colnaghi