domenica 29 novembre 2015

PER RICORDARE "PEO", BATTERISTA DE' "I CLEPTOMANI" di Doriano Riva











L’amicizia è un grande valore.
Quando un amico ci lascia come è stato per Peo (Giampiero Nava) succede che questo sentimento ha un valore in più. Per chi come me, questa amicizia l’ha vissuta e condivisa per un buona parte della vita, merita di essere raccontata.
Ci siamo conosciuti a 16 anni quando col gruppo rock di Verderio che si chiamava “ Gli Evasi” ( Gigi batteria, Chiari chitarra, Raffaele basso , Pippo
chitarra, Doriano organo), eravamo a Cornate a suonare, e a Peo è stato chiesto di suonare qualche pezzo con noi.
L’impressione che fece al pubblico fu fulminante,sopratutto a Gigi che vedendo sto tipo biondo capelli lunghi suonare così bene, decise di lasciare
a lui le bacchette e di proseguire facendo parte del gruppo.


Abbiamo cambiato nome “I Cleptomani”. La nostra esperienza musicale è proseguita cambiando elementi ( Massimo e Gigi) ragazzi di Cernusco sul Naviglio. In quegli anni si facevano diversi concorsi per gruppi rock e noi eravamo spesso primi, salvo in due occasioni, a Cornate classificati secondi il pubblico contestò e a Mezzago dove, pur essendo stati eliminati dalla “giuria” il pubblico ci acclamò e la sera finale ci esibimmo con i DikDik.
La nostra esperienza durò fino al 1969.
Negli anni 70 nascevano gruppi sperimentali “rock progressivo”, Peo ne fece parte come batterista con i “Pholas Dactylus” riscuotendo un discreto successo nazionale e incidendo un Lp “Concerto delle menti”.








Negli anni a seguire ognuno ha fatto la sua strada, lavoro e passione x la musica. Con Peo ho avuto sempre un legame in più.
Nel febbraio 2002 ci siamo ritrovati con Gigi e Massimo dopo circa 30 anni a riprendere a suonare per l’amicizia e la passione x la musica. Ogni settimana ci incontravamo a suonare nella sua “sala della musica” e a Novembre dello stesso anno la “Riunion" è stata fatta nel locale che ci ha fatti conoscere al grande pubblico brianzolo al “ Canneto” di Colnago.
In seguito nel gruppo si è aggiunto un nuovo componente Silvano. Abbiamo continuato con numerosi concerti in giro x la brianza, fra questi il centro sportivo di Verderio Sup.


Invitati da Walter per una associazione benefica abbiamo suonato a novembre del 2012 all’Oratorio di Porto d’Adda


L’ultimo concerto programmato doveva essere a Luglio 2014 alla festa degli Alpini di Cornate, ma la malattia ce lo ha portato via.
Quella sera come gruppo abbiamo trovato un valido batterista, Paolo Frigerio, che ci ha permesso come Cleptomani di salutarlo e commemorarlo.







Quando ci ha lasciato con un gruppo di amici e fra questi voglio ringraziare Walter, abbiamo pensato di organizzare una serata di festa e musica con alcuni gruppi dell’epoca per ricordare e ringraziare Peo.


 
Gianpieero Nava, "Peo"

 
Presenti tutti i componenti della storia del gruppo e sopratutto il Chiari, anche lui purtroppo da poco ci ha lasciati.
Era il 22 novembre 2014 all’oratorio di Porto D’Adda.








Doriano Riva







 Per conoscere di più sui complessi di Verderio, "Gli Evasi" e "I Cleptomani", leggi l'articolo "Vennero “Gli Evasi”, e poi "I Cleptomani": i complessi musicali a Verderio". Lo trovi sul blog di Beniamino Colnaghi - Storia e storie di donne e uomini :
http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/search?q=cleptomani

 

2 NOVEMBRE 2015: POESIE LETTE A VERDERIO DAI LORO AUTORI

Il 2 novembre scorso, quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, la biblioteca di Verderio ha organizzato una serata di lettura di poesie. Tutti erano invitati a leggere una poesia propria o di un poeta conosciuto. 
Qui vengono presentati i testi letti dai loro autori, che ringrazio per avermi permesso di pubblicarli. M.B.



Ezio Brugali







                                    Ezio Brugali








Le estati in Via Manzoni
(Parole da Busnago)

Eravam quelli della periferia  

noi della via Manzoni dal 27 e più;

eravam tutti dei vivaci ragazzini

noi della leva dal 1967 in giù.

C'era tanto tanto verde da calpestare;

c'eran le ciliege con coraggio da rubare!

e si dovevan sempre formar le squadre

per ritornar stanchi la sera vincitori o vinti.

Ci raccontavan delle bande della piazza,

laggiù, tra le case e i bar e la chiesa:

nei vari cortili del centro si eran formate,

sull' "erone" giocando si davan battaglia.


Ma noi si stava nei prati a rincorrer farfalle;

e c'eran sempre le benedette ciliege a farci gola!

Oppur si calciava un pallone nei campi del collegio,

o si pedalava tutti quanti sino al Campo Robinson.


Ci ripetevan "L'Italia va male, bisogna risparmiare!"

e si pattinava tutti quanti via Manzoni su e giù,

quelle domeniche senza auto col sole a picco,

quelle domeniche d'un tempo lontano che fu.


Ti ricordo cosi, cara mia vecchia strada,

perchè davvero non trovo più verde da calpestare!

E mentre ti sfreccian troppe auto pur a quest’ora,

con passo lento ripercorro le tue storie da raccontare.



Solo ora cade una foglia

Solo ora cade una foglia.

Disegna la sua traiettoria lieve,

immersa in un silenzio cupo:

la quiete dopo la tempesta..


Solo ora cade una foglia.

S'adagia finalmente a terra,

posandosi, ahimé, in una pozza.

Già..è toccata a lei.


E' toccata a lei, povera foglia giallastra,

sporcarsi il dorso di rosso sangue!

Perchè la pozza è accanto ad un corpo inerme!

la tempesta di fuoco e bombe han le sue colpe;

il soldato e' morto ucciso per l'indifferenza di tanti.



SOLO ORA CADE UNA FOGLIA,

solo ora il mondo guarda laggiù.

Ed è, come sempre, troppo tardi,

e ci si infanga le scarpe di rosso sangue,

ma non ci si chiede dove tutti abbiam sbagliato,

che le scarpe nuove dobbiamo andar a comprare


 



Queste due prime poesie, scritte da Ezio Brugali, un abitante di Busnago, fanno parte della raccolta intitolata "Le emozioni donate".















***



Francesco Frigerio

Amore e basta

L'amore non ha occhi
ma battiti di cuore,
l'amore non ha orecchie
ascolta con l'anima,
l'amore non cammina
sbatte le ali,
l'amore non ha parole
ma sguardi,
l'amore non chiede
dà,
l'amore non brucia
riscalda,
l'amore è amore e basta.

 

    

Francesco Frigerio, classe 1985, abita a Verderio. Alcune sue poesie,compresa quella qui presentata, insieme a quelle di altri giovani autori, sono pubblicate nella rivista "Sentire" n. 22, acquistabile in Amazon libri.












***







                                    Alberto Spallone





I balconi delle case

 I balconi delle case
così assolati
così soli

Quante storie hanno visto
coi loro occhi di muro,
di un tempo perso
di un tempo andato

I balconi delle case
così isolati abbandonati
così stanchi -
depositi del niente
mai nessuno se n'è accorto

Sempre soli, chiusi lì,
prigionieri dei ricordi

(Stazione ferroviaria di Osnago ore 14,30
15 maggio 2015)










Alberto Spallone abita a Paderno d'Adda. Nel 2015 ha pubblicato una raccolta di poesie, che non contiene quella qui pubblicata.














*** 



Adriana De Cani

Risveglio

Sei venuto straniero
su questa selvaggia terra
assopita nel tempo
dove stagioni passate
sonnecchiavano i loro ricordi.

Il vento e il sole
la tingono di nuovi colori.
Vive, freme, trema
questa terra
sotto il passo leggero.


Ulisse

Nel cielo una luce
rompe il buio della notte.
Un'ombra cammina nella luce.
È Ulisse che cerca nella dimora.
 

 
Maria

Hai mendicato amore
come pane per sfamarti
come acqua per dissetarti.
Ti hanno risposto
Non è dignitoso mendicare
 
 Adriana De Cani è un'abitante di Verderio.


 ***




              Teresina Bonalume Biella






Scomparsa 

L'ho avvertita accanto a me, fin dal primo istante di vita quando percepii il mio iniziale respiro e il mio conseguente primario vagito. Era là. Una perfetta ombra scura. Un'ombra oltre la mia, quella che la luce proietta a ogni movimento.
Essa, quell'ombra così scura e delineata nella sua inequivocabile forma cammina sempre in maniera costante accanto a me in ogni attimo della mia esistenza.
In parallelo. Mai in sintonia.
E io penso, finché essa mi cammina a lato e un poco distante quel tanto che basta per non esserne sfiorati, avrò ancora la possibilità di respirare e Lei non mi ghermirà con la sua affilata falce. Finché non attraverserà quella strada per incrociare la mia continuerò umanamente a vivere.
È così che la Morte, sì, quell'ombra scura dai contorni definiti che mi viaggia accanto fin dalla nascita non avrà ancora ciò che da tempo brama: il mio unico corpo.
In molte ricorrenze purtroppo, l'ho vista carica ed esultante per la sua preda, gongolante di bottino.
In quegli istanti anche la mia personale ombra si piegava dal pianto al suo passaggio, nel riconoscere che essa, la Morte, si portava via a due passi da me le persone più care. Il dolore avanzava trafiggendo, lacerando il mio cuore già ferito e nulla mi rimaneva se non “odiare” quell'ombra così difforme e così temuta quale portatrice di tragedie umane.
No, non la voglio come esempio di equità e neppure lontanamente come “amica” e men che meno “sorella” come il grande Francesco la definì.
Ma ne pavento la presenza e ne diffido ad ogni istante il suo intervento su di me.
Però. Però essa, la Morte, mi sospinge, m'incalza, mi sprona a riflettere su quel voler attraversare in un momento qualunque la mia strada per porsi di fronte a me, arrestare la mia esistenza e caricarsi così del mio già inerme corpo lasciando nuda, allibita e indifesa la mia stessa anima.
Questa riflessione mi induce e ponderare e a riconoscere la caducità del mio esistere e nel medesimo momento a non sciupare inutilmente il tempo concesso in situazioni e problemi da nulla, inconsistenti.
No, non posso dilapidare il mio esistere dalle cose che veramente contano. Non posso dissipare o disperdere i miei personali sforzi o talenti per le cose effimere, appariscenti, inutili. No, non posso.
Ogni volta che volgo il mio sguardo verso lei, sì, quell'ombra scura mantellata, guardinga e armata di tutto punto pronta a togliermi il mio respiro, penso a una sola cosa: a vivere bene, con gioia, in armonia.
È allora che dal profondo del mio essere, intonato e melodioso, sale un canto perfetto, intimo, trascendente. È il canto dell'anima. Quell'anima che mi fu data in maniera gratuita da quel Creatore Senza Tempo che m'ha voluta qui sulla madre Terra e m'ha posto col pensiero in una valle infinita, là dove più niente e nessuno mi farà più soffrire. È il gaudio eterno. Quello che ha inizio con la nostra personale nascita.
E, beffarda se ne va ora “sorella” Morte con il carico inestimabile del mio corpo.
Ma Cristo ha vinto la morte!

Teresina Bonalume Biella abita a Verderio. Questo blog in passato ha già pubblicato un suo scritto. Lo potete trovare a questo indirizzo:


 



VIA SANT'AMBROGIO E VIA PRINCIPALE IN UNA CARTOLINA DI VERDERIO DELL'INIZIO DEL NOVECENTO di Marco Bartesaghi




Una bella immagine prospettica di via Sant’Ambrogio e di via Principale di Verderio, in questa cartolina di inizio novecento, che ha viaggiato, da Paderno d'Adda a Corsico, passando per Cesano Boscone, il 6 agosto 1907, indirizzata a Irene Marazzi Lissoni.
 

Per cercare di rifarla oggi, ho scattato alcune fotografie posizionandomi in piazza Sant’ Ambrogio sul lato delle ville, sul marciapiede. Per una riproduzione più fedele, probabilmente sarei dovuto stare più in centro alla strada. L’immagine che ho ottenuto mi sembra che vada comunque bene per tentare un confronto a un secolo di distanza.




Via Sant’Ambrogio e via Principale sono i tratti urbani della provinciale SP178 che dalla località Sernovella giunge a Cornate, dividendo in due parti il centro abitato della località “Superiore” di Verderio. Agli inizi del novecento, quando, presumibilmente, l’immagine della cartolina fu ripresa, le abitazioni di Verderio Superiore erano concentrate a nord della strada (a sinistra guardando la cartolina), mentre a sud c’erano solo alcune cascine.
Osserviamo ora la cartolina, e vediamo cosa essa ci può raccontare.

l campanile e l'insegna a ferro di cavallo




Punto di fuga dell’immagine è il campanile della vecchia parrocchiale di San Floriano. Spodestato nel 1902 dal nuovo campanile, ha resistito ancora, mi sembra, per qualche decennio, prima di essere abbattuto in una data che ancora non sono riuscito a conoscere. Non conosco neppure i motivi della sua soppressione: sarà stata inevitabile? Speriamo, altrimenti si sarebbe sacrificato per nulla un elemento significativo del paesaggio urbano.




 A destra della strada, la casa in primo piano esiste ancora ed appartiene alla stessa famiglia, i Pirovano, che la possedevano all’inizio del secolo scorso. Davanti all’edificio sosta un carretto trainato da un cavallo: una scena non insolita in quel luogo, poiché i Pirovano erano fabbri e ferravano i cavalli, come risulta anche dall’insegna a forma di ferro di cavallo sporgente dal muro.
 



Questo lato della strada è quello che più si è modificato da quando è stata scattata la fotografia. Più precisamente, tutto ciò che esiste ora nello spazio fra casa Pirovano e la Chiesa Vecchia è successivo alla nostra cartolina, compresi gli edifici più antichi: il municipio, del 1910, e lo stabilimento in mattoni che ospitava la ditta “Arte del Ferro”, che dovrebbe essere stato costruito tra il 1910 e il 1920. 

Nella cartolina s’intravvede la “Curt di Lau”, abbattuta negli anni novanta e sostituita da una nuova palazzina al numero civico 12 di via Principale.


Seppur modificati, sono invece perfettamente riconoscibili gli edifici sul lato nord della strada (a sinistra nella cartolina).



In primo piano la casa che fu prima del cappellano della chiesetta di Sant'Ambrogio e poi a disposizione del  coadiutore della parrocchia di Verderio Superiore; dal 1956 sede del “circolino”, il bar delle ACLI, e, dai primi anni del duemila, privata abitazione.


Il secondo edificio, più basso, è quello che più si è modificato: una parte è stata trasformata in accesso, con scala, a quello che era il bar delle Acli. L’altra ha ospitato per un certo periodo l’ufficio postale. Di questo si è conservata la facciata, con la bella porta d’entrata, affiancata da una finestra con inferriata, l’insegna in rilievo e, in alto, un fregio in cotto che riprende il motivo ad archetti a sesto acuto della chiesa parrocchiale.






L’edificio che segue è la “corte di Sant’Ambrogio”, meglio conosciuta come “Curt Növa”, fatta costruire dai conti Confalonieri e portata a termine, probabilmente a cavallo degli anni settanta - ottanta dell'ottocento. Il lato dell'edificio prospiciente la via era quello che ospitava le stalle e i fienili. Per questo le due file di finestre in origine erano false finestre, o finestre cieche. Questa caratteristica si è mantenuta nella metà di facciata a sinistra del portone d'accesso. Si è persa invece nell'altra metà, dove le finestre del primo piano ora sono aperte e quadrate, mentre quelle a pianterreno sono state trasformate in porta e vetrine di un negozio.

 
Facciata della “Curt Növa” ieri e oggi

 







 



La casa successiva, che fa angolo con via Fontanile aveva un aspetto caratteristico. Composta da due edifici piuttosto stretti, coperti da tetti a due spioventi a forte inclinazione, separati da un muro che comprendeva il portale d'entrata. Due piccole torri insomma, a pian terreno collegate con la “curt Növa”, ma separate da essa al piano superiore. Nella cartolina si vede poco, ma da altre immagini d'epoca, si nota che le pareti esterne erano dipinte a righe orizzontali. Forse è solo una mia idea, ma ho l'impressione che questo edificio  voglia richiamare la cascina “La Salette”, conosciuta anche come “Casina rigada”, per la decorazione a righe delle sue torri, ripristinata nel recente restauro.



Un'altra immagine, contemporanea della cartolina, delle vie Sant'Ambrogio e Principale
Di tutto ciò rimane ben poco nell'aspetto attuale dell'edificio, come si può notare nella fotografia scattata qualche giorno fa.



 
L'angolo fra via Principale e via Fontanile e l'edicola della Madonnina






 Ingrandendo opportunamente l'immagine sembra di veder abbastanza nettamente che all'angolo fra via Principale e via Fontanile era già presente l'edicola sacra che oggi contiene una malandata madonnina.
Nei giorni scorsi, sulla stampa locale sono apparsi articoli riguardanti questa edicola. In essi, con molta sicurezza, veniva fissata la data della sua costruzione (1889) e dato un nome al suo realizzatore (il pittore milanese Dovera). Ho l'impressione, ma sono pronto a chiedere scusa se mi sbaglio, che queste notizie siano campate per aria, non abbiano cioè nessun fondamento. Non sempre, purtroppo, si riesce a sapere tutto quello che si desidererebbe sapere. Bisogna però accontentarsi, almeno momentaneamente, finché qualche nuova notizia certa ci venga in aiuto.
La nostra cartolina ci permette di affermare, con una certa sicurezza, che all'inizio del novecento la cappellina c'era. Ci sarà stata anche prima? Forse sì, forse no.




Due soli edifici occupano l'intero lato sinistro della via Principale.
Il primo, più basso, è conosciuto come “Curt del prestinée” e, nella cartolina, appare come un unico edificio, omogeneo per altezza e per aspetto estetico.. Ora si presenta invece come una serie di quattro edifici autonomi, ciascuno con una propria altezza,  un proprio colore e un proprio disegno.



Il "profilo" della curt del prestinée, ieri e oggi




Per ultima la curt del legnamée o del murnée, che forse più delle altre ha mantenuto l'aspetto originario.

Curt del legnamée o del murnée




iI retro della cartolina

 Marco Bartesaghi






 

martedì 27 ottobre 2015

LA BIBLIOTECA DI VERDERIO TI INVITA A LEGGERE UNA POESIA


UNA MOSTRA DI CARLA COLOMBO


ANNI CINQUANTA: DUE BREVI RACCONTI di Carla Deambrogi Carta


PRIMAVERA 1950: RICORDI DI SCUOLA

Corre la vecchia corriera nel verde della pianura.
Ogni tanto, una sosta ai vecchi casali.
Poi la corsa riprende nella luce del luminoso mattino.
Ecco la mia fermata: scendo.

Un saluto festoso di bimbi mi accoglie.
Insieme, per mano, camminiamo nel sole
                   verso la piccola scuola bianca.
Perché non poter fermare questi momenti sereni?
Perché non poter, qui a lungo, o per sempre, restare ?

Tornerà l'autunno, percorrerò altre strade,
camminerò con altri alunni,
stringerò altre piccole mani
e mi sembrerà di tornare alla piccola scuola bianca.



Il  primo racconto, che la signora Carla, assidua collaboratrice di questo blog, ci propone, è stato scritto nel 1950, quando, a 21 anni,  era maestra a Caselle Lurani,  nel Lodigiano. I suoi alunni erano quelli della 2a e 3a elementare. Di loro ha conservato l'elenco dei nomi.

Anno scolastico 1949 - 50 Caselle Lurani fr. Calvenzano. Classi 2a e 3a.

Nel secondo racconto, la signora Carla ricorda una giornata d'estate, trascorsa in campagna, in Lomellina insieme ai nonni. (M.B.)


UNA GIORNATA D'ESTATE DI TANTISSIMI ANNI FA, IN LOMELLINA

La nonna cuce nella penombra della stanza e canta.
Fuori, la calura e ondate di luci dorate.

Il frinire delle cicale,
lo schiammazzare di una gallina,
il cigolio di un carro,
lontano, un muggito.


Statico il cielo,
immobili le foglie degli alberi.
Nell'orto,
i gesti lenti e misurati del nonno
chino sulle prode


Il gruppo insegnanti della scuola di Bruzzano, nell'anno scolastico 1950 -'51. La signora Carla è la seconda da destra, della fila in alto



 







BREVE STORIA DEL "PERDONO D'ASSISI" E DI UN'ASSOCIAZIONE PRESENTE A VERDERIO DA QUASI 150 ANNI di Marco Bartesaghi


Il 2 agosto di ogni anno è, nel mondo cattolico, la giornata dedicata al Perdono d’Assisi, occasione, per chi lo vuole, di ottenere, o “lucrare” - se si vuole ricorrere al verbo tradizionalmente usato, ma che, alle nostre orecchie, ha assunto ormai una connotazione negativa - l’indulgenza plenaria.
Per conoscere il significato di questo istituto che, sebbene meno frequentato che nei secoli scorsi, mantiene nella dottrina cattolica un ruolo importante, leggiamo come esso è definito nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1).


L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, […]
L'indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati”  […]. Le indulgenze possono essere applicate ai vivi o ai defunti.”
(2)


Ho evidenziato un paio di frasi che, almeno per i profani – categoria a cui appartengo - , necessitano di qualche specificazione.
La prima – “i peccati già rimessi quanto alla colpa” – chiarisce che l’indulgenza non solo non sostituisce il sacramento della penitenza, al quale la remissione della colpa è affidata, ma da esso non può nemmeno prescindere.
La seconda frase sottolineata delimita il campo d’influenza dell’indulgenza: la pena temporale dovuta per i peccati. Per cercare di comprenderne il significato ci affidiamo ancora una volta al testo del Catechismo.


“Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la “pena eterna” del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato […]
Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato”.


Chiarito, per quanto possibile (3), l’ambito d’azione delle indulgenza, torniamo a quella specifica legata al Perdono d’Assisi.
 

La sua storia risale al 1216, quando Francesco d’Assisi la ottenne, da Papa Onorio III, per la Porziuncola, una piccola chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli, che Francesco recuperò dall’abbandono e che ne fece centro dell’ordine dei frati minori.
L’origine del Perdono d’Assisi è narrata in un libro del 1824, il cui frontespizio recita: Storia del Perdono d’Assisi con documenti e osservazioni del P. Maestro FRA NICCOLA PAPINI, già ministro generale de’ Minori Conventuali di S. Francesco (4).
 

Leggiamone un brano:


“Uno degli oggetti, a’ quali più mirò San Francesco già vaso eletto di perfezione, e che in special modo richiamarono le attenzioni e le premure di lui, fu la salvezza de’ peccatori.
Questo aveva egli in vista, dopo la Divina gloria, ne’ suoi disastrosi e lunghi viaggi, e nella quotidiana laborosissima predicazione; per questo offeriva sovente il proprio corpo olocausto alla superna giustizia col mezzo or de’ digiuni, or de flagelli, or delle nevi e de’ diacci, ed ora delle spine e de’ roghi, tra’ quali voltandosi a gran forza ne usciva lacero la pelle, e tutto tinto di sangue; di questo infine si occupava sempre nella sua quasi continua orazione, non passando volta, che non li raccomandasse alla maestà dell’Altissimo. Appunto avea ciò fatto una notte dimorando presso la Chiesa di Santa Maria in Portiuncola, e forse nell’implorare per loro grazia e perdono avevala esibita, diciam così all’offeso Signore, perché la destinasse qual città di refugio pe’ miseri, e luogo di condonazione: quand’ecco sente intimarsi d’andare i Perugia a’ piedi del Sommo Pontefice Onorio III, e a lui chieder, da lui impetrare ,’Indulgenza per la nominata Chiesetta. Non perde tempo la carità di Francesco. Di buon mattino prende fra Masseo per compagno e si porta a Perugia. Introdotto alla presenza del Papa rispettosamente così gli favella. Santo Padre, non è molto che fu per opera mia restaurata per Voi e ridotta in buono stato una Chiesa sacra alla gran Vergine Madre di Cristo, detta però Santa Maria nella pianura d’Assisi. Ora supplico vostra beatitudine a volersi degnare di porre in essa una grande Indulgenza nell’anniversario della dedicazione il dì due d’Agosto, da’ Vespri del dì primo fino a’ Vespri del dì seguente, ma senz’obbligo d’offerte, e senz’altra briga ed impaccio. Rispose il Papa che voleva contentarlo sebbene fossero le obbligazioni troppo giuste e doverose. Gli domandò poi: Per quanto tempo volete Voi, fra Francesco, quest’Indulgenza? E di quanti anni bramate che sia? Basta di tre … di sei … di sette? Eh, padre beatissimo, replicò il Santo, che dite voi d’anni e di tempo? Non vi chiedo anni, vi chiedo Anime. Il voler mio sarebbe, convenendone Voi, che chiunque nell’anniversario della Dedicazione di detta Chiesa la visiterà ben pentito, e premessa già la sacramental confessione, resti sciolto e libero, tanto in cielo che in terra, come dalla colpa, così dalla pena interamente, e ciò s’intenda di tutto il male fatto dopo il Battesimo fino a quel punto. Eh Francessco, ripigliò il Pontefice, questo è un po’ troppo; non costumarono i miei antecessori d’accordare sì fatte Indulgenze. Sentite, beatissimo Padre, riprese il Santo, la petizione da me fattavi non è mia: io l’ho fatta, e la fo da parte di Cristo Signore che m’ha ordinato di presentarmi a Voi. A questo favellare s’arrese subito Onorio, e rispose: Sì, ve l’accordo. Placet mihi, quod habeas; Concedo, quod dita sit, Fiat in nomine Domini.
Tosto che ciò seppesi da Cardinali, si affrettarono a rappresentare al Pontefice, il pregiudizio che sarebbe quindi venuto a Terra Santa, e alla Basilica de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo, e si sforzarono a persuaderlo di rivocare la grazia. No davvero, rispose Onorio, non fo queste azioni di ritirare una cosa dopo averla donata. […] Ex nunc concedo (disse il Papa a Francesco) quod quicumque venerit ed intraverit predictam Ecclesiam bene contritus et confessus sit absolutus a poena et culpa, et hoc valere volumus singulis annis in perpetuum per diem naturalem a primis vesperis includendo noctemusque ad vesperas seguenti diei. Ciò udito fece il Santo la sua riverenza, e si mosse per andarsene; ma lo trattenne il Pontefice dicendo: Dove andate, buon Uomo?che avete voi da mostrare di privilegio cotanto? Santità, rispose Francesco, essendo quest’opera di Dio ci penserà Lui a garantirla. Contentatevi che io non pigli documento di sorta alcuna. Suppliranno, per la carta la Vergine Santissima, per notaro Gesù Cristo Signore, e per i testimoni gi Angeli santi”


La Porziuncola





Riassumendo, nel 1216 Francesco, ispirato dal Signore, ottenne dal papa che il 2 d’agosto, anniversario della dedicazione della chiesa alla Madonna, chiunque, dopo essersi confessato, si fosse recato alla Porziuncola avrebbe ottenuto l’indulgenza per tutti i peccati commessi dal giorno del Battesimo in poi.
Fu così che la Porziuncola divenne ed è rimasta un ‘importante meta di pellegrinaggio.
In seguito l’indulgenza del Perdono d’Assisi fu estesa prima a tutte le chiese francescane, poi alle parrocchie e ad altre chiese.



IL PERDONO D’ASSISI A BACCANELLO
 

Il convento di Baccanello, nel territorio di Calusco d’Adda, e quello di Sabbioncello, a Merate, sono, se non vado errando, i luoghi francescani più vicini a Verderio.


La chiesa di Santa Maria Assunta di Baccanello (Calusco d'Adda)
Nel primo, le cerimonie del Perdono di Assisi, hanno inizio la sera dell’1 agosto con una processione penitenziale, legata cioè alla espiazione dei peccati e alla dimostrazione pubblica del pentimento. Nella processione la statua della Madonna della chiesa di Santa Maria Assunta di Baccanello, che in precedenza trasportata nella parrocchiale di Calusco, viene riportata alla sua sede.
 




Qui i fedeli possono acquistare l’indulgenza plenaria del Perdono d’Assisi a condizione che si siano confessati nell’arco di 8 giorni dalla ricorrenza, che abbiano partecipato a una Santa Messa e che abbiano recitato un Credo, un Padre Nostro e un Gloria.
Le giornate del Perdono finiscono con una festa nel parco adiacente al convento (5)




L’ASSOCIAZIONE DEL SANTO PERDONO D’ASSISI DI BERGAMO.


La chiesa di Sant'Alessandro in Colonna a Bergamo




Nel 1778 nasce a Bergamo l’associazione Pio Lotto del S. Perdono d’Assisi, che nel 1899 prenderà il nome, che tuttora mantiene, di Pia Associazione di Mutuo Suffragio del Santo Perdono d’Assisi.
L’associazione in origine aveva come riferimento la chiesa di Santa Maria delle Grazie. 

Quando questa, nel 1856, fu demolita, fino alla sua ricostruzione (1876), l’associazione si trasferì nella prepositurale di S.Alessandro, dove tornò definitivamente nel 1887, quando ci si rese conto che la nuova chiesa delle Grazie, non era sufficiente ad ospitare i partecipanti alle funzioni del Perdono.



Ogni socio, si legge sul certificato d’iscrizione attualmente in vigore, “partecipa al tesoro” di una serie di S. Messe che si celebrano nella chiesa di S. Alessandro. Quando uno di essi muore, l’associazione provvede a far celebrare una S. Messa presso la parrocchia dove il socio era iscritto. Il 2 agosto, successivo alla sua morte, il socio defunto viene suffragato con l’acquisto dell’indulgenza plenaria da parte di un altro socio o di un parente che deve essere presente alla processione del Santo Perdono.

Il certificato d'iscrizione all'associazione in uso attualmente

I soci che avevano l’onore di rappresentare i defunti nell’acquisto dell’indulgenza, in passato venivano estratti a sorte fra quelli che, entro il 15 luglio, avevano pagato la quota annua d’iscrizione all’associazione. Per rendersi conto dell’ordine di grandezza della somma da versare, si deve sapere che quest’anno, 2015, l’importo è di euro 2,5, nel 1958 era di lire 50 e nel 1899 di lire 20. Gran parte del ricavato annuale è utilizzato per il sostentamento dei missionari della diocesi di Bergamo.
A Verderio si è persa l’usanza, di addobbare la bara del socio, con il simbolo francescano delle braccia di Cristo e di San Francesco incrociate di fronte al crocifisso. Un tempo a questo scopo veniva utilizzato un cuscino ricamato. Oggi, dove la tradizione di questo gesto è ancora viva, il cuscino  è sostituito, in genere, da due immagini appese ai fianchi della bara.




Le immagini con il simbolo francescano, con cui, in alcune parrocchie,  si addobbano le bare dei soci defunti

L’ASSOCIAZIONE A VERDERIO
 

Negli anni successivi alla sua fondazione, l’Associazione si diffuse e si radicò in diverse parrocchie delle province di Bergamo, Milano e Como.
A Verderio, è tuttora presente, ancora divisa in due sezioni, Verderio Inferiore e Verderio Superiore.
Quella di Verderio Inferiore ha attualmente 140 iscritti. Maria Angela Sala da quest’anno ha assunto il ruolo di incaricata che, per qualche decina di anni, era stato svolto da Colnaghi Luigia.
A Verderio Superiore gli iscritti sono una quarantina; la responsabile è Pinuccia Frigerio, coadiuvata da Graziella Viganò.
Per risalire alle origini della presenza a Verderio dell’associazione, ho visitato la sede di Bergamo, che si trova in vicolo dei Dottori 6 ed è aperta al mattino, dal lunedì al giovedì, grazie al lavoro volontario di due signore. 


La sede di Bergamo dell'Associazione di Mutuo Suffragio del Santo Perdono d’Assisi.

La documentazione conservata è costituita da registri contenenti i nomi degli iscritti, la loro età all’atto dell’iscrizione, l’anno in cui questa è avvenuta e la data del decesso. Ho avuto l’impressione che il resto dell’archivio non sia tenuto molto in considerazione e che poco si sappia della sua consistenza.
Per quanto riguarda Verderio, a parte i registri attuali, in possesso anche delle incaricate locali, sembra sia rimasto un solo registro precedente, relativo a Verderio Superiore e iniziato il 18 febbraio 1956.



Il registro del 1956 di Verderio Superiore
I nomi degli iscritti prima di questa data, ancora viventi, furono riportati nel nuovo registro, in testa ad ogni pagina alfabetica. Per ognuno di essi è annotata la provenienza dal registro precedente, che risulta essere stato intestato a Brivio Ronco e che non è più rintracciabile.
 

Nel registro del 1956 sono elencati i nomi di alcune incaricate locali succedutesi negli anni: Isabella Oggioni, che si era iscritta all’associazione nel 1915, all’età di 18 anni e che restò in carica fino al 1976, quando venne sostituita da Luigia Colombo, nell’associazione dal 1956, quando aveva 23 anni. Dopo di lei seguì Teresina Frigerio Aldegani (11). Da altri documenti, del 1899  e 1909, che verranno qui di seguito presentati, si sa che un precedente incaricato, forse il primo, per entrambe le parrocchie, fu Giovanni Quinterio di Verderio Inferiore.
 

Il registro è però troppo recente per permetterci di conoscere la data dell’insediamento a Verderio dell’associazione. La più “antica” data d’iscrizione in esso contenuta risale al 1888 e corrisponde a Luigia Oggioni di Adamo, che quell’anno aveva 17 anni.

Per risalire ulteriormente nel tempo, ho potuto consultare i "Cataloghi" dei defunti:  fogli che ogni anno l’associazione compilava e faceva stampare, con i nomi dei soci defunti nell’anno precedente. In un faldone, scovato fortunosamente da una delle signore responsabili della sede e inesplorato da chissà quando, sono conservati quelli i cataloghi  dal 1850 al 1900. Ogni foglio contiene più di mille nomi, ordinati secondo la data di morte e con l’indicazione del luogo di provenienza.  

Il faldone che contiene i "cataloghi" dei soci defunti dal 185 al 1900



Il  più antico nome di Verderio l’ho trovato nell’elenco datato 1875/76: Angela Villa Massonica di Verderio Inferiore. Ho continuato la ricerca, infruttuosamente, risalendo di altri cinque anni. Penso quindi che la data d’insediamento dell’associazione a Verderio possa essere situata intorno al 1874 - 1875.
Tra il 1875 e il 1882, ho rintracciato solo nomi di Verderio Inferiore: forse l’associazione è nata prima qui che a Verderio Superiore.



Il "Catalogo dei Confratelli Defunti del 1875 - 1876

DOCUMENTI

Possiedo, perché mi sono state donate, due schede d’iscrizione all’Associazione di due epoche diverse.
 

La più antica è datata 19 luglio 1899, è intestata ad Adelaide Stucchi di Giovanni, di 13 anni, di Verderio Sup. Incaricato dell’associazione era Giovanni Quinterio, di cui abbiamo parlato in precedenza.
Il documento è, in pratica, una cartelletta di cm 31,5x cm 43,7. 


Il lato anteriore, suddiviso in paragrafi, contiene  i dati personali  dei soci  (gli "ascritti"),  gli  obblighi a cui essi si dovevano attenere e la descrizione delle indulgenze e dei suffragi a cui potevano aspirare, con le modalità per il loro conseguimento. 

Lato anteriore


Il testo scritto è inquadrato in una cornice rettangolare, con una croce su ogni angolo e un motivo floreale lungo i quattro lati.  

Il lato posteriore è occupato dall’immagine di San Francesco, inginocchiato davanti a un altare, che riceve, da due angeli,  il dono dell’indulgenza “perpetua” per la Porziuncola. In alto a sinistra il Padre, il  Figlio e lo Spirito Santo. Di fronte a loro la Madonna circondata da angeli. L’immagine è quindi  la riproposizione della frase che Francesco avrebbe pronunciato di fronte al papa: “Suppliranno, per la carta la Vergine Santissima, per notaro Gesù Cristo Signore, e per i testimoni gi Angeli santi”, già citata sopra.
 

 
Lato posteriore


In basso a sinistra, il purgatorio, dalle cui fiamme un angelo libera una delle anime, salvata dalla pena grazie all'indulgenza ricevuta.
L’intera figura è inquadrata in una cornice dove, fra due sottili bordi dorati, è ripetuto il motivo della croce all’interno del cerchio  


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La seconda scheda di iscrizione che possiedo, risale al 1958 (11 luglio), è intestata ad Antonia Acquati di Enrico, di 37 anni, di Verderio Sup. La scheda è firmata dall’incaricata locale Isabella Oggioni.
Il documento è costituito da un solo foglio, 24, 5 cm x 35cm, con gli stessi contenuti del precedente.


Una scheda d'iscrizione del 1958
La parte superiore è occupata da tre immagini francescane, riproduzione di quelle che compogono un trittico conservato presso la sede dell’associazione. Nella prima Francesco riceve da Gesù l’indulgenza per la Porziuncola, che gli viene confermata dal papa nella seconda figura. Nella terza il solito angelo che libera dal purgatorio l’anima favorita dall’indulgenza (6).

Il trittico con i dipinti riguardanti il Perdono d'Assisi, in un locale della sede dell'associazione

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Il terzo documento, sempre dello stesso genere, è un’immaginetta, del 1926, con l’angelo che salva l’anima del purgatorio sul fronte, tema già incontrato nei documenti precedenti, e le “Istruzioni intorno all’indulgenza plenaria” sul retro (7).
 

Fronte e retro dell'immaginetta

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In una cartella dell’archivio parrocchiale di Verderio Superiore, sono conservate alcune carte che trattano, o fanno riferimento, al Perdono d’Assisi (8).
 

In ordine cronologico, il primo documento, datato 30 aprile 1909, è una lettera che il cancelliere dell’associazione di Bergamo, Filippo Peverelli, scrive al parroco di Verderio Superiore, don Luigi Galbiati, per comunicargli la “consolante notizia” che, “finalmente”, Giovanni Quinterio aveva rinunciato al ruolo di incaricato locale per le due parrocchie. Non si conosce il motivo, ma è lampante che i due auspicassero questa soluzione. Nella lettera lo scrivente chiede a Don Luigi di indicare il nome del successore di Quinterio, che si sarebbe dovuto occupare, oltre che di Verderio Inferiore e Superiore, anche di Ronco. 








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Con una lettera indirizzata a un monsignore, di cui non è specificato nome e ruolo, il 27 luglio 1911, don Luigi chiede che alla parrocchiale di san Giuseppe e Fiorano, sia concessa l’indulgenza del Perdono d’Assisi, da “lucrarsi nelle debite forme” nella domenica successiva al 2 di agosto. Il parroco, nella sua richiesta fa riferimento a un decreto del Sant’Uffizio del 26 maggio dello stesso anno.





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Datato 20 luglio 1915 è un foglio stampato con cui l’associazione comunica alle parrocchie che, essendo state proibite, a causa dell’entrata in guerra dell’Italia, le riunioni pubbliche, comprese le processioni civili e religiose,  quell’anno la processione del Santo Perdono, detta del Passaggio, non si sarebbe svolta (9).

Non per questo, è specificato nell’avviso, i sorteggiati ad acquistare l’indulgenza per i soci defunti, dovevano sentirsi esonerati dal loro compito, soprattutto se a loro carico erano le anime dei caduti in guerra.



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Un’ultima lettera, che fa riferimento al Perdono d’Assisi, è quella scritta, il 23 luglio 1915, ancora una volta da Don Luigi Galbiati. Essendo indirizzata all’Eminenza Reverendissima, dovrebbe essere rivolta al Cardinale di Milano, a quell’epoca Andrea Carlo Ferrari.
Don Luigi (10), dopo aver evidenziato che dal 1898 in parrocchia era stata “eretta canonicamente la Congregazione del terz’Ordine di San Francesco”, chiedeva che alla chiesa parrocchiale venisse concessa l’Indulgenza  l'8 agosto del 1915,  la domenica successiva al Perdono d’Assisi. 



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Questa raccolta di documenti non comprende quelli che, molto probabilmente, sono conservati nell'archivio parrocchiale di Verderio Inferiore. Purtroppo non ho ancora avuto la possibilità di verificarne l'esistenza e, eventualmente, di consultarli. Spero di poterlo fare in un prossimo futuro, in modo da poter completare questa piccola rassegna.
Marco Bartesaghi
NOTE

(1) In internet al seguente indirizzo: http://www.vatican.va/archive/ITA0014/_INDEX.HTM
(2) Per questa e la seguente citazione vedi: sezione seconda, capitolo secondo: Le indulgenze. http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P4F.HTM
(3) Forse può essere d’aiuto un brano tratto da un simpatico opuscolo illustrato, intitolato “Il perdono d’Assisi”, prodotto nel 1992 da Edizioni Biblioteca Francescana  di Milano:
“Nel Rito del Battesimo viene consegnata a colui che è stato rigenerato nell’acqua e nello Spirito una veste bianca, segno della nuova dignità di figlio di Dio. Nel cammino della vita con il peccato questa veste viene macchiata e c’è bisogno di una purificazione che la renda di nuovo candida. Ora con il Sacramento della Riconciliazione la veste viene purificata, ma, con l’andare del tempo, il tessuto si logora, non è più nuovo  anche se viene reso bianco del perdono sacramentale.
L’indulgenza è un intervento particolare che non solo purifica, ma rende nuova la veste battesimale, che restaura pienamente il tessuto logorato dal tempo”

(4) In Google libri il testo completo al seguente indirizzo: https://books.google.it/books?id=-RfQHDu8hfEC&pg=PA1&lpg=PA1&dq=Storia+del+Perdono
(5) Notizie ricevute da Teresa Ponzoni di Calusco d’Adda, che ringrazio.
(6) Il documento del 1899 mi è stato donato da Carla Comi; quello del 1958 da Fabrizio Oggioni. Li ringrazio.
(7) L’originale dell’immaginetta qui riprodotta appartiene alla signora Isabella Villa Nava.
(8) APVS, Titolo III, Cl. 1 Confraternite. B. Varie Cart.3°, Fasc. 3/3, Perdono d’Assisi – Contro Bestemmia.
(9) R. Decreto n. 674 concernente provvedimenti straordinari in materia di pubblica sicurezza. G. U. del regno d’Italia. N 127 (straordinario), 23 maggio 1915.
(10) Don Luigi Galbiati è stato parroco di Verderio Superiore dal 1897 a 1923.
(11) Questa nota è "fuori ordine". La aggiungo ora perché Giovanna Riva mi ha mandato questa osservazione: "Secondo me, il nome esatto di Teresina , mamma di Pinuccia, è ALDEGHI TERESA sposata FRIGERIO e non Aldegani come scritto nel blog".
Pinuccia Frigerio è l'attuale incaricata dell'associazione per la parrocchia di Verderio Superiore. 
Penso che l'appunto di Giovanna sia corretto. Il cognome Aldegani è però quello riportato nel registro: evidentemente un errore del compilatore. Grazie Gio'...