giovedì 30 dicembre 2010

UNA FOTOGRAFIA D'INIZIO NOVECENTO presentata da Giulio Oggioni

Con questa bella foto della chiesa di Verderio Superiore, risalente ai primi anni del novecento,che ho ricevuto da Giulio Oggioni,  auguro a tutti Buon 2011.


DOPO 70 ANNI "CASSANDRA" DI VITTORIO GNECCHI TORNA IN ITALIA




L’ASSOCIAZIONE MUSICALE VITTORIO GNECCHI RUSCONE
è lieta di comunicare il ritorno in Italia dopo 70 anni dell’ opera
CASSANDRA
Musica di Vittorio Gnecchi /Libretto Luigi Illica
11 Gennaio 2011 ore 20.30
al TEATRO MASSIMO BELLINI di Catania
repliche 13/14/15/16/18/19 Gennaio
direttore
. Donato Renzetti / Antonino Manuli
regia:
Gabriele Rech
Maestro del coro:Tiziana Carlini
Scene: Giuseppe Di Iorio
Costumi: Sandra Meurer
Nuovo allestimentio
Orchestra e coro del Teatro Massimo Bellini



BIANCANEVE racconto di Ada Negri

Dopo una settimana d'ira di Dio - piogge torrenziali, tuoni, lampi, lago minaccioso e gonfio fin quasi all'altezza delle banchine, cavalcate di nuvole fra un rovescio e l'altro - stamattina è comparsa, col sereno, Biancaneve sui monti.
Brutto tempo sul lago di Como
  Candide le creste del Legnone e delle due Grigne: quella cipria leggera placa la crudeltà dei loro picchi dentati. Il Legnonino, chi sa perché, non ha un filo di neve; ma il San Primo, che dall'opposto lato chiude la conca del lago, è incappucciato di bianco alla fratesca. Dietro il rugginoso massiccio del San Martino la punta del Crocione, abbacinante, ferisce l'azzurro che si fa quasi nero al contrasto; e la catena dei monti di Còlico è una muraglia merlata di candore intatto.
"Legnonino" o Legnoncino, la punta a sinistra:del Legnone appare solo la punta innevata
 Sbucando dalle ultime nubi che il tivano mette in fuga, il sole colpisce, a tratti, quella muraglia, con raggi trasversali, che sembrano proiettati da un riflettore.
Sotto il tivano il lago ha una faccia di cattiveria, d'un verde mutevole, a creste bianche; e si scaglia schiumante e rombante contro le rive. Le voci unite del vento, del lago e degli alberi formano una specie d'ululato vorticoso, or alto or basso, che in certe insenature si deforma, si frantuma in mille grida e singhiozzi; e dalle misteriose cavità di certe dàrsene trae lamenti disperati.
"I monti di Colico" all'alba da Pianello del Lario
Ma v'è nello spazio tale felicità d'ossigeno, che ne ricevo un urto salubre, un senso di ebbrezza. La neve non copre che le cime dei più alti monti; ma ha lavato l'atmosfera, ha pósto ne' suoi atomi la freschezza del ghiaccio, la potenza d'un caustico.
Questo bene degli occhi, della gola, del sangue sferzato, del pensiero liberato, io lo ricevo direttamente e lo trasmetto ai centri vitali, intatto, perché son sola.
Il "massiccio del S. Martino" con la piccola chiesa
 Nessuno è accanto a me, che io ami oppure òdii, che mi ami oppure mi ódii, dinanzi a cui io debba vagliare, coordinare, falsare le mie sensazioni.
Le contadine che passano per la strada sui forti zoccoli, portando a spalla carichi di foglie secche: i carrettieri, i barcaioli sicuri e placidi sui remi, nei barconi manzoniani a tre cerchi, zeppi di sacchi e di legname: i giardinieri che, approfittando del sereno, móndano, pótano, scapitózzano, dietro i cancelli delle ville, non turbano la mia solitudine. Io posso, se mi aggrada, accompagnarmi con loro, ascoltar le loro parche parole, compiacermi con loro del maltempo passato, del gran vento che "porta buono", del vitellino che è nato ieri, del salice morto che si dovrà tagliar domani, senza uscire di una linea dall'inviolabilità della mia solitudine. Nessuno di essi può farmi del male. Ciò che dentro di me è ferito, quindi ombroso, sofferente e pronto a soffrire di più, non esiste per loro.
Così in alto, lontana, la neve!... Non la vidi mai così immacolata. Ho l'illusione di affondarvi le mani, di sentirmene i diacciòli in bocca e il fuoco nelle palme, Su un ghiareto, alcuni sterratori lavorano, con movimenti di perfetta coordinazione ritmica: il rumor de' sassi raccolti dalle pale e ammassati nelle carriole accompagna in sordina la musica dell'aria. Ho la certezza di averli sempre veduti e uditi, in questa cerchia di lago e di monti, in questo nitore, sotto la sferza di questo vento, che vuol solcare le facce di cicatrici: e null'altro sia stato nella mia vita, null'altro debba essere.
Sopore della memoria: del desiderio: allontanamento da tutto, fuor che dal senso d'essere vivente.


A poco a poco, con gradazione inavvertita, l'orchestra aerea si attenua, si spegne, il lago si placa.
Ignoro che avvenga di me, durante le ore meridiane: passano, si trascolorano, ed io con esse:come se dormissi con gli occhi aperti.
Mi sveglia, a un minuto fisso, un richamo. Più che un richiamo un comandamento.
Sono le vette del Legnone e delle due Grigne, che hanno parlato.
Il Legnone, percorrendo il Sentiero del Viandante
 Dietro la cortina paonazza dei monti di Lecco, divampano, eccelse, nel riflesso dell'opposto monte al tramonto. Si direbbe che il Legnone soffra d'essere così lontano dalla Grande Grigna, e di non poterla toccare prima di spegnersi.
Ma impassibile è la Grande Grigna: a tutto sovrasta, con quella sua fronte sfolgorante.
"...Una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto, appoggiato il dorso e il gomito a una montagna: e non finta, ma viva: di volto mezzo fra bello e terribile, di occhi e capelli nerissimi: la quale guardava fissamente..."
Solo l'implacabilità della visione con la quale il Leopardi personificò la natura io posso paragonare l'aspetto della Grande Grigna, quale mi sta dinanzi.
"...Di volto mezzo fra bello e terribile..."
"Grande Grigna", o Grignone e "Piccola Grigna", o Grignetta, riprese dai piedi del monte S. Primo
 Lo Spirito della Terra?   Lo Spirito della Vita?... Al suo fianco, un po' in basso, gl'irti addentellati della Grigna Piccola formano un'accolta di roghi minori. Scolorano, si oscurano, vaniscono: anche il cielo scolora. Tutto entra nell'ombra; e la Grande Grigna continua a splendere. Ma deve pure arrendersi alla notte; e il suo volto impallidito si rovescia verso il cielo, nella trasfigurazione d'una divina sofferenza.


Se aspettasse ancora un poco a scomparire!... Quando anche il suo pallore sarà spento, che cosa mi resterà?... Perderò il senso delle mirabili parole che da essa mi furono dette: perderò l'unico bene della mia solitudine.
Ma perché ho voluto la solitudine, se quando scende la notte ho paura?...



La poetessa e scrittrice Ada Negri è nata a Lodi nel 1870 e morta a Milano nel 1945.
Questo racconto, scritto durante un soggiorno a Cadenabbia, sul lago di Como, fa parte della raccolta "Le strade" pubblicato nel 1926.
Le fotografie che lo accompagnano non sono certo all'altezza. Sarò molto grato a chi me ne volesse inviare di migliori. Grazie.

sabato 18 dicembre 2010

auguri

BUON NATALE 
FELICE ANNO NUOVO



Natività disegnata su un muro di Split (Spalato) , Croazia, fotografata nel 2009.

venerdì 17 dicembre 2010

LA MADONNA CON BAMBINO DELLA CHIESA PARROCCHIALE DI VERDERIO SUPERIORE di Elisabetta Parente



Nella navata sinistra della chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, in una piccola nicchia ricavata nel muro, è custodita una scultura gotica di piccole dimensioni.
Si tratta di una Madonna con il Bambino in braccio, opera realizzata in marmo e lavorata a tutto tondo, dell'altezza di 46 centimetri.
La scultura poggia su un piedistallo, anch'esso marmoreo ma non coevo con l'opera, su cui è incisa l'iscrizione Ave Maria.
L'opera, manufatto di scuola lombarda di area lariana, è uno splendido esempio di scultura tardo medioevale, nel quale è possibile ritrovare, unitamente al permanere di forme romaniche, ricercatezze proprie della tradizione gotica.
La Vergine, ritta in piedi, è presentata frontalmente, nell'atto di sorreggere il Bambino, poggiante sul suo braccio sinistro.
Il calibro della testa, la forma cilindrica del collo, la figura saldamente ancorata al suolo sono elementi che rimandano indubbiamente al robusto e plastico stile romanico.
Alcuni dettagli, che ne ingentiliscono l'immagine, sono invece chiara testimonianza di quel gusto gotico che si era andato affermando sul finire del XIII secolo: la semplice coroncina posta sul capo a fermare il velo che ricade morbidamente sulle spalle; il fermaglio di forma quadrata che chiude il manto sul petto.
Molto bello il senso di movimento che l'artista ha saputo imprimere alla figura di Maria. Il corpo, avvolto in una veste dalle pieghe morbide e fluenti, si mostra lievemente sbilanciato verso destra, dando così l'idea dell'impegno che la madre mette nel sostenere il peso del figlio.
Fra le braccia della Vergine, il piccolo Gesù, dalle forme piene e i corti capelli ondulati, appare quasi completamente nudo, avendo solo parte delle gambe ricoperte da un drappo di stoffa. La nudità del redentore, che si viene affermando nell'arte proprio a partire dal Medioevo, vuole simboleggiare l'umanazione di Cristo e la consegna della sua umanità alla sofferenza e alla morte.
Molto spesso la raffigurazione di Gesù Bambino viene accompagnata dai simboli della Passione o della Resurrezione, quali ad esempio il grappolo d'uva, la mela o il cardellino, simboli che non sono presenti in questa statuetta.
Ritengo che l'aspetto più interessante di questo piccolo gruppo scultoreo risieda nel rapporto che si viene a stabilire fra la Vergine e Gesù.
Il piccolo sta aggrappato alla madre, una mano sul suo petto, l'altra saldamente attaccata al velo, non la guarda in viso , ma neppure si volge completamente verso lo spettatore, posa che lo porterebbe ad escludere completamente Maria dal suo spazio visivo.
La Vergine, che sorregge il figlio, posa la mano destra sul suo braccio, in segno di protezione, ma anche di spontanea ed affettuosa carezza.
Proprio in ambito gotico, derivato dalla conoscenza della scultura delle cattedrali francesi, si era venuto affermando anche in Italia, grazie all'opera dello scultore Giovanni Pisano, un nuovo modello di raffigurazione della Madonna con Bambino: non più la statica rappresentazione della Vergine che mostra ai fedeli il Redentore, ma il rapporto tenero e commosso di una madre con suo figlio.
Di questa interpretazione del tema, in chiave materna e umana, la scultura di Verderio è un chiaro esempio.

Elisabetta Parente, 2002

Questo brano è tratto da "La chiesa dei santi Giuseppe e Floriano: la genesi architettonica e le sue opere" di Elisabetta Parente, capitolo terzo del libro sulla chiesa parrocchiale di Verderio Superiore pubblicato nel 2002 in occasione del centenario della sua consacrazione.

COMPARAZIONE FRA VARIE FORME DI CONTRATTO AGRICOLO. CONTRATTO N.1, 4 OTTOBRE 1680 di Anselmo Brambilla

Con questo primo esempio Anselmo Brambilla inizia la presentazione di una serie di contratti agricoli sottoscritti in diversi periodi storici.


Contratto di affitto di case e terreni situati nella frazione del Colombè, stipulato in Calco fra il nobile signore Giovanni Battista Della Porta, e i fratelli Domenico e Giovanni Brigatti.
Lo stile letterario è della fine seicento e quindi di non semplice comprensione, fra un paragrafo e l'altro cercherò di sintetizzarne i concetti per rendere il testo comprensibile a tutti.

1680 Adì 4 Ottobre in Calcho

Il signor Locatore ha datto le infrascritte semenze a' conduttori per seminare la possessione

Formento   Moggia (1)  4    
Segale        Moggia       2
Fave            Stara (2)     2
Avena          Stara          2

Il locatore consegna ai due fratelli un quantitativo di sementi da usare per la prima seminagione dei terreni affittati, quantitativo che verrà conteggiato e restituito qualora i fratelli interrompano la locazione, o al termine del periodo stabilito.

1. Gli sopradescritti conduttori s'obbligano consegnar in casa del signor Locatore tutti gli fitti ben condizionati et mercanteschi per rispetto de grani grossi nella festa di San Lorenzo, et nella festa di San Martino gli grani minuti, et questi chiascun anno durando detta locatione , quali fitti sono come segue:

Formento     Moggia     8 e stara 4
Segale         Moggia     4
Fave             Stara        4
Avena          Moggia     1 e stara 6  
Ceci             Stara         1
Miglio           Moggia     1
Melgone       Stara         7
Fagioli          Stara         1

I locatori si impegnano a consegnare alla casa del padrone ben confezionato in appositi sacchi, il quantitativo di prodotto stabilito di sua pertinenza, avendo cura di consegnare per San Lorenzo quello di grana grossa, ( fave, ceci, ecc) e per San Martino quello di grana piccola, (frumento, segale, ecc)

2. Più pagheranno detti conduttori ogni anno per fitto delle cotighe lire vintisei ...imperiali.

Oltre ai sopra descritti prodotti della terra, si impegnano a versare a titolo di affitto per i terreni un quantitativo di denaro ammontante a ventisei lire Imperiali

3. Più detti conduttori si obbligano condurre l'uva delle tinne del signor Padrone senza partirle, et facendo il vino si partirà a mettà, levando però prima a comune per il signor Padrone vino brente dieci per ogni cento brente, et vino brente una per chiascheduna  tina e torchio.

Inoltre si obbligano a portare l'uva per produrre il vino alla cantina del padrone senza dividerle. Prodotto il vino si ripartirà a meta, dopo avere tolto dal totale e versato al padrone dieci brente ogni cento di vino prodotto, più una brenta di vino a titolo di affitto per il torchio e per ogni botte data in uso agli affittuari.
Foto 1 Vicolo Colombé, dov'era l'antica frazione omonima
 

4. Più detti conduttori si obbligano far un viaggio a Milano con barozza (3) carica, ciascun anno gratis , et il signor Locatore gli darà quartari due riso bianco.

Altro obbligo imposto agli affittuari, quello di fare un viaggio annuale gratis  con un apposito carro per trasportare  merci alla casa del padrone a Milano, in compensazione del  quale il locatore corrisponderà loro una certa quantità (4) di riso bianco. 

5. Più detti conduttori si obbligano far careggi dodici con la barozza nel comune di Calcho per soldi otto, et altri careggi fuori del Comune per soldi diciotto.

Oltre al viaggio annuale a Milano il padrone si riserva il diritto, con il pagamento ai contadini di otto soldi,  di utilizzare il carro per  dodici viaggi all'interno del territorio di Calco. Si riserva inoltre a suo insindacabile giudizio la possibilità di utilizzare il carro per  viaggi,  in numero non definito, nei territori limitrofi, con il pagamento di soldi diciotto.

6. Più detti Conduttori confessano haver havuto , et ricevuto in sosta per comprare buovi per lavorare la possessione lire du cento vintitre e soldi dieci...imperiali, et questi dal signor Locatore.
Più barozza una con due rote et scalle, et erpice uno, il tutto stimato lire quarantadue...

Gli affittuari sottoscrivono  di avere ricevuto dal locatore lire Imperiali 223,10 soldi da utilizzare per l'acquisto di buoi per lavorare i terreni loro affidati.  Oltre al quantitativo di denaro, anche un carro con due ruote per il trasporto delle merci,  un erpice per spianare il terreno arato e alcune sale di legno, il tutto stimato per un valore di lire 42.

7. Più detti Conduttori pagheranno d'apenditio (5) ogni anno come segue:

Capponi a San Martino numero 6
Pollastri a San Lorenzo numero 6
Ova gallina a Pasqua numero 48, overo nel tempo della vindemia, se così piacerà al signor Locatore.

Oltre a quanto sopra stabilito i locatori hanno l'obbligo di versare tutti gli anni, a titolo di aggiunta, un certo quantitativo di animali da cortile e uova. Sei capponi a San Martino, sei pollastri a San Lorenzo, e quarant'otto uova per Pasqua o per il periodo della vendemmia, secondo quanto indicato dal padrone.

8. Più detti Conduttori si obbligano piantare ogni anno rasoli di radice piante vinticinque, et vinticinque piante da taglio, et consegnarle ogni anno a San Martino al signor Locatore . Et detto signor Locatore si obbliga far confesso di dette piante de rasoli,

Ogni anno i locatori sono obbligati a mettere a dimora venticinque polloni di alberi di buona radice da lasciare per infoltire il bosco, ed altre  venticinque da utilizzare come piante da taglio. Il tutto consegnato per la verifica del padrone per San Martino il quale è tenuto a rilasciare ai locatore regolare attestazione scritta dell'adempimento dell'obbligo. 

9. Che detti Conduttori quindi non consegnando dette piante da rasoli ogni anno siino obbligati, et si obligano pagare al signor Locatore soldi cinque per chiascheduna pianta mancasse , intendendosi ogni anno, con che però il signor Locatore si obbliga a dare gli palli, et ... detti rasoli per anni tre , et detti Conduttori siino obligati fargli ogni anno a suoi tempi la debità servitù.

Nel caso che i locatori non soddisfino all'obbligo di mettere a dimora le piante, saranno tenuti a pagare al padrone soldi cinque come penalità per ogni pianta mancante. Se invece tutto viene fatto secondo i patti,  con la piantumazione degli alberi, il padrone si obbliga a fornire i pali di sostegno alle suddette piante. Ovviamente i contadini non devono garantire solo la messa a dimora delle piante, ma anche la necessaria attenzione e cura per farle crescere.

Foto 2 Chiesa parrocchiale di S. Vigilio in Calco

10. Avvertendo che detti Conduttori siino obligati dette piante piantare solamente dove mancano, che quando non mancassero detti Conduttori non saranno obligati.

Oltre all'obbligo di mettere a dimora le cinquanta piante descritte nell'antecedente paragrafo, incombe al conduttore anche l'obbligo di  sostituzione delle piante eventualmente mancanti,  per qualsiasi motivo:  morte , sradicate dai temporali, ecc.

11. Più detti conduttori siino obligati. et si obligano vangare, zappare, et ingrassare conforme comandano li statuti di Milano, sub rubrica generali de locatione, et conduzione volume 2°, et tenerle bene incalzate per rispetto de' freddi de l'invernata.

La cura delle piante messe a dimora è d'obbligo ai conduttori i quali dovranno vangare, zappare e concimare, secondo quanto stabilito dalle consuetudini e dai regolamenti vigenti nello Stato di Milano. Inoltre dovranno preoccuparsi di attuare un buon rincalzo di terra attorno alle radici piante come protezione  dai freddi dell'inverno.

12. Più detti Conduttori si obligano, et saranno obligati condurre tutta la legna d'abbrugiare, che si farà nella suddetta possessione del Colombè et condurla gratis in casa del signor Locatore a Calcho.

La legna da ardere che si produrrà nella tenuta del Colombè dovrà, a carico dei conduttori,  essere trasportata e consegnata gratis a casa del padrone a Calco.

13. Più detti Conduttori siino obligati, et si obligano condurre neve o giazzo alla nevera di detto signor Locatore sin che sarà empita, con che però detto signor Locatore sarà obligato darli le spese cibarie solamente.

I conduttori si obbligano a riempire di neve o ghiaccio la ghiacciaia (6) della casa del padrone, il quale è tenuto solo ad elargire loro eventuali alimenti  se il lavoro di riempimento dovesse durare un giorno o due.

14. Più detti Conduttori , siino obligati e si obligano piantare ogni anno li piantoni di salice bisogneranno sopra detta possessione , et insedirli a' suoi tempi come anco piantare li piantoni di pioppa che da detto signor Locatore sarà ordinato per la suddetta possessione.

Ogni anno dovranno ad opera dei conduttori, essere messi a dimora alberi di salice, per uso sia dei contadini che del padrone,e anche, per renderli più resistenti, eventualmente innestati con specie più adatta al clima. Alberi di pioppo dovranno essere posti a dimora nella tenuta, nei modi e nei posti indicati dal padrone.

15. Più detti Conduttori non possino tagliare, ne scalvare piante da cima di niuna sorte sotto pena di scudi quatro per chiascheduna, in oltre sotto pena di perturbata possessione, se così parerà a detto signor Locatore.


Foto 3 calco e dintorni


Non possono i conduttori potare ne tagliare la cima di alberi di nessun tipo senza il preventivo parere favorevole del padrone, pena una ammenda di scudi quattro per ogni albero danneggiato , e con possibilità di interruzione del contratto di affitto da parte del padrone

16. Più tutti li frutti, cioè noci, pomo, ed altri s'habbino da partie a mettà, ecettuato  quelli dell'orto contiguo alla casa da massaro, che saranno tutti de' Conduttori.

Tutti i frutti della terra; noci, mele, e altro sono ripartiti a metà fra padrone e affittuari, a questi ultimi rimane di pertinenza tutto il prodotto dell'orto.

17. Più detti Conduttori si obligano, et saranno obligati ogni anno spazzare et tener spazzati gli fossi in detta possessione, con farne dove sarà designato dal signor Locatore. Più detti Conduttori saranno obligati, et si obligano megliorar, et non peggiorare li beni di detta possessione sotto refezione.

La pulizia dei fossati di scolo dell'acqua come l'eventuale apertura dei nuovi, autorizzati dal padrone, è obbligo dei conduttori. Così come è fatto loro obbligo l'impegno a migliorare e non deteriorare le proprietà avute in affitto

18. Più detti Conduttori si obligano, et saranno obligati a tenere ben legate le siepi che circondano la suddetta possessione perché così...

La cura e la manutenzione delle siepi che delimitano la proprietà sono a carico e obbligo dei conduttori.

19. Più per rispetto delli palli bisognano annualmente per le viti, et habbino a mettere pe mettà.

Le viti devono essere particolarmente seguite e curate, con l'annuale sostituzione di almeno la metà dei pali di sostegno, comunque di quelli deteriorati. 

20. Più detti Conduttori si obligano, et saranno obligati gettare la terra con le vanghe o con l'aratro alle viti per ripararle dalli freddi , geli, giazzi, et acque dell'invernata, promettendo detti Conduttori d'eseguire questo sotto refezione d'ogni danno potesse patire detto signor Locatore.

Oltre ai pali i conduttori sono obbligati a curare attentamente le viti per preservarle dai freddi e dalle gelate invernali, con appositi rincalzi di terra che ne proteggano le radici. Nel caso che per loro negligenza avessero a patire danni sarebbero dal padrone ritenuti responsabile e chiamati a risponderne economicamente.

21. Più per rispetto della magienga tempesta, et brina notabile in tempo de' grani grossi ( il che Dio non voglia) il signor Locatore sii obligato farli quel restauro sarà dichiarato da due amici comuni della Comunità, o partire a mettà, se così piacerà al signor Locatore.

Nel caso che una tempesta di notevole intensità, o brinate,  colpiscano il raccolto verso la maturazione, il padrone si obbliga, previo parere, sul danno effettivo patito,  di due persone della comunità amici comuni del locatore e dei conduttori, a indennizzare il danno se non totalmente almeno per una metà.

22. Più detti Conduttori siino obligati et si obligano restituire, per rispetto delle lire ducento vititre...questi danari ricevuti in sosta, restituirli dico nella festa di Santa Margherita nell'ultimo anno che finirà detta locatione, et questi in tanti buoni danari; per rispetto poi delle semenze saranno obligati a San Lorenzo nel ultimo anno come sopra a restituirle al signor Locatore.

I conduttori si obbligano nell'ultimo anno a restituire in buona valuta entro la festa di Santa Margherita, le 223 lire avute in prestito all'inizio della locazione. Così come si obbligano a restituire, sempre l'ultimo anno, entro il giorno di San Lorenzo le sementi avute sempre in prestito all'inizio. 

23. Più detti Conduttori si obligano, et saranno obligati pagare ogni anno gli aggravi ordinari et straordinari spettanti detta possessione, et consegnare ogni anno gli confessi  di pagamento al signor Locatore, et...detta possessione ...da stara di sale camerale undeci.

Le tasse e i carichi fiscali corrispondenti sono d'obbligo dei conduttori, i quali sono tenuti a consegnare tutti gli anni le ricevute del pagamento di detti carichi al locatore. La locazione era gravata da un carico fiscale corrispondente a undici stara di sale (7).

24. Più detti Conduttori saranno obligati, et si obligano condurre gratis tutti gli materiali da fornace faranno di bisogno per la reparatione delle case dove detti Conduttori abitano un detta possessione.

I conduttori sono obbligati al trasporto, gratis,  del materiale occorrente per la manutenzioneo l'eventuale  riparazione degli edifici da loro occupati.

25. Più il suddetto affitto resterà terminato a San Martino dell'anno 1686, intendendosi che essendo cominciato l'anno 1680 et dovendo haver fine l'anno 1686, detti Conduttori, come si sono obligati, doveranno restituire la detta di là sosta, o scorta, che sono lire 223 a Santa Margherita, come anco le semenze a San Lorenzo, come ancora doveranno restituire a Santa Margherita la di là scritta barozza, et erpice, overo lire quarantadue imperiali, se così piacerà al signor Locatore.

La locazione essendo iniziata nel 1680 terminerà il giorno di San Martino del 1686, giorno entro il quale i conduttori dovranno avere restituito entro Santa Margherita il prestito di 223 lire, il carro e l'erpice o pagare le 42 lire se gli attrezzi saranno giudicati usurati dal padrone. Oltre ovviamente alle sementi che dovranno essere restituite entro il giorno di San Lorenzo. 

26. Più pageranno di elemosina al Cappelano di Sant Ambrogio soldi vinti...

In più saranno"spontaneamente obbligati"  a pagare, lire Imperiali venti come elemosina  al cappellano di Sant'Ambrogio, presumo di Ronco

27. Più il signor Locatore dà a detti Conduttori tutti li prati di fieno , o lisca intendendosi ancora quel pradello di lisca di novo ritrovato, per essere stato incognito, con che detti Conduttori si obligano, et saranno obligati dare al signor Locatore gratis; et per osservatione delle predette cose ambo le parti si sono sottoscritte alla presenza delli infrascritti testimoni.

Il locatore aggiunge a quanto sopradescritto  anche la disponibilità per i conduttori di alcuni prati da fieno, di una liscata probabilmente nella palude dei Calendoni, e di un piccolo prato di lisca che da poco è entrato a far parte nelle sue  proprietà. I conduttori si impegnano a fornire gratis la lisca al locatore. E quindi tutti convengono e sottoscrivono davanti a testimoni quanto stabilito.

Io Giovanni Battista Della Porta mi accontento di quanto si contiene nella presente lista, d'accordio  et affermo di sopra.

Io Francesco Brambilla a nome et di commissione di Domenico et Giovanni fratelli Brigatti per non sapere loro scrivere come anno detto in loro nome et di commissione sua qui presenti afermo et prometto quanto di sopra esendo io stato pregato da medesimi fratelli a sottoscrivere il presente acordio.

Io Andrea Prego fui presente per testimonio.

Io Carlo Federico Vimercatto fui presente per testimonio.

Io Francesco Bonacina fui presente per testimonio.

NOTE
(1) La moggia era formata da  8 staia  o stara e 16 mine, corrispondenti a litri 146,234
(2) La stara o staio era formato da  2 mine o 4 quartari , corrispondenti a litri 9,139
(3) La barozza era un capiente carro con sponde alte per il trasporto di merci
(4) Il quartaro era formato da  4 metà e corrispondeva a litri 4,569
(5) I pendizzi erano degli obblighi che i contadini avevano, come pendenze aggiuntive, nei confronti dei loro padroni
(6) Specie di caverna appositamente scavata nel terreno chiamata giazera o nevera, riempita di neve e ghiaccio serviva a conservare gli alimenti. Con speciali coperture e accorgimenti vi si manteneva il fresco fino ai primi accenni dell'estate
(7) Alcune frasi mancano nel documento e quindi non è possibile sapere il periodo corrispondente alla quantità di sale indicata

Anselmo Brambilla, 15 marzo 2004

La foto 2 è tratta dal libro Fides per Millenium,il decanato di Brivio storico erede dell'antica Pieve, a cura della Commissione Cultura del Decanato, Oggiono, 2000.
La foto 3 è un particolaredel foglio 32, Como, dell'istituto geografico militare, edizione 1931.

INVERNO fotografie di Marco Bartesaghi


Foto 1 e 2 Verderio Superiore, via Sernovella



Foto 3 Verderio Inferiore, tra Cascina Bergamina e Cascina Bice



Foto 4 e 5

venerdì 3 dicembre 2010

IN UN DISEGNO DELL'ARCHIVIO DIOCESANO LA CHIESA COME SAREBBE POTUTA ESSERE di Marco Bartesaghi




FOTO n.1

 All'Archivio Diocesano di Milano, nel fascicolo intestato a Verderio Superiore del fondo Maina, è conservato un disegno (FOTO n.1), a china bianca su fondo azzurro, intitolato : "Progetto della nuova Chiesa e dell'annessa casa Parrocchiale da erigersi nel comune di Verderio" (non è specificato Superiore poiché i due paesi erano ancora amministrativamente uniti).
Un timbro sopra una marca da bollo porta la data gennaio 1898. Sotto il titolo un breve testo, denominato "Dichiarazione", recita:"La costruzione della chiesa e dell'annessa casa parrocchiale eseguita in base al seguente progetto importerà una spesa non minore di £ 220 = lire duecentoventimila " .Il disegno comprende la pianta e il prospetto della chiesa e del campanile ed è firmato dall'ingegner Enrico Combi, lo stesso a cui si deve, in collaborazione con Fausto Bagatti Valsecchi, il progettazione e la direzione dei lavori di costruzione della chiesa.

 

L'importanza del documento risiede nel fatto che l'edificio che vi è rappresenttao non corrisponde a quello che poi venne effettivamente realizzato.
Il disegno porta anche la dicitura "Allegato B", faceva quindi parte di una documentazione più ampia, di cui nel fascicolo non c'è traccia. Mancando, almeno per ora, altre notizie è impossibile, sapere se la scelta fu fatta fra i due progetti presentati contemporaneamente, o se il secondo disegno fu steso dopo che il primo era stato scartato. Sconosciuti restano anche i criteri che guidarono la decisione e l'identità delle persone che la presero.

In attesa che la mancante documentazione possa essere da qualche parte ritrovata, non ci resta che confrontare la chiesa che c'è con quella che potrebbe esserci stata.

La differenza più notevole è la posizione del campanile. In entrambe le soluzioni esso si trova sul lato destro o meridionale dell'edificio. In quello realizzato è compreso nella pianta della chiesa e posizionato subito dietro il transetto. Secondo il progetto scartato invece esso sarebbe stato costruito all'esterno del perimetro e affiancato alla facciata.

Differente anche la posizione della chiesa rispetto alla casa parrocchiale: edifici distinti nella realtà;  destinati invece ad essere fisicamente collegati, attraverso un ampio cortile con doppio portico, secondo il disegno bocciato.
FOTO n.2 Pianta della chiesa ipotetica
 
Alcune diversità abbastanza notevoli si notano confrontando le due piante.
Nell'ipotetico edificio (FOTO n,2) la struttura che conosciamo sarebbe stata preceduta da un vestibolo, detto endonartece, affiancato, a sinistra dalla cappella del battistero e a destra da un vano da cui si sarebbe potuto accedere al campanile e, con una scala a chiocciola costruita nel muro di sinistra del vano stesso, ad un palco che avrebbe probabilmente ospitato il coro, o l'organo o entrambi.
Diversa anche la parte absidale. Nella parrocchiale realizzata la parte bassa dell'abside non sporge verso l'esterno, essendo rimasta inclusa dalla presenza delle due sacrestie, Nel disegno dell'archivio diocesano invece l'abside sarebbe apparso più in aggetto, grazie al deambulatorio che, circondandolo, avrebbe collegato le sacrestie.
 
FOTO n.3 Pianta dell'edificio realizzato
 



Il presbiterio esistente si compone dell'ampio spazio con l'altare maggiore al centro, sovrastato dalla pala di Giovanni Canavesio, dall'abside poligonale con coro e organo, e da quattro vani laterali. I due che affiancano l'altare, velati da una grata, erano riservati in origine ad accogliere i componenti della famiglia Gnecchi durante le sacre funzioni; negli altri due, che si affacciano sul transetto, le cappelle dedicate al Sacro Cuore e all'Addolorata.
Nel progetto alternativo i vani, due per lato, sarebbero stati fra loro aperti, formando piccole navate a due campate, le ultime delle quali, con absidiole semicircolari, avrebbero accolto le due cappelle. Erano previsti anche due pulpiti, uno per ciascuno dei pilastri centrali del presbiterio. Non furono realizzati in quanto sostituiti da un ambone, adagiato su cinque pilastrini, situato sotto l'arco della quarta campata della navata di sinistra.

 
FOTO n.4 Facciata della chiesa ipotetica

Altre diversità si notano nella composizione della facciata. In generale l'ipotesi scartata avrebbe avuto un più accentuato carattere gotico, riscontrabile negli archi acuti delle finestre laterali e del portale, abbandonati a favore degli archi a tutto tondo, di carattere più romanico, dell'edificio reale.
La parte centrale, più alta e della facciata, sarebbe stata scandita in due registri, suddivisi da una cornice di archetti pensili incrociati. Nella facciata della chiesa l'idea della suddivisione attraverso la cornice non fu accolta, mentre venne costruita, subito sotto il tetto, la piccola loggia di sottili colonnine. I
Ultima differenza: l'ipotetico portale sarebbe stato circoscritto in un rettangolo e preceduto da tre gradini, due elementi persi nel progetto adottato.

FOTO n.5 La facciata della chiesa realizzata



 Marco Bartesaghi

L'immagine dell'ingegner Enrico Combi è tratta da un volume dedicato all'esposizione internazionale di milano del 1881.

GRAFFITI A CARNATE fotografie di Martina Villa


 
 













GRAFFIT ART appunti di Martina Villa