sabato 31 maggio 2014

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 25 MAGGIO 2014: ALESSANDRO ORIGO PRIMO SINDACO DI VERDERIO di Marco Bartesaghi


Il 25 maggio 2014 si sono tenute le prime elezioni amministrative di Verderio, il comune nato dalla fusione dei comuni di Verderio Inferiore e Superiore, a seguito del referendum del dicembre 2013 e della successiva decisione del consiglio regionale della Lombardia.

I RISULTATI

E' stato eletto Sindaco  Alessandro Origo, presentato dalla lista SIAMOVERDERIO. 
Nelle tabelle che seguono, copiate dal sito del comune, i risultati della consultazione elettorale e la composizione del nuovo Consiglio Comunale.

(Cliccare sulle tabelle e sulle fotografie per ingrandirle)












I DOCUMENTI

Presento ora il materiale propagandistico/informativo distribuito in paese dalle tre formazioni politiche locali. E' molto probalile che la raccolta di documenti sia incompleta: invito chiunque sia in possesso di ulteriori documenti di inviarmene copia, in modo da poter integrare la rassegna.

LISTA N. 1 "UNITI PER VERDERIO". Candidato SIndaco: Caterina Viani

1° documento: fascicolo di quattro pagine ottenuto da foglio A3 piegato.

pagina 1
pagina 2
pagina 3

pagina 4

2° documento: volantino formato A4, bianco e nero, intitolato "IL BRAVO RAGAZZO"



LISTA N.2 "VERDERIO CAMBIA". Candidato Sindaco: Marco Benedetti

1° documento: fascicolo di 12 pagine, stampato a colori, formato A4

Per l'ampiezza del documento ho pensato di inserire immagini più piccole delle precedenti. Ricordo che comunque possono essere ingrandite cliccandogli sopra.

pagina 1
pagina 2
pagina 3
pagina 4
pagina 5
pagina 6
pagina 7
pagina 8
pagina 9
pagina 10
Tralascio le utime due pagine che contengono solo le istruzioni per il voto e il simbolo.


2° documento: volantino stampato a colori, formato A4, intitolato "CHI SIAMO".

Fotocopia del documento

3° documento: volantino stampato a colori, formato A4, intitolato: "Verderio: Cambiare si deve, cambiare si può".




4° documento: volantino stampato su due facciate, a colori, formato A5. Propaganda individuale del candidato Daniele Maggioni, che risulterà eletto avendo ricevuto il maggior numero di preferenze (23) fra i candidati della lista.

fronte








retro

LISTA N.3 "SIAMOVERDERIO". Candidato Sindaco: Alessandro Origo.

1° documento: volantino bianco e nero, formato A4, intitolato: "VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL COMUNE DI VERDERIO"


2° documento: pieghevole ottenuto da foglio formato A4, stampato a colori

faccaite esterne
facciate interne

3° documento: fascicolo di 12 pagine, a colori solo le pagine 1 e 12, formato A4

facciata
 
controfacciata

pagina 1
pagina 2

sabato 10 maggio 2014

UN CASCINOTTO DI CANNE A VERDERIO, IN UNA FOTO DEL TEMPO DI GUERRA di Giorgio Oggioni


Questa fotografia, che fa parte dei ricordi della mia famiglia, risale agli anni della seconda guerra mondiale. Il cascinotto in canne era ubicato sulla strada che porta alla cascina Bergamina.




La signora a destra è mia mamma, Giulia Regina Airoldi; a sinistra sua sorella, Maria Giuseppina, che poi si fece suora. In centro, Rosaria Balestrieri, una signora sfollata a Verderio per la guerra. La bambina è mia cugina Luigia Villa, che vende giornali e tante altre cose in via Tre Re.



I CASÒT di Giancarlo Consonni

Ho chiesto all'architetto Giancarlo Consonni di parlarci dei "casòt".


I CASÒT  di Giancarlo Consonni

I casòtt sono un bell'argomento.

Erano piccole  costruzioni plurifunzionali (ricovero degli attrezzi; immagazzinamento di foraggio secco). Uno spazio più piccolo e separato dal resto era destinato all'ospitalità per le galline lasciate libere di razzolare, ma che vi deponevano le uova. Le galline si ritiravano spontaneamente in questi spazi verso sera, quando venivano stipate in apposite carriole per essere riportate nell'abitazione o in locali ad essa contigui.

Ogni famiglia contadina aveva il suo casòtt.

Costruttivamente erano inizialmente così concepiti: struttura in legno, pareti e tetto in paglia. In seguito sorsero costruzioni più spaziose con struttura in mattoni (spesso misti a sassi), paglia per le pareti,  tegole per il tetto.

Questo l'essenziale.
 

I casòtt erano anche ben altro (convegni amorosi; caccia agli uccellini con trappole d'inverno); ma questa è un'altra storia.

 Giancarlo Consonni



Le immagini che seguono sono mie. Sono casòt (cascinotti), alcuni ridotti a rudere, ripresi tra Verderio e Vimercate M.B.


 


















































venerdì 9 maggio 2014

ROBBIATE: NOTIZIE STORICHE (seconda parte). DAL XVI AL XVII SECOLO di Maria Fresoli

Terminato il dominio degli Sforza, iniziano le lotte cruente tra Francesi e Spagnoli, per il possesso dello Stato di Milano: così quella piccola ripresa degli anni addietro, è nuovamente vanificata dalle terribili sventure che si susseguono senza sosta; si aggiungono alle già gravose tasse locali anche le straniere. Quale conseguenza di questi eventi disastrosi, arriva nel 1524 una grave pestilenza che decima gran parte della popolazione brianzola; in quella circostanza la nobildonna Margherita Ajroldi, lascia la somma di 50 lire alla comunità di Robbiate per la costruzione di un lazzareto e di una cappella, da dedicarsi a S. Rocco, ma per una questione fra gli eredi non se ne fece nulla.
Salito al potere Carlo V di Spagna, il ducato di Milano passa nelle mani del figlio Filippo II e i contadi nelle mani dei governatori spagnoli, interessati unicamente ad accapparrare, con sprezzo e disonestà, ingenti patrimoni in una terra che tanto non è loro.


San Carlo Borromeo




Salito al potere Carlo V di Spagna, il ducato di Milano passa nelle mani del figlio Filippo II e i contadi nelle mani dei governatori spagnoli, interessati unicamente ad accapparrare, con sprezzo e disonestà, ingenti patrimoni in una terra che tanto non è loro.
Da una fotunata ricerca all’Archivio di stato di Milano, si possono trarre alcune notizie sull’aspetto socio-economico del paese nel XVI° secolo; nel 1530 la popolazione di Robbiate era composta da 177 abitanti, in gran parte massari e braccianti, quasi tutti alle dipendenze dirette degli Ajroldi che detenevano gran parte delle case e terreni. E’ interessante segnalare che un certo Bertoldino Ajroldi esercitava la professione di medico e, tra il ceto medio troviamo pure un cavallante, un formaggiaio e un mastro falegname; di quell’anno abbiamo pure un elenco degli animali composto da 23 buoi e 11 mucche.
L’intero territorio si estendeva su 4209 pertiche così suddivise: 825 a campo, 1674 a vigna, 637 a ronco, 725 a bosco, 348 a brughiera.51 Le tre principali coltivazioni erano la vite, il frumento, l’avena e in minima quantità ceci, fave e fagioli che costituivano la base dell’alimentazione dei contadini.





La chiesa parrocchiale di Robbiate


Dal punto di vista educativo e morale questo secolo vede dilagare l’ignoranza, la superstizione, la corruzione: persino il comportamento di alcuni sacerdoti lascia a desiderare sotto l'aspetto morale e culturale, a Robbiate il cappellano Ambrogio Ajroldi sarà punito severamente dal Cardinale Carlo Borromeo per concubinato e altre gravi mancanze. Ed è proprio in questo clima che la maestosa figura di S. Carlo inizia un’imponente opera di riorganizzazione del clero e particolarmente delle parrocchie, servendosi delle visite pastorali per una miglior conoscenza dei problemi locali del territorio diocesano.
Dopo l’erezione della nostra parrocchia, avvenuta il 5 ottobre 1571, con le severe disposizioni del Santo, nel nostro territorio riprende più viva e più intensa la vita religiosa: i sacerdoti svolgono diligentemente i loro compiti pastorali con un comportamento più virtuoso ed esemplare, iniziando a tenere regolari registri dei battesimi, matrimoni, morti e gli elenchi dello “Stato d’Anime”.



Questi importanti registri ci danno la possibilità di avere una visione ampia e specifica della popolazione e del territorio urbano di Robbiate alla fine del XVI° secolo.
Dallo stato d’anime, compilato nel 1577 dal primo parroco Giacomo Spada, si apprende che nel paese vivevano 398 persone, distribuiti in 79 focolari (famigie) così ubicati. 54 in Robbiate, 21 in Terzuolo, 2 in Coglia, 1 in Moncucco e 1 in Duraga. Pure 79 erano gli edifici disloccati sul territorio, 51 dei quali appartenevano agli Ajroldi, la rimanenza a piccoli possidenti. Tra gli edifici è da segnalare un mulino a 4 ruote sopra l’Adda appartenente a Paolo Ajroldi. I capi
famiglia erano ancora in prevalenza massari, braccianti o servi alle dipendenze dei nobili, c’era pure un “resegotto” (taglialegna), un cavallante, un fattore e un tessitore.
Per chi ama considerarsi “Robbiatese” di antica origine, ecco i cognomi tratti da quel primo stato d’anime: Ajroldi, Bonalumi, Brambilla, Carcano, Corno, Crevenna, Crotti, Decio, Fumagalli, Mandelli, Mapelli, Perego, Spada, Villa, Viscardi.



Lanzichenecchi
All’inizio del ‘600 si profilano, dal punto di vista economico, ancora anni difficili per la popolazione: infatti una serie di violente grandinate si abbatte su tutto il territorio briantino, portando la totale distruzione delle colture. In una supplica del 1602, la comunità di Robbiate chiede alle autorità il permesso “de reparar case e reimpiantar viti per  mortalità de tempeste de doi anni passati”. Più avanti a complicar le cose sono le numerose bande di malviventi che si aggirano a derubare case e chiese e, con la calata dei Lanzichenecchi, si propaga nuovamente una violenta epidemia di
peste; di tutti questi eventi abbiamo trovato in don Giorgio Spada 2° parroco e notaio apostolico un cronista d’eccezione che, attraverso le sue dettagliate annotazioni nei vari registri parrocchiali, che presenteremo in un'altra occasione, ci fornisce un’ampia visuale sulla situazione.


La peste a Milano nel 1630

UN APRILE TINTO DI GIALLO di Marco Bartesaghi




La còlza è la pianta che nel mese di aprile ha colorato di giallo la nostra campagna: nome scientifico brassica napus, è una pianta della famiglia delle Cruciferae – Brassicaceae, viene utilizzata come foraggio e dai suoi semi si ricava olio.


 

 
Io pensavo fosse il ravizzone, anzi pensavo che colza e ravizzone fossero la stessa cosa. Sbagliavo.

Il ravizzone, brassica campestris, è della stessa famiglia delle colza e il loro aspetto è del tutto simile, differenziandosi solo nelle foglie. Personalmente non sono capace di distinguere una dall'altra.








"Bosco" di ravizzone per i bachi da seta






Dalle nostre parti il ravizzone, la cui coltivazione un tempo era molto diffusa,  è conosciuto come “raüsción” (1) e, come la colza,  tradizionalmente veniva utilizzato come foraggio e, fino alla seconda guerra mondiale,  per produrre olio. Quando era ancora in auge l'allevamento dei bachi da seta  la sua ramaglia, una volta seccata,  serviva per costruire il “bosco”, il fascio di rametti sul quale si arrampicavano i bachi quando erano pronti per formare il bozzolo.












Ormai la fioritura è finita ed ora le piante si presentano con i baccelli che contengono i semi.







  

NOTA
(1)   Raüsción,  reüsción,  raüscióm: le tre forme dialettali per indicare il ravizzone proposte dal libro CONTADINI DELL'ALTA BRIANZA, Angelo De Battista e altri, Oggiono, 2000. La fotografia del bosco di ravizzone è tratta dallo stesso libro.





Le fotografie che ora vi presento sono state scattate nello scorso mese di aprile.




Vimercate











Ruginello





















Verderio




Bellusco