sabato 29 settembre 2012

DUE INIZIATIVE PER SALUTARE MARIA



Il 9 ottobre nostra figlia Maria ripartirà, ahimè (scusate, mi è scappato), per la Bolivia, dove vive ormai da sei anni. Per la sua partenza sono state organizzate due iniziative: la prima, il 5 ottobre, a Veduggio, organizzata dal gruppo O.M.G. (Operazione Mato Grosso) di quel paese; l'altra, il 6 ottobre, è stata invece organizzata dal Gruppo Missionario Parrocchiale di Verderio Superiore. Li ringraziamo.



Questi i volantini di presentazione delle due iniziative:








LA "CROCE ASTILE" DELLA PARROCCHIA DI VERDERIO SUPERIORE di Oleg Zastrow



Il brano di Oleg Zastrow, di seguito pubblicato, è tratto dal libro LEGNI E ARGENTI GOTICI NELLA PROVINCIA DI LECCO, Lecco, 1994.
Ringrazio il signor Zastrow per avermi consentito di pubblicarlo sul blog. Marco Bartesaghi

P.S. L'amico Leonardo Pavin mi ha ricordato una notizia importante che riguarda la croce astile: essa appartiene alla Parrocchia di Verderio Superiore ma attualmente è conservata presso il Museo Diocesano di Milano.






Croce Astile
VERDERIO SUPERIORE. Santi Giuseppe e Fiorano. 

 L'attuale chiesa parrocchiale è di fattura recente, costruita in stile neogotico non lontano dal sito del dimensionalmente più modesto tempio nell'ubicazione originaria: edificio quest'ultimo, sconsacrato, alienato e adibito ad abitazione di privati.

L'atuale chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, dedicata ai santi Giuseppe e Fiorano
La primitiva costruzione ecclesiastica era di antiche origini; viene citata, alla fine del secolo XIII, dal Liber Notitiae ancora senza la contitolazione tarda a San Giuseppe e con la variante alternativa più aulicamente corretta di Floriano, al posto della denominazione di Fiorano: Item apud aduam in uerdellum de subtus ecclesia sancti floriani maioris. La dizione con il nome della località, citata nella recensione duecentesca, può avere generato in alcuni un equivoco, a causa della compresenza nell'antica pieve di Pontirolo delle località di Verderio e di Verdello. Ogni dubbio è sciolto dal fatto che solo Verderio si trova presso l'Adda (apud aduam) e che unicamente qui è presente la chiesa dedicata a san Floriano. Si noti inoltre che, certo a causa della vicinanza della località di Verderio al fiume in questione, il santo a cui è intitolato l'edificio veniva anticamente invocato anche a protezione dalle inondazioni.

La vecchia chiesa parrocchiale, dedicata a san Floriano, in una fotografia scattata prima dell'ultimo restauro


Il tesoro della parrocchiale custodisce una pregevole croce astile, in rame sbalzato e dorato; la sola croce misura in altezza 47 cm (esclusa la sferula sommatale). La lunghezza del braccio orizzontale è di 37 cm. Il piedestallo, il fusto e il nodo sono di fattura recente, elaborati secondo formule neogotiche. L'oggetto ha inoltre subito alcune manomissioni: le lamine che coprono lo spessore della croce sono state sostituite a quelle originarie; negli interspazi liberi dei bracci sono state aggiunte in epoca recente incastonature includenti gemme di quarzo e vetri colorati; le ventuno sferule che contornano la croce sono di fattura moderna.
Va inoltre segnalata un'anomalia, probabilmente da farsi risalire ad epoca antica: la figura all'estremità superiore sul fronte è stata ricavata tramite l'uso della medesima matrice adoperata per eseguire, sul retro, l'immagine dell'Uomo alato - Matteo.
Anteriormente, all'incrocio dei bracci è collocata la statuetta di Gesù, crocifisso a una sottile crocetta riportata; ai lati sono applicate le immagini a mezza figura di Maria e Giovanni; in basso è visibile il busto della Maddalena e in alto il precitato personaggio alato.

Croce astile in rame dorato: il fronte. Attorniano Cristo: Maria, Giovanni, Maria Maddalena, un santo.

Sul retro, al centro, è posto il Pantocratore, assiso e a tutta figura, attorniato dalle simboliche raffigurazioni apocalittiche degli evangelisti. La concezione generale della croce rientra in moduli correnti: i bordi sono ondulati, l'incrocio dei bracci è raccordato da un profilo ellittico, gli sfondi sono decorati da losanghe alternativamente lisce e puntiate.

Il retro della croce astile. Il Pantocratore è attorniato, canonicamente, dalle raffigurazioni apocalittiche dei Tetramorfi.


L'elaborato appartiene a quel vasto repertorio di croci astili lombarde quattrocentesche, reperito in una certa misura, sia pure con talune varianti di moduli iconografici e di materiali, anche nella presente ricerca.
Nel caso qui proposto si può segnalare una certa arcaicità, sia nello stile delle immagini, sia per ciò che concerne la tecnica di creare le figure a sbalzo direttamente dalle lamine di sfondo e cioè non applicando le formelle sulle superfici metalliche ricoprenti integralmente i bracci dell'oggetto. D'altro canto, se la preparazione delle primitive matrici non pare ambientabile cronologicamente più tardi dell'inizio del Quattrocento, la constatazione di un discretamente avanzato processo di logoramento degli stampi originari (deducibile dall'appiattimento di molteplici particolari in questo esemplare) induce a datare il momento della elaborazione della croce di Verderio a una fase avanzata nella prima metà del secolo XV.

Oleg Zastrow




14 GENNAIO 1945: A VERDERIO SI FA TEATRO di Marco Bartesaghi





I nove personaggi della fotografia sono i giovani attori di uno spettacolo teatrale rappresentato a Verderio Superiore il 14 gennaio 1945. Tutti abitanti in paese, avevano messo in scena un'opera in tre atti intitolata "Ivonnik", forse ambientata in Francia ai tempi della Rivoluzione.




Il retro della fotografia da cui è stato possibile trarre i dati essenziali dell'avvenimento



Grazie ad Armando Villa, uno di loro e proprietario della foto, che ricorda tutti i suoi compagni, è stato possibile conoscere le loro identità.
 

Iniziamo da quelli in piedi. Partendo da sinistra:
 
Luigi Brivio, "Ginu de Pina", classe 1926, abitante della "Casinéta", la cascina Malpensata. Era il regista della compagnia;
 
Pierino Brivio, classe 1928, anche lui della "Casinéta";
 
Armando Villa, classe 1930, della "Curt del Fiuranel" (su di lui, sindaco di Verderio Superiore dal 1955 al 1995, cerca in questo blog sotto l'etichetta "Archivio Armando Villa");
 
Giancarlo Bosisio, classe 1926, cascina Airolda;
 
Edoardo Acquati, classe 1926, cascina Prati;
 
Edoardo Motta, classe 1924, abitante al "casinel";

Quelli accucciati:
 
Giuseppe Villa, classe 1923, cascina Provvidenza, o del Muleta";
 
Renzo Comi, classe 1930. Abitava in piazza Roma dove la sua famiglia,proveniente da Missaglia e conosciuta come "i finestra", gestiva il Circolo san Giuseppe;
 
Primo Colombo, classe 1930, della "curt del Fiuranel".



* Ringrazio il signor Armando Villa per la bella immagine che mi ha messo a disposizione.Ringrazio anche, anticipatamente, chi volesse intervenire per precisare, arricchire o correggere i dati di questo post e chi volesse  fornire altre immagini o notizie del "gruppo teatrale". Marco Bartesaghi

PAROLE ED ALTRI SEGNI DAI MURI DI GENOVA di Marco Bartesaghi






























sabato 15 settembre 2012

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA di Carla Deambrogi Carta

 E' il primo giorno di scuola e questa mattina, passando davanti alle scuole elementari ho fatto la considerazione che, oggi come ieri, caratterizza l'inizio dell'anno scolastico: quella stessa atmosfera che ha caratterizzato i tanti primi giorni di scuola che, come insegnante, ho vissuto con sempre rinnovato entusiasmo.
Mi soffermo ad osservare la piccola folla in attesa dell'entrata.
Ci sono visi crucciati e sorridenti, i saluti festosi e il vociare dei più grandi, ma anche i piagnucolii e le ostinatezze di chi non vuole avviarsi da solo verso la vita.





 

Vedo bambini pettinati alla perfezione, ma anche teste arruffate e scomposte.
Noto tanti diversi zainetti, dei quali sarà certamente diverso anche il costo.
Noto pure grembiulini ineccepibili e altri, un po' consunti, che rivelano il passaggio da fratello a fratello.
C'è il volto della vita in tutti questi bambini, perché essi sono la voce e l'espressione dell'ambiente da cui provengono e per questo fanno meditare chi li riceve in consegna. E gli insegnanti, appunto, sanno che l'insegnamento deve andare ben oltre le spiegazioni, le interrogazioni, l'assegnazione dei voti.
Infatti la massima che era scritta sul frontone delle scuole della Repubblica Veneta già allora ammoniva:
"Insegnamo ai putéi a ben léger, a ben abacàr, ma sovratuto a eser galantuomini"





Quaderno di seconda elementare dell'anno scolastico 1953/54

TEMA: "SI SONO RIAPERTE LE SCUOLE", anno scolastico 1956/57. Di "anonimo"

Un "amico", che vuole restare anonimo perché teme che ci possano essere errori nel testo, mi ha permesso di pubblicare questo suo tema, che risale al 1957, quando frequentava la quinta elementare.MB




"AULIULE' ALUSINGHE ALUSINGHE..." Alcune "conte" proposte da Gabriella Sala

Le conte si utilizzavano per stabilire chi doveva "star sotto", ovvero chi doveva fare, nei vari giochi, la parte più difficile: a "nascondino" chi doveva cercare gli altri; a "ce l'hai" o a "palla nome chiama" chi doveva prendere gli altri giocatori. Quindi era la parte più difficile del gioco.
SE VUOI VEDERE IL FILMATO CLICCA SUL SEGUENTE INDIRIZZO DI  YOUTUBE*

http://www.youtube.com/watch?v=Uc9XG59Dn74&feature=plcp

oppure cerca su

bartesaghivideostory



I TESTI
Au/li/ ulé cheta musé cheta musé
t'aprofit a lusinghé
 tuli/lem blem blum
tuli/lem blem blum
Fuori sotto



Hai vi/sto mio ma/ri/to?
(la persona indicata risponde  :SÌ) 
Di che co/lo/re era ve/sti/to?
(la persona indicata dice un colore)
Quan/ti sol/di a/ve/va in ta/sca?
(la persona indicata dice un numero, ad esempio 3)
Uno due tre
a star sot/to toc/ca te



La Madòna de Lurèt
la va fìna a vintisèt:
vún, dú, tri, ..., vintidú, vintitrì
(Chi dirige conta a voce alta, "arrotolando" le mani, finché uno dei partecipanti non dice: STOP. Dal numero raggiunto si prosegue la numerazione, indicando i partecipanti, fino al ventisette)
vintiquàter, vinticìnq, vintisés, vintisèt.
Fuori, sotto


Sei per otto quaran/totto
Va in cucina fa il risotto
Lo fai pro/prio come vuoi tu
Uno due tre
Stai fuori tu


Sotto il ponte di Baracca
c'è Pierin che fa la cacca
la fa dura dura dura
il dottore la misura
la misura a trentatre
uno due tre
fuori sotto


Ai bi bo
Chi sta sotto non lo so
Ma ben presto lo saprò
Ai bi bo
Fuori sotto


(i partecipanti tengono le mani sollevate all'altezza del ventre e a pugno chiuso. La conta viene fatta su ciascuna delle mano. Alla fine di ogni strofa quella indicata viene abbassata. Sta sotto, oppure vince, chi rimane per ultimo con una mano sollevata)
Pum!
Pim piri/pette nu/se
Pim piri/pette pam


(La conta viene fatta sui due piedi dei partecipanti. Alla fine della strofa il piede indicato deve essere sollevato. Sta sotto, o vince, chi per ultimo rimane con un piede a terra)
Pè bianc pè negher,
l'è muscia di can.
L'è vun,
l'è dú,
l'è tri,
l'è quater,
l'è cinq,
l'è sés,
l'è sèt,
l'è vot
pè sòop


Sotto il ponte di Verona,
c'è una vecchia sco/rengiona,
che cuciva le mutande,
per non fare il buco grande.
Ma il buco si allargò
e a te uscir toccò.

* Alla realizzazione del filmato ha contribuito mia nipote Martina Villa, riuscendo a renderlo presentabile. Grazie. M.B.

L'ASILO "GIUSEPPINA GNECCHI" DI VERDERIO SUPERIORE di Beniamino Colnaghi

L’asilo infantile “Giuseppina Gnecchi” fu costruito a Verderio Superiore nel 1891 per iniziativa di Giuseppe Gnecchi Ruscone, sindaco di Verderio dal 1859 al 1889, il quale lo dedicò alla moglie Giuseppina Turati, la quale proveniva da una nobile e ricca famiglia di Busto Arsizio.




Per leggere il resto di questo articolo clicca su: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/

venerdì 14 settembre 2012

IL FURORE DELL'ADDA E LA PACE DEL NAVIGLIO . Fotografie di Giorgio Oggioni e di Marco Bartesaghi

"Quale contrasto tra il Naviglio a destra, dove l'acqua scorre così placida e piana, accarezzando e pettinando le alghe che si rizzano oscillanti dal fondo, ignare affatto della guerra che succede all'imbocco; 





e il fiume a sinistra che freme e mugge buttandosi giù all'impazzata da salto a salto, tra scoglio e scoglio, formando un mare di gorghi e spume! 






E' mi pareva di vedere da una parte il gran mondo , col suo fracasso, colle sue ire, co' suoi tumulti, colle sue guerre; dall'altra il filosofo, l'asceta che tranquillo, silenzioso, appartato dal mondo, pensa, prega, lavora. 



Là quanto vi ha di ciò che più appare, di ciò che più mena rumore, ma si risolve in una massa di spume; qui invece quanto vi ha di più modesto, di più oblato o spregiato, ma che infine approda a vero bene e a tutto vantaggio dell'umanità. 




Quante impressioni, quanti pensieri lungo il solitario cammino! È una impressione di terrore quella che ti producono i repentini silenzi e i repentini fragori, alternati coll'alternarsi delle rupi che ti nascondono e ti allontanano il fiume, e degli avvallamenti che te lo avvicinano e te lo rendono visibile di nuovo. 


O ti porti in cima ai rialzi, o ti affacci agli scogli di quella barriera come ad altrettante finestre, ogni volta è uno spettacolo nuovo, ogni volta una sorpresa. Ora è un salto, un gorgo, un mare di spume; 




ora un rudere ciclopico che sfida nel mezzo della corrente la furia delle onde; qui una torre quadrata di roccia, ritta sulla sponda, che obbliga il fiume a deviare; costì un pezzo di frana che si stacca, o una catasta di massi già caduti, un crepaccio, una caverna. 



Quante volte vedo l'Adda che tra scoglio e scoglio si divide in ruscelli, i quali folleggiando, serpeggiano e giocano a nascondersi per ritrovarsi ben tosto e rifondersi insieme! Qui lo spettacolo dura lungo tempo; ma vario sempre, stucchevole non mai; sicché tu arrivi senza avvedertene all'ultima conca, dove il Naviglio, nemico delle querele, trovando che l'Adda ha cessato di essere attaccabrighe e turbolenta, 



ad essa ritorna, così che le acque, insieme di nuovo confuse, proseguono la loro via coll'incesso (1) di fiume regolare e maestoso."
 

Antonio Stoppani,
da "Il Bel Paese"
serata XXXIII (2), paragrafo 15: "Il Reno a Sciaffusa e l'Adda a Paderno"


NOTE:
(1) Incesso: modo di camminare
(2) Il "Bel Paese" è una raccolta di racconti di Antonio Stoppani  (Lecco1824/ Milano 1891), sui viaggi, o come lui preferisce definirle, le "corse di pochi giorni, sempre in Italia" intraprese per i suoi studi di geologia e paleontologia. I racconti erano rivolti ai nipoti, alle loro mamme e ai loro babbi, riuniti di sera per ascoltare lo zio scienziato. Per questo i capitoli del libro si chiamano "serate".

sabato 1 settembre 2012

GITA A NOTRE -DAME DES FONTAINES, AFFRESCATA DA GIOVANNI CANAVESIO di Giovanna Villa

Quella che segue è una pagina del diario semiserio tenuto da Giovanna durante le  nostre vacanze. M.B.



12 agosto 2012, domenica

Oggi gita in "montagna" a La Brique (Briga).
Si parte presto dal campeggio di Mentone, si scende la solita scalinata, si arriva in stazione, si prende il treno per Ventimiglia e lì, dopo una lunga coda per acquistare il biglietto, si prende il treno in direzione Cuneo.
Già il viaggio in treno è molto interessante: si sale pian piano e si vedono boschi, vallate verdi, fiumi, rocce e paesini tipici di montagna. Il tempo è un po' incerto e purtroppo la luce cupa toglie un pochino, ma solo un pochino, della bellezza del paesaggio.


 
Arriviamo a destinazione e visitiamo il paese, molto carino, ben tenuto: case in pietra, chiesetta e sagrato, campeggino, qualche alberghetto, un po' di turisti ed escursionisti.



Chiediamo indicazioni all'apposito ufficio informazioni per raggiungere la cappella Notre- Dame Des Fontaines, meta della nostra gita.
Naturalmente non capiamo quasi nulla.......il francese sembra facile, ma noi ignorantoni ...... comunque, la si può raggiungere percorrendo la strada asfaltata che è più corta o, per un sentiero più lungo ma più bello.
Naturalmente sentiero!
E' in mezzo ai boschi, sale, scende, sale, scende anzi, "mont, cala, mont, cala" come ci descrive una signora che gentilmente cerca di parlarci in italiano.




E' un percorso anche didattico con cartelli esplicativi sulla fauna e flora locale.
Non incontriamo nessuno degli animali li descritti, ma solo qualche altro escursionista.






Arriviamo alla meta verso le 14.00, giusto, giusto quando aprono al pubblico la cappella.
Bellissima, quasi tutta affrescata da Giovanni Canavesio, il pittore che ha realizzato la pala d'altare della chiesa parrocchiale di Verderio Superiore.




Gli affreschi sulle pareti laterali rappresentano la passione di Gesù e il fondo è ricoperto completamente da un Giudizio Universale.




 
Questi dipinti raccontano in modo chiaro e preciso ciò che è scritto nei Vangeli raggiungendo così lo scopo di far conoscere tali vicende anche a chi, allora, non sapeva leggere o capire il latino ecclesiastico.




Viene usato un linguaggio semplice e genuino, colori vivaci mai restaurati ed ancora intensi.
Non vorrei dire una sciocchezza ma ricordano un po' i moderni fumetti: volti un po' grotteschi, posture dinamiche. C'è l'immagine di Giuda impiccato, con lingua penzoloni e diavoletto che si prende la sua anima, che è disarmante nella sua ingenua narrazione: ridicolo forse per noi ma terrorizzante nel contesto del tempo.
Usciti dalla Chiesina Marco è calamitato dal fiume che scorre lì vicino e vuole tuffarcisi ma........è gelida, entra ed esce immediatamente; ci ritenta ma resiste solo qualche secondo in più. Però si è tolto lo sfizio!




Pranziamo su un tavolone "dei giganti", altissimo non solo per i nanetti come me!



Poi torniamo lungo la strada. A circa metà percorso troviamo un bellissimo ponte "Pont du Coq": tre arcate ma disposte ad angolo fra loro in moda da fare un percorso curvo, tutto in pietra ed acciottolato.




Arrivati, poi, in stazione scopriamo che di treni "italiani" per raggiungere Ventimiglia ce ne sono pochissimi, quindi prendiamo un treno "francese" e ci avviciniamo fermandoci ad una stazione d'interscambio :Breil sur Roya.
Quando, poi, giunge il "nostro" treno, ohibò! è formato da un unico vagone e quando si aprono le porte appare una scena apocalittica, una signora svenuta, persone fin dentro il bagno, tutti i viaggiatori molto provati per caldo e nessuna possibilità di spostamento. Fortunatamente il capostazione prende l'iniziativa di invitare tutte le persone che devono recarsi in Francia oltre Nizza a trasbordare sul treno "francese" diretto a Nizza e il vagone si svuota un po', riusciamo a salire e arrivare a Ventimiglia. Non vi ripeto qui i commenti fatti dai passeggeri....ve li lascio immaginare.




Continuiamo il viaggio di ritorno su un comodo treno  fino a Mentone e li risaliamo al nostro campeggio sotto una pioggerellina. Cuciniamo, ceniamo e poi nanna.