domenica 29 novembre 2015

PER RICORDARE "PEO", BATTERISTA DE' "I CLEPTOMANI" di Doriano Riva











L’amicizia è un grande valore.
Quando un amico ci lascia come è stato per Peo (Giampiero Nava) succede che questo sentimento ha un valore in più. Per chi come me, questa amicizia l’ha vissuta e condivisa per un buona parte della vita, merita di essere raccontata.
Ci siamo conosciuti a 16 anni quando col gruppo rock di Verderio che si chiamava “ Gli Evasi” ( Gigi batteria, Chiari chitarra, Raffaele basso , Pippo
chitarra, Doriano organo), eravamo a Cornate a suonare, e a Peo è stato chiesto di suonare qualche pezzo con noi.
L’impressione che fece al pubblico fu fulminante,sopratutto a Gigi che vedendo sto tipo biondo capelli lunghi suonare così bene, decise di lasciare
a lui le bacchette e di proseguire facendo parte del gruppo.


Abbiamo cambiato nome “I Cleptomani”. La nostra esperienza musicale è proseguita cambiando elementi ( Massimo e Gigi) ragazzi di Cernusco sul Naviglio. In quegli anni si facevano diversi concorsi per gruppi rock e noi eravamo spesso primi, salvo in due occasioni, a Cornate classificati secondi il pubblico contestò e a Mezzago dove, pur essendo stati eliminati dalla “giuria” il pubblico ci acclamò e la sera finale ci esibimmo con i DikDik.
La nostra esperienza durò fino al 1969.
Negli anni 70 nascevano gruppi sperimentali “rock progressivo”, Peo ne fece parte come batterista con i “Pholas Dactylus” riscuotendo un discreto successo nazionale e incidendo un Lp “Concerto delle menti”.








Negli anni a seguire ognuno ha fatto la sua strada, lavoro e passione x la musica. Con Peo ho avuto sempre un legame in più.
Nel febbraio 2002 ci siamo ritrovati con Gigi e Massimo dopo circa 30 anni a riprendere a suonare per l’amicizia e la passione x la musica. Ogni settimana ci incontravamo a suonare nella sua “sala della musica” e a Novembre dello stesso anno la “Riunion" è stata fatta nel locale che ci ha fatti conoscere al grande pubblico brianzolo al “ Canneto” di Colnago.
In seguito nel gruppo si è aggiunto un nuovo componente Silvano. Abbiamo continuato con numerosi concerti in giro x la brianza, fra questi il centro sportivo di Verderio Sup.


Invitati da Walter per una associazione benefica abbiamo suonato a novembre del 2012 all’Oratorio di Porto d’Adda


L’ultimo concerto programmato doveva essere a Luglio 2014 alla festa degli Alpini di Cornate, ma la malattia ce lo ha portato via.
Quella sera come gruppo abbiamo trovato un valido batterista, Paolo Frigerio, che ci ha permesso come Cleptomani di salutarlo e commemorarlo.







Quando ci ha lasciato con un gruppo di amici e fra questi voglio ringraziare Walter, abbiamo pensato di organizzare una serata di festa e musica con alcuni gruppi dell’epoca per ricordare e ringraziare Peo.


 
Gianpieero Nava, "Peo"

 
Presenti tutti i componenti della storia del gruppo e sopratutto il Chiari, anche lui purtroppo da poco ci ha lasciati.
Era il 22 novembre 2014 all’oratorio di Porto D’Adda.








Doriano Riva







 Per conoscere di più sui complessi di Verderio, "Gli Evasi" e "I Cleptomani", leggi l'articolo "Vennero “Gli Evasi”, e poi "I Cleptomani": i complessi musicali a Verderio". Lo trovi sul blog di Beniamino Colnaghi - Storia e storie di donne e uomini :
http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/search?q=cleptomani

 

2 NOVEMBRE 2015: POESIE LETTE A VERDERIO DAI LORO AUTORI

Il 2 novembre scorso, quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, la biblioteca di Verderio ha organizzato una serata di lettura di poesie. Tutti erano invitati a leggere una poesia propria o di un poeta conosciuto. 
Qui vengono presentati i testi letti dai loro autori, che ringrazio per avermi permesso di pubblicarli. M.B.



Ezio Brugali







                                    Ezio Brugali








Le estati in Via Manzoni
(Parole da Busnago)

Eravam quelli della periferia  

noi della via Manzoni dal 27 e più;

eravam tutti dei vivaci ragazzini

noi della leva dal 1967 in giù.

C'era tanto tanto verde da calpestare;

c'eran le ciliege con coraggio da rubare!

e si dovevan sempre formar le squadre

per ritornar stanchi la sera vincitori o vinti.

Ci raccontavan delle bande della piazza,

laggiù, tra le case e i bar e la chiesa:

nei vari cortili del centro si eran formate,

sull' "erone" giocando si davan battaglia.


Ma noi si stava nei prati a rincorrer farfalle;

e c'eran sempre le benedette ciliege a farci gola!

Oppur si calciava un pallone nei campi del collegio,

o si pedalava tutti quanti sino al Campo Robinson.


Ci ripetevan "L'Italia va male, bisogna risparmiare!"

e si pattinava tutti quanti via Manzoni su e giù,

quelle domeniche senza auto col sole a picco,

quelle domeniche d'un tempo lontano che fu.


Ti ricordo cosi, cara mia vecchia strada,

perchè davvero non trovo più verde da calpestare!

E mentre ti sfreccian troppe auto pur a quest’ora,

con passo lento ripercorro le tue storie da raccontare.



Solo ora cade una foglia

Solo ora cade una foglia.

Disegna la sua traiettoria lieve,

immersa in un silenzio cupo:

la quiete dopo la tempesta..


Solo ora cade una foglia.

S'adagia finalmente a terra,

posandosi, ahimé, in una pozza.

Già..è toccata a lei.


E' toccata a lei, povera foglia giallastra,

sporcarsi il dorso di rosso sangue!

Perchè la pozza è accanto ad un corpo inerme!

la tempesta di fuoco e bombe han le sue colpe;

il soldato e' morto ucciso per l'indifferenza di tanti.



SOLO ORA CADE UNA FOGLIA,

solo ora il mondo guarda laggiù.

Ed è, come sempre, troppo tardi,

e ci si infanga le scarpe di rosso sangue,

ma non ci si chiede dove tutti abbiam sbagliato,

che le scarpe nuove dobbiamo andar a comprare


 



Queste due prime poesie, scritte da Ezio Brugali, un abitante di Busnago, fanno parte della raccolta intitolata "Le emozioni donate".















***



Francesco Frigerio

Amore e basta

L'amore non ha occhi
ma battiti di cuore,
l'amore non ha orecchie
ascolta con l'anima,
l'amore non cammina
sbatte le ali,
l'amore non ha parole
ma sguardi,
l'amore non chiede
dà,
l'amore non brucia
riscalda,
l'amore è amore e basta.

 

    

Francesco Frigerio, classe 1985, abita a Verderio. Alcune sue poesie,compresa quella qui presentata, insieme a quelle di altri giovani autori, sono pubblicate nella rivista "Sentire" n. 22, acquistabile in Amazon libri.












***







                                    Alberto Spallone





I balconi delle case

 I balconi delle case
così assolati
così soli

Quante storie hanno visto
coi loro occhi di muro,
di un tempo perso
di un tempo andato

I balconi delle case
così isolati abbandonati
così stanchi -
depositi del niente
mai nessuno se n'è accorto

Sempre soli, chiusi lì,
prigionieri dei ricordi

(Stazione ferroviaria di Osnago ore 14,30
15 maggio 2015)










Alberto Spallone abita a Paderno d'Adda. Nel 2015 ha pubblicato una raccolta di poesie, che non contiene quella qui pubblicata.














*** 



Adriana De Cani

Risveglio

Sei venuto straniero
su questa selvaggia terra
assopita nel tempo
dove stagioni passate
sonnecchiavano i loro ricordi.

Il vento e il sole
la tingono di nuovi colori.
Vive, freme, trema
questa terra
sotto il passo leggero.


Ulisse

Nel cielo una luce
rompe il buio della notte.
Un'ombra cammina nella luce.
È Ulisse che cerca nella dimora.
 

 
Maria

Hai mendicato amore
come pane per sfamarti
come acqua per dissetarti.
Ti hanno risposto
Non è dignitoso mendicare
 
 Adriana De Cani è un'abitante di Verderio.


 ***




              Teresina Bonalume Biella






Scomparsa 

L'ho avvertita accanto a me, fin dal primo istante di vita quando percepii il mio iniziale respiro e il mio conseguente primario vagito. Era là. Una perfetta ombra scura. Un'ombra oltre la mia, quella che la luce proietta a ogni movimento.
Essa, quell'ombra così scura e delineata nella sua inequivocabile forma cammina sempre in maniera costante accanto a me in ogni attimo della mia esistenza.
In parallelo. Mai in sintonia.
E io penso, finché essa mi cammina a lato e un poco distante quel tanto che basta per non esserne sfiorati, avrò ancora la possibilità di respirare e Lei non mi ghermirà con la sua affilata falce. Finché non attraverserà quella strada per incrociare la mia continuerò umanamente a vivere.
È così che la Morte, sì, quell'ombra scura dai contorni definiti che mi viaggia accanto fin dalla nascita non avrà ancora ciò che da tempo brama: il mio unico corpo.
In molte ricorrenze purtroppo, l'ho vista carica ed esultante per la sua preda, gongolante di bottino.
In quegli istanti anche la mia personale ombra si piegava dal pianto al suo passaggio, nel riconoscere che essa, la Morte, si portava via a due passi da me le persone più care. Il dolore avanzava trafiggendo, lacerando il mio cuore già ferito e nulla mi rimaneva se non “odiare” quell'ombra così difforme e così temuta quale portatrice di tragedie umane.
No, non la voglio come esempio di equità e neppure lontanamente come “amica” e men che meno “sorella” come il grande Francesco la definì.
Ma ne pavento la presenza e ne diffido ad ogni istante il suo intervento su di me.
Però. Però essa, la Morte, mi sospinge, m'incalza, mi sprona a riflettere su quel voler attraversare in un momento qualunque la mia strada per porsi di fronte a me, arrestare la mia esistenza e caricarsi così del mio già inerme corpo lasciando nuda, allibita e indifesa la mia stessa anima.
Questa riflessione mi induce e ponderare e a riconoscere la caducità del mio esistere e nel medesimo momento a non sciupare inutilmente il tempo concesso in situazioni e problemi da nulla, inconsistenti.
No, non posso dilapidare il mio esistere dalle cose che veramente contano. Non posso dissipare o disperdere i miei personali sforzi o talenti per le cose effimere, appariscenti, inutili. No, non posso.
Ogni volta che volgo il mio sguardo verso lei, sì, quell'ombra scura mantellata, guardinga e armata di tutto punto pronta a togliermi il mio respiro, penso a una sola cosa: a vivere bene, con gioia, in armonia.
È allora che dal profondo del mio essere, intonato e melodioso, sale un canto perfetto, intimo, trascendente. È il canto dell'anima. Quell'anima che mi fu data in maniera gratuita da quel Creatore Senza Tempo che m'ha voluta qui sulla madre Terra e m'ha posto col pensiero in una valle infinita, là dove più niente e nessuno mi farà più soffrire. È il gaudio eterno. Quello che ha inizio con la nostra personale nascita.
E, beffarda se ne va ora “sorella” Morte con il carico inestimabile del mio corpo.
Ma Cristo ha vinto la morte!

Teresina Bonalume Biella abita a Verderio. Questo blog in passato ha già pubblicato un suo scritto. Lo potete trovare a questo indirizzo:


 



VIA SANT'AMBROGIO E VIA PRINCIPALE IN UNA CARTOLINA DI VERDERIO DELL'INIZIO DEL NOVECENTO di Marco Bartesaghi




Una bella immagine prospettica di via Sant’Ambrogio e di via Principale di Verderio, in questa cartolina di inizio novecento, che ha viaggiato, da Paderno d'Adda a Corsico, passando per Cesano Boscone, il 6 agosto 1907, indirizzata a Irene Marazzi Lissoni.
 

Per cercare di rifarla oggi, ho scattato alcune fotografie posizionandomi in piazza Sant’ Ambrogio sul lato delle ville, sul marciapiede. Per una riproduzione più fedele, probabilmente sarei dovuto stare più in centro alla strada. L’immagine che ho ottenuto mi sembra che vada comunque bene per tentare un confronto a un secolo di distanza.




Via Sant’Ambrogio e via Principale sono i tratti urbani della provinciale SP178 che dalla località Sernovella giunge a Cornate, dividendo in due parti il centro abitato della località “Superiore” di Verderio. Agli inizi del novecento, quando, presumibilmente, l’immagine della cartolina fu ripresa, le abitazioni di Verderio Superiore erano concentrate a nord della strada (a sinistra guardando la cartolina), mentre a sud c’erano solo alcune cascine.
Osserviamo ora la cartolina, e vediamo cosa essa ci può raccontare.

l campanile e l'insegna a ferro di cavallo




Punto di fuga dell’immagine è il campanile della vecchia parrocchiale di San Floriano. Spodestato nel 1902 dal nuovo campanile, ha resistito ancora, mi sembra, per qualche decennio, prima di essere abbattuto in una data che ancora non sono riuscito a conoscere. Non conosco neppure i motivi della sua soppressione: sarà stata inevitabile? Speriamo, altrimenti si sarebbe sacrificato per nulla un elemento significativo del paesaggio urbano.




 A destra della strada, la casa in primo piano esiste ancora ed appartiene alla stessa famiglia, i Pirovano, che la possedevano all’inizio del secolo scorso. Davanti all’edificio sosta un carretto trainato da un cavallo: una scena non insolita in quel luogo, poiché i Pirovano erano fabbri e ferravano i cavalli, come risulta anche dall’insegna a forma di ferro di cavallo sporgente dal muro.
 



Questo lato della strada è quello che più si è modificato da quando è stata scattata la fotografia. Più precisamente, tutto ciò che esiste ora nello spazio fra casa Pirovano e la Chiesa Vecchia è successivo alla nostra cartolina, compresi gli edifici più antichi: il municipio, del 1910, e lo stabilimento in mattoni che ospitava la ditta “Arte del Ferro”, che dovrebbe essere stato costruito tra il 1910 e il 1920. 

Nella cartolina s’intravvede la “Curt di Lau”, abbattuta negli anni novanta e sostituita da una nuova palazzina al numero civico 12 di via Principale.


Seppur modificati, sono invece perfettamente riconoscibili gli edifici sul lato nord della strada (a sinistra nella cartolina).



In primo piano la casa che fu prima del cappellano della chiesetta di Sant'Ambrogio e poi a disposizione del  coadiutore della parrocchia di Verderio Superiore; dal 1956 sede del “circolino”, il bar delle ACLI, e, dai primi anni del duemila, privata abitazione.


Il secondo edificio, più basso, è quello che più si è modificato: una parte è stata trasformata in accesso, con scala, a quello che era il bar delle Acli. L’altra ha ospitato per un certo periodo l’ufficio postale. Di questo si è conservata la facciata, con la bella porta d’entrata, affiancata da una finestra con inferriata, l’insegna in rilievo e, in alto, un fregio in cotto che riprende il motivo ad archetti a sesto acuto della chiesa parrocchiale.






L’edificio che segue è la “corte di Sant’Ambrogio”, meglio conosciuta come “Curt Növa”, fatta costruire dai conti Confalonieri e portata a termine, probabilmente a cavallo degli anni settanta - ottanta dell'ottocento. Il lato dell'edificio prospiciente la via era quello che ospitava le stalle e i fienili. Per questo le due file di finestre in origine erano false finestre, o finestre cieche. Questa caratteristica si è mantenuta nella metà di facciata a sinistra del portone d'accesso. Si è persa invece nell'altra metà, dove le finestre del primo piano ora sono aperte e quadrate, mentre quelle a pianterreno sono state trasformate in porta e vetrine di un negozio.

 
Facciata della “Curt Növa” ieri e oggi

 







 



La casa successiva, che fa angolo con via Fontanile aveva un aspetto caratteristico. Composta da due edifici piuttosto stretti, coperti da tetti a due spioventi a forte inclinazione, separati da un muro che comprendeva il portale d'entrata. Due piccole torri insomma, a pian terreno collegate con la “curt Növa”, ma separate da essa al piano superiore. Nella cartolina si vede poco, ma da altre immagini d'epoca, si nota che le pareti esterne erano dipinte a righe orizzontali. Forse è solo una mia idea, ma ho l'impressione che questo edificio  voglia richiamare la cascina “La Salette”, conosciuta anche come “Casina rigada”, per la decorazione a righe delle sue torri, ripristinata nel recente restauro.



Un'altra immagine, contemporanea della cartolina, delle vie Sant'Ambrogio e Principale
Di tutto ciò rimane ben poco nell'aspetto attuale dell'edificio, come si può notare nella fotografia scattata qualche giorno fa.



 
L'angolo fra via Principale e via Fontanile e l'edicola della Madonnina






 Ingrandendo opportunamente l'immagine sembra di veder abbastanza nettamente che all'angolo fra via Principale e via Fontanile era già presente l'edicola sacra che oggi contiene una malandata madonnina.
Nei giorni scorsi, sulla stampa locale sono apparsi articoli riguardanti questa edicola. In essi, con molta sicurezza, veniva fissata la data della sua costruzione (1889) e dato un nome al suo realizzatore (il pittore milanese Dovera). Ho l'impressione, ma sono pronto a chiedere scusa se mi sbaglio, che queste notizie siano campate per aria, non abbiano cioè nessun fondamento. Non sempre, purtroppo, si riesce a sapere tutto quello che si desidererebbe sapere. Bisogna però accontentarsi, almeno momentaneamente, finché qualche nuova notizia certa ci venga in aiuto.
La nostra cartolina ci permette di affermare, con una certa sicurezza, che all'inizio del novecento la cappellina c'era. Ci sarà stata anche prima? Forse sì, forse no.




Due soli edifici occupano l'intero lato sinistro della via Principale.
Il primo, più basso, è conosciuto come “Curt del prestinée” e, nella cartolina, appare come un unico edificio, omogeneo per altezza e per aspetto estetico.. Ora si presenta invece come una serie di quattro edifici autonomi, ciascuno con una propria altezza,  un proprio colore e un proprio disegno.



Il "profilo" della curt del prestinée, ieri e oggi




Per ultima la curt del legnamée o del murnée, che forse più delle altre ha mantenuto l'aspetto originario.

Curt del legnamée o del murnée




iI retro della cartolina

 Marco Bartesaghi