mercoledì 6 aprile 2016

UN GIRO ATTORNO AL PLATANO di Giorgio Buizza


Giorgio Buizza è il dottore agronomo che, in occasione della realizzazione della rotonda del platano, era stato incaricato dal comune di Verderio Superiore di stendere una relazione sullo stato dell'albero e di seguire lo sviluppo della realizzazione della rotonda, per rimediare all’impostazione originariamente data dalla Provincia.
Buizza ha recentemente "visitato" i platano e mi ha mandato questo articolo  sulle sue condizioni di salute. Lo ringrazio.

Avendo già collaborato in passato con questo blog, Giorgio Buizza ha una sua etichetta,sotto la quale potete trovare i seguenti articoli:
- CONSIDERAZIONI SULLA POTATURA DEGLI ALBERI;
- PLATANI IN UNGHERIA E CROAZIA
- IL PLATANO DI VERDERIO

Una serie di fotografie di platani di Verderio, pubblicata sul blog,  la potete invece trovare cliccando su:
http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2009/07/platani-verderio.html 
 M.B.

UN GIRO ATTORNO AL PLATANO

Il platano di Verderio è incluso nell’elenco degli alberi monumentali della Provincia di Lecco con il n° 301 e, molto probabilmente, sarà inserito nel censimento nazionale degli alberi monumentali, previsto dalla Legge n° 10/2013.
Dopo la realizzazione della rotatoria, inaugurata nella primavera del 2004, il platano ha potuto disporre di una superficie permeabile più estesa di quella di cui disponeva in precedenza. La rotonda è stata costruita attorno all’albero in modo da garantirne la salvaguardia sia per la parte ipogea, - le radici – sia per la parte epigea - il fusto e i rami.
L’aiuola è stata dotata di impianto di irrigazione a goccia e l’area occupata dalle radici, è stata tappezzata di piantine di rose che rendono ulteriormente difficoltoso l’eventuale calpestio di chi intende avvicinarsi troppo al tronco. Alla base è stato installato un punto luce per arricchire la scenografia notturna. Allo stesso modo con cui vengono illuminati i campanili anche gli alberi possono diventare punti di riferimento per la comunità in transito.
Avere isolato l’albero in uno spazio di difficile accesso è stato, alla fine, un gran beneficio per l’integrità dell’albero. 




ALCUNI PARAMETRI
 

L’altezza misurata con un ipsometro forestale è stimata di circa 34,5 metri; con riferimento ai parametri edilizi corrisponde ad un edificio di oltre 10 piani.
Per questo grattacielo naturale non sono state montate gru, non sono state preparate fondamenta, non sono stati necessari ponteggi. Il platano ha fatto tutto da sé, trovando nel terreno le sostanze nutritive e l’acqua necessarie per il suo sviluppo. Quanta energia e quanta tecnologia sono necessarie, in una casa, per spingere l’acqua al decimo piano? Il platano fa tutto da sé,  senza impiego di pompe, semplicemente utilizzando la depressione creata dalla traspirazione delle foglie che richiama acqua dal terreno.
Abbiamo provato a misurare anche il diametro della chioma: dall’estremità di un ramo all’estremità opposta siamo attorno ai 30 metri. Quanta tecnologia sarebbe necessaria per realizzare una mensola con uno sbraccio di circa 15 metri? Ci vorrebbero ferri e cemento, tiranti e puntelli. Il platano ha fatto tutto da sé formando rami che si protendono verso l’esterno formando arcate successive, sempre più sottili.
La circonferenza del fusto (misurata a circa m 1,30 da terra) è oggi di 550 cm. La precedente misura risale al 1996 quando la circonferenza era di 508 cm. L’incremento annuale può quindi essere valutato di circa 2 cm. Il diametro del fusto (161,8 nel 1996 – 175,2 nel 2016) è aumentato mediamente di 0,67 cm/anno. Una cerchia legnosa di oltre 3 millimetri di spessore, per un albero d queste dimensioni rappresenta un incremento notevole e conferma l’ottimo stato di salute dell’albero.
Si può ipotizzare l’età del platano, anche se con molta approssimazione, in un arco di 150-180 anni. L’albero è certamente più longevo degli attuali abitanti di Verderio, alcuni dei quali sicuramente ricorderanno di aver visto il platano già adulto quando erano ragazzi.
Altri elementi per una datazione certa (cartoline, fotografie, documenti) finora non sono stati trovati. Trattandosi di un albero tra i più comuni e consueti del territorio padano nessuno ha forse pensato di annotare e documentare la sua presenza che ora, viste le dimensioni raggiunte, è diventata un’attrattiva del paesaggio circostante ed un richiamo di grande interesse botanico, paesaggistico e culturale.








CONFRONTO TRA PLATANI GIGANTI.
 

In base ai rilievi effettuati dalla Provincia di Lecco per la redazione del censimento degli alberi monumentali, pubblicato nel 2005, il platano di Verderio risulterebbe, quanto a circonferenza del fusto (a quella data di cm 525) il terzo nella graduatoria della specie platano, superato da quello di Villa Sommi Picenardi a Olgiate Molgora (cm 995 – vedere immagine) e dal platano di Villa Taverna Riccardi a Bulciago (cm 640). Seguono, nella ideale classifica dei platani della provincia altri platani, comunque meritevoli di attenzione con circonferenza di poco inferiore (Molteno, Villa Rosa, cm 517; Merate, Villa Cornaggia, cm 515; Imbersago, Villa Castelbarco, cm 498; Sirtori, Villa Besana, cm 485; Casatenovo, Villa Facchi, cm 465).
Mentre tutti gli altri grandi platani della provincia sono all’interno di giardini di ville appartenenti o appartenute a famiglie nobili, il platano di Verderio è cresciuto ad un crocicchio di strade pubbliche anche se in adiacenza alla Villa Gnecchi Ruscone ora adibita ad abitazioni private dopo le trasformazioni della fine del 900. E’ probabile che qualche nesso tra il platano e la famiglia nobile locale ci possa essere: sarebbe interessante scoprirlo.



Platano della Villa Sommi Picenardi a Olgiate Molgora – circonferenza (nel 2005) di 995 cm
Un primato difficilmente raggiungibile.





Contrariamente a quanto accade normalmente ai platani delle città, il platano di Verderio è diventato bello, grande e sano per una serie di motivi che è opportuno elencare nella speranza che servano a guidare le azioni future.


1. Ha avuto uno spazio adeguato per crescere: non ha dovuto subire la concorrenza di linee elettriche o telefoniche, è stato piantato sufficientemente lontano dalle case, perciò non sono state praticate potature per il contenimento della chioma. La struttura dell’albero lascia trasparire che, oltre alle probabili leggere potature di formazione nell’età giovanile, l’albero non è più stato potato in età matura. Qualche segno di taglio di rami di un tempo lontano è riconoscibile lungo il fusto, ma la vigoria della pianta ha rimediato alle ferite prodotte dai tagli sviluppando nuovo legno e nuova corteccia fino a ricoprire completamente le ferite con una nuova “pelle” viva.


2. Ha avuto a disposizione acqua in abbondanza.

I platani prosperano in vicinanza dei fossi, delle scoline, dei corsi d’acqua; il terreno non deve essere costantemente sommerso, ma le radici devono poter attingere dagli strati profondi l’acqua necessaria a mantenere una dotazione fogliare molto estesa. Si può stimare che in piena vegetazione un platano di queste dimensioni attinga e trasporti verso le foglie qualche metro cubo di acqua al giorno. Solitamente le radici di un albero adulto si affondano nel terreno per 1-2 metri o poco più ma beneficiano della risalita dell’acqua dagli strati profondi e della umidità persistente, anche se la falda è più profonda. In condizioni di buona permeabilità le radici possono spingersi anche a profondità maggiore di 2 metri, ma raramente arrivano a tre metri, molto dipende dalle condizioni del terreno e dalla sua permeabilità. In ambiente urbano, in carenza d’acqua nel terreno, non è infrequente lo sviluppo delle radici che riescono ad insinuarsi nei tubi di fognatura fino ad ostruirli completamente a seguito dello sviluppo di radici fascicolate molto fitte che beneficiano della presenza dell’acqua.


A Verderio esisteva probabilmente un fosso lungo la strada dal quale le radici hanno attinto in gioventù, oppure la falda sotterranea era molto superficiale e le radici potevano attingervi facilmente.




 
3. Si è salvato dagli assalti dei giardinieri e dei potatori più o meno agguerriti il cui operato provoca solitamente la fine anticipata degli alberi. L’occasione si presta per ricordare che il migliore risultato sugli alberi ornamentali si ottiene lasciando crescere la pianta indisturbata, senza intervenire con modifiche forzate e traumatiche della chioma, ma semplicemente assecondando il compito della natura. Qualche potatura può essere necessaria nella fase giovanile per “educare” lo sviluppo dell’albero nella sua struttura fondamentale; una volta che questa è stata impostata, disponendo di ampi spazi per lo sviluppo della chioma, è opportuno lasciar fare alla natura limitandosi eventualmente ad eliminare qualche ramo secco, nel caso ce ne siano, come azione di prevenzione nei confronti di chi transita sotto la chioma.

Solitamente i rami secchi vengono selezionati dal vento e dalla neve quando sono ancora molto sottili (1 o 2 anni) mentre i grossi rami secchi sono quasi sempre il frutto di potatura sbagliata e di tagli di dimensioni eccessive, insopportabili dall’organismo vegetale a cui viene praticata una amputazione senza poter effettuare le successive medicazioni.


4. Quando è stata realizzata la nuova rotonda è stata usata la dovuta precauzione per non lesionare più del necessario le radici nel terreno. Rispetto al modesto triangolo di verde che contornava l’albero prima della realizzazione della rotonda, oggi l’albero, pur trovandosi in una zona ampiamente asfaltata e molto trafficata, gode di un’isola di terreno non calpestabile circondata da un basso muretto che protegge il fusto da eventuali urti di veicoli in movimento e consente alle radici una adeguata superficie permeabile per lo scambio di arie e acqua con gli strati di terreno in cui si affondano. Se la rotonda fosse più grande anche il platano starebbe meglio, ma, a giudicare dai risultati, pare che si sia giunti ad un sufficiente stato di equilibrio, tale per cui la sua crescita prosegue indisturbata.


5. L’assenza di tagli e di lesioni alla corteccia è la migliore garanzia contro gli attacchi dei parassiti fungini che si diffondono facilmente quando trovano la via aperta a seguito dei tagli o delle lesioni della corteccia. Il patrimonio platanicolo italiano negli ultimi decenni è stato fortemente ridotto dalla diffusione del fungo parassita Ceratocystis platani, tipico fungo “da ferita” che invade l’organismo vegetale attraverso i varchi prodotti nelle radici, nel fusto nei rami da interventi di disturbo e traumatici come gli scavi per l’interramento dei servizi, la potatura, la rottura di rami. A volte anche il picchio, con la sua azione di percussione e con gli spostamenti da un albero infetto a un altro albero sano, può contribuire alla diffusione del parassita.

L’esito dell’infezione è sempre letale in una arco di tempo di 2 o 3 anni.

Questo è il motivo per cui le potature sui platani sono vivamente sconsigliate e da limitare allo stretto necessario. La regione Lombardia, attraverso il servizio fitosanitario, ha il compito del monitoraggio della patologia e deve essere preventivamente informata, mediante specifiche richieste, prima di effettuare tagli o potature su alberi di platano, sia radicati in bosco, lungo le strade o in proprietà private.


Fino a quando continuerà la crescita? Difficile fare previsioni: viste le condizioni attuali e lo stato di salute, si può ipotizzare che possa arrivare anche a 300 anni. Dipenderà dalla persistenza di condizioni favorevoli e dalla assenza di disturbi provocati dall’attività antropica. Due sono le azioni da evitare assolutamente : gli scavi in prossimità dell’albero cioè nell’area sotto la proiezione della chioma e le potature inutili. Poi, come tutti i viventi l’albero completerà il suo ciclo biologico che potrà concludersi a causa di un uragano, a causa di un microscopico parassita, per il mutamento delle condizioni climatiche.

Il compito della comunità locale è di fare il possibile per tenerlo in vita. Fino ad oggi questo impegno non è costato molto alla comunità. L’albero si è procurato da solo, a costo zero, la sua fama e la sua bellezza.

***
IL PLATANO DAVANTI A "LA CHIESA VECCHIA" 

Si è osservato come recentemente sia mutato invece il paesaggio alla ex chiesa di S. Floriano dove un bellissimo platano, è stato pesantemente potato.
 

Il platana davanti a "la chiesa vecchia" prima della potatura ...

Oltre che uno spreco di risorse una potatura siffatta, con tagli di rami di 10/15 cm di diametro e una apertura generalizzata di ferite su tutta la chioma, rappresenta un depauperamento delle riserve dell’albero, che vegeterà molto più tardi rispetto a un suo simile non potato, ma soprattutto corre il rischio di essere infettato dal fungo parassita.
Quali saranno state le motivazioni che hanno indotto ad imbracciare la motosega: paura? incompetenza? illusione di migliorare la condizione dell’albero? tradizione? Desiderio di dominio?
Il servizio fitosanitario è stato informato?


... e dopo la potatura.

Il platano di S. Floriano potrebbe essere un giovane e ben quotato erede del grande platano comunale, pronto a prenderne il posto  il giorno che questo dovesse, per qualche strana ragione, venire a mancare.
In quella malaugurata circostanza la rotonda del platano manterrà probabilmente il nome, ma dovranno passare numerose generazioni prima di poter godere di un nuovo spettacolo rappresentato da un nuovo platano e dalla sua voluminosa chioma.
Beati coloro che hanno potuto godere della sua ombra e della sua presenza imponente e che lo hanno lasciato, in buone condizioni, in eredità alla comunità.

Verderio, 15 marzo 2016

Giorgio Buizza


 

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