La Brianza è
sempre stata una terra contadina, un polmone verde, un territorio ricco di
boschi, cascine e campanili, vissuta da genti laboriose e produttive. In questa
plaga lombarda i borghesi e le più affermate famiglie aristocratiche milanesi costruirono
le loro sontuose dimore di villeggiatura e svilupparono alcune loro attività
industriali.
Già a partire
dalla metà del 1500 Verderio Superiore registrò la presenza di una famiglia di
antica nobiltà lombarda, gli Ajroldi, la quale possedeva ingenti proprietà
terriere e immobiliari. Nei secoli successivi, a seguito di divisioni di
proprietà tra gli eredi e cattive gestioni immobiliari, gli Ajroldi lasciarono
spazio ad altre famiglie, quali i Confalonieri, gli Arrigoni, i Ruscone e,
ultima in ordine temporale, la famiglia Gnecchi(1). Questo casato, a partire da metà
Ottocento, divenne proprietario della quasi totalità delle terre e degli
immobili di Verderio Superiore, con propaggini a Verderio Inferiore, Paderno
d’Adda e in altri comuni. Gli Gnecchi, almeno fino ai primi anni Venti del
Novecento, assegnavano le loro proprietà disponibili ai coloni attraverso
contratti di mezzadria, che vennero trasformati successivamente nei cosiddetti contratti
misti. I coloni erano oltremodo gravati delle spese di coltivazione, da obblighi accessori consistenti in regalie (pollame,
alcune parti degli animali d’allevamento e uova da fornire gratuitamente al
padrone) e prestazioni manuali che il colono
parziario doveva al padrone del fondo. Per molti anni, inoltre, il
potente agente e fattore della casa padronale ebbe l’autorità e la facoltà di
sfrattare, dalla casa e dai poderi, quei coloni che avessero commesso furti o
compiuto azioni contro le proprietà. Ma non solo: sarebbero stati colpiti anche
coloro che avessero assunto comportamenti indecorosi e lesivi dei principi
morali.
Villa Gnecchi ripresa dal parco e dalla fontana di Nettuno (cliccare sulle foto per ingrandirle) |
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