“Diondul” è un termine dialettale molto antico usato in alcune parti della Brianza, del Milanese e del Ticinese.
Questi due “diondul” su Sant'Antonio, li raccontava mia madre Carlotta, nelle sere d’inverno, quando, nell’angusta stalla, cercavamo di resistere al freddo, facendoci riscaldare dal fiato dell’unica mucca. Sono riuscito a recuperare questi ed altri racconti recuperate anche grazie alla memoria di Teresina Brambilla, mia sorella.
Anselmo Brambilla
SONT ANTONI DEL PURSCELL - Sant'Antonio del maiale
Sant Antonio era un povero frate francescano che girava il mondo facendo buone azioni per invogliare la gente a comportarsi bene così da guadagnarsi il Regno di Dio.
Sant’Antonio era un uomo pio e devoto al quale Dio aveva concesso il dono di fare miracoli, guarire uomini e animali.
Un giorno gli si presenta una scrofa con un maialino male in arnese, rachitico e anchilosato.
La statua in gesso di sant'Antonio, conservata presso la cascina Santa Teresa di Verderio |
La scrofa chiede al Santo di guarirlo e renderlo sano e vivace, cosa che il pio uomo farà immediatamente perché anche una scrofa è una mamma ed il suo amore va premiato.
Da quel momento il Santo verrà raffigurato sempre con accanto il maialino, e verrà chiamato dai brianzoli Sont’Antoni del purscel.
Sant'Antonio abate in una stampa devozionale di quelle che si appendevano nelle stalle, a protezione degli animali (archivio Bartesaghi) |
UL FŐG DE SONT ANTONI -Il fuoco di Sant'Antonio
Gli uomini non conoscevano il fuoco o, almeno, non lo possedevano. Un giorno arriva il Santo con l’inseparabile maialino e gli uomini lo pregano affinché faccia loro dono del fuoco, andando a prenderlo all’inferno.
Sant’Antonio promette di fare qualcosa, scende all’inferno e chiede a Satana di prestargli un po' di fuoco, ma il diavolo si rifiuta di farlo entrare a prenderlo.
“L’inferno non è un posto adatto per un Santo – pensa il demonio - quindi se ne vada immediatamente".
Sant’ Antonio non si perde d’animo e si accampa, con l’inseparabile maialino, fuori della porta dell'inferno per cercare un modo, prima o poi, di carpire un po' di fuoco.
Un giorno mentre la porta dell'inferno era aperta per fare entrare un gruppo di anime dannate, il porcellino si intrufola tra di loro ed entra prima che la rinchiudano.
L’entrata del maialino getta lo scompiglio nell’inferno. Tutti i diavoli si mettono alla sua caccia, senza molto successo.
Sant'Antonio nel polittico di Giovanni Canavesio, della chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano a Verderio |
Il maialino correndo all’impazzata di qua e di là mette a soqquadro tutto, compromettendone il regolare funzionamento dell'inferno. Bisognava prenderlo a tutti i costi e buttarlo fuori, ma la cosa non si presentava semplice.
Dopo vari infruttuosi tentativi, Satana decide di uscire e chiamare Sant’Antonio rimasto fuori della porta, per chiedergli di riprendersi il pestifero maialino.
Come entra nell’inferno, senza dare nell’occhio, il Santo appoggia nelle fiamme il suo bastone, il quale, essendo di legno duro, non prende fuoco. Solo si forma sulla punta della brace, (el brasa come si dice in dialetto). Dopodiché chiama il maialino e rapidamente escono e tornano dagli uomini, ai quali il Santo consegna il bastone infuocato.
Grazie a Sant’Antonio e al maialino da quel momento gli uomini possiedono il fuoco.
Anche il nome assunto dalla fastidiosa e pruriginosa malattia che colpisce alcune parti del corpo, chiamata fuoco di Sant’Antonio, deriva dalla stessa leggenda del fuoco preso dal Sant'Antonio a Satana. Si dice infatti che il demonio abbia prodotto quell'infermità per vendicarsi dell’inganno subito dal Santo.
Anselmo Brambilla, 10 giugno 2004
Immagine murale di Sant' Antonio della Curt di Spirit, in via Fontanile a Verderio. Il dipinto è stato del tutto cancellato durante una recente ristrutturazione. |
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