giovedì 9 luglio 2015

DA VERDERIO A CISANO - NOTE DI UN ANTIQUARIO. Lo stato attuale delle iscrizioni, di Marco Bartesaghi

Tra il 2001 e il 2003, quando LE NOTE di Francesco Gnecchi dovevano essere pubblicate su Archivi di Lecco, ripercorsi la strada da lui fatta, per verificare se ancora era possibile rintracciare le iscrizioni che aveva descritto e in che stato si trovassero quelle ancora esistenti. Il testo che segue è perciò fermo alla situazione di quegli anni.M.B.


DA VERDERIO A CISANO - NOTE DI UN ANTIQUARIO.  Lo stato attuale delle iscrizioni.


I. Dal testo si desume che questa lapide non fu mai posata. La piccola cascina Amalia, sulla via per Porto d'Adda, è stata completamente abbattuta intorno al 1980, in occasione di un ampliamento dello stabilimento Nava (ora Ferrari).


II. Non ho trovato traccia di questa lapide e nemmeno della casa (vedi nota 3 al testo).


III. Anche in questo caso la ricerca è stata infruttuosa (vedi nota 4 al testo).


IV. In cascina Isabella l'iscrizione trascritta da Gnecchi è introvabile. Sulla parete sinistra dell'androne si può invece leggere la seguente: A RICORDAR LE NOZZE DI SUO FIGLIO FRANCESCO CON ISABELLA BOZZOTTI GIUSEPPE GNECCHI RUSCONE VOLLE COSTRUIR QUESTA CASA OH VOI CHE QUI AVETE DIMORA RICORDATEVI DI LEI SI GENEROSA E PIA E PREGATE PER LEI ALLA SUA LACRIMATA DIPARTITA IL DI LEI FIGLIO CESARE MEMORE POSE XVIII I MCMXXV.








 V. Su una lastra di pietra, lunga circa quattro metri e alta una trentina di centimetri, è scolpita la seguente epigrafe: AD EVUM / EX LAPIDE ERECTUM / MDCCXCV / AUSPICE CAN. LAZARO VILLA. Anche se i testi, in particolare la data, non corrispondono esattamente, è la stessa citata da Gnecchi. Si trova infatti nel luogo da lui indicato, la corte in via Fontanile, parte rustica della villa Gnecchi, già Arrigoni, in passato collegata ad essa da un'ampia apertura. Fino al 1991 la lapide era situata sopra l'ingresso al vano scale dell'edificio: tra l'arco del portale, nella cui chiave un leone in pietra mostrava la lingua, e la lapide una protome antropomorfa copriva in parte la data. Nel 1991, con una discutibile decisione dell'Amministrazione Comunale, lo stabile è stato completamente abbattuto e ricostruito; la lapide e la protome sono state murate in corrispondenza del luogo dove già si trovavano; il leone invece, persa la sua funzione di chiave dell'arco, è stato installato sopra il portone d'ingresso della corte.


Il portale con la lapide V durante l'abbattimento dell'edificio

VI.  Dell'iscrizione VI rimane quanto segue: .I. ...../DU. ...I.../DON JOH M.... ..RIGONUS/QUI AN(N).S ..... ..../OBII(T) ... .. S(I)P(I)/ . ......../. In Archivio Parrocchiale di Verderio Superiore è conservata la richiesta del nipote Domenico Arrigoni di poter seppellire la salma del congiunto: il documento contiene il testo sopracitato ( APVS, Titolo 6, cartella 1).


Il testo della lapide VI conservato presso l'Archivio Parrocchiele di Verderio Superiore


VII. Questa lapide, spostata dall'antico cimitero all'attuale, eretto nel 1889, si trova sul muro di cinta, nei pressi della cappella della famiglia Gnecchi.


VIII. Si trova molto vicina alla precedente.


IX. E' una piccola lastra di ardesia, incastonata in una stele finemente scolpita. Sopra l'iscrizione, in un tondo di marmo bianco, l'immagine in rilievo di due fanciulli che camminano, incrociando gli sguardi e tenendosi per mano. E' situata nei pressi dell'angolo destro della tomba di famiglia.



X. La colonna è ora in "piazza della Battaglia", ai piedi di un platano centenario, affacciata a "via per Paderno". Fino a pochi anni orsono era situata a pochi metri di distanza, all'inizio di via Sernovella, di fronte alla cascina della famiglia Cassago: ogni anno, nella ricorrenza della battaglia, veniva impartita la SS. Benedizione con il SS. Sacramento, "a suffragare le anime dei caduti e ad improrare dal Signore la grazia di allontanare simili disastri", come ricordava nella cronaca del centenario dell'avvenimento l'allora Parroco Don Luigi Galbiati (Archivio Parrocchiale di Verderio Superiore, Liber Cronicus 1897 - 1913)


 
La colonna in Largo della Battaglia



XI. Nella casa che fu dei Conti Annoni, la lapide è in un androne buio, chiusa fra i muri di due bagni di recente costruzione, che in parte la ricoprono. Era da tempo dimenticata e solo il fortuito ritrovamento della minuta dell'articolo di Gnecchi ha permesso di salvarla dall'oblio.


XII. Tuttora nei pressi della cascina Francolino, ha subito diversi piccoli spostamenti, per adeguarsi alle esigenze dell'adiacente strada provinciale. In occasione dell'ultimo di questi spostamenti, dicembre 1998, è stata ricostruita l'edicola e ridipinta l'iscrizione. La costruzione è sormontata da un manufatto in ferro battuto composto da una croce fra due bandiere.


La lapide presso Cascina Francolino

XIII. La lapide è tuttora murata nelle vicinanze del pozzo e della grande ruota in legno per il sollevamento dell'acqua. Il testo è citato anche in un altro articolo del "Giornale di Famiglia", la cui minuta è conservata nell' "Archivio. Storico di Verderio", intitolato "La casa Giglio a Paderno".
 


Il pozzo con la lapide in casa Gnecchi di Paderno d'Adda

XIV. Nel timpano della facciata della parrocchiale di Paderno d'Adda, restaurata nel decennio scorso, si legge oggi la seguente iscrizione: D.O.M ./ AC / DEIPARAE IN COELUM / ASSUMPTAE Sostituisce quella, leggermente diversa, raccolta da Gnecchi. Fra le due sembra però non esserci stata continuità: in una foto di inizio novecento, esposta nell'atrio della scuola media di Robbiate, nel timpano non si intravede iscrizione di sorta, mentre una scritta piuttosto grande, MARIAE ASSUMPTAE, occupa il riquadro compreso fra il pronao ed il timpano. La facciata della chiesa parrocchiale di Paderno fu realizzata agli inizi del XIX secolo, su progetto dell'architetto Carlo Amati del 1799.
 

La chiesa parrocchiale di Paderno d'Adda


XV. Non ho potuto verificarlo di persona, ma gli attuali proprietari di Villa Oriolo (gli stessi dal 1948) mi hanno assicurato di non aver mai visto né l'epigrafe né la statua.


XVI. Anche nel caso di Villa Respiro mi sono dovuto accontentare delle affermazioni della proprietà, un'immobiliare che ha recentemente iniziato i lavori di ristrutturazione della villa, sull'inesistenza del frammento archeologico e dell'iscrizione.


XVII. La facciata della chiesa parrocchiale di Robbiate non presenta più l'iscrizione trascritta da Gnecchi.


XVIII. Non sono riuscito a rintracciare la cappelletta, e quindi la lapide descritta nel testo. Forse Gnecchi si riferiva all'Annunciazione che si trovava in contrada dell'Annunciata (ora piazza Strazza), un lato della quale è occupato dalla casa che fu del Conte Barili. Non è possibile, mancando l'oggetto, verificare se la cappella fosse "meschina", come afferma l'autore: di certo lo è la nuova immagine dell'Annunciazione, affissa al muro dove esisteva la precedente.



XIX, XX, XXI, XXII. Nessuna di queste quattro iscrizioni è ancora rintracciabile nel Santuario.
Delle ultime tre (XX, XXI, XXII) è conservata una trascrizione nell'archivio parrocchiale di Robbiate e sono state pubblicate in La beata Vergine del Pianto. Santuario nella Parochia di Robbiate. Memorie e preghiere, Don Alessandro Villa, 1873, Milano. I versi di Dante (XXI) corrispondono ai versi 13-15 del C. XXIII del "Paradiso"; quelli del Manzoni ai versi 57-58 dell'Inno Sacro "Il nome di Maria".


Testo manoscritto della lapide XX



Testi manoscritti delle lapidi XXI e XXII. I testi delle tre lapidi, conservati presso l'archivio parrocchiele di Robbiate, sono stati ritrovati da Maria Fresoli


XXIII. Di questa iscrizione non ho rinvenuto alcuna traccia.

XXIV. Situato su una collinetta nel punto più alto del parco della villa Castelbarco, il tempietto domina la sottostante cappella di famiglia e la strada per Madonna del Bosco. E' a pianta quadrata, con il tetto poggiante su quattro colonne allineate, su un lato, e su due angoli in muratura, nella parte opposta. In un angolo il caminetto; di fronte ad esso il sedile che sarebbe stato scolpito dal Cardinale Simonetta. L'iscrizione è incisa sul retro dello schienale, allineato al perimetro esterno della costruzione.





Il tempietto del parco di villa Castelbarco a Imbersago. In centro, il lato posteriore del sedile scolpito dal cardinale Simonetta, su cui e' incisa l'iscrizione XXIV

XXV. E' scolpita sulla lastra verticale a cui è appoggiata la vasca in granito della fontana. Sul retro la data: 1870.

XXVI. Murata sul lato destro della navatella centrale della "Cappella del Miracolo". Al testo rilevato da Gnecchi è premessa la frase "ANTICA ISCRIZIONE", forse ad indicare che l'attuale fu ripresa da una precedente in occasione di lavori di restauro della cappella. Ulteriore differenza nella parola DICIASSETTE, ora espressa in DIECI SETTE. In Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, Vol. 3, Cesare Cantù, 1858, Milano, la stessa iscrizione è così trascritta: DI MAGGIO IL NONO L'ANNO DICIASSETTE (1617) VIDERO QUI MARIA ANIME DILETTE.



XXVII. Se la chiesa cui si riferisce Gnecchi è, come sembrerebbe per la posizione dominante sulla strada, la romanica parrocchiale di Arlate dedicata ai santi Colombano e Gottardo, dell'iscrizione non si trova traccia.

XXVIII, XXIX, XXX.Nessuna di queste si è conservata. A Brivio l'esondazione del 1868 è ricordata da una piccola lapide, murata sul lato sinistro della facciata della casa in via Cesare
Cantù al N. 20, che recita: "QUI/ GIUNSE L'ADDA/ IL/ GIORNO 6 OTTOBRE 1868". In quell'occasione l'altezza massima raggiunta dal lago, misurata all'idrometro di Como, fu di metri 3,900. La piena del giugno 1855 raggiunse invece metri 3,560. L'estate di quell'anno fu particolarmente drammatica per la provincia: oltre all'esondazione, fra il 25 e il 26 luglio ci furono tre forti scosse di terremoto e settembre fu funestato da una grave epidemia di colera (cfr. La terra segnata. I grandi eventi: calamità naturali in provincia di Como, Furio Ricci, 2001, Como).






XXXI. L'epigrafe non esiste più, cancellata, insieme al campo cui faceva riferimento, dallo sviluppo urbano. Il testo fu trascritto nel 1925 da Luigi Rondalli, nel suo libro su Cisano Bergamasco (vedi nota 7). L'autore afferma che l'iscrizione era situata "sullo stipite della porta del Brolo, ora di proprietà Pellegrini Sorelle fu Pietro".

XXXII. Anche questa iscrizione è ormai scomparsa, come del resto la presa d'acqua del canale per cui era stata pensata. Il luogo ove la struttura era situata, allo sbocco della strada comunale al molino de' Gnecchi, era stato di proprietà della famiglia Mallegori, la stessa indicata dall'epigrafe come realizzatrice dell'opera.

XXXIII La lapide, di notevoli dimensioni, si trova a sinistra del portale centrale della basilica di Pontida.
 


Marco Bartesaghi


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