Francesco Gnecchi Ruscone |
PREMESSA
Questo articolo è stato pubblicato in due fascicoli di Archivi di Lecco: la prima parte nel N.4 dell'ottobre - dicembre 2001; la seconda nel N.1 del gennaio - marzo 2003. Ogni parte era preceduta da un'introduzione.
Per il blog ho ulteriormente diviso il testo, facendo corrispondere ogni parte a un fascicolo del "Giornale di Famiglia". Analogamente ho suddiviso le introduzione nei capitoli che le compongono e ne pubblicherò uno per ogni puntata dell'articolo.
Per ogni iscrizione trascritta da Francesco Gnecchi ho cercato di conoscere e descrivere quale sia lo stato in cui attualmente si trova. Queste descrizioni si trovano in coda al testo di Gnecchi.
INTRODUZIONE
Nel testo che proponiamo, scritto intorno al 1882, Francesco Gnecchi Ruscone presenta e commenta iscrizioni di vario genere, raccolte sul tragitto tra Verderio, dove gli Gnecchi erano fra i maggiori possidenti di case e terreni, e Cisano Bergamasco, dove erano stati proprietari di uno stabilimento per la filatura della seta.
Il percorso, lasciata Verderio, si snodava attraverso Paderno d'Adda, Robbiate, Imbersago e il Santuario della Madonna del Bosco, Arlate, Brivio, dove con il traghetto si superava l'Adda, Cisano.
Alcune iscrizioni si incontravano sulla strada: muri esterni di case e cascine, facciate di chiese, edicole sacre; altre all'interno di edifici: chiese, ville, cimiteri. Di alcune restava già allora solo il ricordo; altre, benché il testo fosse stato composto, non furono mai realizzate.
Lo scritto, intitolato "Da Verderio a Cisano. Note di un antiquario", era destinato al "Giornale di Famiglia", pubblicazione interna alla famiglia Gnecchi Ruscone, tenuta in vita dal 1868 agli inizi del novecento.
PRIMA PAGINA DELLE "NOTE DI UN ANTIQUARIO NEL "GIORNALE DI FAMIGLIA DEL 22 GENNAIO 1882 |
Nato come "Giornale delle fanciulle", ad opera delle sole ragazze, si era presto trasformato in "Giornale di famiglia", forse per soddisfare l'interesse alla collaborazione manifestato da una cerchia più vasta di parenti ed amici intimi.
Privilegiava le cronache familiari, ma accoglieva anche articoli d'arte, letteratura e scienza, racconti, storielle comiche e giochi enigmistici.
Era compilato a mano, su fogli formato 16X23 cm, dove una cornice color violetto (nera per i necrologi), decorata agli angoli, delimitava lo spazio degli articoli.
Nella testata, sul nome Gnecchi ricavato in bianco dallo sfondo viola (o nero), la scritta "Giornale di famiglia - periodico settimanale" e, più in piccolo, la frase latina "Haec olim meminisse juvabit".
Aveva cadenza settimanale, solitamente una copia di "tiratura", in alcuni casi di più (1).
Veniva rilegato annualmente e ogni volume era corredato di indice dei testi con indicazione degli autori e, qualche volta, dei "copisti".
Le "Note di un antiquario" furono pubblicate in sei numeri del 1882: 720 e 721 rispettivamente del 22 e 29 gennaio; 722, 723 e 725 del 5,12,26 febbraio; 735 del 14 maggio (appendice). Tra il 722 e il 723 è inserito un acquerello dell'autore, tratto da una stampa di Carlo Amati, rappresentante la battaglia di Verderio del 1799 (2).
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Già alla fine del XVII secolo, la famiglia Gnecchi, originaria di Garlate, era dedita alla produzione della seta. Verso la fine del settecento quest'attività, svolta agli esordi in forma men che artigianale, si era ormai trasformata in una fiorente industria, avviata a divenire una delle più importanti del settore. Trasferitasi a Milano, la famiglia occupò e mantenne per più di un secolo un posto di prim'ordine nella borghesia imprenditoriale cittadina: il suo diario, ricco di cronache di eventi artistici e culturali, rappresenta perciò un prezioso documento della vita milanese dell'epoca.
Il "Giornale" è anche ricco di testimonianze su Lecco ed il territorio circostante (3), grazie soprattutto agli interventi dell'ingegner Giuseppe Brini, lecchese, figlio di Antonia Gnecchi, zia di Francesco, e poi marito della sorella di quest'ultimo, dunque d'una cugina, Amalia.
Il "Giornale" è anche ricco di testimonianze su Lecco ed il territorio circostante (3), grazie soprattutto agli interventi dell'ingegner Giuseppe Brini, lecchese, figlio di Antonia Gnecchi, zia di Francesco, e poi marito della sorella di quest'ultimo, dunque d'una cugina, Amalia.
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A Verderio la famiglia Gnecchi approda nel 1842,quando i fratelli Giuseppe e Carlo ereditano da uno zio materno, Giacomo Ruscone (4), i terreni e la villa che questi aveva acquistato nel 1824 dal Marchese Decio Arrigoni. Dello zio, per sua espressa volontà, acquisiscono anche il cognome, che da allora accompagna ed identifica questo ramo della famiglia: Gnecchi Ruscone.
CANCELLO D'ENTRATA DELLA PRIMA VILLA APPARTENUTA AGLI GNECCHI A VERDERIO, IN PIAZZA S.AMBROGIO |
Da quell'anno, per più di un secolo, la presenza della famiglia ha caratterizzato la vita del paese. In campo politico: suoi componenti hanno occupato quasi (ininterrottamente la carica di sindaco (e di podestà durante il periodo fascista); sociale: è stata artefice della costruzione delle più importanti opere pubbliche; economico: era alle sue dipendenze gran parte delle famiglie contadine.
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Con interi articoli o brevi citazioni che si susseguono per l'intero arco della sua vita, il "Giornale di famiglia" testimonia dell'intenso legame che si instaura fra gli Gnecchi e Verderio. A dimostrazione proponiamo alcuni titoli, scelti fra i pezzi conservati nell'Archivio Storico del paese (vedi nota 1):
-"La festa di Verderio - 5 settembre 1880", Ercole Gnecchi. Cronaca della "Messa d'Oro" del parroco, don Olimpio Tacconi.
-"Storia di alcune istituzioni a favore dei nostri coloni e dipendenti - 1880", Giuseppe Gnecchi. Argomento affrontato anche in anni successivi e che non riguarda solo Verderio.
-"Tiro alla quaglia.- 12 settembre 1881", Ercole Gnecchi.
-"La nuova cappelletta di Verderio", Ercole Gnecchi; scritto fra il 1881 e il 1883. Si tratta della cappelletta dell'Assunta sulla strada per Cornate.
-"Sull'origine del nome Verderio e sulla presenza dei Templari", Ercole Gnecchi; senza data.
-"Storia di quattro pozzi", Giuseppe Gnecchi; scritto intorno al 1884.
-"Asilo di Verderio - Chiusura dell'annata scolastica 1891 - '92", Giuseppe Gnecchi.
-"Storia di alcune istituzioni a favore dei nostri coloni e dipendenti - 1880", Giuseppe Gnecchi. Argomento affrontato anche in anni successivi e che non riguarda solo Verderio.
-"Tiro alla quaglia.- 12 settembre 1881", Ercole Gnecchi.
-"La nuova cappelletta di Verderio", Ercole Gnecchi; scritto fra il 1881 e il 1883. Si tratta della cappelletta dell'Assunta sulla strada per Cornate.
-"Sull'origine del nome Verderio e sulla presenza dei Templari", Ercole Gnecchi; senza data.
-"Storia di quattro pozzi", Giuseppe Gnecchi; scritto intorno al 1884.
-"Asilo di Verderio - Chiusura dell'annata scolastica 1891 - '92", Giuseppe Gnecchi.
Notizie su Verderio si possono ricavare anche da altri articoli meno specifici, come i resoconti delle vacanze autunnali che la famiglia soleva qui trascorrere. Si viene ad esempio a sapere che nel 1877 venne completata la Cascina Isabella, nel 1883 gonfiato un enorme pallone aerostatico e nel 1895 inaugurata la Fonte Regina.
ULTIME RIGHE DELLE"NOTE", CON FIRMA DI FRANCESCO GNECCHI, NELLA MINUTA CONSERVATA PRESSO L'ARCHIVIO STORICO DI VERDERIO" |
FRANCESCO GNECCHI RUSCONE
Figlio di Giuseppe (1817 - 1893) e della Contessa Giuseppina Turati (1826-1899), Francesco Gnecchi nasce a Milano l'8 settembre del 1847.
Frequenta le scuole superiori presso il Collegio dei Barnabiti di Monza e forse continua poi gli studi presso l'Università di Pavia (5).
L'11 febbraio 1873 sposa Isabella Bozzotti da cui avrà tre figli: Cesare (1873 - 1935), Vittorio (1876 - 1954) (6), Carla (1886 - 1970).
Frequenta le scuole superiori presso il Collegio dei Barnabiti di Monza e forse continua poi gli studi presso l'Università di Pavia (5).
L'11 febbraio 1873 sposa Isabella Bozzotti da cui avrà tre figli: Cesare (1873 - 1935), Vittorio (1876 - 1954) (6), Carla (1886 - 1970).
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Partecipa attivamente alla vita politica milanese. Almeno dal 1882 è membro dell'Associazione Costituzionale Milanese, impegnata, come recita il suo statuto, a "raccogliere le forze del partito liberale moderato" e ad "ottenere la maggior educazione civile e politica delle masse". Nel 1892 è candidato nella lista sostenuta dal "Comitato Liberale Indipendente" e viene eletto in Consiglio Comunale, dove rimane per gli anni amministrativi 1892/93 e 1893/94.
Il suo impegno nei confronti delle problematiche sociali si manifesta anche nella partecipazione a specifiche iniziative: dal 1884 è nel consiglio direttivo del "Patronato di assicurazione e soccorso per gli infortuni del lavoro" e dal 1892 nel consiglio d'amministrazione del "Pio istituto oftalmico" per la cura delle malattie degli occhi.
Il suo impegno nei confronti delle problematiche sociali si manifesta anche nella partecipazione a specifiche iniziative: dal 1884 è nel consiglio direttivo del "Patronato di assicurazione e soccorso per gli infortuni del lavoro" e dal 1892 nel consiglio d'amministrazione del "Pio istituto oftalmico" per la cura delle malattie degli occhi.
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Diventa Sindaco di Verderio nel 1893, succedendo al padre, primo cittadino dal 1859 al 1889, ed al conte Luigi Annoni.
Sulle orme dei genitori, a cui si deve la realizzazione dell'asilo infantile e del cimitero, promuove, con i fratelli Ercole ed Antonio, la costruzione di alcune importanti opere a Verderio Superiore: la Fonte Regina, 1895, impianto idraulico che garantirà per decenni la fornitura di acqua potabile al paese; la chiesa e la casa parrocchiale, 1902, volute dalla madre, Giuseppina; l'edificio municipale, 1910, comprendente anche le aule scolastiche.
Nel 1902 è primo firmatario di una petizione con cui "i rappresentanti la maggioranza dei possidenti e degli elettori amministrativi" di Verderio Superiore chiede al Ministero degli Interni la separazione da Verderio Inferiore, dove contemporaneamente era stata avviata un'analoga iniziativa, e la costituzione del comune autonomo, risultato che verrà conseguito nel 1905.
Sulle orme dei genitori, a cui si deve la realizzazione dell'asilo infantile e del cimitero, promuove, con i fratelli Ercole ed Antonio, la costruzione di alcune importanti opere a Verderio Superiore: la Fonte Regina, 1895, impianto idraulico che garantirà per decenni la fornitura di acqua potabile al paese; la chiesa e la casa parrocchiale, 1902, volute dalla madre, Giuseppina; l'edificio municipale, 1910, comprendente anche le aule scolastiche.
Nel 1902 è primo firmatario di una petizione con cui "i rappresentanti la maggioranza dei possidenti e degli elettori amministrativi" di Verderio Superiore chiede al Ministero degli Interni la separazione da Verderio Inferiore, dove contemporaneamente era stata avviata un'analoga iniziativa, e la costituzione del comune autonomo, risultato che verrà conseguito nel 1905.
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Nel 1875 viene associato alla ditta di famiglia - "Figli di Giuseppe Antonio Gnecchi" - dedita alla produzione ma anche, e quasi esclusivamente negli ultimi anni di attività, alla commercializzazione dei filati di seta. Dopo il suo scioglimento, il 30 aprile 1878, entra nel consiglio d'amministrazione di numerose aziende che operano in svariati settori : tessile (Lanificio Rossi, Società per la filatura dei cascami di seta), elettrico ( Società Edison Italiana, Società Telefonica Lombarda, Società elettrica ed elettrochimica del Caffaro), bancario (Banca Mutua Popolare, poi Banca Popolare di Milano) ed altri ancora (Società Briantea per la Ferrovia Monza Calolzio, Società anonima omnibus e vetture).
La decisone della famiglia di interrompere la gestione diretta dell'azienda commerciale, fu presa anche in considerazione del peso sempre maggiore che gli interessi culturali avevano assunto nella vita di Francesco e del fratello Ercole. Così il primo ne parla sul "Giornale di Famiglia":
"Con piacere dedicavamo buona parte del nostro tempo agli studi, principalmente alla numismatica , alla pittura, alla musica, ed il tempo consacrato a queste cose non poteva che essere a detrimento degli affari, giacché volendo riuscire bene in qualche cosa, qualunque questa sia, è necessario mettervi anima e corpo e non avere la mente distratta da altri pensieri" (7)
"Con piacere dedicavamo buona parte del nostro tempo agli studi, principalmente alla numismatica , alla pittura, alla musica, ed il tempo consacrato a queste cose non poteva che essere a detrimento degli affari, giacché volendo riuscire bene in qualche cosa, qualunque questa sia, è necessario mettervi anima e corpo e non avere la mente distratta da altri pensieri" (7)
Si dedica con interesse costante alla pittura avendo come maestro Achille Formis e come compagni il cugino/cognato Giuseppe Brini e l'amico Alessandro Vanotti (8). Privilegia il paesaggio e la natura morta floreale; interessante è la sua produzione di cartoline e biglietti all'acquerello.
Esordisce in pubblico , presentando sei opere, all'Esposizione Nazionale di Milano del 1881. Successivamente espone alle mostre annuali di Brera (1882;'83; '84; '85) e alla Permanente (1886; 1890), istituzione di cui fu autorevole membro (9).
Poliedrico collezionista, raccoglie testi autografi (10), cimeli e documenti risorgimentali e soprattutto (ne parleremo a parte) monete.
Dal 1878 fa parte della "Società Storica Lombarda" la cui rivista, "Archivio Storico Lombardo", si occupa in varie occasioni della sua attività di numismatico (11) e di collezionista di autografi.
Per diversi anni è membro della Commissione di assistenza al Conservatore del Castello Sforzesco, partecipando ai lavori del sottogruppo che si occupa dei musei d'arte e archeologia.
Esordisce in pubblico , presentando sei opere, all'Esposizione Nazionale di Milano del 1881. Successivamente espone alle mostre annuali di Brera (1882;'83; '84; '85) e alla Permanente (1886; 1890), istituzione di cui fu autorevole membro (9).
Poliedrico collezionista, raccoglie testi autografi (10), cimeli e documenti risorgimentali e soprattutto (ne parleremo a parte) monete.
Dal 1878 fa parte della "Società Storica Lombarda" la cui rivista, "Archivio Storico Lombardo", si occupa in varie occasioni della sua attività di numismatico (11) e di collezionista di autografi.
Per diversi anni è membro della Commissione di assistenza al Conservatore del Castello Sforzesco, partecipando ai lavori del sottogruppo che si occupa dei musei d'arte e archeologia.
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Come presidente del consiglio d'amministrazione della "Società per la filatura dei cascami di seta", è coinvolto nello scandalo che colpisce alcuni membri di questa azienda. Sono accusati di tradimento per aver venduto all'Austria cascami di seta, materiale utilizzato nell'industria bellica dell'epoca. Insieme ad altri imputati, nel febbraio del 1918, viene arrestato e imprigionato a Roma nel carcere militare di Regina Coeli: muore il 15 giugno 1919, alle ore 9, presso l'ospedale Kinesiterapico di Roma, pochi mesi prima della sentenza del tribunale militare che l'avrebbe visto assolto dalla gravissima ed infamante accusa.
FRANCESCO GNECCHI RUSCONE NUMISMATICO
FRANCESCO GNECCHI RUSCONE AUTORITRATTO, 1885 |
Seguiamo il percorso di Francesco Gnecchi in campo numismatico - intrapreso e condiviso totalmente con il fratello Ercole - attraverso la sua "Autonecrologia", testo redatto con l'intento di facilitare il compito "ai futuri necrologisti", pubblicato nel 1919 in un fascicolo in sua memoria curato dal "Circolo Numismatico Napoletano".
"Io nacqui col bernoccolo del collezionista, con un elemento cioè di felicità, che atavicamente mi veniva da parte materna".
Questo "bernoccolo" lo porta, insieme al fratello Ercole, ad intraprendere , nell'infanzia, innumerevoli raccolte: "erbario, fossili, mineralogia, insetti, uccelli, autografi, documenti, disegni, francobolli e"- finalmente - "monete".
Dell'origine di quest'ultima collezione, che prenderà il sopravvento, pur non soppiantando mai del tutto le altre, così scrive ancora:
"Le nostre cognizioni erano nulle, i denari disponibili pochini assai e li dedicavamo allegramente alle vecchie monete che ci era dato trovare presso gli antiquari, né occorre dire che erano da noi acquistate confusamente, dando solo la preferenza alle più logore e consunte, che ci sembravano le più antiche".
Da questo gioco iniziale nasce l'esigenza di studiare a fondo la materia e di procedere con razionalità nella raccolta.
Dapprima abbandonano le monete estere, concentrandosi su quelle italiane, antiche e moderne; poi si dividono i campi d'interesse: Francesco prosegue la serie antica romana, Ercole la medievale.
Grazie all'accresciuta disponibilità finanziaria acquistano ora presso i migliori negozi italiani ed esteri, partecipano ad aste pubbliche, acquisiscono intere collezioni.
Nel 1880 la casa editrice Hoepli pubblica "Monete imperiali romane inedite nella collezione di Francesco Gnecchi di Milano", libretto di sessantasei pagine in cui sono da lui descritti 459 pezzi della sua raccolta. Primo di una lunga serie di libri ed articoli per riviste specializzate, fra i quali ricordiamo: "Monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II", Milano, 1884, in collaborazione con Ercole; "Monete romane - manuale elementare", opera divulgativa, Milano, 1896; "I medaglioni romani descritti e illustrati", tre volumi, Milano, 1912.
Questo "bernoccolo" lo porta, insieme al fratello Ercole, ad intraprendere , nell'infanzia, innumerevoli raccolte: "erbario, fossili, mineralogia, insetti, uccelli, autografi, documenti, disegni, francobolli e"- finalmente - "monete".
Dell'origine di quest'ultima collezione, che prenderà il sopravvento, pur non soppiantando mai del tutto le altre, così scrive ancora:
"Le nostre cognizioni erano nulle, i denari disponibili pochini assai e li dedicavamo allegramente alle vecchie monete che ci era dato trovare presso gli antiquari, né occorre dire che erano da noi acquistate confusamente, dando solo la preferenza alle più logore e consunte, che ci sembravano le più antiche".
Da questo gioco iniziale nasce l'esigenza di studiare a fondo la materia e di procedere con razionalità nella raccolta.
Dapprima abbandonano le monete estere, concentrandosi su quelle italiane, antiche e moderne; poi si dividono i campi d'interesse: Francesco prosegue la serie antica romana, Ercole la medievale.
Grazie all'accresciuta disponibilità finanziaria acquistano ora presso i migliori negozi italiani ed esteri, partecipano ad aste pubbliche, acquisiscono intere collezioni.
Nel 1880 la casa editrice Hoepli pubblica "Monete imperiali romane inedite nella collezione di Francesco Gnecchi di Milano", libretto di sessantasei pagine in cui sono da lui descritti 459 pezzi della sua raccolta. Primo di una lunga serie di libri ed articoli per riviste specializzate, fra i quali ricordiamo: "Monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II", Milano, 1884, in collaborazione con Ercole; "Monete romane - manuale elementare", opera divulgativa, Milano, 1896; "I medaglioni romani descritti e illustrati", tre volumi, Milano, 1912.
Se non tutti i critici, anche suoi contemporanei, sono stati concordi nel giudicare positivamente l'aspetto scientifico della sua opera, unanime è comunque il riconoscimento del contributo che egli ha dato alla conoscenza ed alla diffusione della numismatica in Italia.
"Attraverso il vaglio della critica la personalità di Francesco Gnecchi uscirà forse diminuita dal punto di vista puramente scientifico ma non per questo muteranno in noi i sentimenti di riconoscenza che gli dobbiamo per l'opera sua trentennale di propagandista della nummofila e della numismatica". Così scriveva in un severo articolo, apparso alla morte di Gnecchi sulla "Rivista Italiana di Numismatica", Lodovico Laffranchi (12), direttore della rivista, che aggiungeva:
"Chiunque dovrà convenire che è merito quasi esclusivo di Gnecchi se rimasero in Italia molti cospicui monumenti numismatici i quali, senza la sua ininterrotta ricerca collezionistica durata un quarantennio, già da molti anni sarebbero invece nei musei esteri".
Fin dai primi anni ottanta del XIX secolo, i fratelli Gnecchi si prodigano affinché anche in Italia, come già in diversi paesi europei, studiosi e collezionisti possano disporre, a livello nazionale, di un'associazione che li riunisca e di uno strumento per divulgare i risultati delle loro ricerche.
E', in gran parte, frutto di questo loro impegno la nascita, nel 1888, della "Rivista Italiana di Numismatica" e, quattro anni dopo, della "Società Italiana di Numismatica".
Della prima saranno direttori, insieme, per quasi trent'anni, a partire dal 1889: "uno dei periodi più fervidi della rivista", si ricorda negli Atti del centenario (13).
Per tutto questo periodo Francesco collabora ad ogni numero, con note ed appunti, soprattutto di numismatica romana ed imperiale.
Nel 1892 viene fondata la "Società Italiana di Numismatica". La prima riunione si tiene in via Filodrammatici 2 a Milano. Il Conte Nicolò Pappadopoli è nominato presidente, Francesco ed Ercole, vicepresidenti. Tra i fondatori compare Sua Altezza Reale il Principe di Napoli, futuro Vittorio Emanuele III. Con questi, impegnato nella realizzazione del "Corpus numorum italicorum", gli Gnecchi collaborarono facendo convergere nella sua opera il frutto iniziale, circa ventimila schede, di un loro ambizioso lavoro sul complesso delle Zecche italiane.
La collezione di monete romane di Francesco Gnecchi, che una legge dei primi anni venti del novecento ha dichiarato indivisibile, è stata venduta allo stato nel 1923. Attualmente è conservata e parzialmente esposta presso il Museo Nazionale Romano, dove è ancora oggetto di studio.
LA PRESENZA DELLA FAMIGLIA GNECCHI A CISANO BERGAMASCO
Tra il 1869 e il 1870, il padre di Francesco, Giuseppe, aveva acquistato alcuni beni immobili già appartenuti a tale Pietro Sozzi e, alla sua morte, affidati al fratello Luigi e alla sorella Giuseppa. Fra i beni acquistati in territorio di Caprino Bergamasco figurano:
a) un filatoio da seta ad acqua con casa (numero 156, Catasto Lombardo Veneto, CLV), oggi in via Filatoio ai numeri 3 e 5;
EX FILANDA GNECCHI A CAPRINO BERGAMASCO. IMMAGINE RIPRESA DAL "PONTE DEI SOSPIRI" |
b) una casa d'abitazione (numero 162, CLV) e due edifici ad uso filanda da seta ad acqua (numeri 163 e 165, CLV), aggregati in un unico complesso edilizio, ora sede di industria chimica in via Sonna N.6;
VISTA DALL'ALTO DI UNA EX FILANDA GNECCHI A CAPRINO BARGAMASCO ORA SEDE DI INDUSTRIA CHIMICA |
c) alcuni terreni (numeri 155, 157, 160, 161,164, 166,167, CLV), situati nelle adiacenze degli edifici sopra descritti (14);
d) un mulino da grano ad acqua (numero 67, CLV) (15) e alcuni terreni adiacenti (numeri 65, 66, 68, 69, CLV).
I macchinari delle filande erano azionati da ruote idrauliche in ferro; l'acqua per muoverle veniva derivata dal fiume Sonna tramite un canale che, in territorio di Cisano, correva parallelamente al fiume e lo attraversava poco a monte del ponte detto "dei Sospiri" (16). La presa d'acqua del canale era in un punto raggiungibile deviando dalla "strada comunale per S. Gregorio" e percorrendo la "strada comunale al molino de'Gnecchi", secondo le denominazioni ricavabili dalle mappe del catasto del 1905 (Catasto Cessato). Lungo il canale , infatti, Giuseppe Gnecchi aveva acquistato dal Sozzi due mulini e i terreni circostanti:
a) il numero 1, Catasto Urbano: casa a due piani e otto vani, conosciuto come "molino sotto il castello";
b) il numero 9, Catasto Urbano: mulino di un piano e un vano e casa a due piani e sei vani;
c) i terreni ai numeri 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 20, 21, 22 del Catasto Rurale.
Alla morte di Giuseppe tutti i beni passarono ai figli Francesco, Ercole e Antonio; quelli di Caprino furono però successivamente intestati solo a Ercole.
Per alcuni anni terreni e opifici vennero gestiti dalla ditta "Figli di Giuseppe Antonio Gnecchi"; al suo scioglimento, 1878, furono affidati a due collaboratori di lunga data della famiglia, Giuseppe Ferrario e Michele Sessa, che con gli Gnecchi avevano costituito una società in accomandita semplice e che in seguito, 1900, acquistarono tutti i beni divenendone proprietari.
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Il 13 dicembre 1894 Francesco, Ercole e Antonio acquistarono a un'asta giudiziale (17), al prezzo di 26.100 lire, un palazzo di Cisano e l'annesso edificio rurale, fatti costruire intorno al 1880 dal medico condotto del paese, dottor Giuseppe Mora, e dalla consorte, signora Lucia Daina. Il palazzo, descritto in catasto come "casa civile con giardino e corte", era costituito da 4 piani e 26 locali; l'edificio rurale, ad uso scuderia, comprendeva la rimessa, i portici a piano terra e a quello superiore e le camere d'abitazione. Il tutto formava un solo corpo, completato da muro di cinta e cancellata rivolta verso la strada provinciale per Bergamo.
MUNICIPIO DI CISANO BERGAMASCO, GIA' CASA GNECCHI RUSCONE |
Nel 1906 i fratelli Gnecchi cedettero gli edifici al Comune di Cisano: il prezzo concordato fu di lire 30.000, da pagarsi in dieci anni. Il Comune entrò in possesso degli stabili, con pieno diritto di godimento, fin dall'11 novembre 1906, ma ne divenne proprietario il 2 febbraio 1918 (18).
L'edificio, ora sede del Municipio e della Biblioteca Civica, ospitò nei primi anni anche le scuole.
Il contratto fra Gnecchi e Comune di Cisano fu considerato molto favorevole per quest'ultimo dall'allora segretario comunale Luigi Rondalli, tanto che in un suo libro sulla storia di Cisano si complimentò con l'Amministrazione presieduta dal Sindaco cav. Antonio Magnetti, che aveva promosso e portato a termine l'operazione, per aver saputo cogliere tale opportunità: egli infatti giudicava addirittura "un dono: una tale proprietà pagata solamente L.30.000" (19).
L'edificio, ora sede del Municipio e della Biblioteca Civica, ospitò nei primi anni anche le scuole.
Il contratto fra Gnecchi e Comune di Cisano fu considerato molto favorevole per quest'ultimo dall'allora segretario comunale Luigi Rondalli, tanto che in un suo libro sulla storia di Cisano si complimentò con l'Amministrazione presieduta dal Sindaco cav. Antonio Magnetti, che aveva promosso e portato a termine l'operazione, per aver saputo cogliere tale opportunità: egli infatti giudicava addirittura "un dono: una tale proprietà pagata solamente L.30.000" (19).
NOTE
(1) La collezione completa è ora conservata da un componente della famiglia. Alcune copie del giornale ed un cospicuo numero di minute, ritrovate a Verderio, sono raccolte nel "fondo Gnecchi" presso l'"Archivio storico di Verderio".(2) L'acquerello non viene qui riprodotto in quanto la presente trascrizione si basa su una fotocopia dell'originale e sulla minuta conservata presso l' "Archivio Storico di Verderio: nella prima il disegno appare di scarsissima qualità, nella seconda, naturalmente, è assente del tutto. Una copia della stampa dell' Amati fu pubblicata in "Archivi di Lecco", N.3, 1987: A. Benini, La battaglia di Verderio, 28 aprile 1799. Il disegno "dal vivo", da cui è tratta l'incisione, è conservato presso il "Fondo Carlo Amati" del Castello Sforzesco di Milano.
(3) Qualche titolo riguardante Lecco e il suo territorio, scelto fra i documenti conservati all' "Archivio Storico di Verderio":
* "Una gita nei dintorni di Lecco - 4 agosto 1870", Giuseppe Brini;
* "La festa di S. Michele - 30 settembre 1878", Giuseppe Brini;
* "Un'escursione al Pizzo dei Tre Signori - 1-2 settembre 1880", Antonio Gnecchi;
* "Festa di beneficenza con concerto a Maggianico - 17 agosto 1884", Giuseppe Brini.
(4) Giacomo Ruscone, figlio di Antonio e di Maddalena Redaelli, nasce a Malgrate il 14 agosto 1774 (il padre era titolare, avendolo ereditato, del diritto di pesca nel bacino del lago di Lecco). Il 19 febbraio 1803 sposa Giuseppa Agudio, figlia di Carlo Maria. Il legame con la famiglia Gnecchi avviene in seguito al matrimonio, celebrato a Malgrate il 2 gennaio 1813, della sorella di Giacomo, Giuseppa, con Giuseppe Antonio Gnecchi (1783 - 1857).
(5) Del periodo trascorso presso i Barnabiti rimangono a testimonianza alcune lettere da cui traspare un sentimento di tristezza per la lontananza da casa. Nessun documento invece sulla frequenza universitaria, per la quale abbiamo fatto riferimento alla testimonianza di un discendente.
(6) "Archivi di Lecco", N.3, 1990, M. Bartesaghi, Festa a Verderio il 7 ottobre 1896: la rappresentazione di un'opera di Vittorio Gnecchi
(7) Citazione tratta dalla minuta conservata nell' "Archivio Storico di Verderio".
(8) Achille Formis ( Napoli 1832 - Milano 1906); Giuseppe Brini (1838/1898); Alessandro Vanotti (Milano 1852 - Bollate 1916).
(9) Più recentemente (1994), una sua opera -" Un bosco al Masino", 1885 - è stata esposta a Palazzo Bagatti Valsecchi, in occasione della mostra: "Arti nobili a Milano, 1815 - 1915".
UN RITRATTO A OLIO DI FRANCESCO GNECCHI RUSCONE |
(10) La sua raccolta di lettere, libri e ritratti relativi al Manzoni, venduta dagli eredi alla morte della moglie e successivamente acquistata sul mercato antiquario di Parigi dall'ing. Federico Gentile, fa ora parte del Fondo manzoniano della Biblioteca Braidense.
(11) Anche in anni recenti, Vol.422, 1988, quando, recensendo il libro di Carlo Crippa, Le monete di Milano dai Visconti agli Sforza, dal 1329 al 1535, Milano, 1986, Adriano Savio, riferendosi all'opera dei fratelli Gnecchi sulle monete di Milano, parla "del leggendario catalogo dei fratelli Gnecchi del 1884, unico strumento valido per gli studiosi della materia fino al 1986."
(12) “Rivista Italiana di Numismatica”, XXXII, 1919
(13) “Rivista Italiana di Numismatica”, XC, 1988
(14) Nella stessa zona , nel 1875, Giuseppe Gnecchi acquistò il terreno N.159 dal signor Giuseppe Mora.
(15) Di questo edificio rimangono solo pochi resti, occultati dalla vegetazione. Sono situati vicino alla riva del fiume, all'altezza del punto ove si trovava la presa d'acqua per l'alimentazione delle filande (si veda più avanti nel testo).
(16) Cfr. I monumenti storico industriali della Lombardia, Quaderni di documentazione regionale, n.17. Da questo testo è tratta l'immagine seguente.
(11) Anche in anni recenti, Vol.422, 1988, quando, recensendo il libro di Carlo Crippa, Le monete di Milano dai Visconti agli Sforza, dal 1329 al 1535, Milano, 1986, Adriano Savio, riferendosi all'opera dei fratelli Gnecchi sulle monete di Milano, parla "del leggendario catalogo dei fratelli Gnecchi del 1884, unico strumento valido per gli studiosi della materia fino al 1986."
(12) “Rivista Italiana di Numismatica”, XXXII, 1919
(13) “Rivista Italiana di Numismatica”, XC, 1988
(14) Nella stessa zona , nel 1875, Giuseppe Gnecchi acquistò il terreno N.159 dal signor Giuseppe Mora.
(15) Di questo edificio rimangono solo pochi resti, occultati dalla vegetazione. Sono situati vicino alla riva del fiume, all'altezza del punto ove si trovava la presa d'acqua per l'alimentazione delle filande (si veda più avanti nel testo).
(16) Cfr. I monumenti storico industriali della Lombardia, Quaderni di documentazione regionale, n.17. Da questo testo è tratta l'immagine seguente.
(17) L'asta ebbe luogo presso il Tribunale di Bergamo, in seguito a "causa per incanto stabili" promossa da Belgeri Francesco fu Paolo di Lecco contro il dottor Giuseppe Mora e la moglie Lucia Daina. Il verbale è conservato presso l'Archivio Comunale di Cisano Bergamasco.
(18) Porta questa data l'atto di vendita, redatto dal notaio dott. Giuseppe Toia di Milano, firmato dai fratelli Gnecchi e dal sindaco in carica, architetto Alessandro Comolli. L'atto è conservato presso l'Archivio Comunale di Cisano Bergamasco.
(19) Cisano Bergamasco dalle origini al 1925, , Luigi Rondalli,1925, Alassio (ristampato nel 1996). Luigi Rondalli fu segretario comunale a Cisano Bergamasco dal 1909 al 1931.
(18) Porta questa data l'atto di vendita, redatto dal notaio dott. Giuseppe Toia di Milano, firmato dai fratelli Gnecchi e dal sindaco in carica, architetto Alessandro Comolli. L'atto è conservato presso l'Archivio Comunale di Cisano Bergamasco.
(19) Cisano Bergamasco dalle origini al 1925, , Luigi Rondalli,1925, Alassio (ristampato nel 1996). Luigi Rondalli fu segretario comunale a Cisano Bergamasco dal 1909 al 1931.
Marco Bartesaghi
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