Il 2 agosto di ogni anno è, nel mondo cattolico, la giornata dedicata al Perdono d’Assisi, occasione, per chi lo vuole, di ottenere, o “lucrare” - se si vuole ricorrere al verbo tradizionalmente usato, ma che, alle nostre orecchie, ha assunto ormai una connotazione negativa - l’indulgenza plenaria.
Per conoscere il significato di questo istituto che, sebbene meno frequentato che nei secoli scorsi, mantiene nella dottrina cattolica un ruolo importante, leggiamo come esso è definito nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1).
“L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, […]
L'indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati” […]. Le indulgenze possono essere applicate ai vivi o ai defunti.” (2)
Ho evidenziato un paio di frasi che, almeno per i profani – categoria a cui appartengo - , necessitano di qualche specificazione.
La prima – “i peccati già rimessi quanto alla colpa” – chiarisce che l’indulgenza non solo non sostituisce il sacramento della penitenza, al quale la remissione della colpa è affidata, ma da esso non può nemmeno prescindere.
La seconda frase sottolineata delimita il campo d’influenza dell’indulgenza: la pena temporale dovuta per i peccati. Per cercare di comprenderne il significato ci affidiamo ancora una volta al testo del Catechismo.
“Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la “pena eterna” del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato […]
Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato”.
Chiarito, per quanto possibile (3), l’ambito d’azione delle indulgenza, torniamo a quella specifica legata al Perdono d’Assisi.
La sua storia risale al 1216, quando Francesco d’Assisi la ottenne, da Papa Onorio III, per la Porziuncola, una piccola chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli, che Francesco recuperò dall’abbandono e che ne fece centro dell’ordine dei frati minori.
L’origine del Perdono d’Assisi è narrata in un libro del 1824, il cui frontespizio recita: Storia del Perdono d’Assisi con documenti e osservazioni del P. Maestro FRA NICCOLA PAPINI, già ministro generale de’ Minori Conventuali di S. Francesco (4).
Leggiamone un brano:
“Uno degli oggetti, a’ quali più mirò San Francesco già vaso eletto di perfezione, e che in special modo richiamarono le attenzioni e le premure di lui, fu la salvezza de’ peccatori.
Questo aveva egli in vista, dopo la Divina gloria, ne’ suoi disastrosi e lunghi viaggi, e nella quotidiana laborosissima predicazione; per questo offeriva sovente il proprio corpo olocausto alla superna giustizia col mezzo or de’ digiuni, or de flagelli, or delle nevi e de’ diacci, ed ora delle spine e de’ roghi, tra’ quali voltandosi a gran forza ne usciva lacero la pelle, e tutto tinto di sangue; di questo infine si occupava sempre nella sua quasi continua orazione, non passando volta, che non li raccomandasse alla maestà dell’Altissimo. Appunto avea ciò fatto una notte dimorando presso la Chiesa di Santa Maria in Portiuncola, e forse nell’implorare per loro grazia e perdono avevala esibita, diciam così all’offeso Signore, perché la destinasse qual città di refugio pe’ miseri, e luogo di condonazione: quand’ecco sente intimarsi d’andare i Perugia a’ piedi del Sommo Pontefice Onorio III, e a lui chieder, da lui impetrare ,’Indulgenza per la nominata Chiesetta. Non perde tempo la carità di Francesco. Di buon mattino prende fra Masseo per compagno e si porta a Perugia. Introdotto alla presenza del Papa rispettosamente così gli favella. Santo Padre, non è molto che fu per opera mia restaurata per Voi e ridotta in buono stato una Chiesa sacra alla gran Vergine Madre di Cristo, detta però Santa Maria nella pianura d’Assisi. Ora supplico vostra beatitudine a volersi degnare di porre in essa una grande Indulgenza nell’anniversario della dedicazione il dì due d’Agosto, da’ Vespri del dì primo fino a’ Vespri del dì seguente, ma senz’obbligo d’offerte, e senz’altra briga ed impaccio. Rispose il Papa che voleva contentarlo sebbene fossero le obbligazioni troppo giuste e doverose. Gli domandò poi: Per quanto tempo volete Voi, fra Francesco, quest’Indulgenza? E di quanti anni bramate che sia? Basta di tre … di sei … di sette? Eh, padre beatissimo, replicò il Santo, che dite voi d’anni e di tempo? Non vi chiedo anni, vi chiedo Anime. Il voler mio sarebbe, convenendone Voi, che chiunque nell’anniversario della Dedicazione di detta Chiesa la visiterà ben pentito, e premessa già la sacramental confessione, resti sciolto e libero, tanto in cielo che in terra, come dalla colpa, così dalla pena interamente, e ciò s’intenda di tutto il male fatto dopo il Battesimo fino a quel punto. Eh Francessco, ripigliò il Pontefice, questo è un po’ troppo; non costumarono i miei antecessori d’accordare sì fatte Indulgenze. Sentite, beatissimo Padre, riprese il Santo, la petizione da me fattavi non è mia: io l’ho fatta, e la fo da parte di Cristo Signore che m’ha ordinato di presentarmi a Voi. A questo favellare s’arrese subito Onorio, e rispose: Sì, ve l’accordo. Placet mihi, quod habeas; Concedo, quod dita sit, Fiat in nomine Domini.
Tosto che ciò seppesi da Cardinali, si affrettarono a rappresentare al Pontefice, il pregiudizio che sarebbe quindi venuto a Terra Santa, e alla Basilica de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo, e si sforzarono a persuaderlo di rivocare la grazia. No davvero, rispose Onorio, non fo queste azioni di ritirare una cosa dopo averla donata. […] Ex nunc concedo (disse il Papa a Francesco) quod quicumque venerit ed intraverit predictam Ecclesiam bene contritus et confessus sit absolutus a poena et culpa, et hoc valere volumus singulis annis in perpetuum per diem naturalem a primis vesperis includendo noctemusque ad vesperas seguenti diei. Ciò udito fece il Santo la sua riverenza, e si mosse per andarsene; ma lo trattenne il Pontefice dicendo: Dove andate, buon Uomo?che avete voi da mostrare di privilegio cotanto? Santità, rispose Francesco, essendo quest’opera di Dio ci penserà Lui a garantirla. Contentatevi che io non pigli documento di sorta alcuna. Suppliranno, per la carta la Vergine Santissima, per notaro Gesù Cristo Signore, e per i testimoni gi Angeli santi”
La Porziuncola |
Riassumendo, nel 1216 Francesco, ispirato dal Signore, ottenne dal papa che il 2 d’agosto, anniversario della dedicazione della chiesa alla Madonna, chiunque, dopo essersi confessato, si fosse recato alla Porziuncola avrebbe ottenuto l’indulgenza per tutti i peccati commessi dal giorno del Battesimo in poi.
Fu così che la Porziuncola divenne ed è rimasta un ‘importante meta di pellegrinaggio.
In seguito l’indulgenza del Perdono d’Assisi fu estesa prima a tutte le chiese francescane, poi alle parrocchie e ad altre chiese.
IL PERDONO D’ASSISI A BACCANELLO
Il convento di Baccanello, nel territorio di Calusco d’Adda, e quello di Sabbioncello, a Merate, sono, se non vado errando, i luoghi francescani più vicini a Verderio.
La chiesa di Santa Maria Assunta di Baccanello (Calusco d'Adda) |
Qui i fedeli possono acquistare l’indulgenza plenaria del Perdono d’Assisi a condizione che si siano confessati nell’arco di 8 giorni dalla ricorrenza, che abbiano partecipato a una Santa Messa e che abbiano recitato un Credo, un Padre Nostro e un Gloria.
Le giornate del Perdono finiscono con una festa nel parco adiacente al convento (5)
L’ASSOCIAZIONE DEL SANTO PERDONO D’ASSISI DI BERGAMO.
La chiesa di Sant'Alessandro in Colonna a Bergamo |
Nel 1778 nasce a Bergamo l’associazione Pio Lotto del S. Perdono d’Assisi, che nel 1899 prenderà il nome, che tuttora mantiene, di Pia Associazione di Mutuo Suffragio del Santo Perdono d’Assisi.
L’associazione in origine aveva come riferimento la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Quando questa, nel 1856, fu demolita, fino alla sua ricostruzione (1876), l’associazione si trasferì nella prepositurale di S.Alessandro, dove tornò definitivamente nel 1887, quando ci si rese conto che la nuova chiesa delle Grazie, non era sufficiente ad ospitare i partecipanti alle funzioni del Perdono.
Ogni socio, si legge sul certificato d’iscrizione attualmente in vigore, “partecipa al tesoro” di una serie di S. Messe che si celebrano nella chiesa di S. Alessandro. Quando uno di essi muore, l’associazione provvede a far celebrare una S. Messa presso la parrocchia dove il socio era iscritto. Il 2 agosto, successivo alla sua morte, il socio defunto viene suffragato con l’acquisto dell’indulgenza plenaria da parte di un altro socio o di un parente che deve essere presente alla processione del Santo Perdono.
Il certificato d'iscrizione all'associazione in uso attualmente |
I soci che avevano l’onore di rappresentare i defunti nell’acquisto dell’indulgenza, in passato venivano estratti a sorte fra quelli che, entro il 15 luglio, avevano pagato la quota annua d’iscrizione all’associazione. Per rendersi conto dell’ordine di grandezza della somma da versare, si deve sapere che quest’anno, 2015, l’importo è di euro 2,5, nel 1958 era di lire 50 e nel 1899 di lire 20. Gran parte del ricavato annuale è utilizzato per il sostentamento dei missionari della diocesi di Bergamo.
A Verderio si è persa l’usanza, di addobbare la bara del socio, con il simbolo francescano delle braccia di Cristo e di San Francesco incrociate di fronte al crocifisso. Un tempo a questo scopo veniva utilizzato un cuscino ricamato. Oggi, dove la tradizione di questo gesto è ancora viva, il cuscino è sostituito, in genere, da due immagini appese ai fianchi della bara.
Le immagini con il simbolo francescano, con cui, in alcune parrocchie, si addobbano le bare dei soci defunti |
L’ASSOCIAZIONE A VERDERIO
Negli anni successivi alla sua fondazione, l’Associazione si diffuse e si radicò in diverse parrocchie delle province di Bergamo, Milano e Como.
A Verderio, è tuttora presente, ancora divisa in due sezioni, Verderio Inferiore e Verderio Superiore.
Quella di Verderio Inferiore ha attualmente 140 iscritti. Maria Angela Sala da quest’anno ha assunto il ruolo di incaricata che, per qualche decina di anni, era stato svolto da Colnaghi Luigia.
A Verderio Superiore gli iscritti sono una quarantina; la responsabile è Pinuccia Frigerio, coadiuvata da Graziella Viganò.
Per risalire alle origini della presenza a Verderio dell’associazione, ho visitato la sede di Bergamo, che si trova in vicolo dei Dottori 6 ed è aperta al mattino, dal lunedì al giovedì, grazie al lavoro volontario di due signore.
La sede di Bergamo dell'Associazione di Mutuo Suffragio del Santo Perdono d’Assisi. |
La documentazione conservata è costituita da registri contenenti i nomi degli iscritti, la loro età all’atto dell’iscrizione, l’anno in cui questa è avvenuta e la data del decesso. Ho avuto l’impressione che il resto dell’archivio non sia tenuto molto in considerazione e che poco si sappia della sua consistenza.
Per quanto riguarda Verderio, a parte i registri attuali, in possesso anche delle incaricate locali, sembra sia rimasto un solo registro precedente, relativo a Verderio Superiore e iniziato il 18 febbraio 1956.
Il registro del 1956 di Verderio Superiore |
Nel registro del 1956 sono elencati i nomi di alcune incaricate locali succedutesi negli anni: Isabella Oggioni, che si era iscritta all’associazione nel 1915, all’età di 18 anni e che restò in carica fino al 1976, quando venne sostituita da Luigia Colombo, nell’associazione dal 1956, quando aveva 23 anni. Dopo di lei seguì Teresina Frigerio Aldegani (11). Da altri documenti, del 1899 e 1909, che verranno qui di seguito presentati, si sa che un precedente incaricato, forse il primo, per entrambe le parrocchie, fu Giovanni Quinterio di Verderio Inferiore.
Il registro è però troppo recente per permetterci di conoscere la data dell’insediamento a Verderio dell’associazione. La più “antica” data d’iscrizione in esso contenuta risale al 1888 e corrisponde a Luigia Oggioni di Adamo, che quell’anno aveva 17 anni.
Per risalire ulteriormente nel tempo, ho potuto consultare i "Cataloghi" dei defunti: fogli che ogni anno l’associazione compilava e faceva stampare, con i nomi dei soci defunti nell’anno precedente. In un faldone, scovato fortunosamente da una delle signore responsabili della sede e inesplorato da chissà quando, sono conservati quelli i cataloghi dal 1850 al 1900. Ogni foglio contiene più di mille nomi, ordinati secondo la data di morte e con l’indicazione del luogo di provenienza.
Il faldone che contiene i "cataloghi" dei soci defunti dal 185 al 1900 |
Il più antico nome di Verderio l’ho trovato nell’elenco datato 1875/76: Angela Villa Massonica di Verderio Inferiore. Ho continuato la ricerca, infruttuosamente, risalendo di altri cinque anni. Penso quindi che la data d’insediamento dell’associazione a Verderio possa essere situata intorno al 1874 - 1875.
Tra il 1875 e il 1882, ho rintracciato solo nomi di Verderio Inferiore: forse l’associazione è nata prima qui che a Verderio Superiore.
Il "Catalogo dei Confratelli Defunti del 1875 - 1876 |
DOCUMENTI
Possiedo, perché mi sono state donate, due schede d’iscrizione all’Associazione di due epoche diverse.
La più antica è datata 19 luglio 1899, è intestata ad Adelaide Stucchi di Giovanni, di 13 anni, di Verderio Sup. Incaricato dell’associazione era Giovanni Quinterio, di cui abbiamo parlato in precedenza.
Il documento è, in pratica, una cartelletta di cm 31,5x cm 43,7.
Il lato anteriore, suddiviso in paragrafi, contiene i dati personali dei soci (gli "ascritti"), gli obblighi a cui essi si dovevano attenere e la descrizione delle indulgenze e dei suffragi a cui potevano aspirare, con le modalità per il loro conseguimento.
Lato anteriore |
Il testo scritto è inquadrato in una cornice rettangolare, con una croce su ogni angolo e un motivo floreale lungo i quattro lati.
Il lato posteriore è occupato dall’immagine di San Francesco, inginocchiato davanti a un altare, che riceve, da due angeli, il dono dell’indulgenza “perpetua” per la Porziuncola. In alto a sinistra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Di fronte a loro la Madonna circondata da angeli. L’immagine è quindi la riproposizione della frase che Francesco avrebbe pronunciato di fronte al papa: “Suppliranno, per la carta la Vergine Santissima, per notaro Gesù Cristo Signore, e per i testimoni gi Angeli santi”, già citata sopra.
Lato posteriore |
In basso a sinistra, il purgatorio, dalle cui fiamme un angelo libera una delle anime, salvata dalla pena grazie all'indulgenza ricevuta.
L’intera figura è inquadrata in una cornice dove, fra due sottili bordi dorati, è ripetuto il motivo della croce all’interno del cerchio
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La seconda scheda di iscrizione che possiedo, risale al 1958 (11 luglio), è intestata ad Antonia Acquati di Enrico, di 37 anni, di Verderio Sup. La scheda è firmata dall’incaricata locale Isabella Oggioni.
Il documento è costituito da un solo foglio, 24, 5 cm x 35cm, con gli stessi contenuti del precedente.
Il documento è costituito da un solo foglio, 24, 5 cm x 35cm, con gli stessi contenuti del precedente.
Una scheda d'iscrizione del 1958 |
La parte superiore è occupata da tre immagini francescane, riproduzione di quelle che compogono un trittico conservato presso la sede dell’associazione. Nella prima Francesco riceve da Gesù l’indulgenza per la Porziuncola, che gli viene confermata dal papa nella seconda figura. Nella terza il solito angelo che libera dal purgatorio l’anima favorita dall’indulgenza (6).
Il trittico con i dipinti riguardanti il Perdono d'Assisi, in un locale della sede dell'associazione |
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Il terzo documento, sempre dello stesso genere, è un’immaginetta, del 1926, con l’angelo che salva l’anima del purgatorio sul fronte, tema già incontrato nei documenti precedenti, e le “Istruzioni intorno all’indulgenza plenaria” sul retro (7).
Fronte e retro dell'immaginetta |
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In una cartella dell’archivio parrocchiale di Verderio Superiore, sono conservate alcune carte che trattano, o fanno riferimento, al Perdono d’Assisi (8).
In ordine cronologico, il primo documento, datato 30 aprile 1909, è una lettera che il cancelliere dell’associazione di Bergamo, Filippo Peverelli, scrive al parroco di Verderio Superiore, don Luigi Galbiati, per comunicargli la “consolante notizia” che, “finalmente”, Giovanni Quinterio aveva rinunciato al ruolo di incaricato locale per le due parrocchie. Non si conosce il motivo, ma è lampante che i due auspicassero questa soluzione. Nella lettera lo scrivente chiede a Don Luigi di indicare il nome del successore di Quinterio, che si sarebbe dovuto occupare, oltre che di Verderio Inferiore e Superiore, anche di Ronco.
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Con una lettera indirizzata a un monsignore, di cui non è specificato nome e ruolo, il 27 luglio 1911, don Luigi chiede che alla parrocchiale di san Giuseppe e Fiorano, sia concessa l’indulgenza del Perdono d’Assisi, da “lucrarsi nelle debite forme” nella domenica successiva al 2 di agosto. Il parroco, nella sua richiesta fa riferimento a un decreto del Sant’Uffizio del 26 maggio dello stesso anno.
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Datato 20 luglio 1915 è un foglio stampato con cui l’associazione comunica alle parrocchie che, essendo state proibite, a causa dell’entrata in guerra dell’Italia, le riunioni pubbliche, comprese le processioni civili e religiose, quell’anno la processione del Santo Perdono, detta del Passaggio, non si sarebbe svolta (9).
Non per questo, è specificato nell’avviso, i sorteggiati ad acquistare l’indulgenza per i soci defunti, dovevano sentirsi esonerati dal loro compito, soprattutto se a loro carico erano le anime dei caduti in guerra.
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Un’ultima lettera, che fa riferimento al Perdono d’Assisi, è quella scritta, il 23 luglio 1915, ancora una volta da Don Luigi Galbiati. Essendo indirizzata all’Eminenza Reverendissima, dovrebbe essere rivolta al Cardinale di Milano, a quell’epoca Andrea Carlo Ferrari.
Don Luigi (10), dopo aver evidenziato che dal 1898 in parrocchia era stata “eretta canonicamente la Congregazione del terz’Ordine di San Francesco”, chiedeva che alla chiesa parrocchiale venisse concessa l’Indulgenza l'8 agosto del 1915, la domenica successiva al Perdono d’Assisi.
Don Luigi (10), dopo aver evidenziato che dal 1898 in parrocchia era stata “eretta canonicamente la Congregazione del terz’Ordine di San Francesco”, chiedeva che alla chiesa parrocchiale venisse concessa l’Indulgenza l'8 agosto del 1915, la domenica successiva al Perdono d’Assisi.
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Questa raccolta di documenti non comprende quelli che, molto probabilmente, sono conservati nell'archivio parrocchiale di Verderio Inferiore. Purtroppo non ho ancora avuto la possibilità di verificarne l'esistenza e, eventualmente, di consultarli. Spero di poterlo fare in un prossimo futuro, in modo da poter completare questa piccola rassegna.
Marco Bartesaghi
NOTE
(1) In internet al seguente indirizzo: http://www.vatican.va/archive/ITA0014/_INDEX.HTM
(2) Per questa e la seguente citazione vedi: sezione seconda, capitolo secondo: Le indulgenze. http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P4F.HTM
(3) Forse può essere d’aiuto un brano tratto da un simpatico opuscolo illustrato, intitolato “Il perdono d’Assisi”, prodotto nel 1992 da Edizioni Biblioteca Francescana di Milano:
“Nel Rito del Battesimo viene consegnata a colui che è stato rigenerato nell’acqua e nello Spirito una veste bianca, segno della nuova dignità di figlio di Dio. Nel cammino della vita con il peccato questa veste viene macchiata e c’è bisogno di una purificazione che la renda di nuovo candida. Ora con il Sacramento della Riconciliazione la veste viene purificata, ma, con l’andare del tempo, il tessuto si logora, non è più nuovo anche se viene reso bianco del perdono sacramentale.
L’indulgenza è un intervento particolare che non solo purifica, ma rende nuova la veste battesimale, che restaura pienamente il tessuto logorato dal tempo”
(4) In Google libri il testo completo al seguente indirizzo: https://books.google.it/books?id=-RfQHDu8hfEC&pg=PA1&lpg=PA1&dq=Storia+del+Perdono
(5) Notizie ricevute da Teresa Ponzoni di Calusco d’Adda, che ringrazio.
(6) Il documento del 1899 mi è stato donato da Carla Comi; quello del 1958 da Fabrizio Oggioni. Li ringrazio.
(7) L’originale dell’immaginetta qui riprodotta appartiene alla signora Isabella Villa Nava.
(8) APVS, Titolo III, Cl. 1 Confraternite. B. Varie Cart.3°, Fasc. 3/3, Perdono d’Assisi – Contro Bestemmia.
(2) Per questa e la seguente citazione vedi: sezione seconda, capitolo secondo: Le indulgenze. http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P4F.HTM
(3) Forse può essere d’aiuto un brano tratto da un simpatico opuscolo illustrato, intitolato “Il perdono d’Assisi”, prodotto nel 1992 da Edizioni Biblioteca Francescana di Milano:
“Nel Rito del Battesimo viene consegnata a colui che è stato rigenerato nell’acqua e nello Spirito una veste bianca, segno della nuova dignità di figlio di Dio. Nel cammino della vita con il peccato questa veste viene macchiata e c’è bisogno di una purificazione che la renda di nuovo candida. Ora con il Sacramento della Riconciliazione la veste viene purificata, ma, con l’andare del tempo, il tessuto si logora, non è più nuovo anche se viene reso bianco del perdono sacramentale.
L’indulgenza è un intervento particolare che non solo purifica, ma rende nuova la veste battesimale, che restaura pienamente il tessuto logorato dal tempo”
(4) In Google libri il testo completo al seguente indirizzo: https://books.google.it/books?id=-RfQHDu8hfEC&pg=PA1&lpg=PA1&dq=Storia+del+Perdono
(5) Notizie ricevute da Teresa Ponzoni di Calusco d’Adda, che ringrazio.
(6) Il documento del 1899 mi è stato donato da Carla Comi; quello del 1958 da Fabrizio Oggioni. Li ringrazio.
(7) L’originale dell’immaginetta qui riprodotta appartiene alla signora Isabella Villa Nava.
(8) APVS, Titolo III, Cl. 1 Confraternite. B. Varie Cart.3°, Fasc. 3/3, Perdono d’Assisi – Contro Bestemmia.
(9) R. Decreto n. 674 concernente provvedimenti straordinari in materia di pubblica sicurezza. G. U. del regno d’Italia. N 127 (straordinario), 23 maggio 1915.
(10) Don Luigi Galbiati è stato parroco di Verderio Superiore dal 1897 a 1923.
(11) Questa nota è "fuori ordine". La aggiungo ora perché Giovanna Riva mi ha mandato questa osservazione: "Secondo me, il nome esatto di Teresina , mamma di Pinuccia, è ALDEGHI
TERESA sposata FRIGERIO e non Aldegani come scritto nel blog".
Pinuccia Frigerio è l'attuale incaricata dell'associazione per la parrocchia di Verderio Superiore.
Penso che l'appunto di Giovanna sia corretto. Il cognome Aldegani è però quello riportato nel registro: evidentemente un errore del compilatore. Grazie Gio'...
Pinuccia Frigerio è l'attuale incaricata dell'associazione per la parrocchia di Verderio Superiore.
Penso che l'appunto di Giovanna sia corretto. Il cognome Aldegani è però quello riportato nel registro: evidentemente un errore del compilatore. Grazie Gio'...
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