Il brano di Oleg Zastrow, di seguito pubblicato, è tratto dal libro LEGNI E ARGENTI GOTICI NELLA PROVINCIA DI LECCO, Lecco, 1994.
Ringrazio il signor Zastrow per avermi consentito di pubblicarlo sul blog. Marco BartesaghiP.S. L'amico Leonardo Pavin mi ha ricordato una notizia importante che riguarda la croce astile: essa appartiene alla Parrocchia di Verderio Superiore ma attualmente è conservata presso il Museo Diocesano di Milano.
Croce Astile
VERDERIO SUPERIORE. Santi Giuseppe e Fiorano.
L'attuale chiesa parrocchiale è di fattura recente, costruita in stile neogotico non lontano dal sito del dimensionalmente più modesto tempio nell'ubicazione originaria: edificio quest'ultimo, sconsacrato, alienato e adibito ad abitazione di privati.
La primitiva costruzione ecclesiastica era di antiche origini; viene citata, alla fine del secolo XIII, dal Liber Notitiae ancora senza la contitolazione tarda a San Giuseppe e con la variante alternativa più aulicamente corretta di Floriano, al posto della denominazione di Fiorano: Item apud aduam in uerdellum de subtus ecclesia sancti floriani maioris. La dizione con il nome della località, citata nella recensione duecentesca, può avere generato in alcuni un equivoco, a causa della compresenza nell'antica pieve di Pontirolo delle località di Verderio e di Verdello. Ogni dubbio è sciolto dal fatto che solo Verderio si trova presso l'Adda (apud aduam) e che unicamente qui è presente la chiesa dedicata a san Floriano. Si noti inoltre che, certo a causa della vicinanza della località di Verderio al fiume in questione, il santo a cui è intitolato l'edificio veniva anticamente invocato anche a protezione dalle inondazioni.
Il tesoro della parrocchiale custodisce una pregevole croce astile, in rame sbalzato e dorato; la sola croce misura in altezza 47 cm (esclusa la sferula sommatale). La lunghezza del braccio orizzontale è di 37 cm. Il piedestallo, il fusto e il nodo sono di fattura recente, elaborati secondo formule neogotiche. L'oggetto ha inoltre subito alcune manomissioni: le lamine che coprono lo spessore della croce sono state sostituite a quelle originarie; negli interspazi liberi dei bracci sono state aggiunte in epoca recente incastonature includenti gemme di quarzo e vetri colorati; le ventuno sferule che contornano la croce sono di fattura moderna.
Va inoltre segnalata un'anomalia, probabilmente da farsi risalire ad epoca antica: la figura all'estremità superiore sul fronte è stata ricavata tramite l'uso della medesima matrice adoperata per eseguire, sul retro, l'immagine dell'Uomo alato - Matteo.
Anteriormente, all'incrocio dei bracci è collocata la statuetta di Gesù, crocifisso a una sottile crocetta riportata; ai lati sono applicate le immagini a mezza figura di Maria e Giovanni; in basso è visibile il busto della Maddalena e in alto il precitato personaggio alato.
Sul retro, al centro, è posto il Pantocratore, assiso e a tutta figura, attorniato dalle simboliche raffigurazioni apocalittiche degli evangelisti. La concezione generale della croce rientra in moduli correnti: i bordi sono ondulati, l'incrocio dei bracci è raccordato da un profilo ellittico, gli sfondi sono decorati da losanghe alternativamente lisce e puntiate.
L'elaborato appartiene a quel vasto repertorio di croci astili lombarde quattrocentesche, reperito in una certa misura, sia pure con talune varianti di moduli iconografici e di materiali, anche nella presente ricerca.
Nel caso qui proposto si può segnalare una certa arcaicità, sia nello stile delle immagini, sia per ciò che concerne la tecnica di creare le figure a sbalzo direttamente dalle lamine di sfondo e cioè non applicando le formelle sulle superfici metalliche ricoprenti integralmente i bracci dell'oggetto. D'altro canto, se la preparazione delle primitive matrici non pare ambientabile cronologicamente più tardi dell'inizio del Quattrocento, la constatazione di un discretamente avanzato processo di logoramento degli stampi originari (deducibile dall'appiattimento di molteplici particolari in questo esemplare) induce a datare il momento della elaborazione della croce di Verderio a una fase avanzata nella prima metà del secolo XV.
L'atuale chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, dedicata ai santi Giuseppe e Fiorano |
La vecchia chiesa parrocchiale, dedicata a san Floriano, in una fotografia scattata prima dell'ultimo restauro |
Il tesoro della parrocchiale custodisce una pregevole croce astile, in rame sbalzato e dorato; la sola croce misura in altezza 47 cm (esclusa la sferula sommatale). La lunghezza del braccio orizzontale è di 37 cm. Il piedestallo, il fusto e il nodo sono di fattura recente, elaborati secondo formule neogotiche. L'oggetto ha inoltre subito alcune manomissioni: le lamine che coprono lo spessore della croce sono state sostituite a quelle originarie; negli interspazi liberi dei bracci sono state aggiunte in epoca recente incastonature includenti gemme di quarzo e vetri colorati; le ventuno sferule che contornano la croce sono di fattura moderna.
Va inoltre segnalata un'anomalia, probabilmente da farsi risalire ad epoca antica: la figura all'estremità superiore sul fronte è stata ricavata tramite l'uso della medesima matrice adoperata per eseguire, sul retro, l'immagine dell'Uomo alato - Matteo.
Anteriormente, all'incrocio dei bracci è collocata la statuetta di Gesù, crocifisso a una sottile crocetta riportata; ai lati sono applicate le immagini a mezza figura di Maria e Giovanni; in basso è visibile il busto della Maddalena e in alto il precitato personaggio alato.
Croce astile in rame dorato: il fronte. Attorniano Cristo: Maria, Giovanni, Maria Maddalena, un santo. |
Sul retro, al centro, è posto il Pantocratore, assiso e a tutta figura, attorniato dalle simboliche raffigurazioni apocalittiche degli evangelisti. La concezione generale della croce rientra in moduli correnti: i bordi sono ondulati, l'incrocio dei bracci è raccordato da un profilo ellittico, gli sfondi sono decorati da losanghe alternativamente lisce e puntiate.
Il retro della croce astile. Il Pantocratore è attorniato, canonicamente, dalle raffigurazioni apocalittiche dei Tetramorfi. |
L'elaborato appartiene a quel vasto repertorio di croci astili lombarde quattrocentesche, reperito in una certa misura, sia pure con talune varianti di moduli iconografici e di materiali, anche nella presente ricerca.
Nel caso qui proposto si può segnalare una certa arcaicità, sia nello stile delle immagini, sia per ciò che concerne la tecnica di creare le figure a sbalzo direttamente dalle lamine di sfondo e cioè non applicando le formelle sulle superfici metalliche ricoprenti integralmente i bracci dell'oggetto. D'altro canto, se la preparazione delle primitive matrici non pare ambientabile cronologicamente più tardi dell'inizio del Quattrocento, la constatazione di un discretamente avanzato processo di logoramento degli stampi originari (deducibile dall'appiattimento di molteplici particolari in questo esemplare) induce a datare il momento della elaborazione della croce di Verderio a una fase avanzata nella prima metà del secolo XV.
Nessun commento:
Posta un commento