venerdì 8 ottobre 2010

DON GIACOMO SPADA, PRIMO PARROCO DI ROBBIATE di Maria Fresoli

Il primo parroco fu dunque don Giacomo Spada, nativo di Merate e,al tempo dell’erezione della parrocchia, già titolare della Scuola della Rosa che, superati quei primi anni difficili, nel 1577,

 LAPIDE CON I NOMI DEI PARROCI DI ROBBIATE, 
CONSERVATA NEL CIMITERO DEL PAESE


con l’aiuto della Confraternita diede avvio alle modificazioni e ai miglioramenti della chiesa, incaricando il pittore Alessandro de Bianchi detto Della Pobbia (1)

“...prima pinger ne li mezi circoli, sopra il cornicione de la capela magior qual sono numero nove si farà vari capitoli di la vita di Santi e Sante et, soto la volta, si farà otto capitoli de la Madona.
Soto il cornicione di detta capela dov’è la finestra si farà la Nunciatione con la Madona da una parte e l’Angiolo di l’altra; per scontro in la pariete intrega, si farà la Natività di Nostro Signore.
Nel medesimo campo, si farà in figure piccole li tri magi et l’angiolo che anonzia ai pastori. In la pariete di l’ancona si farà, da una parte Santo Ambrocio, de l’altra Santo Lisandro...
Io Alesando di Bianchi ditto de la Pobia affermo e prometto quanto di sopra.” (2)


Giovanni Dozio ne fa questo paragone: (3)
“… era tutta ornata di pitture di Santi e con dorature, sul genere dei dipinti, che ancora siammirano nella Cappella della Madonna nell’insigne basilica di Monza”

.LA CHIESA PARROCCHIALE
DI ROBBIATE
Il costo dell’opera fu di 134 lire e, particolare curioso, fu pagato in buona parte in vino del Monterobbio. Purtroppo di questi preziosi affreschi non è rimasta alcuna traccia, dati i numerosi ampliamenti e modifiche successive. Uno dei primi problemi che cercò di risolvere il buon parroco, fu un caso di separazione coniugale da parte di una nobile Ajroldi, costretta per motivi di casato, a maritarsi contro la volontà e questa è l’esposizione dei fatti da parte del Vicario Foraneo di Brivio (4):
“Nella cura di Robiate vi sta una figliola di m.ser Fran.co Ajroldo, maritata in un gentiluomo di Giera d’Adda, la quale doppo di essere stata maritata conforme alli sacri ordini, come giustifica il Curato, andò doppo le noze a marito, accompagnata da detto suo marito e ivi è stata molti giorni e mesi di puoi gli saltò in capritio di farsi condurre a casa del padre a Robiate, e tanto fece che vi venne e di lì non si è mai voluta partire, ne vuole in modo alcuno lasciarsi dire di tornare con il marito , e dice che non è vero che ella habbi mai consentito di maritarsi con esso, per il che ne nasce gran scandalo e disonore; io mi sono affaticato, a richiesta del patre etparenti soi per farla capace, et perché temesse il scandalo, l’amonii che nò l’havrei admessa alla confessione e comunione, ma il predicatore di Merate ha distrutto tutto quello che io ho edificato avendo allargato la mano alla confessione, talchè saremo a peggior tensione...
Di Brivio
Li X di marzo 1573 Prete Giacomo Rossi.


Per avere una visuale sulla condotta cristiana dei parrocchiani, si riporta una nota di don Giacomo del 7 aprile 1584, dalla quale traspare che a tenere un comportamento scorretto erano solitamente i nobili, abituati da sempre ad una vita libertina, mentre i poveretti, confidanti nella Divina Provvidenza e timorosi di Dio, ben difficilmente contravvenivano alle regole di S.Carlo (5)

“Messer Desideri Ajroldi inconfesso, et no cornunicato alla parochia dieci anni sono, et interdetto circa da undeci o dieci per concubinato. Gio.Antonio Ajroldi del Buzono, inconfesso et no comunicato per questione fatta con messer Gio.Batt. Ajroldi chierico.
Battista Magni no comunicato per non haver fatto la penitenza impostali dal Prevosto.
Chaterina, figliola del fu Agostino Provenzale, concubina del suddetto Desiderio Ajroldi: inconfessa et no cornunicata da molti anni”.

Su queste trasgressioni, tornò più tardi anche il Cardinale Federigo Borrormeo, che rincarò la dose, interdendo dall’ingresso in chiesa e dalla sepoltura ecclesiastica coloro che non si erano comunicati a Pasqua nella parrocchia, i quali erano poi ammoniti pubblicamente in chiesa.



Nemmeno la Scuola del Rosario era esente da corruzione e usurpazioni nel governo delle entrate e, sul finire del ‘500 il parroco, stanco e afflitto dal continuo e disonesto comportamento degli stessi Scolari, rivolge una supplica all’Arcivescovo (6):

“Ill.mo et Molto Rev.mo Sig. mio. Nella Chiesa di Robbiate, vi è una scola del S.mo Rosario di qualche entrate notabili, sin’hora menata da scolari di detta terra, più presto per propria utilità che per amor di Dio. Puoi che quei che l’han governata restano debitori di buona somma de
denari.
Chi ha giocato li danari senza restituirli, chi ha sostentato la sua famiglia senza darne conto, chi ritiene molti scudi presso di sé occultamente, chi ha usurpato la calcina e prede (pietre), preparate per fabbrica, nelle proprie case senza renderle mai, et di più il messer Antonio Ajroldi, allora priore di detta scola, diede in prestito a messer Carlo suo fratello, scudi 40 de denari di detta scola et ne li ha mai restituiti. Di modo che questa chiesa che per il debito denuncia non esser la più onorevole di tutta la plebe, sì di fabbrica come de paramenti, resta anzi si può dire sia la peggio governata di tutte, et essendo detti scolari più volte stimolati dalli uomini dabbene et dal Curato suo, che per parte di Mons. Leonetto, suo visitatore, mostrassero li conti, mai l’hanno voluto fare, ma l’uno con l’altro si coprono, et con male parole et pessimi fatti perseguitano questi tali per farli tacere. Il che essendo contra l’honor d’Iddio, hora si fa umilmente a V. s. Ill.ma et Rev.ma come a fonte limpidissima di giustizia, che per discarico di detti usurpatori sia servita quanto prima farli render conto minutissimo del maneggio loro, per il quale S. V. Ill.ma apertamente vederà li duoli, le frodi i danni di questo sì lacerato loco. Oltre di questo il priore moderno che si chiama messer Bernardo Ajroldi, che per aver denari nelle mani ha mendicato detto priorato e sin l’anno 1555 ha costituito un livello con detta scola per lire 20 l’anno, et no’ ha pagato quasi niente sino all’anno 1565, e per segno che sia homo poco timorato di Dio, sono già anni 35 in circa che prese per moglie una sua sorella naturale con propria malizia et con ostinatione indurata persevera nel peccato senza haver mai voluto impetrar dispensa da sua S.tà. Oltra di questo sempre fu solito di pagare il salario delle entrate proprie et essi maliziosamente missero questo salario sopra il sale, di modo che li poveri che non avevano da pascere i propri figliuoli, li bisognava pagare detto Curato, il che era cosa assurdissima et contra la coscientia, et ultimamente per aviso generale questi tali no’ hanno altro che pensare ogni giorno che stare alle piaze publiche, otiosi, fissando li altri et no avedendosi i loro difetti, il che si è detto per avvertimento, et aciò che essendo V. S. Ill.ma avisata della lor qualità, li voglia riprender.
Dev.mo Hum.mo serv. Pre. Giacomo Spata."


Agli inizi del ‘600, Si pensò di abbellire anche la facciata della parrocchiale e, sopra la porta principale, fu affrescata l’immagine della Beata Vergine Maria con ai fianchi S.Giovanni e S.Alessandro.


(1) Alessandro De Bianchi detto “della Pobbia”, risulta nell’elenco degli ingegneri collegiati della città e
Ducato di Milano (Biblioteca Trivulziana sez. Materie cartella n.556.
(2) A.P.R. – cart. N.2 Robbiate 14
(3) G. Dozio, “Brivio e sua Pieve”
(4) A.C.A.M. – Pieve di Brivio – vol. III - n. 12
(5) A.P.R. – Cart. n° 4 Robbiate 15
(6) A.C.A.M. – Pieve di Brivio – Vol. III - n.14.Robbiate 16


Questo testo è tratto dal libro "Robbiate tra fede e umane vicende", scritto da Maria Fresoli ed edito dalla parrocchia di Robbiate nel 2003. Altri due brani tratti dallo stesso libro sono stati publicati su questo blog il 23/3 e il 20/5 2010.

1 commento:

  1. Ciao, volevo farti i miei complimenti per questo blog davvero bello e interessantte. Lascio l'indirizzo della mia pagina, penso che possa piacerti.
    A presto!
    http://misselizab3th.blogspot.com/

    RispondiElimina