Nel 1512 Rainaldo Airoldi, della nobile famiglia di Robbiate, acquistò dalle monache di S.Agostino di Milano i beni che possedevano a Verderio. Alla morte di Rainaldo la proprietà passò al figlio Giovanni Battista e, in seguito, alle nipoti, Lucrezia e Caterina. Gli eredi di Caterina, il 22 marzo 1651, cedettero la loro parte, che comprendeva la villa conosciuta oggi come Villa Gnecchi, a Pietro Paolo e Giuseppe Confalonieri. A loro volta i discendenti di Lucrezia, sposata Porro, l’1 febbraio 1661, vendettero la loro parte al Marchese Emilio Arrigoni, che divenne così proprietario della villa oggetto di questa lettera. Nel 1824 questa villa, insieme agli altri possedimenti Arrigoni in territorio di Verderio, fu acquistata da Giacomo Ruscone e nel 1842, alla sua morte, fu ereditata dai suoi nipoti, i fratelli Carlo e Giuseppe Gnecchi (da allora Gnecchi Ruscone) ed è rimasta proprietà della famiglia fino agli anni sessanta del Novecento, per subire in seguito vari passaggi di proprietà.
La villa, sottoposta a vincolo monumentale (decreto legislativo 42/04 int. 10), fino a una ventina di anni fa era in buone condizioni, da allora in poi è andata via via degradandosi fino allo stato attuale di abbandono. Non avendo la possibilità di accedervi, poche sono le notizie che abbiamo sulla situazione degli interni dell’edificio. Ci risulta solo che uno dei locali più antichi, affrescato su tutte le pareti, abbia il soffitto pericolante e quindi sia sostenuto da una fitta puntellatura.
Visibile è invece il cattivo stato delle parti esterne e, soprattutto, del parco. Sono pericolanti, ad esempio, i cornicioni dell’ala orientale dello stabile, quella che si affaccia su una strada pubblica, la Stretta di Sant’Ambrogio, che per questo motivo è da anni chiusa al passaggio delle persone.
Completamente abbandonato e ridotto a una selva quasi impenetrabile è il parco, che ha un’ampiezza di circa 7700 mq ed è ricco di alberi di alto fusto.
Dopo il fallimento dell’ultimo proprietario, la villa è sottoposta ad asta giudiziaria.
Al FAI chiediamo di valutare la possibilità di intervenire, direttamente o indirettamente, per porre rimedio a questa situazione di degrado e svilimento di un patrimonio storico a nostro avviso da tutelare e valorizzare.
Per un intero secolo, a partire dalla metà dell’Ottocento, la famiglia Gnecchi Ruscone è stata presente sul territorio di Verderio, in particolare di Verderio Superiore, e ha avuto un ruolo fondamentale, avendo dotato il paese dei principali edifici pubblici o ad uso pubblico che ne caratterizzano ancora oggi la fisionomia: l’Asilo Giuseppina, oggi scuola materna, il cimitero, l’acquedotto Fonte Regina, la chiesa parrocchiale dei Santi Giuseppe e Floriano, la casa parrocchiale, il municipio, che comprendeva anche le aule scolastiche, l’ambulatorio e la maternità.
Essa è stata artefice di importanti interventi anche sugli edifici di sua proprietà. Alla famiglia si deve l’aspetto attuale della villa che oggi porta il suo nome, Villa Gnecchi, acquistata nel 1888 insieme a tutti gli altri beni Confalonieri. Negli anni venti del Novecento fu installata la Fontana di Nettuno, nel terreno di fronte alla villa, e realizzato, sul retro, dal limite dei giardini fino al confine con Paderno d’Adda, il parco che oggi chiamiamo “di Meleagro”.
La prima casa di Verderio di proprietà della famiglia Gnecchi, fu proprio la villa ex-Arrigoni su cui, con questa lettera, vogliamo attirare la Vostra attenzione.
L’interesse del FAI per la sorte di questo edificio potrebbe essere l’unica carta disponibile per la sua salvezza.
Confidando in una Vostra positiva risposta, ringraziamo per l’attenzione e porgiamo i nostri più distinti saluti.
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