Giuseppe e Edoardo nacquero a Robbiate da Giovanni e Mandelli Luigia, il primo nel 1887, il secondo nel 1898; altre cinque sorelle componevano la numerosa famiglia. Entrambi contadini "possidenti" come si definiva allora chi era proprietario di casa e terra , furono chiamati al fronte tra il 1915 e il 1917.
Giuseppe, quasi trentenne venne spedito nelle zone del Cadore come "Fante"nel reparto di Salmeria (1915) con il compito di guidare i muli al trasporto dei viveri e munizioni. Terzogenito maschio, agricoltore e allevatore per tradizione e per passione, prima della guerra era solito accompagnare il padre ad acquistare mucche di razza "bruna alpina" a Morbegno: l'andata era in treno ma il ritorno con i bovini condotti a mano era da Morbegno a Colico a piedi e qui,caricate le mucche sui barconi, arrivavano a Lecco e, da Lecco a Robbiate ancora a piedi. Un'altra passione era il vigneto del Monterobbio che coltivava con l'aiuto del padre e del fratello e da cui si ricavava il famoso vino.
Giuseppe ritornò alla fine della guerra ferito e malridotto, riprese il suo lavoro, si sposò ed ebbe un figlio maschio, ma alla finre del 1925 morì di tisi a 38 anni.
Edoardo, ultimogenito, partì per il fronte a soli 19 anni prestando servizio in Fanteria ; lasciò Robbiate nella primavera de 1917 per Piacenza dove c'era lo smistamento delle reclute e lì venne incaricato subito di ramazzare i cessi: lui si rifiutò, allora il superiore minacciò di spedirlo al fronte, ma lui tranquillo, rimase fermo nel suo rifiuto: tanto sapeva benissimo che ci sarebbe andato comunque. Si ritrovò a Caporetto sotto le bombe e, nella disfatta una scheggia di granata gli squarciò la schiena, venne curato nell'ospedale di Monfalcone: raccontava il dolore delle medicazioni, l'indugio dell'infermiera a togliere la garza da quell'enorme ferita, allora lui se la levava da solo ,guarito ripartì per il fronte.
Caporetto, Montello, Cividale,San Daniele, Isonzo e Tagliamento, la linea del Piave, Vittorio Veneto, ....poi le pulci e i pidocchi che non davano pace, la fame e il rancio immangiabile, morti, feriti e ...nostalgia di casa.
Queste sono le cose che Edoardo raccontava della guerra. Cose udite e riudite e lui sempre si emozionava fino alle lacrime. Una guerra vissuta sulla sua pelle che riportò a casa lacerata. Edoardo compì il suo dovere con coraggio e onore e venne congedato nell'ottobre del 1920. Si sposò con la vedova del fratello Giuseppe, dalla quale ebbe una figlia e un figlio, fu sempre una persona seria e umile e pronta a dare una mano a chiunque o meglio, come si usava dire allora, era "un galantomm".
Giuseppe, quasi trentenne venne spedito nelle zone del Cadore come "Fante"nel reparto di Salmeria (1915) con il compito di guidare i muli al trasporto dei viveri e munizioni. Terzogenito maschio, agricoltore e allevatore per tradizione e per passione, prima della guerra era solito accompagnare il padre ad acquistare mucche di razza "bruna alpina" a Morbegno: l'andata era in treno ma il ritorno con i bovini condotti a mano era da Morbegno a Colico a piedi e qui,caricate le mucche sui barconi, arrivavano a Lecco e, da Lecco a Robbiate ancora a piedi. Un'altra passione era il vigneto del Monterobbio che coltivava con l'aiuto del padre e del fratello e da cui si ricavava il famoso vino.
Giuseppe ritornò alla fine della guerra ferito e malridotto, riprese il suo lavoro, si sposò ed ebbe un figlio maschio, ma alla finre del 1925 morì di tisi a 38 anni.
Edoardo, ultimogenito, partì per il fronte a soli 19 anni prestando servizio in Fanteria ; lasciò Robbiate nella primavera de 1917 per Piacenza dove c'era lo smistamento delle reclute e lì venne incaricato subito di ramazzare i cessi: lui si rifiutò, allora il superiore minacciò di spedirlo al fronte, ma lui tranquillo, rimase fermo nel suo rifiuto: tanto sapeva benissimo che ci sarebbe andato comunque. Si ritrovò a Caporetto sotto le bombe e, nella disfatta una scheggia di granata gli squarciò la schiena, venne curato nell'ospedale di Monfalcone: raccontava il dolore delle medicazioni, l'indugio dell'infermiera a togliere la garza da quell'enorme ferita, allora lui se la levava da solo ,guarito ripartì per il fronte.
Caporetto, Montello, Cividale,San Daniele, Isonzo e Tagliamento, la linea del Piave, Vittorio Veneto, ....poi le pulci e i pidocchi che non davano pace, la fame e il rancio immangiabile, morti, feriti e ...nostalgia di casa.
Queste sono le cose che Edoardo raccontava della guerra. Cose udite e riudite e lui sempre si emozionava fino alle lacrime. Una guerra vissuta sulla sua pelle che riportò a casa lacerata. Edoardo compì il suo dovere con coraggio e onore e venne congedato nell'ottobre del 1920. Si sposò con la vedova del fratello Giuseppe, dalla quale ebbe una figlia e un figlio, fu sempre una persona seria e umile e pronta a dare una mano a chiunque o meglio, come si usava dire allora, era "un galantomm".
I DOCUMENTI
Quelli che seguono sono documenti relativi alla partecipazione di Giuseppe ed Edoardo Codara alla Grande Guerra.
Retro di una cartolina inviata al soldato Giuseppe Codara in zona di guerra nel 1917. Giuseppe Codara, il primo a destra in piedi, con altri soldati |
Elenco dei reparti di servizio di Codara Edoardo, fratello minore di Giuseppe, del quale fa riferimento la cartolina.
Polizza a favore dei combattenti, intestata a Edoardo Codara
Croce al merito di guerra concessa a Edoardo Codara
Medaglia a ricordo della guerra assegnata a Edoardo Codara nel 1923
1970 –Edoardo Codara è nominato Cavaliere all’Ordine di Vittorio Veneto.
Polizza assicurativa intestata a Edoardo Codara, in quanto militare combattente
Clicca sui documenti per ingrandirli
Maria Fresoli
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