giovedì 27 gennaio 2011

PERCHE' SCRIVERE DELLA PROPRIA VITA IN COSI' TARDA ETA' di Fausta Finzi

Fausta Finzi in Israele, 1977
 
Sono passati 10 anni da quando la signora Fausta Finzi ha raccontato, per la prima volta pubblicamente, la storia del suo arresto, deportazione e prigionia nel campo di Ravensbrück e quella di suo papà Edgardo deportato e ucciso ad Auschwitz..Lo aveva fatto il 27 gennaio 2001, il primo "Giorno della Memoria" in Italia, a Verderio Superiore, in una serata per ricordare la Shoa e per ricordare la famiglia Milla deportata da Verderio. Non aveva parlato direttamente, ancora non aveva trovato la forza di farlo, ma attraverso una video intervista realizzata da Jurij Razza che a Verderio Superiore svolgeva il suo Servizio Civile.
Dopo quella serata le sue testimonianze in pubblico sono state dirette, numerose e sempre molto efficaci
La vicenda della signora Fausta è descritta anche in due libri da lei scritti in collaborazione con Federico Bario e Marilinda Rocca:
"Varcare la soglia", del 2002, edizione dell'Istituto Lecchese per la Storia del Movimento di Liberazione e dell'Età Contemporanea;
"A riveder le stelle",del 2005, per la casa editrice Gaspari di Udine.
Qualche notizia su di lei si trova in questo blog, sotto l'etichetta "Giorno della Memoria" o alla data 14 gennai 2010.
Nel 2001 Fausta Finzi aveva ottant'anni; quattro anni dopo, a 84 anni, ha scritto questa riflessione sul perché solo dopo tanti anni ha deciso di raccontare la sua storia. M.B.
In riva al fiume Giordano, 1977

PERCHE' SCRIVERE DELLA PROPRIA VITA IN COSi' TARDA ETA'
di Fausta Finzi

pagina 1


"Non ne avevo mai parlato con nessuno nemmeno con le persone più intime e più vicine a me, non avevo mai raccontato questa mia terribile esperienza che pure aveva lasciato un solco profondo e un'intima trasformazione: tutto giaceva sepolto nel mio io e non avrei desiderato esternare questi miei ricordi, il passare degli anni arrivava quasi a convincermi che non ci fosse niente di eccezionale, di così interessante in questa mia storia. Mi pareva, leggendo la medesima vicenda da parte di altri, di rileggere la mia e mi ritrovavo in mille ricordi e sensazioni identiche , ma mai pensando che avrei potuto anch'io raccontare qualcosa e aggiungere qualche particolare interessante.
La mia vicenda era quella di tante altre persone e il dubbio di ripetere qualcosa di già noto a quelli che si interessavano dell'argomento mi ha sempre dissuasa dal provarci.
E così gli anni sono passati e io sono arrivata alla veneranda età di 84 anni..." pagina 1

pagina 2

"...senza dar vita ai miei ricordi.
Forse è quando si rimane soli che i ricordi affollano di più la mente e che ci si concentra su di essi: possono essere ricordi recenti o lontani, ricordi felici o dolorosi, ma sono parte di noi stessi.
Non è vero che la solitudine sia una malattia, dipende da come ogni persona reagisce a questa situazione che può anche instaurarsi improvvisamente e inaspettatamente.
Anch'io mi sono trovata sola (non improvvisamente) alla morte di mio marito e la mancanza di una persona al mio fianco dopo quasi cinquant'anni di vita insieme è stato uno shock notevole, ma devo dire che superato il trauma più violento dei primi mesi che ti obbligano a far fronte a tutti i problemi di vita pratica per la perdita di una persona cara, la solitudine mi ha quasi costretto a riesaminare e ripercorrere la mia vita passata.
La solitudine bisogna saperla affrontare come qualsiasi evento della vita e non subirla come una malattia che ti aggredisce. Il ripercorrere a ritroso la propria esistenza, il cercare di ravvisare nei propri ricordi una sorta di meditazione sugli eventi..." pagina 2

pagina 3

"...che ne sono conseguiti è una occupazione della mente e della psiche , è un aiuto a meglio conoscere se stessi, a ragionare su certi comportamenti, a conoscere come il destino ha giocato nella nostra vita o le nostre scelte hanno favorito o contrastato questo destino.
Quando si comincia questo riesame è qualcosa che appassiona e sprona a continuare, in fondo è un po' come un gioco con se stessi che occupa le ore libere e obbliga la mente a lavorare su questo e quindi a superare il senso di solitudine.
La mia vita ha avuto un episodio dominante che indubbiamente è quello che mi ha marchiato, anche se solo in vecchiaia ho avuto il tempo e il coraggio di affrontarlo a fondo.
Penso però che la vita di ogni persona sia ricca di eventi, di ricordi, di esperienze: bisogna avere la voglia e la volontà di rivedere  tutto questo vissuto (che può essere lungo per chi è vecchio, ma anche per un giovane può avere ricchezza di aspetti diversi a seconda dell'età), filtrarlo, decantarlo, assimilarlo attraverso gli eventi che sono seguiti e attraverso la situazione presente tramite la solitudine che aiuta questo ripasso e questa revisione. " pagina 3

Fausta Finzi

1 commento:

  1. "Penso però che la vita di ogni persona sia ricca di eventi, di ricordi, di esperienze: bisogna avere la voglia e la volontà di rivedere tutto questo vissuto (che può essere lungo per chi è vecchio, ma anche per un giovane può avere ricchezza di aspetti diversi a seconda dell'età), filtrarlo, decantarlo, assimilarlo attraverso gli eventi che sono seguiti e attraverso la situazione presente tramite la solitudine che aiuta questo ripasso e questa revisione"

    queste parole risuonano nella mia testa da quando le ho lette...può sembrare una banalità, qualcosa di scontato, ma queste parole hanno un senso estremamente potente...
    mi hanno toccato le corde dell'anima...

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