lunedì 31 maggio 2010

LA BATTAGLIA DI VERDERIO, 28 APRILE 1799 di Aroldo Benini

Questo articolo è apparso in Archivi di Lecco, N.3, luglio - settembre 1987. Successivamente, nel 1999, il testo è stato pubblicato da A.Scotti Editore s.r.l. di Cornate d'Adda, su iniziativa della Biblioteca Intercomunale di Verderio.



Cos'era avvenuto all'indomani della battaglia di Lecco e della fuga della guarnigione francese, in parte verso Como, via terra, in parte lungo "quel ramo del lago", verso Bellagio e quindi Menaggio, per raggiungere Lugano, in Svizzera, attraverso Porlezza?
Fatte saltare le ultime due arcate del ponte trecentesco, i francesi sapevano di aver impedito l'inseguimento da parte dei russi del generale Petenka Bagration (come i suoi cosacchi familiarmente lo chiamavano secondo la testimonianza attendibile di Leone Tolstoj), il futuro eroe di Borodino nel 1812, al quale in "Guerra e pace" sono dedicate molte pagine.


Una parte, il grosso, saputa libera la strada per Como, l'aveva presa coi carri e i cavalli; una piccola parte, appunto, come si è detto, era rimasta invece per far saltare il ponte, raccogliere gli artificieri e, utilizzando barche racimolate all'ultimo momento, profittando del vento del lago aveva preso verso nord, con l'intento di raggiungere le truppe del generale Massena in Svizzera.
E passando davanti a Limonta, le barche coi francesi in armi avevano destato qualche paura tra gli abitanti del piccolo villaggio, raccolti per una loro festa, secondo quanto si legge in un resoconto del parroco di allora.
Ma la parte più imponente delle forze francesi, comandata dal generale Sérrurier, era ancora assestata sulla riva destra dell'Adda; il generale era stato chiamato a rapporto dal comando, ma forse la notizia non gli era mai giunta: sapeva che gli austriaci e i russi, lungo la sponda sinistra dell'Adda, stavano dirigendosi verso Lecco, da Cisano Bergamasco a Calolziocorte a Vercurago. Ma resta lì fermo, impavido, in attesa. Troppi uomini attendevano i suoi ordini, ma egli tardava a darli (più tardi verrà avanzato, come d'obbligo, il sospetto d'ignavia; ma subito s'alzerà qualcuno a lodarne la fermezza e la fierezza, come quasi sempre avviene in questi casi).
I cosacchi russi avanzano verso Lecco, e gli austriaci, requisite le barche fatte ripescare ai pescatori che le avevano affondate a Brivio per ordine dei francesi, passano l'Adda. Da Brivio una parte si spinge verso Olginate, in cerca di bottino; gli altri, udita la notizia che reparti francesi stazionano più avanti, decidono di incontrarli: ed ecco la battaglia di Verderio.
Le notizie su questa battaglia sono piuttosto scarse e non coerenti.
In un suo manoscritto del 1926 il sacerdote don Rocco Picozzi, cappellano delle Canossiane di Carate scrive: "Battaglia di Verderio Superiore combattuta il 28 aprile 1799 tra l'armata austriaca, comandata dal generale barone Vukassovich, e l'armata francese, alla cui testa trovavasi il generale Sérrurier. I due nemici si combatterono in quattro punti, con un coraggio senza esempio. Le sorti della battaglia restarono per lungo tempo indecise: ma finalmente la fanteria austriaca obbligò la divisione francese a ritirarsi, ad abbandonare i trinceramenti e ad arrendersi al vincitore".
Vediamo ora di ricostruire, sulla base delle notizie certe e delle indagini compiute sul posto, come possono essersi svolti i fatti dopo quella sera del 26 aprile 1799 in cui il generale francese Sérrurier, si era reso conto che il barone Rosemberg Vukassovich, passando l'Adda a Brivio con le sue truppe, gli aveva tagliato ogni comunicazione con Lecco e i suoi difensori.
La mattina successiva il Chasteler, un altro generale dell'armata austro - russa, attraversando a sua volta l'Adda a Trezzo, lo tagliava fuori dal lato sud e, appena giunto sull'opposta riva del fiume, inviava un distaccamento della Divisone Ott a cercare, verso nord, il collegamento coi soldati del generale austriaco Rosemberg Vukassovich.
È in quella mattinata che il generale francese Sérrurier scrive al proprio Comando questo messaggio:
"Non ricevendo alcune ordine né istruzione, dopo i diversi avvisi che vi ho dati sul passaggio dell'Adda da parte del nemico, non credo di dover compromettere le poche truppe che mi restano: in conseguenza mi ritiro sul vostro Quartier Generale, dove riceverò vostri ordini. Partirò alle due."
Non aveva avuto più dunque ordini; perciò si dirigeva verso Inzago, per collegarsi col grosso dell'Armata francese. Ma intanto tuonava il cannone a Vaprio, dove la sua colonna, dove la sua colonna avrebbe potuto dirigersi ed opporsi agli austro - russi, evitando almeno di restare accerchiata a Verderio: la disputa sulla condotta di Sérrurier iniziò all'indomani di questo combattimento, ma fu conclusa dal francese Moreau, il suo superiore, in un primo tempo neppure lui tenero con il suo subordinato: "Vi sono pochi rimproveri da fargli: egli si è condotto forse con un'esattezza troppo scrupolosa a Verderio".
Mentre la Brianza tra Merate e Robbiate appare ondulata, collinosa, la zona di Verderio presenta solo qualche lievissima ondulazione, degrada da nord a sud, coltivata aquel tempo a prato con filari inframmezzati di gelso. L'Adda, unico bastione naturale di difesa della zona, scorre profondamente incassato a qualche chilometro sia da Verderio Inferiore che da Verderio Superiore. È qui che il generale francese Sérrurier, accorso per sbarrare la strada al generale austriaco Vukassovich che proveniva da nord, schiera in quel giorno le sue forze appoggiando la propria destra al fiume.. Può contare su tremila uomini, la prima leggera piemontese, costituita da tre battaglioni di fanteria, e da tre squadroni di dragoni; il primo battaglione della 21a di linea,  due battaglioni della 30a leggera, due squadroni, una compagnia d'artiglieria leggera su tre pezzi.
Ma si trattava di reparti incompleti, in parte essendosi dispersi negli ultimi spostamenti i suoi soldati.
E il diario di Pietro Custodi accerta che molti piemontesi erano fuggiti nel corso della ritirata, traversando la Lombardia.
Quando il Sérrurier si rende conto che può essere attaccato da ogni parte, nella situazione in cui si è venuto a trovare, prende come propria roccaforte, senza curarsi delle conseguenze per la popolazione civile, l'abitato di Verderio Superiore.
La stampa che fu tratta da quell'episodio, e che data la battaglia al 28 aprile, riferisce che i Quartierati francesi hanno formato ala trincea "tutto il longo della scepe al Ronchetto del Parroco confinante al bancoro di casa Arrigoni".
Uno storico così descrive le posizioni assunte dalle truppe francesi del Sérrurier: "Occupava il cimitero ( il vecchio, accanto alla vecchia chiesa parrocchiale) e la chiesa del luogo e rompendo le dighe di certi canali che, dopo aver irrigato i campi di Malpensata e Brugarola, e posti in giuoco vari molini, vanno a scaricarsi nell'Adda tra Verderio Superiore e Inferiore, poneva con questa inondazione al coperto dagli assalti nemici il suo fianco sinistro".
Ma l'allagamento artificiale della piana fu provocato dalla roggia di scarico del laghetto di Sartirana, gonfio per le recenti piogge torrenziali che avevano accompagnato la ritirata francese dall'Adige all'Adda.
È ancora il Pinelli, storico pressoché unico di quella battaglia, ad informarci che il generale francese Sérrurier "fece operare feritoie nei muri, convertì la chiesa a ridotta ed alloggiò i più esperti tiratori sul campanile"
Un altro storico che del Sérrurier ha tessuto le lodi, lo Jomini, asserisce che le strade d'accesso a Verderio "erano guarnite di cannoni e i piccoli ponti coi quali esse finiscono erano stati barricati".
In sostanza il generale francese Sérrurier, da quel che si apprende, dispose quale centro della sua resistenza il vecchi nucleo abitato di Verderio Superiore, attorno al quale scavò trincee coprendosi anche con l'allagamento artificiale e situando posti avanzati, uno dei quali quasi certamente a Bernareggio, dove un documento locale accenna alla battaglia iniziata in quel comune e "fornita a Verderio Superiore".
Verso mezzogiorno del 28 aprile il generale austriaco Vukassovich si mette in movimento con l'intento di riunirsi a sud con lo stato maggiore e il comandante generale austro - russo Sovorow. A sua disposizione sono oltre 8000 uomini, con oltre 800 cavalli; si dispongono su più colonne, una delle quali, costituita dai reparti accampati nei giorni precedenti ad Arlate costeggia l'Adda puntando su Robbiate attraverso Imbersago e Novate; un'altra, proveniente da Beverate, transiterà per Merate, la colonna più numerosa da Airuno si dirige verso Calco e Cernusco, passando oltre Osnago. Il Vukassovich quasi certamente conta di effettuare una semplice marcia di trasferimento, ma giunto poco oltre Osnago, dove dalla strada per Milano si stacca quella per Verderio Inferiore, al punto tradizionalmente chiamato della Madonna di Osnago, viene informato che a Verderio si trovano truppe francesi, comandate dal Sérrurier. Il parroco confessore della chiesa, "secondo il suo natural genio", offre agli austriaci ed ai russi sopravvenuti da mangiare e da bere, ma dopo che questi ebbero consumato tutto "entrarono furiosamente nella sua casa e la saccheggiarono, e lo spogliarono perfino degli abiti, lo ferirono costringendolo a cercare altrove chi gli somministrasse i mezzi d'una precaria esistenza".
Superato Ronco Briantino, gli austro - russi s'impossessarono della Cascina Francolina, ma qui, come a Bernareggio, incontrarono resistenza: notizie che si ricavano, come quella immediatamente precedente, dalle richieste di rimborso dei danni che proprietari ma anche semplici contadini subirono per effetto della vittoriosa operazione contro i franco - piemontesi: "Mentre i miserabili terrieri di Verderio Inferiore, vorrebbero, senza mischianza di tristezza e di pianto, ringraziare l'Altissimo perché loro ha ridonato la Religione e il loro amatissimo Padre e Sovrano, sono purtroppo obbligati a conservarne la memoria ed a provare gli effetti più grandi della spaventosa e rovinosa guerra occorsa nelle proprie contrade e case il 28 aprile prossimo passato. Questo popolo si riprometteva di raccogliere giulivo i frutti della fuga del perverso nemico quando il disordine prodotto dalle austriache falangi nelle già rotte schiere repubblicane, indusse queste ultime al disperato al disperato pensiero di ricercare qualche scampo nella vicina terra di Verderio Superiore ove, rese forti dalla natura del luogo e dalle abitazioni eminenti, sforzarono gli imperiali a portarsi in Verderio Inferiore con un numero superiore al bisogno, cosicché queste abitazioni medesime dei poveri ricorrenti divennero a un tratto il campo di battaglia e perciò luogo della rovina e della desolazione...La battaglia cominciata il 28 aprile alle ore tre dopo mezzogiorno, fu ostinata e sanguinosa e per lungo tempo indecisa, fintantoché le baionette imperiali obbligarono il nemico ad arrendersi prigioniero in Verderio Superiore, colla perdita di moltissimi combattenti...".
Altre forze austro - russe sono segnalate intanto di passaggio da Mezzago alla volta di Verderio: fra le ore 15 e le 16 circa 3000 franco - piemontesi vengono investiti da non meno di 10.000 austro - russi. In un primo momento i difensori tengono testa all'avversario con un nutrito fuoco di fucileria, e passano perfino al contrattacco con travolgenti cariche di cavalleria condotte dal Fresia, il generale saluzzese, alleato ai francesi che diverrà nel 1913 governatore di Trieste e che otterrà l'onore delle armi a Genova, all'estremo volgere delle fortune napoleoniche.
I morti e i feriti austro - russi non si contano più, cascina Francolino viene adattata ad infermeria, si sequestrano tutti i carri disponibili per il trasporto dei feriti, molti dei quali vengono trasferiti nei paesi circostanti.
Ma dopo questa prima furibonda difesa, forse il timore di rimanere senza munizioni, o la constatazione dell'immensa superiorità nemica, inducono ad una resistenza inferiore i repubblicani, che perdono Verderio Inferiore, mentre a nord gli austro - russi si impadroniscono di Robbiate e Paderno: i franco - piemontesi annidati a Verderio Superiore si difendono anche contro gli attacchi della cavalleria nemica con l'arma bianca, tanto che sul fare della sera gli austro - russi sono costretti a rientrare a Paderno da una parte e a Verderio Inferiore dell'altra.
Nella notte le truppe imperiali austro russe arrecano danni maggiori rispetto a quelli prodotti dai francesi: Nella notte del 28 aprile si rifugiarono nel solo comune di Verderio Inferiore austriaci e russi, e questa truppa fu mantenuta tutta la notte, fino alla mattina del giorno appresso", come si legge in un documento dell'Archivio di Stato di Milano.
Ecco il rapporto del generale francese Sérrurier al ministro della guerra di Francia: "Verso le tre pomeridiane del 9 fiorile ebbi avviso che i nemici marciavano su di me; verso le quattro scorsi le due colonne e poco dopo s'impegnò la fucileria coi miei avamposto; alle quattro e mezza ero attaccato su tutti i punti.
Un primo vantaggio che credettero aver ottenuto i nostri soldati fece ch'essi abbandonassero un po' la difesa; la cavalleria nemica ne profittò e ci procurò in questo momento molti guai, poiché eravamo vigorosamente attaccati da ogni lato: di gi le cartucce cominciavano a mancare e non erano ancora le sei. Io non ne avevo più una di riserva; la nostra cavalleria che si immaginava sul terreno che io occupavo, non aveva se non colpi da ricevere: accorgendosi che la nostra fanteria faceva qualche prigioniero, caricò a sua volta e ne fece molti. Ne abbiamo presi infatti una quantità prodigiosa, che io stimo almeno a 1500 uomini fuori combattimento, di cui almeno 700 uccisi sul campo di battaglia.
Questo giorno sarebbe stato magnifico per noi se, dopo questo successo, noi non fossimo stati obbligati a capitolare (i nemici avevano complessivamente 17.000 uomini, di cui soltanto 8000 però hanno combattuto), e di darci prigionieri, perché non ci restava una sola cartuccia...La cavalleria ha fatto prodigi, condotta dal generale di brigata Fresia.
Noi dobbiamo lamentare 200 uomini tra morti e feriti: il resto, più di 2400,  rimasto prigioniero di guerra per capitolazione".
Sopraggiunta la notte i franco - piemontesi si trovarono completamente circondati dalle forze austro - russe guidate dal generale Vukassovich e dalle truppe della divisione Rosemberg - Bagration che, avendo occupata la cittadina di Lecco rimasta completamente sguarnita, ha deciso di evitare l'inseguimento e si è diretta a Verderio insieme agli austriaci provenienti da Trezzo: 17.000 uomini complessivamente che, come è stato detto, chiudevano in un anello d'acciaio i tremila soldati franco - piemontesi del generale Sérrurier.
Su queste battute si conclude la battaglia di Verderio, vittoriosa per gli imperiali austro - russi anche se a prezzo di tanto sangue.
Presto i francesi si vendicheranno, col rientro di Napoleone dall'Egitto, i prodigi del generale Massena, il ritorno in Italia dopo la clamorosa resistenza di Genova.
Marengo segnerà la definitiva vittoria del nuovo sull'antico regime, almeno fino alla sconfitta e all'esilio dell'imperatore Napoleone.

 CASCINA FRANCOLINO

Presso la Cascina Francolino, tra Ronco Briantino e Verderio Inferiore (come si legge anche nelle "Vicende della Brianza" di Ignazio Cantù), il pittore conte Ambrogio Annoni di Verderio Inferiore, quasi certamente durante la Restaurazione, fece erigere un monumento a ricordo della battaglia e di un suo carissimo e giovane amico, sul quale ancora oggi si legge la seguente epigrafe:
Qui giacciono le ossa
del prode giovane capitano
Samuele Schedius
nobile ungarese di Modras
che nella battaglia ardente in Verderio
al 28 aprile 1799
fra le armate austriache e le francesi
segnalò col suo sangue
la piena vittoria delle 1prime.

Il conte Ambrogio Annoni
fece innalzare
alla memoria del valore di lui
e dei commilitoni
questo monumento.

C'è da riflettere su questa scritta: il giovane nobile ungherese venuto da lontano, doveva insieme ai russi liberare l'Italia dai giacobini e per questo caduto qui, insieme a molti suoi commilitoni, ai suoi alleati, agli avversari e ai poveri terrieri, cioè contadini, che non poterono sfuggire alla battaglia e vi si trovarono in mezzo; un anno più tardi o poco più, a Marengo, Napoleone era destinato a ricostituire, per quindici anni il suo dominio.
L'Annoni che in piena restaurazione, fa erigere il monumento in memoria dell'ungherese, sarà fra quei nobili che, dopo il 1948 e soprattutto dopo il 1859, vanteranno i propri meriti risorgimentali?

Aroldo Benini
LA LAPIDE AL FRANCOLINO






Bibliografia
Oltre a quella indicata per la ricostruzione delle due battaglie di Lecco (Archivi di Lecco, gennaio-marzo 1986, vedi immagne sottostante), si richiamano la biografia del generale Sérurier, scritta da Louis Tuetey; le narrazioni riguardanti la grande Rivoluzione e il suo esercito, dal Michelet al Thiers fino a Chandler; le carte conservate sotto il titolo "Verderio", Località foranee, all'Archivio Storico Civico di Milano; il museo del Risorgimento di Milano per quanto attiene alla stampa dell'Amati. Altre notizie in Giulio Fiocchi, "La battaglia dell'Adda", nella rivista "Lecco", gennaio-febbraio 1939, pp.13-17.








BIBLIOGRAFIA RELATIVA ALL'ARTICOLO DI AROLDO BENINI, 
"LE DUE BATTAGLIE DI LECCO " (1799 - 1800), Archivi di Lecco,


N.1, Gennaio - Marzo 1986

























Copertina del fascicolo con 
l'articolodi Aroldo Benini , estratto da 
Archivi di Lecco, N.3luglio -settembre 1987
.

6 commenti:

  1. Finalmente un po' di storia dei nostri luoghi dove ci abitiamo senza vedere questi monumenti, cippi o lapidi che ne descrivono i fatti, tanto presi dalla nostra frenetica quotidianità. Fermatevi un istante, fate un giro a piedi,leggete ciò che vedete scritto e grazie a persone come Bartesaghi ne capiamo anche di quanto accaduto.

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  2. Grazie Bartesaghi per questo documento storico del nostro passato e del nostro paese, molto interessante.

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  3. Grazie molto esaustivo

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