sabato 9 maggio 2020

LECCO, 14 NOVEMBRE 1943. L'ASSASSINIO DI MAURIZIO ROBBIANI di Marco Bartesaghi

Vi racconto quello che so di Maurizio Robbiani, che aveva  17 anni quando fu ucciso a freddo da un milite delle Brigate Nere, in servizio  di ronda in via Cavour, a Lecco, il 14 novembre 1943.

Lecco, largo Montenero,monumento ai caduti nella lotta di Liberazione



Il suo nome compare fra le vittime del fascismo ricordate sulle lapidi del monumento ai caduti della Resistenza, in Largo Montenero.

Questa è una storia di famiglia, perché Maurizio era cugino di mia mamma.
Era nato a Saltrio (Varese) il 5 febbraio 1926, da Carlo e Barbara Pinardi. A Lecco si era trasferito per lavorare nel panificio in via Cavour, all’angolo con via Cairoli, dove oggi c’è  una libreria; panificio che un suo zio, Domenico Canziani, aveva rilevato nel 1932, dal precedente proprietario. Con lui lavoravano il fratello Luigi e i cugini Velledo e Wanda  Simone, anch’essi originari di Saltrio. Wanda è mia mamma.
 


 
Permesso di circolare nelle ore del coprifuoco, rilasciato a Maurizio, in quanto panettiere, dal comando militare germanico di Lecco

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So ben poco di chi fosse realmente Maurizio. Non avendo fatto domande, quando era ancora possibile, alle persone che l’avevano frequentato, posso solo dedurre qualcosa su di lui attraverso alcune vecchia fotografie e qualche documento ritrovato.

Carta d'identità di Maurizio Robbiani

















La tessera dell'Unione Ginnica A. Ghislanzoni , rilasciata a Maurizio Robbiani nel 1942

Era un bel ragazzo, piuttosto alto, superava il metro e settanta; aveva occhi cerulei, frequenti nel lato materno della sua famiglia, e tratti regolari.
I suoi genitori erano rimasti a Saltrio e lui abitava in via Cairoli,  vicino  al panificio e alla casa degli zii.
Nel tempo libero frequentava gli amici; d’estate andava al lago, a fare il bagno o a remare. Nel marzo 1942  si era iscritto alll’Un. Ginn. “A.Ghislanzoni, che faceva parte della Reale Federazione Ginnastica d’Italia.



 
Maurizio, a sinistra, con i cugini Orlando e Velledo Simone





















 
Maurizio, in primo piano, a un pranzo di famiglia. Dopo di lui, in senso antiorario, il fratello Marino, la cugina Wanda Simone, lo zio Domenico Canziani, la zia Teresa Pinardi, il papà Carlo Robbiani, il fratello Luigi, la mamma Barbara Pinardi.

 
Maurizio al lago.


Dalla sua scheda personale, compilata il 25 settembre 1945 dall' Amministrazione Militare Alleata (A.M.G.) e sottoscritta dalla mamma, conservata all’A.N.P.I di Lecco, non risulta abbia mai aderito al partito fascista. Non si sa però se abbia mai espresso una particolare contrarietà al regime; forse, al momento della morte, condivideva l’atteggiamento di disincanto e di stanchezza comune ormai a molti italiani. Bisogna però tener conto che aveva solo 17 anni. Di certo non fu un partigiano combattente.

A.M.G. Ufficio patrioti - scheda personale di Maurizio Robbiani

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Molti anni fa (1994) ho cercato, inutilmente, sul settimanale cattolico lecchese “Il Resegone” uscito nei giorni della sua morte notizie sul suo assassinio, perché di questo si trattò. Nella pagina della cronaca lecchese, la seconda delle due che componevano il giornale, nella rubrica “Stato civile di Lecco, riassunto dal  10 al 16 novembre”, tra i morti c’è la scarna frase: “Maurizio Robbiani, 17 anni , Panettiere”. C'è anche un necrologio firmato dalla famiglia, ma ne parlerò più avanti.
Ho anche cercato di sapere se, fra le carte d’archivio del giornale, fosse conservato un documento con cui le autorità “invitassero” a non dare la notizia dell’accaduto. Il signor Galli, che era responsabile amministrativo, mi spiegò che in quel periodo non era necessario un ordine specifico, i giornalisti sapevano di cosa si poteva parlare e di cosa era meglio tacere.
Una fonte possibile mi sembrò potesse essere il Liber  Cronicus del parroco, mons. G.B. Borsieri, ma dall’archivio della parrocchia di san Nicolò mi fecero sapere che quel documento era introvabile.
Infruttuosa è stata anche la ricerca più recente, 2019, fra le carte di prefettura e questura all’Archivio di Stato di Como.
La scheda personale di Maurizio, conservata all’A.N.P.I. di Lecco, in cui è definito “partigiano”, riporta  la notizia della morte e la attribuisce a una rappresaglia delle Brigate Nere locali.
Silvio Puccio, nel suo libro “Una Resistenza” (1), colloca Maurizio nell’elenco  dei caduti per rappresaglia durante il periodo clandestino e dice: “Civile ferito per rappresaglia e deceduto il 14.11.43 a Lecco”.


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Per ricostruire cosa sia successo quel 11 novembre del 1943, non mi restano che le parole di Teresa Pinardi, zia di Maurizio (mia prozia), moglie di Domenico Canziani.
Questo il sunto del suo racconto, che ho ascoltato il 17 giugno 1994.
 


È  sabato pomeriggio, intorno alle 17,30. Maurizio, Ivo e Orlando Simone, suoi cugini, e l’amico  B., nel’94 titolare di una merceria in via Roma, usciti dal cinema, sostano all’angolo fra via Mascari e via Cavour. Parlano e scherzano tra loro quando incrociano due giovani miliziani delle Brigate Nere in servizio di ronda. Uno dei militari, un certo "V". di Cantù, si sente preso in giro da un atteggiamento - una frase? un sorriso?  una smorfia? – di Maurizio. Gli si avvicina e lo colpisce con il calcio del fucile. Maurizio reagisce e gli dà dell’assassino. Il soldato spara e gli recide l’arteria femorale. È ancora vivo quando viene portato nella vicina casa della zio, ma muore prima che sopraggiunga il medico.
Il militare che ha sparato verrà in seguito trasferito in Piemonte, dove morirà prima della Liberazione. Per l’assassinio di Maurizio non c’è mai stato un processo.
Per permettere ai genitori di Maurizio di partecipare ai funerali serve la benzina. Canziani la chiede alle autorità locali. La ottiene, ma le autorità fanno pressione affinché la cerimonia mantenga un tono basso e non ci sia il corteo funebre. Ai fioristi viene intimato di non mandare fiori.
Si temono disordini, anche perché il giorno dopo la morte di Maurizio sembra che a Lecco ci sia stata un’altra sparatoria, perciò la milizia, il giorno del funerale, è tutta consegnata in caserma.

 Le limitazioni richieste non furono però ascoltate. I fiori arrivarono e la gente, incoraggiata dall'assenza delle guardie, si accodò al corteo che alla fine raggiunse una notevole consistenza e  fu accompagnato per tutto il suo percorso da tante persone ferme ai suoi lati.
 

Le fotografie scattate quel giorno, che la zia Teresa conservava in un album, e il necrologio pubblicato da “Il Resegone” rendono testimonianza di quella partecipazione.
 

Questo il testo del necrologio:
"Le famiglie Robbiani e Canziani, profondamente commosse per l'imponente attestazione di cordoglio e di stima tributate al loro adorato Maurizio ringraziano con devota gratitudine tutti coloro che hanno partecipato alle estreme onoranze del congiunto e che comunque hanno partecipato alla loro indicibile, grande sciagura. Lecco, 17 novembre 1943."



L'immagine in ricordo di Maurizio, distribuita dalla damiglia a parenti e conoscenti


Queste le immagini del funerale:

Il feretro lascia l'abitazione di via Cavour

Il corteo funebre percorre la via Cavour

All'angolo con via Roma. Teresa Pinardi, a capo scoperto, e, ditro di lei, il marito, Domenico canziani
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Piazza XX Settembre

Piazza Cermenati
Scalinata della chiesa di San Nicolò

Il corteo lascia la chiesa e imbocca via Pietro Nava


L'ultimo saluto a Maurizio Robbiani sul piazzale del cimitero di Lecco

NOTA
1) - Silvio Puccio, UNA RESISTENZA, Editrice NUOVA EUROPA Milano, 1965, pag.186

Marco Bartesaghi

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