mercoledì 31 luglio 2013

GUGLIELMO MARIOTTI, MUSICISTA E LIUTAIO di Marco Bartesaghi

Sara e Guglielmo









Guglielmo Mariotti, nato a Roma ma abitante a Verderio Inferiore in “Cùrt di Scarsitt”, è musicista e liutaio.

Le due attività hanno avuto fino a poco tempo fa lo stesso peso. Ora prevale la seconda, che svolge in società con la moglie Sara Pirovano, poiché, per la prossima nascita del primo figlio, ha deciso di ridimensionare l’impegno musicale, che lo teneva lontano da casa gran parte della settimana, e quindi di lasciare la band con cui suonava in modo più continuativo.
Si è avvicinato alla musica nel 1989, a 15 anni, dopo le scuole medie, studiandola da solo, da autodidatta. Il suo strumento principale è il basso elettrico, ma suona anche le chitarre, a sei e dodici corde, e la tastiera, che, mi dice, suona “con i piedi”. Sto già chiedendomi perché, se per quest’ ultima non si sente portato, non l’ abbandoni, che lui si spiega meglio. Suona, con i piedi appunto, uno strumento, il “bass pedal”, che, riproducendo la pedaliera dell’organo da chiesa, gli permette, nelle canzoni in cui usa la chitarra, di suonare contemporaneamente anche il basso. Era uno strumento usato dai Genesis negli anni settanta, che lui ha adottato.
 

 
Guglielmo durante le prove di un concerto


“Sono il tipo di musicista – mi racconta - che sale sul palco con il basso e la chitarra in un unico strumento a due manici, con il “bass pedal”e con il microfono, perché sono anche cantante”.
Sono incompetente, ma non posso non pensare che, per il gruppo che ha lasciato, il suo abbandono sia stata una sciagura.
Erano i “The Watch”, la più accreditata cover band dei Genesis (“periodo Peter Gabriel, Phil Collins: rock progressivo,. …” precisa) che ci sia in Europa, secondi solo ai “Musical box”, canadesi.
 

 
Locandina di concerto dei "The Watch"



Gli esordi sono stati però con i piccoli gruppi musicali di Morlupo, il paese a trenta chilometri da Roma dove ha vissuto fino a 33 anni. 
“Intrippatosi” per il rock progressivo anni settanta, ha in seguito abbandonato la dimensione locale, per frequentare le band della capitale, avvicinandosi man mano al professionismo e riuscendo ad incidere 3 dischi, il primo nel 2002, con la band dei “Taproban”




 
Posidonian Fields (2006)



Ogni pensiero vola (2002)
 
Outside Nowhere (2004)














 
Tutti risultati conquistati non senza fatica, perché Guglielmo, per quasi quindici anni, fino al 2008, ha affiancato all’attività musicale quella di imbianchino.
Oltre ad aver fatto parte del gruppo “The Watch”, Guglielmo è stato coinvolto, e ancora collabora, con il “Classic ELP tribute” (tributo a Emerson, Lake & Palmer), con un tributo ai primi King Crimson e un altro ai Marillion.

Traguardo importante della sua carriera musicale è stato suonare, nell’autunno del 2012, in tre concerti dello storico gruppo italiano de “Le Orme”, in sostituzione del loro bassista, un amico a cui aveva costruito lo strumento.
 







L’attività di liutaio, indirizzata verso la costruzione di strumenti elettrici, inizia per gioco, quando insieme a un amico decidono di costruire una chitarra. Ne distruggono una da pochi soldi, per scoprire i segreti che nessun liutaio voleva loro rivelare, e forti della sua esperienza nella lavorazione del legno, acquisita facendo apprendistato in famiglia, dove la falegnameria è una tradizione che si tramanda, e forti anche delle capacità artistiche dell’amico, diplomato all’Istituto d’Arte, fanno i primi tentativi. È autodidatta anche in questo campo, salvo un breve periodo di collaborazione con un liutaio di Roma, dal quale ha imparato alcune regole per sveltire il lavoro e scegliere i legni più adatti.
Iniziata nel 1996, rimasta quasi un hobby fino al 2010, ora che la liuteria è diventata l’attività principale della famiglia, Guglielmo e Sara stanno cercando di dare una fisionomia più precisa all’azienda. In questa prima fase si dedicheranno più alla produzione di “bassi elettrici”che a quella di chitarre. In laboratorio stanno prendendo forma alcuni strumenti che serviranno da campionario, da proporre al pubblico soprattutto attraverso Internet. e facebook.
Ma il loro desiderio è continuare, il più possibile, con una tradizione collaudata in questi anni di esordio: stabilire un rapporto personale con il cliente, quando possibile disegnare e progettare lo strumento in sua presenza, invitarlo ancora un paio di volte a verificare l’avanzamento del lavoro. Sentendoli mi viene in mente il lavoro del sarto, con le prove e i ritocchi prima della consegna del vestito, e in questa immagine anche loro si ritrovano.
Questa procedura è più difficile da attuare quando il cliente vive lontano, ma non impossibile grazie all’uso di face book. “Per ora” – mi racconta – “la più grande soddisfazione è stata quella di consegnare uno strumento a doppio manico ad una ragazza belga, che me lo aveva ordinato dopo avermi sentito in un concerto in Belgio. Gliel’ho consegnato che era incinta al sesto mese e, quando lo ha provato appoggiandolo sulla pancia, ha detto “È esattamente quello che volevo”. L’avevamo progettato e discusso tutto su face book. Lei non è mai venuta in laboratorio: mi ha detto quello che voleva in linea di massima. Le mandavo i disegni e le fotografie man mano che il lavoro cresceva. – Ma finché non ha avuto modo di provarlo e di averlo fra le mani finito … “

 
"Bassi" in costruzione

Su suggerimento anche di alcuni negozianti con cui sono in contatto, hanno deciso di puntare per il momento su una produzione di qualità medio alta, che giustifichi la scelta economicamente più impegnativa di rivolgersi a un prodotto artigianale piuttosto che a uno industriale. La proposta di una linea più economica potrebbe eventualmente essere adottata in un secondo tempo.
Lo spazio dedicato alle riparazioni è importante, nell’economia della ditta, sia per creare una rete di clienti che, prima o poi, potrebbero essere interessati all’acquisto di uno strumento nuovo e di qualità, sia per aver accesso al mondo delle scuole di musica.

 




Guglielmo, con il suo lavoro, ha un rapporto “intimo”, è lui che lo dice. Nel suo piccolo laboratorio, una falegnameria in miniatura, ti fa entrare, ti fa vedere quello che sta facendo, risponde a tutte le tue domande ma, finché sei lì, non lavora. Si interrompe anche quando entra Sara: “Ho fatto per una vita un lavoro che non mi piaceva, anche se mi riusciva bene, l’imbianchino. Adesso che ne faccio uno che mi piace è come se fossi un po’ autistico: me ne devo stare da solo, con i miei pensieri, i miei discorsi, le mie musiche (quando non ci sono i macchinari accesi). È “il mio lavoro” …”
Ogni strumento che costruisce è un pezzo unico: non usa frese programmabili con il computer, che tagliano le forme ogni volta nello stesso identico modo. Usa dime di cartone e le sue chitarre che taglia a macchina ma poi rifinisce con la lima e con la carta vetrata (“Toccare il manico di una chitarra elettrica prima della prima mano di vernice è come toccare la pelle di una donna nuda”), non si sovrappongono mai perfettamente.
L’uso di vari tipi di legno e l’utilizzo di diverse elettroniche, per le quali è in contatto con un artigiano tedesco conosciuto tramite il bassista de “Le Orme”, gli permettono di avere strumenti in grado di soddisfare le molteplici esigenze dei musicisti.

“Mariotti guitars” sarà il marchio dei suoi futuri prodotti. Importante per un liutaio elettrico è quello di agganciare personaggi celebri in ambito musicale, che portino in giro e facciano conoscere il suo marchio: anni di frequentazione dell’ambiente dovrebbero essere un buon viatico per la nascente impresa

La nascita del figlio, prevista per settembre, e lo sviluppo della piccola azienda artigianale sono due impegni di certo non indifferenti, ma che non bastano per far dimenticare a Guglielmo la passione per la musica suonata.

In questo ambito ha già due obiettivi precisi.
Il primo è quello di pubblicare nel 2014 un primo disco da solista, con sue musiche composte in questi anni e praticamente inedite (recentemente, come solista appunto, ha fatto il suo debutto al “Bloom” di Mezzago).
 

L’altro obiettivo è comporre un ‘opera rock su san Francesco, da scrivere in collaborazione con un frate francescano, appassionato spettatore, a volte con il saio e altre volte no, dei concerti di rock progressivo, tanto da essere soprannominato “frate Prog”. Da questa insolita collaborazione fra un non credente, quale Guglielmo dice di essere, e un religioso, dovrebbe uscire un’opera presentabile sia nel mondo del rock - “dove siamo tutti dei senza Dio” - che negli ambienti del mondo cattolico.
Negli anni settanta un progetto simile era stato pensato, ma mai realizzato, dal Banco del Mutuo Soccorso. Non abbastanza efficace sembra invece a Guglielmo il risultato raggiunto su questo tema da Angelo Branduardi.

Ho un’ultima curiosità e chiedo: “come siete capitati a Verderio?”
“Cercavo casa e ho letto un’inserzione su internet. L’incontro con il padrone di casa, Giorgio Oggioni, è stato decisivo: ci siamo capiti subito. Poi ha contato molto anche la presenza di un caminetto e del soffitto con le travi di legno. Siamo stati adottati anche dal resto della corte: Rino, Daniela, Cesarina ci fanno setire in famiglia e, per me che vivo a seicento chilometri da quella vera, è stata una cosa importante.”



Marco Bartesaghi

8 commenti:

  1. che i the watch siano secondi solo ai Musical Box in Europa mi sembra un'affermazione un tantino .....forte !

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    1. Concordo pienamente, e aggiungo, i the watch sono una band a di tutto rispetto quando eseguono se stessi, ma quando si cimentano nell'esecuzione dei capolavori dei Genesis sono di un'approssimazione imbarazzante. Il cantante pur avendo un timbro (in passato) simile a quello di Peter Gabriel, oggi è al quanto ridicolo nelle sue smorfie e nell'atteggiarsi da prima donna, manco fosse lui quello vero. Abbiamo certamente in Europa ed in Italia altre band che oggi fanno di meglio e con più passione. Scendiamo nel dettaglio, Tastiere: accordi inventati parti mancanti e suoni ... lasciamo perdere. Basso: ecco si sono lasciati scappare un buon elemento, anche se con strumentazione non completamente originale. Batteria: rocckettaro di ottimo livello ma ...rocckettaro. Chitarra: bravissimo chitarrista Hacckettiano ma ... ci mette troppo del suo, così tanto da somigliare a Stummer. Voce: bella ma, ...pessimo utilizzo.
      Concludo dicendo che non è la prima volta che leggo o sento tanto parlare bene dei the watch, ovviamente chi scrive lo fa in buona fede ma il mio consiglio è quello di documentarsi possibilmente in prima persona, il che vuol dire vedere altre band dal vivo analizzare i file on line e soprattutto non farsi condizionare dalle amicizie e dai pareri altrui. Un caldo abbraccio al caro amico e futuro papà Guglielmo da parte di un neo papà grande appassionato da 40 anni dei Genesis e del prog.

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    2. A me pare un tantino forte l'affermazione che l'addio di Mariotti sia una sciagura.
      Commenti di classe su questo blog comunque. Anonimo, mandi un caldo abbraccio ma non ti firmi? Ma pensate che siano tutti scemi quelli che leggono???
      Lunga vita ai WATCH!!!
      Auguri e figli che stanno svegli tutta la notte così vi passa la voglia di scrivere commenti gratuiti, provare per credere!

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    3. questo si che e' un commento di classe.... grazie !!!

      Vedo che non firmarsi fa comodo anche a te by the way ! ( anche se si capisce bene chi l'ha scritto )

      Non penso che siano tutti scemi quelli che leggono anzi il mio commento era rivolto proprio a loro .

      Comunque lunga vita ai the Watch, Grandi the Watch secondi solo ai Musical Box !

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  2. Anche a me pare molto forte considerare una sciagura l'addio di Mariotti.
    Mi sono sempre piaciuti i The Watch soprattutto per la loro attenzione ai particolari e all'energia che trasmettono ogni volta, parlare di "approssimazione imbarazzante" mi fa sorridere veramente.
    Un caldo abbraccio anche a te "anonimo", quando vorrai tenere un confronto su questi temi fatti sentire.
    Grandi The Watch !

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    1. Bene, vedo che essere anonimi fa comodo a tutti, sono anche io d'accordo con te che non sia una sciagura la perdita di Mariotti per i the watch, se non altro proprio perché per (loro) morto un papa se ne fa un'altro. questo si traduce in un inevitabile abbassamento della qualità nel corso degli anni, cosa iniziata già da tempo. Chi si ricorda di Mancini alle tastiere oppure di Salati alla chitarra, citerei inoltre Stucchi che dei the watch era il sesto uomo. Che fine hanno fatto i migliori? Perché hanno lasciato un gruppo che prometteva molto bene? Concludo, ma i the watch hanno una discografia propria perché fare la cover dei Genesis?
      Chi scrive:Lunga vita ai WATCH!!! ecc ecc, oltre ad avere un comportamento infantile è più vicino alla tifoseria da stadio piuttosto che all'ambiente della musica, non credo proprio abbia ne l'idea ne l'orecchio per potersi esprimere in questo ambito, dire Genesis oggi (visto quello che offre il mercato)equivale a dire Mozart, quando parlo di approssimazione lo faccio con cognizione di causa. Non sono un "tifoso" ne di questo ne di quell'altro gruppo, dico solo le cose come stanno. Finisco, i the watch si lo riconosco, trasmettono energia, come molte altre band del resto, ma per favore non parlate a vanvera di attenzione ai particolari, forse una volta ripeto ma oggi...

      Fossi in te che tiri in ballo i figli in una discussione seria, mi vergognerei un pochino, ma probabilmente non hai argomenti.

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    2. Ciao, un po' offtopic, considerando anche che Guglielmo è un buon amico e un ottimo musicista, ma mi fa piacere che qualcuno si ricordi del lavoro che ha fatto la storica line-up dei Watch, fino al 2007. Se cercate in rete me, o Fabio Mancini, o Roberto Leoni, potrete scoprire che fine abbiamo fatto ed essere aggiornati sulle nostre attività. (www.ettoresalati.com, www.fabiomancini.org, www.soulengine.it, www.theredzen.com e naturalmente facebook)

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  3. Sono d'accordo con l'ultimo commento di Anonimo (quello del 2 settembre alle 16:44). La prima volta che vidi i Watch live erano spalla dei TMB a Milano ed ero rimasto molto colpito. Facevano il loro repertorio e lo facevano molto bene! Poi hanno cambiato line-up ma questo non ha influito, secondo me, sulla cifra tecnica, sono tutti musicisti ottimi che peraltro ho avuto il piacere di conoscere di persona. E' vero però che il loro modo di suonare i Genesis non è paragonabile nè con l'esecuzione dei brani loro nè con altre tribute band, anche meno famose ma veramente valide e molto più accurate. Per me infatti i Watch restano un'eccellente prog band che fa buona musica loro (ci sono pezzi davvero notevoli) ma non li considero una tribute band dei Genesis.

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