mercoledì 24 luglio 2013

BARZANÒ: UNO SCIOPERO OPERAIO DEL 1927 di Anselmo Brambilla

Il 3 novembre 1927 le maestranze del cotonificio Figliodoni di Barzanò, 560 lavoratori, scendono in sciopero di protesta contro la diminuzione dei salari voluta dal Governo fascista. Dopo alcune ore, verso le 11,50, riprendono il lavoro senza nessun incidente. Il fatto tiene in agitazione per diverso tempo le autorità, a cominciare dal Prefetto, e provocano l'intervento massiccio dei carabinieri. I documenti che riguardano questo fatto, e che qui sinteticamente presento, sono conservati all'Archivio di Stato di Como (1).

Una delle prime cartoline illustrate con il panorama del paese (data approssimata 1919)
 

* Il 7 novembre 1927, un fonogramma del Commissario di Pubblica Sicurezza D'Amato al Capo della polizia recita: "i lavoratori riprendono il lavoro "incondizionatamente" fiduciosi nei provvedimenti delle Autorità".
 

* Due lavoratori, Giovanni Rigamonti e Rinaldo Riva, ritenuti i capi e gli organizzatori dello sciopero, vengono arrestati. IL 29 novembre, con lettera riservata al Prefetto di Como, il Ministero dell'Interno, chiede di indagare sull'attività politica precedentemente svolta dai due, e sull'esito del procedimento penale in atto contro di loro per la questione  dello sciopero.
 

* I due arrestati, rinchiusi nelle carceri di Lecco per il reato di istigazione allo sciopero, "godono" di particolari attenzioni da parte della Questura, che decide di ignorare la sentenza dell'autorità giudiziaria che concedeva loro la libertà provvisoria.
 

* Ciò avviene anche grazie al parere del Capitano dei carabinieri, secondo il quale se anche i due arrestati fossero stati trattenuti ulteriormente in prigione, i lavoratori non avrebbero fatto niente per chiedere la loro liberazione. Il Capitano aveva fatto notare però che un atto di indulgenza, come il rilascio dei due in giornata con diffida scritta, avrebbe prodotto una buona predisposizione nella popolazione e nei lavoratori.
 

* Oltre alle forze dell'ordine, ribadisce il commissario, anche i Sindacati e il fiduciario del Fascio si erano espressi favorevolmente alla concessione di indulgenza verso i due ribelli.
 

* I due arrestati, una volta rilasciati, riprendono regolarmente il lavoro, presentandosi puntualmente alle 8 del mattino davanti allo stabilimento, come certificato dal Capitano dei CC RR Alfredo Gatti al questore e al prefetto di Como.




 
Un angolo della piazza con in primo piano l'antico albergo Redaelli e il negozio del salumificio Beretta (1921)


* In un telegramma, il giorno 5, il questore Mara chiede al tenente dei carabinieri in missione a Barzanò di non lasciare in libertà i due arrestati, almeno fino alla fine dell'agitazione, e di informarlo se e quando gli operai fossero rientrati al lavoro.
 

* In base ad una lettera del 16 novembre 1927, un ufficiale di pubblica sicurezza trasmette al Questore di Como la comunicazioni da lui inviata al Commissario di pubblica sicurezza dove si evidenzia che i "due arrestati dovevano rimanere detenuti fino al nuovo ordine della Questura e non che sarebbero stati messi immancabilmente in libertà ad agitazione finita" aggiungeva arrogantemente che tale interpretazione non poteva essere dubbia, sia per le precedenti intese con il Tenente dei Reali Carabinieri, sia perché non era concepibile che l'Autorità dovesse subordinare le proprie determinazioni alla volontà degli operai".
 

* In data 16 dicembre 1927 il comando della stazione dei CC RR di Barzanò trasmette una memoria al comando della Legione dei CC RR di Milano, Divisione di Como, dove si evidenzia che, oltre ai due arrestati, per "l'astensione dal lavoro" (parlare di sciopero era proibito) erano state denunciate altre dieci persone:
Annoni Edoardo di Luigi
Baggioli Emilia di Felice
Colombo Giulia fu Enrico
Frigerio Orsola di Carlo
Perego Ida di Alessandro
Perego Angela di Alessandro
Pirovano Maria di Fortunato
Pirovano Maria di Santo
Proserpio Rosa di Luigi
Redaelli Emma fu Primo
Vigano Emilia di Francesco
Villa Maria di Carlo

Tutti i denunciati risultarono di buona condotta morale e soprattutto politica, ad eccezione di Maria Villa di Carlo e di Giuseppina Dell'Orto nata a Seregno l'8 agosto 1901 in quanto appartenente ad una famiglia nota per i sentimenti antinazionali (cioè antifascisti) dei suoi componenti, inoltre la suddetta era anche cognata del sobillatore Rigamonti Giovanni.
 

* Dopo l'arresto del cognato la Villa istiga le compagne a non riprendere il lavoro ma a continuare lo sciopero anche per far liberare gli arrestati. La direzione dello stabilimento dichiara che la Villa è un'ottima operaia e che non ha mai manifestato , al contrario della sua famiglia, idee antinazionali, e quindi chiedono ai carabinieri di non prendere misure contro di lei, tenendo conto anche del fatto che entro pochi mesi tornerà nella sua famiglia al paese di origine Seregno.
 

 
Cartolina illustrata del centro di Barzanò con la piazza del paese, che dopo il 1945 verrà dedicata alla memoria dei fratelli Besana (1925)


* La responsabilità dello sciopero viene quindi attribuita al solo Rigamonti, persona di idee sovversive e antinazionali ma con forte ascendente sulle maestranze. Indicato come persona capace di commettere ogni genere di crimine - nel 1919 condannato per furto, nel 1924 arrestato a Barzago per oltraggio e resistenza alla forza pubblica, ecc - viene definito persona politicamente molto pericolosa.
 

* Intervento della Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti, che cerca di convincere gli operai e la ditta a trovare un accordo in base alle leggi e dichiara che la ditta, anche con le riduzioni di salario stabilite, applicava tariffe troppo alte rispetto ad altre ditte similari e che, continuando in tal modo, avrebbe pregiudicato la possibilità di lavorare nei mesi da luglio a ottobre.
 

* I sindacati obiettano che la sola riduzione di salario applicabile dalla ditta è quella stabilita a livello di categoria per i cotonieri a livello nazionale, e pertanto non è consentito alla azienda fare accordi diversi con gli operai. Quindi, se le maestranze rifiutano l'accordo proposto, l'azienda deve limitarsi ad applicare quanto stabilito dagli accordi generali nazionale lettera del 15 novembre 1927 del Segretari Generale di Como Ugo Clavenzani.
 

* L'azienda dal primo giugno del corrente anno aveva eliminato, in base all'accordo nazionale stipulato fra gli industriali del settore e i sindacati fascisti, la quota fissa di carovita consistente in lire 1,50 per le donne e lire 2 per gli uomini.
 

* Il mese di luglio aveva, a motivo di indisponibilità, applicato con il consenso di una commissione operaia, una ulteriore riduzione variabile da articolo ad articolo del cottimo tra il 5 e il 25%, con la promessa da parte dell'azienda Figliodoni che questa ulteriore riduzione della paga sarebbe stata assorbita qualora vi fossero stati altre decurtazioni di salario a livello nazionale.
 

* Coll'accordo nazionale del 27 ottobre 1927 si concordò fra le parti, industriali e Sindacati un'ulteriore riduzione del supplemento carovita del 25% pari al 12,5% sulla paga globale. La ditta applica integralmente la riduzione, senza tener conto della quota già applicata e della promessa fatta alla commissione operaia, che aveva cercato di venire incontro alle difficoltà dell'azienda, con grave pregiudizio della situazione economica dei lavoratori che si vedevano decurtato il salario di una forte percentuale.
 

* Dopo aspro dibattito fra la federazione sindacale fascista di Como e l'Unione Industriali di Monza e della Brianza si ottenne l'eliminazione di parte dell'arbitraria riduzione di paga applicata dall'azienda stabilendo un'aliquota del 10% invece che del 25% stabilito a livello nazionale e applicato integralmente dall'azienda.
 

 
La casa del fascio, inaugurata nel 1932. Da notare la scritta sotto la foto, corretta in "Casa del Popolo, dopo il 1945


* Il sindacalista chiude la lettera al prefetto di Como sulla vertenza ribadendo che l'accordo aveva soddisfatto parte delle maestranze, anche se non era stato possibile ottenere tutto quanto i lavoratori, con grande spirito di collaborazione, avevano ceduto (2).

Testo dell'accordo siglato il 15 ottobre1927 

Oggi 13/11/1927 VI° - Nella sede dell'Unione industriale Fascista della Provincia di Como tra l'Unione Industriale Fascista di Monza e Brianza rappresentata per delega dal direttore dottor Mario Riboldi  assistito dal signor Commendatore Mario Figliodoni, per la spettabile ditta SPA: fratelli Figliodoni di Barzanò e l'Ufficio Provinciale  dei sindacati Fascisti di Como rappresentato dal signor ragioniere Ugo Clavenzani dal segretario del sindacato tessili signor ragioniere Luigi Severgnini ed il fiduciario della zona di Barzanò, assistiti da una commissione operaia in rappresentanza della maestranza della ditta stessa.
Presi in esame la questione in corso presso la ditta medesima, dopo lunghe discussioni e definizione completa della questione si conviene quanto appresso: Sulle tariffe in corso sulla tessitura ed orditura il caro viveri sarà applicato nella misura del 90% e ciò a decorrere dal 27 ottobre corrente anno.
Le organizzazioni si riservano di stendere regolare verbale di accordo debitamente motivato, da scambiarsi per le firme.
Firmato: Riboldi Mario,  Ugo Clavenzani,  Luigi Severgnini.


* I carabinieri di Lecco, per intervenire il più celermente a Barzanò, sono obbligati, ad affittare degli automezzi da una ditta privata, come risulta da una lettera del comandante della divisione di Como, a firma capitano Liberati Serafino, al prefetto per autorizzazione della spesa sostenuta dalla Tenenza di Lecco del 18 novembre1927.
 

* Anche il Ministero delle Corporazioni si interessa alla causa Figliodoni, inviando in data 14 novembre1927 una lettera al prefetto con la richiesta di informazione sulla vertenza in atto e sulla eventuale chiusura della stessa.
 

* Solita richiesta di autorizzazione al prefetto da parte del capitano Liberati Serafino per le spese sostenute per i viaggi e relativi pernottamenti a Barzanò del Capitano Alfredo Gatti nei giorni 5/6/7/ e 8 novembre in occasione del noto sciopero maestranze Figliodoni


NOTE
(1) Archivio Storico di Stato Como – ASCO – Fondo sottoprefettura – II° versamento – Cartella 191
(2) Archivio Storico di Stato Como – ASCO – Fondo sottoprefettura – II° versamento – Cartella 191

Anselmo Brambilla

* Immagini tratte dal "museo virtuale" del sito di Enrico Sprea:

Nessun commento:

Posta un commento