La signora Carla Stucchi è nata a Sulbiate 82 anni fa. Suo papà era negoziante e anche venditore ambulante di stoffe. Per questo avevano sempre avuto un cavallo e, come quasi tutte le famiglie, un maiale.
A Verderio si è trasferita nel 1956 quando ha sposato un abitante di qui, Guido Sala.
A Verderio si è trasferita nel 1956 quando ha sposato un abitante di qui, Guido Sala.
" Mio marito aveva, sull'angolo di via Fontanile dove c'è la Madonnina, un negozio di alimentari che comprendeva anche l'osteria. Nel cortile dietro il negozio c'era anche il macello, dove da generazioni la sua famiglia macellava gli animali".
"L'osteria era quella del Fiuranel?"
"Sì, il Fiuranel!"
"Il cognome di suo marito però era Sala..."
"Sì, Sala. Di soprannome era Fiuranel perché fra i suoi antenati c'era stato un Fiorano. La curt del prestinee si chiama anche curt del Fiuranel".
"In quella corte c'erano tre osterie...".
"Sì, c'era la nostra; quella dei Villa, i genitori del vecchio sindaco Armando Villa, e l'osteria dei Riva che ancora hanno il negozio di alimentari".
"Però suo marito faceva soprattutto il macellaio"
"Sì, lo faceva lui, l'aveva fatto suo papà, suo nonno e forse, ancora prima, qualcun altro della famiglia. Mio suocero uccideva tanti maiali; a mio marito non piaceva ucciderli e quindi macellava solo manzette, torelli, bovini insomma. Così in negozio vendevamo solo carne di manzo. Poi portavamo la carne anche lontano : servivamo , mi ricordo, la mensa di Ispra, sul lago Maggiore: un nostro cliente che aveva avuto una trattoria a Milano si era trasferito a Ispra e mio marito col Ciso, che era il garzone e che è il papà dell'attuale macellaio di Verderio Superiore, gli portavano la carne. Un'altra nostra cliente era la principessa Falcò, che abitava dalle parti di Merate, Imbersago. Mi ricordo che una volta mia figlia Giovanna aveva accompagnato suo papà dalla principessa ed era tornata mortificata e mi aveva detto: Mamma era vestita come noi.
Da noi si servivano anche altri negozianti di carne: da Milano uno veniva a prendere il roast beef; altri, prendevano mezza bestia o qualcuno solo la parte posteriore che era la più pregiata. Il davanti col tempo andava sempre di meno. Poi c'era la trippa, le budelle, i büsech che dovevano essere pulite..."
"Venivano sbiancate?"
"Si sbiancavano perché venivano pelate dentro l'acqua calda..."
"L'osteria era quella del Fiuranel?"
"Sì, il Fiuranel!"
"Il cognome di suo marito però era Sala..."
"Sì, Sala. Di soprannome era Fiuranel perché fra i suoi antenati c'era stato un Fiorano. La curt del prestinee si chiama anche curt del Fiuranel".
"In quella corte c'erano tre osterie...".
"Sì, c'era la nostra; quella dei Villa, i genitori del vecchio sindaco Armando Villa, e l'osteria dei Riva che ancora hanno il negozio di alimentari".
"Però suo marito faceva soprattutto il macellaio"
"Sì, lo faceva lui, l'aveva fatto suo papà, suo nonno e forse, ancora prima, qualcun altro della famiglia. Mio suocero uccideva tanti maiali; a mio marito non piaceva ucciderli e quindi macellava solo manzette, torelli, bovini insomma. Così in negozio vendevamo solo carne di manzo. Poi portavamo la carne anche lontano : servivamo , mi ricordo, la mensa di Ispra, sul lago Maggiore: un nostro cliente che aveva avuto una trattoria a Milano si era trasferito a Ispra e mio marito col Ciso, che era il garzone e che è il papà dell'attuale macellaio di Verderio Superiore, gli portavano la carne. Un'altra nostra cliente era la principessa Falcò, che abitava dalle parti di Merate, Imbersago. Mi ricordo che una volta mia figlia Giovanna aveva accompagnato suo papà dalla principessa ed era tornata mortificata e mi aveva detto: Mamma era vestita come noi.
Da noi si servivano anche altri negozianti di carne: da Milano uno veniva a prendere il roast beef; altri, prendevano mezza bestia o qualcuno solo la parte posteriore che era la più pregiata. Il davanti col tempo andava sempre di meno. Poi c'era la trippa, le budelle, i büsech che dovevano essere pulite..."
"Venivano sbiancate?"
"Si sbiancavano perché venivano pelate dentro l'acqua calda..."
LA MACELLERIA DELLA FAMIGLIA SALA immagine tratta dal libro di Giulio Oggioni "Quand sérum bagaj" |
"Facevate voi anche questo lavoro?"
"Era un compito del garzone. Oltre alla vendita all'ingrosso facevamo la vendita al minuto nel nostro negozio: le bistecche, lo spezzatino. Un tempo si vendeva anche tanto lesso, ma col passare del tempo diminuiva sempre più la richiesta..."
"E la lingua?"
"La lingua si faceva salmistrata. Si metteva dentro in un mastello con la salamoia - acqua e sale - e gli aromi..."
"Quali aromi?"
"Noce moscata, pepe . poi si lasciava lì a maturare - non so se è la parola giusta..."
"Per quanto tempo?"
"Non mi ricordo ... son trent'anni che è morto mio marito ... Dopo che aveva macerato bisognava farla cuocere e pelarla; poi la si doveva mettere in una forma così rimaneva bella composta".
"Perché a suo marito non piaceva macellare il maiale?"
"Non lo so, preferiva fare le bovine. Forse perché i maiali sguagniven, facevano versi, gridavano"
"Ma sa come si faceva ad ammazzare il maiale?"
"Si prendeva una gambetta, si legava e si tirava su. Poi lo si sgozzava, si tirava via la testa. Dopo lo si apriva, come anche quando si macellavano le bovine. Soltanto che allora lo sgozzavano, dopo invece prendevano la pistola e sparavano alla testa. Poi si facevano i salami che si dovevano fare asciugare appesi vicino alla stufa a legna o al camino e poi venivano conservati nella cenere".
"E il sangue?"
"Quello del maiale si raccoglieva, si faceva cuocere e poi lo si mangiava con le verze. Anche le cotenne si mangiavano con le verze. Il sangue delle mucche invece si buttava via"
"Il maiale si uccideva d'inverno: perché?"
"non lo so, forse anche per una questione di igiene: con il freddo si era più sicuri".
"E i bovini?"
"No quelli si ammazzavano sempre. Lo facevamo tutte le settimane"
"Dopo vi siete spostatI dall'altra parte della strada: si ricorda quando"
"Si ci siamo spostati dove c'è adesso il macellaio, e avevamo ancora il macello dove sono stati costruiti dei box. Sarà stato il 1975. Mio marito è morto nel 1980 e quindi io ho ceduto l'attività"
"Era un compito del garzone. Oltre alla vendita all'ingrosso facevamo la vendita al minuto nel nostro negozio: le bistecche, lo spezzatino. Un tempo si vendeva anche tanto lesso, ma col passare del tempo diminuiva sempre più la richiesta..."
"E la lingua?"
"La lingua si faceva salmistrata. Si metteva dentro in un mastello con la salamoia - acqua e sale - e gli aromi..."
"Quali aromi?"
"Noce moscata, pepe . poi si lasciava lì a maturare - non so se è la parola giusta..."
"Per quanto tempo?"
"Non mi ricordo ... son trent'anni che è morto mio marito ... Dopo che aveva macerato bisognava farla cuocere e pelarla; poi la si doveva mettere in una forma così rimaneva bella composta".
"Perché a suo marito non piaceva macellare il maiale?"
"Non lo so, preferiva fare le bovine. Forse perché i maiali sguagniven, facevano versi, gridavano"
"Ma sa come si faceva ad ammazzare il maiale?"
"Si prendeva una gambetta, si legava e si tirava su. Poi lo si sgozzava, si tirava via la testa. Dopo lo si apriva, come anche quando si macellavano le bovine. Soltanto che allora lo sgozzavano, dopo invece prendevano la pistola e sparavano alla testa. Poi si facevano i salami che si dovevano fare asciugare appesi vicino alla stufa a legna o al camino e poi venivano conservati nella cenere".
"E il sangue?"
"Quello del maiale si raccoglieva, si faceva cuocere e poi lo si mangiava con le verze. Anche le cotenne si mangiavano con le verze. Il sangue delle mucche invece si buttava via"
"Il maiale si uccideva d'inverno: perché?"
"non lo so, forse anche per una questione di igiene: con il freddo si era più sicuri".
"E i bovini?"
"No quelli si ammazzavano sempre. Lo facevamo tutte le settimane"
"Dopo vi siete spostatI dall'altra parte della strada: si ricorda quando"
"Si ci siamo spostati dove c'è adesso il macellaio, e avevamo ancora il macello dove sono stati costruiti dei box. Sarà stato il 1975. Mio marito è morto nel 1980 e quindi io ho ceduto l'attività"
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