giovedì 26 marzo 2009

LA ROGGIA ANNONI E SUOI DIRITTI D'ACQUA di Anselmo Brambilla - prima parte -


Nel territorio del Comune di Verderio Inferiore sorge un' antico agglomerato agricolo chiamato la cascina Bergamina. Essendo il territorio di questo paese poco ricco di acqua, per irrigare i prati di pertinenza dell'insediamento veniva utilizzata l'acqua proveniente dal lago di Sartirana, situato alla distanza di circa dieci chilometri.



Dal lago, scorrendo in un cavo artificiale o roggia appositamente costruita, dopo un tortuoso percorso che la porta ad attraversare vari comuni, l'acqua arriva a Verderio Inferiore, dove era appunto usata per l'irrigazione dei prati adiacenti alla cascina Bergamina.


I PRATI DELLA CASCINA BERGAMINA

Il cavo, al periodo della sua costruzione era denominata roggia Verderio, solo dopo il 1727, anno dell'arrivo in paese della famiglia Annoni, assumerà la attuale denominazione di roggia Annoni.

Il flusso d'acqua, non sempre copioso, veniva rimpinguato con le acque che scaturivano dall'ancora esistente sorgente denominata; il fontanone di San Rocco e da quelle del laghetto di Novate. (1)

Anche se quest'ultimo più che un laghetto era da considerarsi un invaso dove l'acqua, attraverso una serie di chiuse, veniva raccolta nei periodi di abbondante pioggia per essere poi usata per l'irrigazione nei periodi di siccità.

Infatti in un atto di vendita del 7/11/1814, rogato da Giuseppe Carozzi, notaio in Milano, si cita un pezzo di terra di pertiche milanesi 30 chiamato il laghetto di Novate. Nome che probabilmente gli derivava dalla memoria di qualche antico specchio d'acqua.

Tale pezzo di terra situato in comune di Novate, cantone IV di Santa Maria Hoè, distretto di Brivio, Dipartimento del Lario, veniva ceduto, da Carlo Frigerio, direttore del Demanio del dipartimento dell'Olona, alla cittadina Giovannina Stabilini di Domenico, maritata Delfinoni, come garanzia al prestito forzoso di lire 3000 "sottoscritto" dalla stessa a favore del Governo il 16/11/1813.


La roggia Annoni, denominata in seguito anche rio Vallone, è propriamente un emissario artificiale del lago di Sartirana che venne costruito in forza della concessione fatta il 27/4/1476.




Un piccolo intervento di ingegneria idraulica a scopo irriguo, il canale o cavo come si chiamava fu costruito collegando, attraverso fossi appositamente scavati, depressioni e fossati naturali esistenti, la larghezza andava dai 60 centimetri dei tratti in collina ai 120 dei tratti pianeggianti, la quantità d'acqua era sufficiente a irrigare circa 27/30 pertiche di prati .

LA ROGGIA IN TERRITORIO DI VERDERIO SUPERIORE




L'emissario naturale del lago di Sartirana è la valle della Ruschetta, sancito, dopo aspre e annose contese solo in epoca relativamente recente, dalla sentenza del Tribunale Regionale delle acque pubbliche del 12/7/1926.



La concessione viene fatta il 27/4/1476, atto rogato dal dott. Giorgio Rusca, notaio in Milano, dai signori Lancellotto e Bartolomeo, figli rispettivamente: di Cristoforo e Bastiano Vicomercato, abitanti nel palazzotto fortificato della Cascina, e che all'epoca si definiscono proprietari del lago di Sartirana.

I due concedono al milanese signor Donato Gioccario di Franceschino proprietario della cascina Bergamina, e di vasti appezzamenti di terreno in Verderio Inferiore, Robbiate e paesi limitrofi, l'utilizzo delle acque del lago di Sartirana per irrigare i suoi possedimenti .

" et ab eo lacu extrahere, et derivare ipsas omnes aquae tami fontanilium quaim lacus " " et deinde ad eo lacu extrahere et derivare ipsas omnes aquas tan fontanilium quani lacus et ut supra et eas ducere quo volluerit ipso dominus Donatus el filii ect etiam per quecunique bona ut supra vet lacus "


Con l'obbligo per il Gioccario di costruire a proprie spese il cavo e qualsivoglia struttura per trasportare le acque nei suoi possedimenti. Cavo o canale fatti costruire "con grandissima spesa".

" ac jues conducere el conduri et deiare facere"


Il diritto stabiliva che in tempo d'estate, il Gioccario potesse derivare, (prelevare) dal lago d Sartirana, ogni otto giorni una quantità d'acqua espressa in once magistrali milanesi, iniziando alle vent'uno del sabato fino alle vent'uno della domenica.

Lo stesso giorno 27/4/1476 il Gioccario ottiene, anche in virtù di grandi meriti di mecenate verso la Chiesa, il diritto di passaggio delle acque sui terreni di proprietà della prepositurale di San Pietro in Beolco (2), terreni situati all'incirca nella zona di Robbiate.

La concessione, fatta dal prevosto della suddetta chiesa reverendo Antonio Airoldi di Desiderio, abitante in Milano nella parrocchia di San Fedele di Porta Nuova con atto rogato dal notaio Giorgio Rusca, stabilisce comunque che il Gioccario avrebbe dovuto, a sue spese costruire tutto quanto si rendeva necessario per passare con l'acqua, senza nessun pregiudizio dei diritti della prepositura proprietaria dei terreni su cui passava la roggia.


PONTE SULLA ROGGIA SULLA STRADA PER
CASCINA AIROLDA


I Vimercati, che si dicono proprietari del lago, concedono al Gioccario il diritto al prelevamento di acqua irrigua , mantenendo per loro alcuni diritti e prerogative, sembrerebbe tutto in ordine , ma le cose non vanno proprio così.



Il giorno 14/6/1476 in un atto rogato in Sartirana da Giovanni Pietro de Benalis di Paolo, notaio in Milano, i fratelli Pietro e Giovanni Antonio Calchi figli di Galdino, anche a nome del fratello assente Giovanni, abitanti in Sartirana concedono a Francesco figlio di Gioccario, abitante in Milano parrocchia di San Pietro in Cornaredo , il diritto ad estrarre, prelevare e condurre dove vuole le acque del lago di Sartirana.

" et facultatem possendi extrahere de aqua dicti lacus et conducendi ipsam aquam die noctequè ac perpetuo"


Ovviamente come avevano già fatto i Vimercati dichiarandosi proprietari del lago, i Calchi certificano e rivendicano nell'atto il loro diritto di pesca nel lago

" dicto Dominus Calcho juribus suis piscandi et piscari faciendi in ipso lacu" .

Nel giro di due mesi il diritto di acqua viene rivendicato e concesso due volte in forma più o meno uguale, anche se a due persone differenti pur della stesa famiglia, inoltre nell'atto dei Calcho viene rivendicato e sottolineato il loro diritto di pesca nel lago.

Al momento non dispongo di sufficienti informazioni per dirimere la questione, anche se presumibilmente ritengo che non esisteva un vero diritto di proprietà sul lago, ma il tutto era legato a consuetudini o abitudini consolidate nei secoli.

Da non sottovalutare l'elemento legato al prestigio e al potere (o alla prepotenza) detenuto dalle varie famiglie nobili della zona.

Favoriti dalle scelte politiche come la consolidata fedeltà al Duca di Milano, e dalle alleanze strategiche del momento, i Calcho godevano di maggiori fortune e appoggi rispetto ai Vimercati, e quindi può darsi, ma è solo un'ipotesi non suffragata da documenti, che ciò abbia fatto pendere la bilancia dalla loro parte, almeno per quanto riguarda la proprietà del lago e il diritto di pesca.

Nell'atto di concessione sopraccitato del 27/4/1476, i signori Lancellotto e Bartolomeo Vicomercato si riservarono, oltre al diritto di pesca sul lago, quello di estrarre dall'emissario che si andrà a costruire, la quantità di un oncia Milanese d'acqua per l'irrigazione di un loro prato di circa 24 pertiche milanesi denominato Grasso, e anche di poter costruire sul cavo artificiale un edificio da utilizzarsi come mulino.

" et quod teneatur ipse Dominus Donatus levare aquas dieti lacus in fundo dieti privati sine preiuditio adaquandi ipsum pratus"


Diritto al prelievo che venne concretizzato con la costruzione di un incastro derivatore in fregio sinistro della roggia, poco prima di arrivare al convento dei Cappuccini di San Rocco.

Successivamente perduto il diritto di pesca sul lago in favore dei Calchi, e archiviata l'idea di costruire un mulino sull'emissario, specialmente perché le acque che vi scorrevano erano poche e incostanti, ai Vimercati rimase solo il diritto all'estrazione dell'oncia d'acqua, utilizzata per irrigare il prato Grasso.

L'oncia magistrale milanese, usata per misurare la quantità d'acqua derivata dal lago e dalla roggia, è corrispondente alla quantità d'acqua che passa con flusso continuo e a pressione naturale, da un rettangolo alto quattro once e largo tre.

L'oncia base milanese di dodici punti era pari a cm 3,6265, ed era normalmente segnata con tacche sulle paratie di legno poste negli incastri.


PROGETTO DI PONTE SULLA ROGGIA SULLA
STRADA PER CORNATE

Come già detto, non essendo il territorio di Verderio molto ricco di acque, la concessione ottenuta consentiva al Gioccario di sfruttare al meglio i terreni, sia per le coltivazioni di cereali che per la produzione di foraggio.

La concessione viene rinnovata il 23/7/1520 a Benedetto Gioccario figlio di Donato , che voleva modificare a suo beneficio quanto stabilito nel 1476, da tre dei quattro figli di Lancellotto, Agostino, Vincenzo e Lodovico Vicomercato , ai quali toccò in eredità dal padre il prato grasso, con una serie di condizioni .

1° Sia concessa al predetto Benedetto di derivare acque del lago di Sartirana e condurle nei suoi possedimenti di Verderio attraverso il cavo già costruito ma non possa modificarne il corso senza previa e nuova concessione....

2° I Vimercati si mantengono il diritto ad estrarre dalla roggia o cavo attraverso apposito incastrino un'oncia d'acqua per irrigare un loro prato denominato grasso (...) acqua da prendere un giorno ogni dodici (...) nei giorni di apertura dell'incastrino posto all'inizio del cavo.

3° Durante il tempo di chiusura dell'incastro posto all'inizio del cavo o roggia i Vimercati possono utilizzare tutte le acque provenienti da scoli e sorgenti o filtranti attraverso la chiusa.

4° Che quando le acque predette venissero meno , in periodi di secca, il signor Benedetto sia esonerato da ogni obbligo e i Vimercati possano prendere non l'oncia prescritta ma quello che viene.

5° Lo scavo del cavo e le altre opere siano a spese del Gioccario

6° Che la proprietà del cavo o alveo sia e rimanga dei Vimercati

Per aumentare il flusso d'acqua della roggia, in alcuni momenti quasi inesistente, venne invece aperto nel 1600, da tale Luigi Magno, subentrato al Gioccario nella proprietà dei terreni e della cascina Bergamina, il denominato fontanone di San Rocco.

Con atto rogato dal notaio di Milano Albano de Albani, l'11/9/1600, l'aulico Cesareo Luigi Magno compra da tale Giò Angelo Albani, un pezzo di terra sul quale farà costruire un fontanile denominato successivamente di San Rocco.

Inoltre acquisisce il diritto di passaggio su un pezzo di terra a proprietà collettiva usata come pascolo dalla comunità di Merate.

Il pezzo di terra, denominato la Brughiera, di pertiche una e tavole 4, secondo le misurazioni dell'Agrimensore pubblico Antonio Bonfante , venne ceduta al Magno per lire 38 imperiali dai Sindaci rappresentanti la comunità di Merate.

La terra non diventava di sua proprietà ma otteneva, con la convenzione di cessione stipulata, il diritto di transito di un cavo per congiungere le acque del fontanone alla roggia, e la possibilità di piantare sulle sponde del canale delle piante, salici, pioppi, onici e altro, per mantenerle solide.

Addirittura si prevedeva di utilizzare l'acqua per far funzionare un mulino da costruirsi a "beneficio de Nobili e de altri uomini della Comunità di Merate", costruzione che però non si fece.

In virtù di questa antica convenzione la comunità di Merate rinnovava ogni trent'anni la concessione del diritto di transito delle acque al proprietario del fontanone di San Rocco, diritto durato circa fino al 1970 decaduto per mancanza di richiesta di rinnovo della stessa
.

Il prato Grasso, dai Vimercati, passa il 26/4/1632 sotto forma di liquidazione della dote a tale Anna Figini, vedova senza figli di Gerolamo Vimercati, la quale successivamente lo cede il 18/10/1634 al Giureconsulto Pietro Antonio Calco del fu Genesio abitante nella parrocchia di San Stefano in Brolo in Milano.

Circa un secolo dopo i Calchi lo vendono, l'8/10/1732, al conte Melchiorre Riva Andreotti, che subentra anche nel diritto di derivazione dell'oncia d'acqua per irrigare il famoso prato che all'epoca veniva identificato, non chiaramente come prato grasso ma come "prato di San Rocco o il campo che era al prato".

Questa non corrispondenza dei nomi del prato titolato al diritto di prelievo, fu il pretesto, che i Calchi proprietari del lago , utilizzarono nel tentativo di sospendere la derivazione della suddetta oncia d'acqua a favore del Riva Andreotti proprietario del contestato prato.

Nel frattempo, dopo vari passaggi, la Bergamina con i prati adiacenti per un totale di circa 300 pertiche di terreno era stata venduta dai fratelli Antonio e Carlo Mainoni figli di Antonio abitanti in Verderio Inferiore, al conte Giacomo Antonio Annoni.

Quindi il conte Andreotti indirizzerà lamentele e rimostranze a questi ultimi, subentrati nella proprietà della Bergamina, e nella titolarità della concessione del diritto d'acqua attraverso la roggia , onde rivendicare tale prerogativa.

Il conte Annoni per molto tempo si rifiuta di prendere in considerazione le rimostranze, non potendosi accettare ne dimostrare che il famoso prato sia lo stesso citato nei due atti, inoltre ribadisce che erano circa 17 anni che non veniva aperto l'incastrino di derivazione dell'acqua.

Per calmare letteralmente le acque e dare a ciascuno il suo, si decide di indicare una persona di fiducia di entrambe le parti in causa, che faccia da mediatore e prepari una proposta di accordo.

Allo scopo viene indicato il marchese Francesco Casati il quale alla fine presenta una proposta di accordo che viene accettata da entrambi i contendenti e assunta come una convenzione il 5/8/1755, vidimata dal dottor Giò Battista Bianchi notaio in Milano, la quale stabiliva quanto segue:

" Il conte Annoni, titolare delle ragioni d'acqua e proprietario del cavo artificiale o roggia, si riserva il diritto di aprire il suo incastrone vicino al lago di Sartirana per estrarre in tempo d'estate acqua dal detto lago, e utilizzarla mediante la detta sua roggia all'irrigazione dei suoi prati e terreni detti della Bergamina situati nel territorio di Verderio Inferiore.

Due ore dopo terminata l'operazione di derivazione e chiuso l'incastrone ad opera dell'Annoni, sarà lecito e concesso al detto signor conte Andreotti derivare per giorni otto susseguenti le acque "colatizze".

Le poche acque di scolo del lago che scorrono blandamente in quantità minima nella roggia anche quando è chiuso l'incastrone, come abbasso resta spiegato sul secondo capitolo.

I "colatizzi" che decadono in modo naturale da detta roggia, possono essere dal conte Andreotti , utilizzati per l'irrigazione di detto suo prato o di parte di esso, come meglio potrà servirsene per mezzo del detto suo incastrino derivatore, situato sulla sponda sinistra della roggia.

Inoltre potrà utilizzare tutte le acque che in modo naturale, dalla roggia attraverso il tombino o sotto il ponte arrivino allo stesso prato, senza che però possa lo stesso conte Andreotti , fare o far fare sul corso di detta roggia ripari, incastri o sbarramenti di qualsivoglia natura per attirare o derivare al detto suo prato le acque di scolo scorrenti.

E' pure lecito e concesso allo stesso conte Andreotti derivare nello stesso modo, dal mese di marzo a tutto ottobre di ciascun anno, per otto giorni al mese in ciascuno degli otto mesi stabiliti, iniziando dal giorno uno e fino al giorno otto incluso, anche le acque di altri eventuali colatori che possano cadere in detta roggia sia provenienti da sorgenti o da scoli dei terreni.

Restando inteso però, che l'utilizzo delle acque con la derivazione di detti "colatizzi", sia provenienti dalle sorgenti che da scoli, mai possa farsi dal detto conte Andreotti, nel periodo di apertura della paratia detta incastrone, e comunque durante l'uso delle acque da parte del conte Annoni .

Potrebbe accadere che per necessità proprie, il conte Annoni, si trovi nella condizione di far aprire detto incastrone di Sartirana proprio nel tempo che fossero incominciati, o che dovessero incominciare gli otto giorni come sopra assegnati al conte Andreotti.

In tal caso dovrà posticiparsi l'utilizzo della derivazione degli stessi "colatizzi", iniziando due ore dopo che sarà chiuso il medesimo incastrone, e continuando con altrettanti giorni sino al compimento degli otto stabiliti.

Non è e non sarà permessa al conte Andreotti, nessuna variazione del fondo di detta roggia per modificarne le condizioni di irrigazione."





PONTE SULLA ROGGIA SULLA
STRADA PER CORNATE

Oltre ai fatti qui sopra trascritti, la suddetta convenzione ne contiene altri che per non appesantire troppo la descrizione qui si danno in forma ridotta, in forza dei quali è fatto divieto al conte Andreotti di derivare acqua sia dalla roggia Annoni sia dal Lago di Sartirana a pregiudizio del conte concessionario.

Viene accordato al conte Annoni di servirsi, qualora ne avesse necessità dell'incastrino di derivazione utilizzato dall'Andreotti per irrigare il prato Grasso.

Si riserva il diritto il conte Annoni di fare modifiche sia all'imboccatura del ponte dove si trova la paratoia detta incastrone, che al cavo che immette nella roggia, cosi come anche al tombino di accesso all'incastrino utilizzato dal conte Andreotti per derivare le acque al prato grasso.

Quanto stabilito dalla convenzione vigeva principalmente per otto mesi, durante i quali le acque del lago mantenevano più o meno livelli normali, tenendo conto del loro utilizzo per l'irrigazione.

Per i mesi invernali, quando le precipitazioni piovose erano molto intense e il lago si alzava di livello, anche per l'assenza di irrigazione, si convenne di aggiungere alcune postille per evitarne la tracimazione con conseguente allagamento dei terreni.

Al conte Andreotti nella stagione invernale, per smaltire le acque di piena sia del lago che della roggia, veniva concesso di alzare la porta dell'incastrino al livello di due once , anziché della concordata una in modo di favorire il deflusso delle acque.

Allo scopo di eliminare ogni discrepanza di intendimento fra le parti vengono incaricati dei periti per adattare l'incastrino, e per stabilire l'elevazione della porta di passaggio dell'acqua alla quantità di once due.

I periti Agrimensori Carlo Francesco Cerri e Carlo Antonio Arosio, furono delegati dai conti Annoni e Andreotti sia per posizionare le soglie delle due prese d'acqua, sia per determinare l'altezza della paratoia dell'incastrino, come risulta dalla relazione che i due ingegneri rilasciano agli interessati il 28/2/1756.

Il mantenimento della roggia dal suo inizio, all'incastrone in fregio al lago di Sartirana sino ai prati di Verderio, viene eseguito ad esclusivo carico della proprietà Annoni.

La quale provvede pure alla manutenzione di tutte le sponde della roggia stessa e degli edifici sulla medesima, ad eccezione di quelli per i quali venne indicato nella seguente descrizione a chi spetta tale onere.

Questa proprietà ha altresì il diritto di godere delle acque di scolo derivanti da gran parte del paese di Verderio Inferiore per irrigare il prato denominato di San Nazzaro situato sui propri fondi.

Tale diritto (presunto) appartiene alla famiglia Annoni per antica consuetudine, non essendovi alcun documento che ne sancisca la legalità giuridica riferisca al diritto suddetto.



Fonti

La maggior parte delle informazioni che mi hanno permesso di ricostruire la storia e il percorso della Roggia Annoni sono tratte dai documenti del Fondo - Gnecchi - Ruscone.

Cartella - Roggia Annoni - Fascicolo 390 - 391 - 392 - 395 - 407 - 410

Cartella e fascicoli conservati e in via di catalogazione e recupero, nel costituendo Archivio comunale di Verderio che ho potuto consultare grazie alla disponibilità e gentilezza del Sindaco Alessandro Origo , che sentitamente ringrazio

Inoltre ringrazio la Signora Maria Fresoli in Codara di Robbiate per le notizie che mi ha trasmesso e per le fotografie della esondazione della roggia che accompagnano questa ricerca

Archivio Storico di Stato - Como - Fondo prefettura - Cartella 122
Fondo prefettura - 1292

Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista Archivi di Lecco, annoXXVI, N. 2-3, Aprile-Settembre 2003

Anselmo Brambilla 4/11/2002



1 Specchio d'acqua cancellato dalle ruspe nell'indifferenza generale nei giorni 10/11 febbraio 1981

2 Antica Chiesetta annessa ad una villa padronale situata in comune di Olgiate Molgora

- prima parte - continua



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