lunedì 20 dicembre 2021

IMMAGINI DI SAN GIUSEPPE, FALEGNAME di Marco Bartesaghi

San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù, è di certo il più celebre dei falegnami, anche se di questa sua professione ben poco si parla nei vangeli canonici: l’unico accenno si trova nei brani che narrano della visita a Nazareth fatta da Gesù in età adulta, dove si dice:  “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è forse egli il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?” (1)
Della figura di Giuseppe, in generale e in particolare del suo lavoro, si parla di più nei Vangeli Apocrifi.
In “Storia di Giuseppe il falegname” (2), un apocrifo risalente forse al VI secolo, redatto in lingua coopta e in lingua araba si dice:

“Vi fu un uomo di nome Giuseppe, nato da una stirpe di Betlemme, città di Giuda, e dalla stirpe del re David. Ben formato negli insegnamenti e nelle dottrine, fu fatto sacerdote nel tempio del Signore. Eccelleva inoltre nel mestiere di falegname e, come è d'uso per tutti gli uomini, prese moglie. Generò anche figli e figlie: quattro figli e due figlie. Questi sono i loro nomi: Giuda, Giusto, Giacomo, Simeone; le due figlie si chiamavano Assia e Lidia” [2,1].

Nel seguito del testo, più volte si accenna alla professione di falegname e raccontando del ritorno a Nazareth della Sacra Famiglia, dopo la fuga in Egitto per sottrarsi alla persecuzione di Erode, si dice ancora:

“Ripreso il suo mestiere di falegname, con il lavoro delle sue mani provvedeva il sostentamento. In conformità di quanto Mosé aveva una volta ordinato per mezzo di una legge, egli infatti non ha mai cercato di vivere sul lavoro degli altri”. [9,2]
 

Più dettagliata la descrizione del lavoro di Giuseppe nel “Vangelo dello pseudo-Matteo” (3), chiamato così per distinguerlo dal canonico “Vangelo secondo Matteo”. In esso, oltre ad elencare i vari tipi di manufatti realizzati da Giuseppe, si narra di un miracolo che Gesù avrebbe compiuto per aiutare il padre ad allungare un’asse che un aiutante aveva tagliato troppo corta:
“Giuseppe, essendo falegname, faceva attrezzi di legno, gioghi per buoi, aratri,
strumenti per smuovere la terra e adatti alle colture, letti di legno, e un giorno andò da lui un giovane che gli commissionò un letto di sei cubiti. Giuseppe ordinò al suo garzone di tagliare il legno con una sega di ferro, secondo la misura comandata. Ma questi non seguì in tutto la misura prescritta, e fece una parte del legno più corta dell'altra. Giuseppe, tutto impensierito, incominciò a escogitare che cosa gli conveniva fare.
Quando Gesù lo vide così impensierito, poiché la cosa fatta gli pareva irrimediabile, gli
rivolse una parola consolatoria: ‹‹Vieni, disse, teniamo i capi delle assi, accostiamole insieme capo con capo, e pareggiamole tirandole verso di noi: così potremo renderle uguali›› Giuseppe obbedì a colui che comandava: sapeva che egli poteva fare tutto quello che voleva. Giuseppe prese i capi delle assi e le appoggiò a un muro, presso di sé; Gesù tenne i due capi opposti di quelle assi, e tirò a sé l'asse più corta, uguagliandola all'asse più lunga. Poi disse a Giuseppe: ‹‹Ora vai a lavorare, e fai quanto avevi promesso di fare››. Giuseppe fece quanto aveva promesso”
[37,1-2].

 
Di questo miracolo c’è un’illustrazione nell’ “Evangelica Historia”, un manoscritto del XIV secolo conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.

 

Il miracolo delle assi in "Evangelica Historia"


Le prime rappresentazioni di Giuseppe sono però legate ai momenti della vita di Maria e dell’infanzia di Gesù. Nella predella del polittico di Giovanni Canavesio della parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano di Verderio, Giuseppe appare nell'incontro di Maria con la cugina Elisabetta, nella nascita di Gesù e nella sua presentazione al tempio, nella scena dell'adorazione dei Magi e in quella della fuga in Egitto.



San Giuseppe nella predella del polittico di Giovanni Canavesio, della chiesa dei santi Giuseppe e Floriano di Verderio

Solo a partire dal XV secolo, quando papa Sisto IV introdusse il culto ufficiale del santo e fissò la data del 19 marzo come giornata a lui dedicata, l’immagine di san Giuseppe comincia ad avere una sua autonomia e, a partire dal XVI secolo si diffuse l’immagine della “Sacra Famiglia nella bottega”.

"Sacra Famiglia nella bottega", chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, Oreno (Vimercate)   

La statua di San Giuseppe nella chiesa dei santi Giuseppe e Floriano di Verderio


***

Non è mia intenzione, in questo contesto, presentare una rassegna di opere d’arte su questo tema, ma solo alcune immagini, che fanno parte di una mia piccola collezione: immagini che, incorniciate, venivano appese nelle case per la devozione famigliare e immaginetteutilizzate per una devozione più personale (4).

 I QUADRI

Immagine n.1

Immagine n.2

PER CONTINUARE LA LETTURA CLICCA SU "CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO"

 

 

Immagine n.3

 LE IMMAGINETTE

Immagine n.4

Immagine n.5

Immagine n.6

Nell'immagine n.6 San Giuseppe non è nella sua bottega, ma sembra comunque diretto al lavoro con i suoi attrezzi, come la squadra che sporge dal cestino.

 ***

Negli ultimi due secoli trascorsi, due pontefici, in particolare, hanno impresso con il loro intervento maggior importanza al culto di San Giuseppe: Pio IX, che l’8 dicembre 1870, con il decreto Quemadmodum Deus, ha proclamato San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica, e Pio XII che l’1 maggio 1955 ha istituito la festa di San Giuseppe Artigiano, facendola coincidere con il primo maggio dei lavoratori, festa già in vita dal lontano 1889.

 
Per ricordare il cinquantesimo anniversario del decreto di Pio IX, l’opuscolo pasquale distribuito alle famiglie dalla parrocchia dei santi Nazario e Celso, di Verderio Inferiore, conteneva anche un’immagine del santo e una preghiera a lui dedicata

Immagine pasquale parrocchia di san Nazaro e Celso, Verderio Inferiore, 1921

 ***

Alcune immaginette contengono, sul retro, preghiere dedicate a San Giuseppe in quanto patrono dei lavoratori. Come in quella dell'immagine n.4, datata 1956, in cui si chiede aiuto per essere capaci di elevare e santificare il lavoro quotidiano, offrendolo a Dio e per riavvicinare alla fede quei “compagni che si sono allontanati da Gesù” affinché “ritrovino nella Fede e nella pratica Cristiana l’unica garanzia di ogni bene per la terra”.

Retro dell'immagine n.4

***

Anche le seguenti due immagini riguardano il tema del lavoro, pur non comprendendo la figura di San Giuseppe.
Nella prima (immagine n.7) a lavorare nella bottega c’è solo il bambino Gesù, intento, con una sega, a tagliare un pezzo di legno. Sul retro scopriamo che il 25 novembre del 1981, papa Giovanni XXIII, in occasione del suo ottantesimo compleanno, concesse l’indulgenza plenaria a coloro che, al mattino, avessero offerto a Dio il proprio lavoro materiale o spirituale e l’indulgenza di 500 giorni a coloro che avessero offerto devotamente a Dio il lavoro in corso.

Immagine n.7

Retro dell'immagine n.7

***

Nella seconda immagine (n.8) Gesù adulto è attorniato da vari lavoratori intenti alle loro mansioni manuali; sopra di loro è steso un ramo d’ulivo, con 7 olive.

Immagine n.8

Sul retro dell’immagine sono elencate 7 regole da rispettare: il lavoratore è invitato a fare un segno su una delle olive, ogniqualvolta è convinto di aver fatto abbastanza sforzi per rispettare una  delle regole indicate.

Retro dell'immagine n.8

***

Fra gli attributi di san Giuseppe c'è anche la verga fiorita, un simbolo che ha  origine da racconti contenuti nei vangeli apocrifi.  In essi si narra che Maria, che era stata consegnata al tempio da fanciulla, arrivata all'età di dodici anni secondo la tradizione avrebbe dovuto, prendere marito. Furono perciò convocati tutti gli uomini senza moglie. Fra questi Giuseppe, già anziano e vedovo con figli. Ogni pretendente doveva consegnare il suo bastone per riprenderlo, benedetto, il giorno seguente. Quando Giuseppe lo riprese, dal bastone usci una colomba che si posò sul suo capo, manifestando così la volontà di Dio che l'aveva scelto come sposo di Maria. In alcuni racconti si narra che, oltre alla colomba, dal bastone fossero spuntati dei fiori. Da qui la verga fiorita..

Immagine n.9
 
Nell'immagine n.10, Giuseppe ha in mano due colombe, forse a ricordare quando, passati quaranta giorni dal parto, la famiglia si recò al tempio per compiere il sacrificio animale che avrebbe permesso la piena riammissione di Maria nella comunità. La Sacra Scrittura prescriveva che venissero sacrificati un agnello e una colomba, ma concedeva alle famiglie povere di sostituire l'agnello con una seconda colomba (5).
 
Immagine n.10
NOTE
(1) Vangelo secondo Matteo 13,55-56.
(2) http://www.giovannigiorgi.it/dwn/apocrifi/Storia_di_Giuseppe_il_falegname.pdf
(3) http://www.giovannigiorgi.it/dwn/apocrifi/Vangelo_dello_pseudo_Matteo.pdf
(4) Le immaginette della mia collezione erano state raccolte da Carolina Villa (Verderio Sup.1925-Vimercate 2017), zia di mia moglie. Carolina faceva parte delle" Angeline", la congregazione religiosa fondata da Sant'Angela Merici.
(5) Levitico (12,8). Nel "Domenicale" del Sole 24 ore del 19/12/2021, Gianfranco Ravasi scrive di questa vicenda in un articolo intitolato "E venne un bimbo ebreo, lo chiamarono Gesù".

Marco Bartesaghi

 


Nessun commento:

Posta un commento