martedì 25 febbraio 2020

PARACARRI di Marco Bartesaghi

Con il prefisso para iniziano tante parole che danno il nome a oggetti molto umili, ma assai preziosi, che si  assumono il compito di prendere su di sé i fastidi, le “botte”, i colpi che, in loro assenza, sarebbero destinati ad altri: il parafulmine si becca la scarica altrimenti destinata alla casa; il parabrezza e il paraorecchie  ci proteggono dalle insidie del vento e poi il parastinchi, il parabordo, il parabrace, il parafango, il paraurti. ll paraocchi è un caso un po’ particolare: è un oggetto reale quello usato per non far imbizzarrire i cavalli; non lo è invece quello che usiamo quando decidiamo di non voler vedere ciò che è impossibile non vedere.
 

Il paracarro l'ho lasciato per ultimo perché gli voglio dedicare il resto di questo articolo, ponendo l’attenzione su  quegli esemplari che si trovano a Verderio.
Il vocabolario Treccani, in versione online, descrive i  tipi di paracarro in base alla loro funzione.
 

Il primo è quello che si trova ai bordi delle strade, soprattutto extraurbane,  e serve  ad  impedire alle macchine  - in passato ai carri - di invadere le banchine laterali.

Via Contadini Verderesi, ex Strada per Paderno
A Verderio ce n’è una lunga fila sul lato ovest della via Contadini Verderesi, quella che porta a Paderno d’Adda; due file molto più brevi, composte da elementi di diverse dimensioni, sull’ultimo tratto del viale che porta a cascina Bergamina; quattro sulla strada consorziale per cascina Airolda, in corrispondenza della svolta ad angolo retto che  immette sul rettilineo diretto alla cascina. Possiamo far rientrare in questa categoria anche i paracarri che, in piazza Gnecchi, separano il parcheggio dalla striscia riservata ai pedoni.

Piazza Gnecchi Ruscone

Piazza Gnecchi Ruscone

I paracarri fin qui citati sono dei bei paracarri, ricavati da vari tipi di granito, disegnati, scolpiti  e sagomati con cura.

Quelli su via dei Contadini risalgono al 1864, quando il conte Confalonieri si offri di alzare, rettificare ed allargare, a sue spese , la strada preesistente.  Alti circa un metro, in granito, hanno forma cilindrica ma terminano con una calotta semisferica, sotto la quale, per una decina di centimetri, il diametro del cilindro è un po’ più ampio e ha l'aspetto di un anello.
Un tempo erano più numerosi e  disposti su entrambi i lati della strada. In  seguito alcuni sono stati utilizzati per altri scopi, come quelli che impediscono l’accesso delle macchine sul sagrato della chiesa dei santi Giuseppe e Floriano e dal retro della chiesa a via Papa Giovanni XXIII.



Sagrato della chiesa dei santi Giuseppe e Floriano


Paracarri con catena che limitano l'accesso a via papa Giovanni XXIII


Quella di ostacolare il passaggio dei carri, allora, e delle auto oggi è una seconda funzione attribuita ai paracarri e descritta dal vocabolario. La svolgevano, tendendo una catena, anche i due elementi posti all’inizio della salita a ciotoli che porta alla villa ex Arrigoni.


Villa ex Arrigoni
Altri paracarri già in via Contadini sono invece finiti in mano a privati e alcuni di essi sono  stati utilizzati, ad esempio, per delimitare un orto.

Sono belli anche gli ultimi quattro paracarri che si trovano sulla strada per la  Bergamina, in granito  a grana rosa, terminano con un tronco di cono a gradini e una sfera tagliata circa a tre quarti.


Cascina Bergamina
Anche se più semplici, fanno la loro bella figura anche i paracarri sulla strada per l'Airolda. Penso che il loro scopo fosse quello di evitare che i carri provenienti dalla cascina finissero nel fossato dopo aver affrontato la curva.


Strada per cascina Airolda

Ma la funzione che più di tutte giustifica il nome “paracarro” è quella così descritta dal vocabolario Treccani: “ i paracarri erano anche disposti nelle strade dei vecchi centri abitati, lungo i basamenti di edifici importanti ai lati di passi carrai, per proteggere le murature dagli urti dei carri”.
 

Di questi a Verderio ce ne sono molti, sparsi su tutto il territorio, molto diversi fra loro, messi a guardia anche di edifici non importanti. .

Due, imponenti, si trovano ai lati dell'entrata della cascina Bergamina. Molto grandi, hanno forma complessa  e terminano in alto con una sfera quasi completa. Ricordano una pedina, un po' tozza, degli scacchi. Furono acquistati negli anni trenta del novecento da Gianfranco Gnecchi Ruscone perché i due piccoli paracarri, ancor oggi presenti sugli angoli del portale, non erano sufficienti a proteggerlo dai grandi carri che, molto carichi, entravano  in cascina. 

Entrata di Cascina Bergamina
Quasi tutti i portali delle corti  di Verderio sono dotati, agli angoli, di paracarri di diversa forma e di diverso materiale, più o meno “eleganti”. Eccone alcuni esempi.

Via Sant'Ambrogio

















Via Angolare

Piazza Roma

Via Roma


Angolo tra via Piave e viale Rimembranze





















Poi ci sono i paracarri che non riparano  gli spigoli dei portali ma i muri iN corrispondenza delle curve nelle vie del centro storico, soprattutto in via Angolare – come sembra ovvio - e in via Campestre
 

Quasi sempre sono semplici sassi non lavorati, grandi ciotoli raccolti e adoperati così come sono stati trovati e come il ghiacciaio li aveva depositati durante il suo cammino dalle Alpi alla valle dell'Adda. 

Via Angolare

Angolo tra via Angolare e via Campestre

Di uno in particolare, in via Angolare, penso di conoscere il suo punto di partenza: essendo verde penso sia di “serpentino” e, se non sbaglio, il serpentino che si trova da queste parti arriva dalla val Malenco.

Paracarro in "serpentino in via Angolare


Marco Bartesaghi


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