Quando nel 2002 l'architetto Francesco Gnecchi Ruscone ha donato il suo archivio professionale al C.A.S.V.A. (Centro di Alti Studi sulle Arti Visive) del comune di Milano, alla dottoressa Anna Chiara Cimoli è stato affidato l'incarico di redarne l'inventario.
Da questo lavoro è scaturito un volume, intitolato “L'ARCHIVIO DELL'ARCHITETTO GNECCHI – RUSCONE PRESSO IL C.A.S.V.A.”, una copia del quale è disponibile presso la biblioteca di Verderio.
Introduce il volume un saggio intitolato “Il piacere di progettare. L'attività di Francesco Gnecchi – Ruscone fra radici milanesi e respiro internazionale”.
Di questo testo viene qui riprodotto il primo paragrafo.
Al termine del brano vengono presentate alcune fotografie relative a due edifici progettati dall'architetto Gnecchi Ruscone, che si trovano nelle vicinanze di Verderio, a Vimercate e Merate. M.B.
Da "IL PIACERE DI PROGETTARE. L'ATTIVITÀ DI FRANCESCO GNECCHI RUSCONE FRA RADICI MILANESI E RESPIRO INTERNAZIONALE" di Anna Chiara Cimoli
UNA FORMAZIONE COSMOPOLITA, UN APPRENDISTATO NELLA RESISTENZA
Nato nel 1924 in via Filodrammatici, a due passi dal teatro alla Scala, Francesco Gnecchi Ruscone appartiene a una generazione di milanesi che parlano ancora il dialetto, senza snobismo né ostentazione, come si parla una lingua imparata da bambino. A fianco a questo primo imprinting vi è quello, parallelo e complementare di una componente internazionale destinata a lasciare tracce durature. Un nonno laureato all'Università di Lipsia; la madre, Antonia Caccia Dominioni, studentessa al Sacré Coeur in Francia; la frequentazione della “Revue des Deux Mondes” e dell'Illustrated London News” cui erano abbonati i genitori; la presenza costante di Miss Jessie Mason, governante della famiglia: l'insieme di questi fattori produce da un lato un apprendimento delle lingue naturale e precoce; dall'altro un respiro intellettuale fin da subito interessato al mondo e alla diversità.
Francesco Gnecchi Ruscone si iscrive nel 1942 alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove è allievo di Portaluppi, Cassi Ramelli, Dodo, Annoni, Ponti, e compagno, fra gli altri, di Alberto Mazzoni, Gustavo Latis e Giovanna Pericoli.
Gli eventi bellici interrompono presto gli studi: Gnecchi partecipa alla Resistenza come partigiano combattente a partire dal marzo 1944, facendo parte della Missione Nemo. Imprigionato e torturato, si distingue per il coraggio e l'intraprendenza, ottenendo la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Questa esperienza sarà estremamente formativa: il senso della responsabilità, dell'appartenenza e della lealtà rimangono linee–guida fondamentali, nel privato e nel pubblico. Di ritorno a Milano, Gnecchi prosegue gli studi, partecipando attivamente alla vita associativa studentesca – fa parte del Consiglio Studentesco di facoltà e della Associazione Libera Studenti di Architettura – e organizzando quelle che definisce delle “forme di ribellione civile”, quale il ciclo di contro-lezioni organizzato all'Angelicum come forma di protesta verso il preside Mancini, cui vengono invitati, fra gli altri, Ernesto N. Rogers e Max Bill.
Terminati gli studi nel 1949, Gnecchi è subito coinvolto in uno dei momenti fondanti della riflessione architettonica postbellica: grazie alla conoscenza delle lingue straniere viene invitato da Rogers a partecipare, in qualità di segretario della sessione sull'industrializzazione dell'architettura, al VII congresso CIAM di Bergamo. Lo stesso anno partecipa alla CIAM Summer School di Londra, presentando il progetto di un edificio commerciale nel quartiere di Knightsbridge. Il soggiorno londinese si protrae per due anni: Gnecchi Ruscone diventa assistente presso presso l'Architectural Association School of Architecture e collabora con la Architects' Cooperative Parternship, partecipando alla progettazione di padiglioni per il Festival of Britain del 1951.
Gli anni all' Architectural Association sono per Gnecchi un punto di partenza importante.
Autoritratto di Francesco Gnecchi Ruscone, tratto dal suo ultimo libro "Storie di architettura". |
Ne nascono una duratura amicizia con Robert Furneaux Jordan, “principal” della scuola, e, per tutti gli anni in cui l'architetto resterà membro dell'associazione (cioè fino al 1985), una fitta serie di scambi, che vede un momento particolarmente importante nel rapporto di collaborazione con la “Architectural Rewiew”.
Da queste prime esperienze giovanili in avanti, il contatto con il mondo anglosassone sarà costante e punteggiato di collaborazioni, scambi, viaggi fisici e intellettuali, in una rete di rapporti fra professionale e personale che costituisce un capitolo importante della vita e della carriera dell'architetto.
Di ritorno in Italia, si offre a Gnecchi un'occasione prestigiosa: viene chiamato a curare l'allestimento della Mostra sulla Proporzione alla IX Triennale. L'idea di partenza è di Le Corbusier; la curatela di Carla Marzoli con la collaborazione di Eva Tea. Giovanissimo, l'architetto realizza qui un allestimento rimasto una pietra miliare nella storia della museografia italiana del dopoguerra […].
La tramatura dell'allestimento, realizzato con maglie di tubi di ferro, è impostata sulla sezione aurea. Non si tratta di un virtuosismo, ma di un modo di progettare attento all'armonia, inscritto in una linea, spesso frequentata da Gnecchi, che dall'antico porta proprio a Le Corbusier, punto di riferimento, per affinità o altre volte per contrasto, di quei primi anni di apprendistato. Così ricorda l'architetto: “Col maturare delle esperienze, Le Corbusier cominciava ad apparire un po' meno un mito di quanto non fosse solo pochi anni prima, ma rivestiva comunque un posto di primo piano nella cultura architettonica europea, e in quell'occasione , responsabilizzato dell'allestimento della mostra, non potevo esimermi dal sentirmi, in una certa misura, lecorbusiano”.
Mostra degli Studi sulle Proporzioni, dal libro "Storie di architettura" |
Il ricorso a moduli rigorosamente proporzionali, la realizzazione di un allestimento significativo rispetto ai contenuti della mostra ma visivamente “leggero” e non invasivo, l'uguale attenzione agli aspetti tecnici da un lato e a quelli poetici dall'altro sono tutte caratteristiche che si ritrovano spesso nel metodo progettuale di Gnecchi Ruscone. […]
Nei primi anni cinquanta, Gnecchi Ruscone viene invitato a tenere dei corsi alla North Carolina University, a Berkeley e alla Tulane University (le ultime due su suggerimento di Kidder Smith ai presidi delle facoltà). Non è questo, però, il momento di partire: su indicazione di Lodovico Barbiano di Belgioioso, nel 1951 l'architetto viene infatti chiamato da Adriano Olivetti a Roma, dove per quattro anni ricopre il ruolo di responsabile della Segreteria Tecnica della U:N:R:R:A:-C:A:S:A:S.
Anna Chiara Cimoli
EDIFICIO RESIDENZIALE VIA DUCA DEGLI ABRUZZI , VIMERCATE - 1973 - 1977
SEDE DELLA BANCA BRIANTEA (oggi BPM, Banca Popolare di Milano), MERATE, 1965 - 1966
SCULTURA-FONTANA REALIZZATA SU DISEGNO DI FRANCESCO GNECCHI RUSCONE, BANCA BRIANTEA, MERATE, 1965 - 1966
Fotografie di Marco Bartesaghi
Ho avuto l'onore e il piacere di conoscere personalmente l'architetto Gnecchi, persona straordinaria!
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