Alberto Motta, 42 anni, si firma Albi e si definisce "artista", ma aggiunge: "teoricamente". È nato a Verderio Inferiore e vive con la famiglia a Paderno d'Adda. Dipinge e scrive poesie.
Marco (M) - Da quanto tempo?
Alberto (A) - Dipingo da almeno dieci anni. A 25 anni è iniziato un periodo molto difficile della la mia vita, durante il quale è venuta fuori questa vena, diciamo, artistica, sia pittorica che poetica. In verità già prima scrivevo poesie però quell'evento ha cambiato il mio modo di scriverle: prima erano cose romantiche (cazzate, tra virgolette). quello che è successo dopo ha fatto sì che mi dedicassi alla pittura e alla poesia con un altro spirito.
Alberto (A) - Dipingo da almeno dieci anni. A 25 anni è iniziato un periodo molto difficile della la mia vita, durante il quale è venuta fuori questa vena, diciamo, artistica, sia pittorica che poetica. In verità già prima scrivevo poesie però quell'evento ha cambiato il mio modo di scriverle: prima erano cose romantiche (cazzate, tra virgolette). quello che è successo dopo ha fatto sì che mi dedicassi alla pittura e alla poesia con un altro spirito.
Denise (D) - Possiamo chiederti cosa era successo, te la senti di parlarne?
A - Ho cominciato ad avere delle visioni, a sentire delle voci, quasi sempre molto angoscianti, altre volte più di speranza.
D - Che tipo di visioni?
A - Visioni e voci che riguardano Dio e il mio rapporto con Lui, le domande che gli rivolgo: io gli chiedo di darmi risposte sulla mia vita ...
A - Ho cominciato ad avere delle visioni, a sentire delle voci, quasi sempre molto angoscianti, altre volte più di speranza.
D - Che tipo di visioni?
A - Visioni e voci che riguardano Dio e il mio rapporto con Lui, le domande che gli rivolgo: io gli chiedo di darmi risposte sulla mia vita ...
Io sono sempre stato a disagio nei confronti della vita. Non sono una persona solare, che ama così tanto, insomma, la vita. La amo anch'io, ma devo dire che per quello che ho vissuto. mi ha fatto anche molto male, non mi ha fatto solo del bene.
C'è stato un momento in cui ho capito che potevo spaventare la famiglia e che, se non avessi messo tutta la mia volontà per farmi curare, li avrei fatti diventare matti: soprattutto mio papà e mia mamma, ma anche mio fratello e mia sorella.
Da quando ho cominciato a non star bene, per due o tre anni non sono uscito di casa. Ora è diverso, ci sono periodi buoni e altri meno, però ho qualche interesse e tanti amici.
Sono ancora in cura al CPS di Merate; ho una pensione d'invalidità e per il resto mi aiutano i miei.
M - Torniamo alla pittura: cosa rappresenta per te?
A - È un'occupazione fondamentale, come la meditazione, la preghiera, la riflessione sulla vita e i suoi perché.
D - Quali temi affronti?
A - Il tema scatenante, sia per la pittura che per la poesia, è la preghiera, Dio, la fede, queste cose insomma..
D - Però nei tuoi quadri sembra che tu voglia esprimere l'angoscia che hai dentro. Perché questo rapporto con Dio è stato, o è ancora, per te così angosciante?
A - Ci sono passi della Bibbia che dicono che quando Dio incontra l'uomo lo tranquillizza e gli dice di non temere. Ma tu, comunque, hai il terrore di questo incontro.
Però sono gli altri che dicono che i miei quadri sono inquietanti, io non li trovo così. Certo, tante volte non sono allegri: non so se faccio quadri allegri, forse no. Li faccio piuttosto su un tema serio. Io sono uno che ama molto la commedia italiana degli anni 50/60 - Totò, Sordi, Tognazzi e via dicendo - ma non sono capace di far ridere, piuttosto di far piangere. Del resto esiste la commedia ma esiste anche il dramma. Amedeo Nazzari, ad esempio, faceva il dramma; ha fatto anche qualche commedia ma il suo punto forte era il dramma. Io sono come lui: tutto qui.
Anche tra i mistici, per quello che mi pare di aver capito, c'è chi ha sempre il sorriso sulle labbra e c'è chi invece patisce, come Padre Pio, le stimmate. Per molto tempo la sofferenza ha fatto parte della mia vita; magari un po' me la sono anche cercata. Per anni ho pensato che anche la sofferenza fosse necessaria: l'ho pensato per anni ma allo, stesso tempo, non sapevo come venirne fuori: adesso un po' meno ...
M - Adesso sei un po' più sereno?
("Da un mese a questa parte, non da molto - interviene la mamma di Alberto, presente all'intervista - Ha passato un'estate!)
A - Perché comunque c'e stato sempre dentro di me questo tormento sulla passione di Cristo. Nella Bibbia c'è scritto che c'è un tempo per ogni cosa, mentre io ho forse sempre visto solo il tempo della sofferenza: questo, almeno, fino ad ora. Adesso posso forse anche un po' cambiare.
D - Secondo me nei primi quadri che hai fatto non si vede questa tua angoscia, questo stato d'animo così sofferente.
A - Pensi di no? Alcuni dicono che i miei quadri erano molto scuri
D - No, alcuni dei primi sono coloratissimi: quello delle barche che sembrano tante gocce, che ho io, è sui toni del rosa; quello giallo, sempre mio, del paesaggio con le tre figure, è addirittura solare. Altri dipinti di allora, anche se scuri, non esprimono quello che invece vedo nelle tue opere del periodo successivo, quelle che ho visto ad esempio nella mostra che hai fatto a Paderno che per me era molto triste. C'è stato, a mio avviso, un cambiamento: probabilmente a un certo punto hai colto in pieno la tua sofferenza e sei riuscito a buttarla fuori. Ora mi sembra che il colore stia tornando nei tuoi quadri
Comunque sia c'è stata un'evoluzione. Anche la misticità non sempre è stata evidente e le figure umane sono apparse in un secondo tempo: come ne "La Vergine delle Rocce", un quadro in tonalità rosa, che si trova nell'ufficio dove lavoro, dove sotto un arco, dall'azzurro traspare la luce.
La Vergine delle Rocce |
A - E' la grotta della Madonna, l'ho disegnata quando mio padre ne aveva costruita una. Poi tu Denise l'hai battezzata La Madonna della Roccia: a me va bene così.
D - Dove lavoro c'è un altro tuo quadro, sul viola, dove cominciano ad apparire delle figure, proprio solo delle pennellate. L'abbiamo in sala riunioni; è un quadro che piace a tutti, ma devo spiegare che rappresenta I Vegliardi dell'Apocalisse, perché le figure, più che vedersi, si intuiscono
I Vegliardi dell'Apocalisse |
M - Ma tu dipingi per comunicare qualcosa agli altri, a noi, all'esterno o anche la pittura e solo un dialogo fra te e Dio?
A - No, il dialogo fra me e Lui è il dialogo fra me e Lui. Il dipingere è il dialogo fra me e il mondo
M -Comunichi al mondo il dialogo che hai con Dio attraverso i tuoi quadri ...
A - Probabilmente sì
M- Hai sempre avuto la fede?
A -Sono cattolico ma non praticante da molti anni, ormai. Ho tentato in diversi momenti della mia vita di ritornare a frequentare la messa, ma non fa per me. Tra i 15 e i 20 anni non ho pensato alla fede. Ho cominciato a ripensarci dopo e ho scoperto, intorno ai 21 o 22, di essere convinto dell'esistenza di Dio.
Poi è successo quello che è successo e ho sperimentato che la fede è una fatica immane, questo sì. E' sempre stato così, tant'è che alla fine ho dovuto abbandonare il lavoro, almeno da 17 anni a questa parte. E' vero che ho sempre avuto l'ambizione grande e anche l'idea di fare l'artista.. Il problema è stato quello di coniugare l'arte con la religione. Forse nel '300 o nel '500 sarebbe stato più facile. Oggi coniugare le due cose sembra essere più difficile, forse perche gli artisti sono in gran parte atei o almeno sembra che non tengano conto di Dio..
Perché piangi?
Mi hanno chiesto: perché piangi?
Mi hanno detto: sorridi!
Mi hanno detto: non temere!
Ebbene vi chiedo: perché
voi piangete
Forse il mattino sarà più rosa
forse domani nevicherà!
poesia n.1
M - Certamente la fede è vissuta in modo diverso, ma mi sembra che molti artisti la vivano comunque profondamente.
A - Questo vale soprattutto fra i poeti. È difficile che esistano poeti che non credono, perché la poesia è un dialogo con il foglio ma anche con Dio. La maggior parte dei poeti che ho letto o che ho sentito in televisione sono credenti. In "La Ferita dell'essere", un libro di poesie di Mario Luzi, c'è il dialogo con Dio, c'è la domanda che il poeta gli fa sul perché della sua vita. Già il titolo, "La ferita dell'essere", questa ti fa capire che vuole andar oltre, che ti vuole trapassare come una galleria.
Fatidico sì
Fatidico sì è quello che sto per dire
a me stesso e al tempo in cui vivo
alla vita e alla morte, come se null'altro
che sì, si possa dire nel silenzio del mio letto
poesia n.2
Poi, come dice mia mamma, quando si legge una poesia, o si guarda un quadro, o si sente una musica non è importante sapere cosa abbia voluto dire l'artista. L'importante è quello che la poesia suscita in te. Che poi è la forza del nostro tempo, perché per anni è stato ritenuto importante sapere cosa voleva dire il tal poeta, l'intellettuale, il pittore o il musicista. In realtà se una cosa piace piace. Possono piacere anche tante cose stupide, non è mica un male.
M - -Ci sono delle poesie che ti dicono qualcosa, belle o brutte che siano, altre non ti tirano fuori niente. Magari la stessa poesia un giorno ti parla e ti dice qualcosa un altro giorno niente, non ti stimola ...
A - Non ti deve dire qualcosa, devi leggerla e basta ...
L'ultima sigaretta
Accendo l'ultima sigaretta, ormai fa giorno
la notte passata a visitare le caverne della mia vita
si spegne come il sole la sera al crepuscolo.
Il viaggio dell'esistenza si stempera al lieve tepore
del giorno e di nuovo mia madre alzerà la barriera
delle cose, che fino ad ora sono state perdute;
il divano attende il suo Dio, che seduto e trasognante
si gode l'apoteosi del mattino, di questa vita
ormai segnata dal destino.
poesia n.3
M - Ma se non ti dice niente è solo una serie di parole .Qualcosa ti deve scatenare se no cosa la leggi a fare?
I quadri che fai, li fai vedere, li esponi, li vendi: è così anche per le poesie?
A - Alla prima mostra che ho fatto, a Cascina Maria a Paderno d'Adda, ho portato anche le poesie. Avevo esposto una trentina di quadri e 11 poesie. Ho anche due blog, che però seguo poco, che si chiamano "Albi e la poesia" L'estate scorsa mio fratello mi aveva fatto vedere una pubblicità su "il manifesto" di una casa editrice che invitava a inviare i proprio scritti, racconti saggi, poesie . Ho mandato i miei versi e mi hanno risposto che li avrebbero pubblicati ma avrei dovuto pagare 2000 euro., e allora ..... Mi hanno detto che è normale. Però se fosse possibile trovare un modo per vivere con queste cose sarebbe bello. E' vero che io ho ancora fatto poco o niente: ho messo qualche volta i quadri al bar della stazione, ho fatto questa mostra a Cascina Maria, ho messo i quadri a Verderio Superiore durante la castagnata del Circolo San Giuseppe e li ho esposti al bar Mister di Cassina Fra Martino. Però come fai a vivere di queste cose?
Potete trovare altre poesie di Alberto sui suoi blog:
http://blog.studenti.it/malbi69/
http://blog.libero.it/malbi69/10106602.html
C'è qualcosa a mio parere di molto valido.
RispondiEliminaAvevo visitato la mostra di ALbi a Paderno - casc. Maria e mi aveva colpito proprio questa espressione così liberatoria.
I dipinti che preferisco comunque sono quelli con i colori sfumati e - LIberatoria dell'anima?
ciaooo
volevo solo ringraziarti. Albi
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