lunedì 28 settembre 2020

MONSIGNOR BENVENUTO SALA: LE OPERE di Marco Bartesaghi

Monsignor Benvenuto Sala è stato autore di numerosi testi di teologia e di alcuni studi sui diritti dei canonici della Santa Casa di Loreto e sui rapporti fra questa e la Santa Sede.

Esplorando i cataloghi di diverse biblioteche  - Università Cattolica di Milano, Braidense, Nazionale di Firenze - sono riuscito a rintracciare 24 suoi libri, scritti fra il 1909 e il 1924

Hanno piccole dimensioni; alcuni si compongono di poche pagine, meno o poco più di dieci, altri di qualche decina, altri ancora superano il centinaio. Il più voluminoso, dedicato ad Adamo ed Eva e al peccato originale, raggiunge le 190 pagine.

Tutti i testi avevano ottenuto l'imprimatur dell'autorità ecclesiastica, stampato all'inizio o alla fine del volume. 

Li ho letti e cercato di fare di ognuno un breve e spero fedele riassunto, che qui vi presento seguendo l'ordine cronologico della loro pubblicazione, criterio che ho trasgredito per i due volumi sui diritti dei canonici della Santa Casa di Loreto che ho posto alla fine dell'elenco.

Avendo riprodotto fotograficamente tutti i testi, è mia intenzione salvarli su DVD e consegnare una copia alla biblioteca comunale e una all'archivio della parrocchia dei Santi Giuseppe e Floriano di Verderio.

 

 

I miracoli, D. Benvenuto Sala,
Milano, 1911, Tipografia di Carlo Fontana, 14 pagine.
 

Il libro si apre con il racconto di due episodi del Vangelo secondo Giovanni: le guarigioni di un infermo alla piscina Betzaetà (Gv, 5, 1-18) e di un nato cieco (Gv, 9, 1-41).
I miracoli, dice l’autore, sono eventi che oltrepassano le leggi e le forze della natura e vengono compiuti da Dio, in prima persona o tramite Maria e i Santi, per far risplendere la propria onnipotenza. I miracoli di Gesù servivano a provare la propria divinità e l’autenticità della chiesa cattolica.
La realtà dei miracoli , si lamenta Sala, è l’aspetto più contestato da parte dei nemici della chiesa, che mettono in dubbio la possibilità pratica che l’evento miracoloso sia avvenuto, e anche di persone che, pur essendo “Deiste”, li ritengono inutili ai fini dell’affermazione della fede. Contesta anche, con veemenza, il pensiero di quello che definisce “l’empio Spinoza”, secondo cui i miracoli non sarebbero altro che fenomeni naturali.
Proprio per distinguere con chiarezza quelli che sono i miracoli ad opera di Dio, della Madonna  e dei Santi, da effetti pur straordinari della natura è necessario secondo Sala studiare approfonditamente i caratteri dei primi, per poterne confermare l’autenticità, compito che spetta esclusivamente alla Santa Sede.
Molto spazio, nella seconda parte del libro è dedicato alla Madonna di Lourdes e ai miracoli a lei attribuiti.

 

 

 

La Chiesa di Gesù Cristo, Don  Benvenuto Sala
Milano, 1912, Scuola Tipografica Istituto San Gaetano, 14 pagine.
 

Definita come  “società dei fedeli uniti per la professione della medesima fede …”, elencati i nomi con cui appare nelle Sacre Scritture, spiegata la sua suddivisione in trionfante, purgante e militante, l’autore  specifica che si può far parte della chiesa solo mediante il Battesimo. Esclusi sarebbero quindi gli “ infedeli ed i giudei” , ma anche  “gli eretici, gli scismatici e gli apostati”, nonché gli scomunicati.
Quattro i caratteri che garantirebbero di riconoscere la “vera chiesa” dalle sette  scismatiche o ereticali:
l’unità, poggiante su tre fondamenti -la fede, i Sacramenti e i Pastori – e presieduta dall’autorità del Papa;   
la Santità, poiché essa  “offre a Dio il Sacrificio più santo che mai possa essere offerto, Gesù Cristo stesso”;
la cattolicità, ovvero la sua universalità; l’apostolicità, poiché trae la sua origine dagli apostoli che la fondarono.
Il seguito dell’opuscolo assume la caratteristica del pamphlet. La polemica dell’autore è rivolta ai massoni, al “giornalismo modernizzante” e, soprattutto,   alle chiese protestanti. Il fervore del testo, sottolineato dai punti esclamativi (anche ripetuti) che chiudono quasi tutte le frasi e i periodi, non è riscontrabile, mi risulta, nelle altre opere di Benvenuto Sala. 



I maomettani, D. Benvenuto Sala
Milano, 1912, Prem. Scuola Tip. Salesiana, 8 pagine.


In questo breve testo, l’autore presenta la religione islamica con parole molto severe, al limite dell’insulto. Nei primi paragrafi il  suo fondatore, Maometto, è definito falso profeta;  i suoi seguaci settatori fanatici, appartenenti a una “setta esiziale”; i principi su cui si fonda “composto mostruoso” di giudaismo e pseudo cristianesimo  e “impasto” di antiche eresie, favole stravaganti e paganesimo.
L’opuscolo presenta poi  i principi fondamentali della religione islamica ( l’esistenza di un solo Dio, il ruolo dei profeti, la figura di Gesù - il più importante dei profeti -, la santità degli apostoli , l’importanza della legge mosaica e dei vangeli, il ruolo di Maometto, inviato da Dio perché giudei e cristiani avrebbero alterato la verità e corrotto le sacre scritture) e i modi in cui i fedeli devono esprimere la loro appartenenza ( la preghiera, il digiuno,il pellegrinaggio, l’astensione dal vino e dalla carne di maiale, ecc.).
Confrontando la religione cattolica con islamica, l’autore afferma che mentre la prima si diffuse attraverso la predicazione pacifica, l’altra lo fece con la violenza e la guerra; l’una ha sempre predicato la lontananza dal mondo, l’altra la voluttà.
Il Corano (chiamato Alcorano), che prometterebbe  ai buoni un paradiso dove si godranno in eterno tutti i piaceri sensuali, viene accusato di propagare un pensiero “tutto lusinghiero, tutto umano, tutto carnale” e di avere solo per questo avuto tanto successo nella sua diffusione.
Infine Sala definisce Maometto “maledettissimo figlio di Satana”, paragonandolo  in ciò a Martin Lutero, per poi, con un legame poco chiaro, passare  all’ attualità dell'inizio del novecento e prendersela  con “L’Asino”, rivista satirica romana audacemente anticlericale, chiedendo, contro di essa, l’intervento delle autorità
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La Religione, nella Sacra Scrittura, nella Tradizione, nei Canoni, nelle Leggi Civili, sac.Benvenuto Sala
Verona, 1913, editrice Pontificia Felice Cinquetti, 36 pagine.
 

Essendo quello che è e avendo tutto quello che ha per merito di Dio, alla comprensione della cui esistenza può giungere non solo attraverso la fede ma anche  e principalmente attraverso la ragione, l’uomo ha il dovere di glorificarlo, supplicarlo e ringraziarlo.
Gli atti della religione sono quindi la devozione, l’adorazione, il sacrificio, l’oblazione il giuramento, la santificazione del giorno del Signore, la preghiera, il voto..
Dio ha dotato l’uomo della ragione, attraverso la quale egli è in grado di comprendere la legge naturale e quindi di distinguere il bene dal male.
La legge naturale può essere però oscurata dal peccato. Per aiutare l’uomo a non cadere in errore Dio lo ha messo a conoscenza della sua legge attraverso la Rivelazione, trasmessa per mezzo delle Sacre Scritture e della Tradizione.
L’uomo deve conformare la sua condotta alla legge di Dio e solo le norme, religiose o civili, conformi a questa legge sono per lui valide.
La legge antica e quella nuova, Vecchio e Nuovo Testamento, sono alla base della fede cristiana.
Prima delle Scritture, dai tempi di  Adamo fino  a Mosè , la Tradizione religiosa veniva trasmessa attraverso la voce. Anche i Vangeli sono stati preceduti dalla predicazione degli Apostoli.
Tradizione e Scritture hanno quindi per i cristiani la stessa autorità. La Tradizione è la dimostrazione che la chiesa ha proclamato sempre la stessa verità; ad essa la chiesa fa riferimento quando deve stabilire o provare un dogma.
Dopo queste premesse Benvenuto Sala descrive sinteticamente i libri sacri sia del vecchio che del nuovo testamento, spiega il significato del diritto canonico e del rapporto fra i cristiani e la legge civile.


 

La Grazia, sac. Benvenuto Sala.
Milano, 1915, Tipografia Fratelli Lanzani, 36 pagine.
 

“La Grazia è un dono che Iddio conferisce agli uomini per sua pura liberalità e senza che essi abbiano nulla fatto per meritarla, sia che questo dno abbia rapporto con la vita presente, sia che abbia rapporto con la vita futura”.
Il testo inizia con questa definizione di Grazia, virgolettata ma senza indicazione della provenienza. Essa è tratta dal “Dizionario portatile della teologia tradotto dal francese dal P.D.  Prospero dell’Aquila, della Congregazione di Montevergine, Regio Professore dell’Università di Napoli”.
 

Distinta la Grazia “nell’ordine naturale” da quella “nell’ordine soprannaturale”, riferite le varie interpretazioni date in campo cattolico su quest’ultima, Sala passa ad elencare i vari tipi di Grazia: creata e increata, di Dio e di Cristo, esteriore  ed interiore, ecc.
Sul significato della Grazia sufficiente e di quella efficiente per secoli il confronto in campo teologico è stato serrato. Sala riporta le varie posizioni emerse nel mondo cattolico  e quelle, a suo dire, erronee di Luterani, Calvinisti e Giansenisti.



Gli Angeli, sac Benvenuto Sala
Milano, 1915, Tipografia Fratelli Lanzani, pagine 15.
 

Gli angeli, di cui si parla sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, sono inviati di Dio, che hanno il compito di eseguire i suoi ordini    .
Quando furono creati? Molto prima della creazione del mondo, come sostengono alcuni, o nel primo giorno della creazione, come pensano altri?
Essi sono puri spiriti, creati in stato di grazia, godono dell’eterna felicità e stanno sempre alla presenza di Dio.
Non tutti però seppero mantenersi in santità. Quelli che commisero il peccato di sentirsi simili, anzi, superiori a Dio, furono precipitati nell’inferno.
Gli angeli buoni guidano gli uomini sulla via del bene, i cattivi li istigano al male.
Gli angeli buoni, il cui numero è indefinito, si distinguono il tre gerarchie, divise in tre ordini.
Tre angeli sono conosciuti nelle Scritture con il proprio  nome: Michele, Raffaele e Gabriele.

 

 



 

Dio,  Sac. Benvenuto Sala.
Milano, 1916, Tipografia  Fratelli Lanzani, 16  pagine.
 

L’autore, dopo aver definito Dio secondo la dottrina cattolica, presenta  nove argomenti,  a suo dire invincibili, a prova della sua esistenza:
1. La capacità dell’uomo di pensare, che solo da Dio può derivare.
2. L’idea della divinità insita nell’uomo.
3. La natura del “cuore” umano, che  non potrebbe mai essere soddisfatto dai soli beni terreni.
4. L’unione fra l’anima e il corpo, che solo una sapienza esterna, infinita, può aver creato,
5. La distinzione fra ciò che è bene e ciò che è male, innata nell’uomo e quindi proveniente da Dio
6. La sensazione del dolore a cui gli uomini sono soggetti.
7. Lo “spettacolo” dell’universo.
8. “ … la natura medesima  di Dio, cioè, per l’esistenza     sua necessaria e per l’indipendenza da tutta le cose”.
9. La “rivelazione”, ossia il modo in cui Dio si è fatto conoscere all’uomo.
 

In chiusura, due paragrafi approfondiscono  i punti 8 e 9.

 

 


Gesù Cristo, Sac. Benvenuto Sala
Milano, 1916, Tipografia Fratelli Lanzani, 59 pagine.
 

Il testo è suddiviso in tre parti. Nella prima l’autore spiega il significato dei nomi  Gesù, ossia Salvatore, e  Cristo,ossia unto o consacrato; illustra come Egli fu promesso da Dio, prima ad Adamo e poi ad Abramo, e annunciato dai profeti come Messia. Dopo aver dedicato ampio spazio alla figura e al significato del Messia, l’autore  affronta il tema della nascita di Gesù dalla Vergine Maria, del suo essere Dio e uomo insieme, della sua santità, delle sue azioni.
Nella seconda parte affronta il tema dell’incarnazione e del sacrificio di Gesù per la redenzione degli uomini.
La terza e ultima parte è dedicata ai momenti salienti della vita di Gesù: la nascita, la vita pubblica, la passione, la morte, la resurrezione e l’ascesa al cielo.

 

 





La divinità di Gesù Cristo, Sac. Benvenuto Sala
Milano, 1916, Tipografia Fratelli Lanzani, 22 pagine.


Affermato che per “divinità di Gesù Cristo” si intende la natura divina della sua persona, l’autore procede all’elencazione e alla spiegazione delle prove di questa affermazione che, a suo dire, sarebbero fondate su argomenti solidi e convincenti, risultanti  dalle Sacre Scritture, dalle profezie che l’hanno predetto, dalle circostanze  e dalla santità della sua vita, dalle sue opere, dall’eccellenza della sua dottrina, dalle verità da lui rivelate, dai suoi miracoli, dall’adempimento delle sue predizioni e delle sue promesse.
L’autore conclude l’ esposizione rispondendo alle  più comuni obiezioni che  quelli che lui definisce i “nemici della divinità di Gesù Cristo” sollevano traendo spunto dalle vicende della sua Passione: com’è possibile che un Uomo – Dio si sia lasciato mettere in croce? che sia stato colto dalla tristezza e dall’orrore della morte? che accusi Dio di averlo abbandonato?

 

 

 

 

 

Gli attributi divini, Sac. Benvenuto Sala.
Milano, 1917, Tipografia Fratelli Lanzani, 46 pagine.
 

Premesso  e spiegato che distinguere i vari attributi di Dio è solo un modo umano di pensare, poiché, essendo Egli “essere semplicissimo”, non “complesso”, non è possibile distinguere al suo interno  delle singole parti , l’autore procede all’elencazione dei suddetti attributi e alla loro spiegazione:
semplicità, eternità, infinità, immensità, immutabilità, volontà, decreto, bontà, provvidenza divina, scienza di Dio, visibilità di Dio.
 


 

 

 

 

 

 

 

Il Paradiso, Sac. Benvenuto Sala
Milano, 1917, Tipografia Milesi e Nicola, 23 pagine.
 

Dopo aver elencato i vari nomi con cui viene definita nelle Sacre Scritture, fra cui “Paradiso”, l’autore spiega l’essenza della Beatitudine Eterna, che consisterebbe “nella conoscenza, nella visione, nel godimento e nel possesso di Dio”.
Spiegati i limiti con cui l’uomo conosce Dio nella vita terrena l’autore passa a  formulare varie  ipotesi su quella che potrebbe essere la sua conoscenza nella vita eterna per concludere però che “Noi vedremo Dio e per tale visione saremo beati. Ma in quale modo ciò si faccia noi naturalmente non l’intendiamo né lo sappiamo dalla rivelazione”.
La Beatitudine, spiega l’autore, comprenderà l’esenzione di ogni male e di ogni miseria ed è raggiungibile attraverso le buone opere, che devono essere fatte liberamente, senza necessità o coazione.
Alla domanda se la Beatitudine dei Santi sarà uguale a quella di tutti gli altri individui, l’autore risponde negativamente, mostrando una serie di brani delle scritture a sostegno della sua ipotesi.


 

 

 

L’anima, sac. Benvenuto Sala
Milano, 1917, tipografia Luigi Oliva,23 pagine.


Anima e corpo: sostanza spirituale, indivisibile e immortale, la prima; ente materiale, divisibile e mortale il secondo.
Nell’uomo queste entità distinte coesistono e operano di concerto, ma non si confondono: l’una non può assumere gli attributi dell’altra e viceversa. L’anima non può essere un ente materiale, come pretenderebbero i materialisti, poiché la sua immaterialità è scudo della sua immortalità.
Immortalità che sarebbe provata in primo luogo perché il desiderio che ciò sia è insito nell’uomo fin dalla sua creazione e anche perché se ciò non fosse l’uomo non avrebbe ragione per scegliere il bene al posto del male.


 

 

 

 

 

 

Le profezie del Messia, sac. Benvenuto Sala
Milano, 1917, tipografia Fratelli Lanzani, pagine 31.


Le profezie, che sono fra i contenuti più importanti delle Sacre Scritture, appartengono solo a  Dio. Per Lui, infatti, non c’è né  passato né futuro, tutto è presente. Solo Lui, quindi può predire le cose future e lo fa attraverso uomini da Lui stesso inspirati.
Molte delle profezie riguardano il Messia. Di quelle che riguardano la sua venuta, quattro sono le principale e più celebri,  quelle di Giacobbe, Daniele, Aggeo e Malachia.
Molte altre profezie predissero invece le circostanze della sua nascita, della sua morte e resurrezione, i caratteri del suo regno,la sua ascensione in cielo.

 

 







La predestinazione. La riprovazione. La disperazione. L’abbandono di Dio. Sac. Benvenuto Sala
Milano, 1918, Tipografia Luigi Oliva, 23 pagine.


Ad ogni argomento indicato dal titolo l’autore dedica un capitolo, ognuno dei quali, però, ha un peso diverso all’interno dell’opera. La predestinazione occupa 16 della 23 pagine. Le restanti 7 sono dedicate agli altri tre temi.
La predestinazione è l’atto della volontà di Dio (un decreto) che destina alcune creature alla vita eterna.
L’autore espone le diverse risposte che i teologi danno alla questione di fondo che li divide: se la predestinazione sia un atto gratuito, dipendente solo dalla Grazia di Dio, o se essa presupponga la previsione dei meriti che il predestinato conseguirà durante la sua vita.
La conclusione di Sala è che al quesito non si possa dare una risposta attraverso la ragione umana.
Riprovazione deriva da riprovare, rigettare. Anche su questo tema, secondo l’autore, i teologi si dividono. fra quelli che ritengono che  Dio possa salvare o rigettare gli uomini indipendentemente dai loro meriti, e altri convinti che non possa dannare nessuno che non lo meriti per i suoi peccati.
La disperazione è il peccato di chi “dispera” di poter ottenere il perdono per la sua colpa (esempio, Giuda), non confidando sufficientemente nella misericordia di Dio.
L’abbandono di Dio sarebbe il risultato di “una vita colpevole e dell’ostinazione del cuore”.  Condizione che non irreversibile, poiché Dio lascia sempre una possibilità di ritorno.

 

 

 

 

Mosè, Sac. Benvenuto Sala
Milano, 1918, Tipografia Luigi Oliva, 14 pagine.


Mosè fu scelto da Dio per liberare gli israeliti dalla schiavitù d’Egitto, per fornire loro la Legge e per prescrivere le regole del culto. I suoi miracoli, di cui il suo popolo fu testimone, sono la prova che egli fu scelto da Dio.
Dopo questa   presentazione del personaggio, Benvenuto Sala, espone, con 7 argomenti,  quelle che secondo lui sono le prove dell’autenticità dei libri scritti da Mosè sulla base della rivelazione divina, la Torah degli ebrei e il Pentateuco dei cristiani
1 – Il ruolo di Mosè nella liberazione degli ebrei dall’Egitto è sostenuto non solo dagli stessi ebrei, ma anche dagli storici profani. Per questo non se ne può dubitare.
2 –Il popolo ebraico da sempre attribuisce a Mosé la scrittura dei cinque libri che costituiscono la Torah e li considera il fondamento della sua religione. Questo ne attesta l’autenticità.
3 –Gli israeliti già sapevano dei miracoli che, attraverso Mosè, Dio aveva fatto a favore dei loro padri; nessun egiziano aveva mai smentito  che il re d’Egitto e il suo esercito  erano stati inghiottiti dal mare. Per questi e altri simili motivi, i fatti raccontati da Mosè sono veri, altrimenti gli israeliti non gli avrebbero creduto.
4 –Le vite dei patriarchi erano state così lunghe (930 anni Adamo, 912 Set, 969 Matusalemme, …) che i fatti narrati da Mosè, seppur  fossero molto lontani nel tempo, si erano tramandati fra poche generazioni mantenendo così la loro veridicità.
5-    La verità dei libri è  dimostrata dal consenso che tutti i popoli , anche quelli che non le hanno conosciute, esprimono verso i fatti più antichi, come la creazione e il diluvio. 

6 – L’antichità dei libri è prova della loro autenticità: essendo precedenti a  quelli di Omero e dei filosofi greci, da questi Mosè non aveva potuto attingere. La semplicità della sua scrittura inoltre li pone al di sopra di tutte le prove dedotte dal raziocinio.
7 – Infine, i libri di Mosé sono autentici poiché  i profeti, le cui predizioni avevano avuto compimento, attestavano la verità della missione di Mosè e quella dei fatti da lui riferiti. 


 


 

Le tre Maddalene, Sac. Benvenuto Sala
Milano, 1918, Tipografia Luigi Oliva, 9 pagine.


La peccatrice, di cui narra Luca (7,36-50), che nella città di Nain , in casa di un fariseo, profumò con l’unguento i piedi di Gesù, li bagnò con le lacrime e li asciugò con i propri capelli. Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta (Lc 10, 38-42 / Gv 11, 1-46 / Gv 12, 1-8) , colei che cosparse di un prezioso profumo i piedi di Gesù, quando questi era suo ospite. Maria di Magdala o Maddalena, che sotto la croce assistette all’agonia di Cristo e che,  che con oli aromatici cosparse, con altre donne, il suo corpo morto; colei che da Cristo era stata liberata dai demoni e a cui lui apparve per prima dopo la sua resurrezione (Lc,8,2-3 / Mc, 15, 40-41/ Mc, 15,47 /n Mc,16,1 /Gv, 19, 25 /Gv, 20, 1-18 / Mt, 27, 61 / Mt, 28, 1). Questi i tre personaggi femminili  a cui il piccolo libro di Benvenuto Sala è dedicato.
 A differenza da quanto insegnato da chi l’aveva preceduto, San Gregorio Magno (540 circa- 604) riteneva che  le tre donne  fossero in realtà una sola.
Monsignor Sala, appoggiandosi agli insegnamenti di Sant’ Ambrogio e di altri teologi successivi, sostiene invece che fossero tre persone distinte.

 

 

 


 

 

L’episcopato, Can. Benvenuto Sala
Milano, 1919, Tipografia Luigi Oliva, 15 pagine (L’opuscolo contiene una lunga dedica all’Arcivescovo di Milano, Andrea Carlo Ferrari, di cui in copertina è riprodotta l’immagine, che nel 1919, anno della pubblicazione dell’opuscolo, era da 25 anni capo della diocesi milanese).

“L’Episcopato è l’Ordine Sacro che dà il potere di consacrare i ministri di Dio, di governare le Chiese, di confermare i neofiti.”
Con questa definizione inizia il breve saggio di Benvenuto Sala sull’Episcopato.
Egli poi prosegue, intervenendo nella disputa fra chi riteneva che l’Ordinazione Episcopale  rientrasse nel Sacramento dell’ordinazione sacerdotale e chi invece sosteneva trattarsi di un Sacramento autonomo (posizioni sintetizzate in un’altra parte del testo). Egli propende per questa seconda ipotesi e lo spiega elencando le seguenti ragioni:
1 - l’ Ordinazione Episcopale è stata istituita da Gesù Cristo; 2 - in essa rientra tutto ciò che è necessario in un Sacramento: il segno sensibile, ossia l’imposizione delle mani; la forma essenziale, ossia l’invocazione dello Spirito Santo; l’effetto, ossia la grazia. 

La Consacrazione Episcopale dà la pienezza del sacerdozio; con essa i vescovi ricevono la doppia potestà di ordine e giurisdizione e, in quanto successori degli apostoli, hanno il compito di governare la chiesa e sono superiori ai sacerdoti. Quest’ultimo punto è oggetto di ulteriori precisazioni da parte dell’autore che elenca a sostegno la tradizione apostolica, le parole di San Paolo e le posizioni emerse nei diversi concili.
Il piccolo volume si conclude con l’esposizione delle funzioni attribuite ai Vescovi e alcune annotazioni sull’importanza che la loro scelta ha sempre avuto nella storia della Chiesa.

 

 

 

 

Il Decalogo, Can. Benvenuto Sala
Milano, 1919, Tipografia Luigi Oliva, 133 pagine.
 

Il Decalogo, compendio della legge che Dio diede agli israeliti per mano di Mosè, contiene i precetti dei doveri degli uomini verso Dio, verso sé stessi e verso il prossimo.
Sebbene le leggi morali, appartenendo alla legge naturale, possano essere comprese dalla ragione umana e quindi da tutti, Dio  le ha dovuto rivelare perché l’umana ragione , ormai corrotta, è meno abile nel riconoscerle.
Premesso che nessuno è esentato o può dirsi impossibilitato ad osservare i comandamenti, Sala procede ad illustrarli ad uno ad uno.
Parlando del primo, in cui Dio afferma la sua potestà e la sua unicità, affronta i temi dell’idolatria e della magia. Di quest’ultima, che tratta anche sotto l’aspetto dello spiritismo, in auge negli anni in cui scriveva, non nega l’autenticità, ma la condanna come opera del demonio.
Del giuramento, del voto e della bestemmia si occupa parlando del secondo comandamento, mentre spiega il passaggio dal sabato ebraico alla domenica cristiana quando affronta il quarto.
L’obbligo di onorare il padre e la madre, sancito dal quarto comandamento, deve essere rispettato nelle parole e nei fatti, sia  quando il figlio ricade sotto la patria potestà che quando ne è fuori.  Dopo aver presentato i brani delle Scritture a sostegno di quanto affermato, l’autore sostiene che l’obbligo dell’ubbidienza nei confronti del padre non vale quando questi impartisce ordini contrari al volere di Dio e infine elenca gli obblighi dei genitori verso i figli.
Sul “non ammazzare” si occupa prima delle eccezioni: la pena di morte – prevista in Genesi per alcuni delitti– e la legittima difesa. Estende poi il divieto contenuto nel  precetto, secondo gli insegnamenti di Gesù, alle offese che possono far male al prossimo e infine si sofferma sulla guerra – distinguendo fra guerra offensiva e difensiva ed elencando i casi in cui si può parlare di guerra giusta - , sul duello – che definisce “una delle più enormi specie del peccato di omicidio” – e sul suicidio.
Riguardo al sesto comandamento, non fornicare,  affronta i vari aspetti in cui si manifesta l’impurità: l’adulterio, la fornicazione, il turpiloquio.
Al settimo comandamento, non rubare, dedica un lungo capitolo. Inizia definendo il dominio degli uomini sulle cose come diritto naturale, approvato da Dio; prosegue elencando i modi leciti con cui questo dominio può essere trasferito; descrive alcuni casi particolari: quando, per le condizioni di estrema indigenza, rubare non può essere considerato peccato; il furto fra famigliari; quello commesso dai domestici; la posizione del complice di un furto. Infine, più approfonditamente, tratta il tema della restituzione del maltolto.
Peccato gravissimo, sostiene Sala, quello contemplato dall’ottavo comandamento, ossia il pronunciare falsa testimonianza contro il prossimo. Lo si può commettere con la detrazione, o maldicenza, con l’equivoco – quando le parole hanno un doppio senso o non sono comprensibili nel loro giusto significato per chi ascolta -, con i giudizi temerari – quando giudichiamo il prossimo colpevole di un misfatto senza averne la certezza. La menzogna, dice Sala, può essere officiosa  - quando si mente per procurare bene al prossimo o impedire che gli succeda qualcosa  - o dannosa – quando si mente per cagionare male al prossimo. La gravità può essere diversa ma, afferma Sala, la menzogna è sempre peccato perché disonora Dio in quanto “nemica della verità, che è la perfezione propria di Dio".
Gli ultimi due comandamenti – “non desiderare la donna d’altri” e “non desiderare la roba d’altri”, secondo la formulazione attuale della dottrina cattolica – vengono affrontati contemporaneamente,  con l’intento di sciogliere tre difficoltà relative alla loro interpretazione:
 -se essi siano effettivamente due precetti distinti o in realtà possano essere considerati come uno solo;
- se  ciò che essi proibiscono non lo sia già stato fatto abbastanza con il sesto (adulterio) ed il settimo (furto) comandamento;
- se essi vietino o no qualsiasi forma di concupiscenza.


 
 

 

Le fonti della religione (sintesi apologetica), Mons. Benvenuto Sala, Can. Di Sant’Ambrogio
Milano, 1920, tipografia Luigi Oliva, 109 pagine.


In quest’opera l’autore ha inserito , parzialmente o per intero, alcuni testi da lui già precedentemente scritti e pubblicati, come ad esempio "Le profezie", "Mosè", "I miracoli".
Il volume è corredato di un indice molto dettagliato che qui trascrivo:
la religione; la rivelazione; i miracoli; le profezie; la Sacra Scrittura; l’antico Testamento; Mosè e l’autenticità dell’antico testamento; il nuovo Testamento; requisiti alla ispirazione divina della S. Scrittura; la chiesa interprete della S. Scrittura;  i libri Deuterocanonici e Protocanonici; i libri apocrifi; il Talmud; i libri sacri perduti; le versioni della Bibbia: e Settanta e la vulgata; il testo originale dei due Testamenti; il senso delle Sacre Scritture; la lingua ebraica, latina e greca;  la tradizione; regole per discernere la tradizione divina dall’umana; rivelazione scritta e orale; la teologia; la ragione e la teologia; i luoghi teologici; la teologia cristiana.
 

Il testo è preceduto da una dedica al Cardinale di Milano Carlo Andrea Ferrari (1850 – 1921), in occasione del trentesimo anniversario del suo ministero episcopale. Nella dedica, accompagnata da una fotografia del prelato, Sala esprime gratitudine al cardinale per la nomina a canonico di Sant’Ambrogio.
 

In coda al testo è invece riportata la recensione, apparsa sulla rivista “L’aurora del SS Sacramento”, de “Il decalogo”, opera di Mons. Benvenuto Sala pubblicata nel 1919, e i ringraziamenti ricevuti da diverse persone, perlopiù sacerdoti, a cui Sala aveva inviato il volume in omaggio.


 

 

 

Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre ossia la natura innocente ed il peccato originale,  Mons. Benvenuto Sala
Milano, 1924, Tipografia Luigi Bonfiglio, 190 pagine.


L’autore dedica quest’opera alla dimostrazione di tre tesi:
1 – Dio, nel Paradiso Terrestre, ha collocato l’uomo nello stato di grazia santificante, ornandolo di doni quali l’immortalità, la scienza singolare e l’integrità;
2 – i doni elargiti ad Adamo ed Eva furono un atto  gratuito e non dovuto da Dio;
3 – il peccato originale esiste ed è trasmesso ai discendenti di Adamo ed Eva sino alla fine delle generazioni.
Tutto il testo è attraversato dalla polemica con posizioni considerate eretiche, soprattutto quelle di Pelagio (ca 354 – ca 427) e  di Lutero (1483 -1586).
Dal capitolo XLVII al capitolo LXXXV  espone e commenta  i primi tre capitoli della Genesi, ossia, quello che definisce il fatto storico della creazione dell’uomo.
L’ultima parte del volume è dedicata alla figura di Maria e al suo essere immune dal peccato d’origine per grazia e privilegio singolare di Dio.

 

 

 


Discussione Storico-Canonica sui diritti onorifici dei canonici, dei beneficiati, dei chierici beneficiati e dei cappellani d’onore  della S. Casa di Loreto, can. Benvenuto Sala
Bologna, 1909, pagine 13.


I Papi e la Corte Pontificia di Loreto
, del can Benvenuto Sala, assistente della S. Casa di Loreto, in Milano, via S. Vittore 32
Milano, 1910,  tipografia di Carlo Fontana al servizio del Regio Esercito,  pagine 11
 

Papa Giulio II (1443-1513) concesse ai laici e ai chierici addetti alla Basilica della S. Casa di Maria di Loreto,di far parte della Famiglia Pontificia ancor prima che venisse fondata, dal suo successore Leone X,  la Collegiata e il Capitolo di Loreto.
Anche altri papi, in seguito, concessero privilegi, ma è su quello dell’appartenenza alla Famiglia Pontificia che si concentra la riflessione di Sala, con lo scopo di rispondere alle contestazioni che da più parti, non identificate però nei due testi, venivano avanzate. 

 

Marco Bartesaghi

 

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