martedì 17 maggio 2016

LA SARTORIA PER DONNA DI MARIA TERESA GALBIATI di Giorgio Oggioni e Marco Bartesaghi







Da quando era diciassettenne, fino a pochi anni prima della morte,  avvenuta il  18 Luglio 2009, Maria Teresa Galbiati ha confezionato abiti da donna, in una propria sartoria, la “Sartoria Maria Teresa”, situata in via Roma a Verderio Inferiore.






Nata il 12 dicembre 1937, era figlia di Angelo Galbiati,  falegname, e di Adele Biffi, ricamatrice; aveva due fratelli Giancarlo, (1933 – 1988), perito meccanico presso la filanda Abbeg di Garlate, e Armando (1947), ragioniere, impiegato di  banca ora in pensione, che, con la moglie Maria Luisa Robbiati e la figlia Valeria, ci ha raccontato le cose di cui vi stiamo parlando.




Per apprendere il mestiere di sarta, Maria Teresa aveva frequentato, per cinque anni, un corso di taglio e cucito a Milano.
All’inizio del suo lavoro, non ancora terminata la scuola, aveva come laboratorio il soggiorno della casa dove abitava con i genitori e dove, in un capannone in fondo al giardino, in seguito abbattuto, il padre aveva la falegnameria.

 
La casa della famiglia Galbiati a Verderio, in via Roma. A destra della fotografia la parte costruita negli anni sessanta da Maria Teresa e dal marito.  




La casa, già di proprietà della famiglia Gallavresi, era stata acquistata negli anni venti dalla nonna materna di Maria Teresa, Tranquilla Villa, insieme ad un ampio appezzamento di terreno sul lato opposto della via Roma, confinante con la via che reca alla chiesa parrocchiale, oggi via Papa Giovanni XXIII,  e la “curt di stalét”. Un investimento impegnativo, che la nonna si era potuta permettere grazie al  lavoro di direttrice dello stabilimento Abbeg di Garlate, paese dove abitava, nella casa ora sede del municipio.


 








 Dopo il matrimonio con Costantino Mandelli, avvenuto nei primi anni sessanta, Maria Teresa si era trasferita  ad Arcore. Verso il 1968 era tornata ad abitare a Verderio, dove non aveva mai smesso di venire a  lavorare, nella nuova casa edificata in sostituzione di una parte di quella antica. Era tornata  insieme al marito, ma da lui, dopo poco,  si era separata.

A soli quarant’anni maria Teresa contrae una grave malattia, una forma di artrite reumatoide deformante, che la costringe a sottoporsi a numerosi interventi e, negli ultimi anni, all’uso della carrozzella. La malattia compromette, via via, anche l’uso del suo strumento  di lavoro più importante, le mani, e, a 65 anni, la costringe ad interrompere l’attività.
Maria Teresa Galbiati, muore il 18 Luglio 2009.


 ***

Sarta da donna, Maria Teresa cuce, per le sue clienti, vestiti di ogni tipo: cappotti, tailleur, camice, soprabiti, abiti da sposa ecc…

 




 
Alcuni capi d'abbigliamento confezionati da Maria Teresa Galbiati, conservati dalla sua famiglia










































La sua non è una sartoria a buon mercato poiché confeziona abiti di buona qualità, sia per i tessuti che usa, sia  per l’attenzione che rivolge alle finiture, molte delle quali vengono realizzate a mano.



Ha una clientela affezionata, che proviene da un buon numero di paesi che gravitano intorno a Verderio.





Con le persone che abitualmente le si rivolgono, instaura un rapporto di conoscenza e di fiducia , che le consente di essere consigliera ascoltata, per i modelli e i colori che meglio si adattano alla loro figura.





Per tenersi aggiornata sull’andamento della moda, si affida ad alcune riviste specializzate, legate ad aziende produttrici di tessuti dalle quali si serve.

Le riviste utilizzate da Maria Teresa per il suo lavoro. Nella foto sotto la nipote Valeria.



 


Il primo aiuto lo trovava in famiglia, come capita sempre quando si lavora in casa. La mamma Adele, provetta ricamatrice, si occupava delle finiture degli abiti. Anche il fratello più giovane, Armando, da ragazzo aveva i suoi compiti da svolgere: le “marche” o imbastiture e la consegna a domicilio degli abiti.

Il fratello Armando con una camicia confezionata dalla sorella.
Oltre ai famigliari, diverse ragazze, soprattutto di Verderio, si sono avvicendate nel suo laboratorio per imparare il lavoro ed aiutare. Fra loro si ricordano i nomi di  Annalisa, Maria Sandra, Renza, Natalina. Di altre al momento non conosciamo il nome.





 
Nelle due fotografie Maria Teresa con alcune amiche, forse collaboratrici

































Per alcuni mesi, per  apprendere il mestiere, aveva frequentato la sartoria di Maria Teresa anche Cressece, una ragazza proveniente da un paese africano, il Burundi, dove un gruppo di abitanti di Verderio Inferiore si era recato più volte, negli anni settanta del novecento, a fare volontariato. A uno di questi viaggi aveva partecipato anche Maria Teresa.
Cressece si è poi trasferita nel cuneense dove, sposandosi con un italiano, ha formato una famiglia  e dove ora, insieme ai figli, è imprenditrice agricola.



 








Una parte consistente del lavoro di Maria Teresa era rivolto alla confezione di abiti da sposa. Nelle immagini seguenti potete vederne alcuni esempi.



 

Maria Teresa con la cognata Maria Luisa Robbiati











































Giorgio Oggioni, Marco Bartesaghi

2 commenti:

  1. Sono la nipote Elisabetta, sorella di Valeria, e questo racconto mi ha ricordato la mia cara zia. Sono la Betti che si legge nei suoi appunti. Infatti mi ha confezionato il mio vestito della comunione! Ricorderò per sempre la mia cara zia, morta un mese prima che nascesse il mio primo figlio. Grazie per questo racconto.

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  2. Cosa non si scopre nelle notti insonni,sono Annalisa la ragazza nominata nella storia della Mary cosi la chiamavo io,ho lavorato da lei per tanto,e poi ho continuato a frequentare la casa in amicizia. Ho conosciuto tutta la sua famiglia la Nonna Adele , Amgiulen Nando e anche Giancarlo, Luisa,Mirella e i nipoti, la Betty poi che nelle mie pause di lavoro facevo passeggiare nel paese sul passeggino. Mi ha fatto sentire amata in quella casa,diceva sempre che potevo essere la figlia che non ha mai avuto,ed io ero onorata che lo pendesse. Ho imparato un sacco di come,se sono quella che sono lo devo anche a lei,mi muovevo in casa come se fosse la mia,facevo il caffè per le pause lavoro,e ogni tanto cucinavo per il piacere di stare li con lei ancora di più di di quanto già ci stavo. Che bei ricordi, la nonna Adele e i suoi detti "il tempo al vedendo nesugn ma il Laura al vedendo toc" e mi insegnava a fare orli invisibili,se mi bucavo un dito con l ago mi diceva fa niente "le minga un di d'un sciur" e cosi via,prima di pranzo mentre preparava cibo e tavola con Angiulen diceva il rosario e questo tutti i giorni e se lui non rispondeva bene perche povero aveva avuto una paresi,lei lo spronava dicendogli di muoversi a rispondere ,che risate che mi facevo ,poi ritornato in laboratorio e con la Mary ricevo. Dicevo che mi sembrava di impare ,facendo solo orli marche punto mosca,e ogni tanto mi lamentava perché non mi faceva fare altro e lei mi dica, "ruba con gli occhi,il lavoro si ruba con gli occhi, stile imparando più di quello che credi" ed era vero. La ricordo sempre con nostalgia ,se ne è andata troppo preso e non sono neanche riuscita a salutarla perche ero lontana e quando vado al cimitero gli dico sempre che nome doveva andarsene senza salute, ma è rimasta nel mio cuore. Grazie per questo pezzetto di racconto di vita di cui ho avuto la fortuna di farne parte. Ciao Mary. Annalisa

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