sabato 6 aprile 2024

SAN GERARDO DEI TINTORI A VALGREGHENTINO di Claudio Consonni

 


L’Anno Santo gerardiano, in corso fino alla festa del 6 giugno, ha offerto l’occasione per fare delle ricerche e degli approfondimenti sul fondatore dell’Ospedale di Monza.

In questo articolo sarà utile fare attenzione ai termini perché necessari mentre sui risultati delle ricerche non possiamo dire che siano finite, invitando i lettori a contribuire tramite questo blog e/o direttamente alla mail sottoriportata.


“Ospedale San Gerardo dei Tintori” questa è la nuova denominazione assunta dal 1 gennaio u.s. perchè è cambiata la natura giuridica ed è diventato IRCCS. La specifica “dei Tintori” si è resa necessaria non solo per l’esistenza di diversi, tra Santi e Beati, col nome Gerardo ma anche perché ad alcuni di loro sono legati ospedali o potranno nascerne in futuro.


E’ noto a tutti che Gerardo dei Tintori sia stato un laico monzese del Medio Evo e che la sua genialità sia consistita non solo nel fare l’ospedale, impegnando tutte le sue proprietà a valle del Lambro, nel centro di Monza, ma anche nella decisione di regalarlo alla città convocando e impegnando i maggiorenti del clero e coloro che oggi chiamiamo ‘autorità civili’. Fin qui possiamo considerare questo benefattore un lungimirante e, infatti, non solo l’ospedale si è più volte ampliato ma è anche sempre cresciuto sino a polo universitario (Bicocca) e, appunto IRCCS. Quante benefiche iniziative sono state fonte di contenziosi e, purtroppo, naufragate, perché basate solo su testamenti interpretabili? Gerardo dei Tintori rese sia l’opera che la donazione  pubblica “trasparente”,  con un termine che va di moda oggi: entrambe queste decisioni avrebbero consentito di sopravvivere.


Tale munificenza e genialità passò inosservata in città!

La devozione a San Gerardo nacque però pochi giorni dopo la morte, in terra comasca, e investe Monza con un pellegrinaggio annuale che anche quest’anno si svolgerà il 25 aprile, alla presenza dell'Arcivescovo Mario Delpini.

www.sangerardo.org/annosanto

Gli Olgiatesi (Olgiate Comasco) che vengono a Monza da secoli a piedi hanno ‘contagiato’ sul loro percorso (che potremmo oggi dire pedemontano) sia la brianza comasca che quella milanese, per invadere il centro di Monza tra le vie Gerardo dei Tintori e San Gerardo a valle del Lambro ma anche del cavo Lambretto.


SAN GERARDO DEI TINTORI A VALGREGHENTINO

Cosa sia poi successo a Valgreghentino nel XIX secolo non è ancora chiaro anche se ben due cappelle su strada o viottolo, non all’interno di corti o giardini privati, sono state costruite e dedicate a quel San Gerardo come la tradizionale raffigurazione dell’attraversamento miracoloso sul Lambro in piena dimostra. Sappiamo anche con certezza che entrambe siano dovute alla famiglia dal cognome Gilardi (semplice assonanza del nome con nome Gerardo?) ma non è attestato, almeno sino ad oggi, un miracolo o un fatto.

La decisione di scegliere questo Santo, tra i pochissimi laici non solo dell’epoca, unico tra gli ambrosiani non ancora presente con una statua sul Duomo di Milano, resta un interrogativo aperto.

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La cappella dedicata a San Gerardo dei Tintori in via San Gerardo a Valgreghentino

La Cappella più centrale, fatta costruire forse da Archelinto Gilardi, è divenuta patrimonio pubblico perché donata alla Comunità Montana Lario Orientale dall’ultimo discendente dei Gilardi, il signor Gianfelice Colombo, di cui Archelinto era bisnonno.

L'affresco della cappella dopo il restauro


Nell’affresco, come già accennato, è rappresentato San Gerardo che attraversa miracolosamente il Lambro, con l’aiuto di Maria, alla quale si rivolge in preghiera, che intercede presso il Padre, il cui volto appare nella parte alta del dipinto.

L'affresco con il rifacimento del volto di Maria, in seguito rimosso

Al momento della donazione la cappella era in cattive condizioni di conservazione e col concorso della Soprintendenza è stata restaurata. Nell’affresco mancava il volto di Maria. In un primo tempo la restauratrice, Silvia Baldis, lo aveva ridipinto, ma la soprintendenza l’ha fatto poi togliere.

Il Comune ha dedicato in anni recenti la via che dal centro porta a questa Cappella a “San Gerardo”.

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Una seconda cappella dedicata a San Gerardo, in frazione Buttarello, dopo essere stata restaurata, è stata benedetta dal Cardinale Carlo Maria Martini, il 25 settembre del 1999, in  occasione del centenario di erezione della Parrocchia di Villa San Carlo, . 

Don Massimo Gaio divenuto Parroco in Villa San Carlo nel 2001 la valorizzò; negli ultimi anni è venuto a Monza proprio  in San Gerardo al Corpo, con tutte le attenzioni che  ne sono seguite sino al presente Anno Santo.

Su questa Cappella volentieri diamo la parola a uno studioso locale che è stato Vicesindaco:

La CAPPELLETTA del BUTTARELLO costruita su un dosso collinare panoramico, lo sguardo spazia su Villa San Carlo e la vallata di Valgreghentino,da est a sud/ovest. L'edificio votivo di proprietà della famiglia di GILARDI GIOVANNI (defunto), ora del figlio Nico, è dedicato secondo la voce popolare a SAN GERARDO. Non si conosce a tutt'oggi il periodo di costruzione, indicativamente fu attribuito alla prima metà dell'800; dell'epoca è rimasto un frammento d'affresco raffigurante il "PADRE ETERNO CREATORE". 
Appena sotto questo dosso collinare terrazzato, dove i miei nonni e bisnonni coltivavano viti, alberi da frutto e qualche castagno, c'è la FRAZIONE BORNEDA dove abito, dopo aver ristrutturato parte del vecchio nucleo. 
L'insediamento originario appare per la prima volta sulla mappa "Teresiana" del 1721, ma un documento in latino volgare,ritrovato nell'archivio della Parrocchia di Olginate (antica Pieve), risulta che già nel 1547 abitava una famiglia.                                              Mia zia Scaccabarozzi Albina, nubile, nata nel 1926 è deceduta nel 2020, ha sempre vissuto qui con mio nonno Scaccabarozzi Giuseppe Francesco nato  nel 1890 e deceduto nel 1975.
La memoria orale tramandata, la devozione popolare, avvenimenti osservati o vissuti in prima persona erano un tratto comune per quelle generazioni tra '800 e inizio '900. Si pregava per ottenere grazie e protezioni davanti a piccoli edifici votivi  o ad immagini di  Santi dipinti "a secco" sui muri delle cascine e porticati. Ecco il racconto di mia zia Albina, tramandato da mio nonno: ......" Verso tarda sera, al buio, con una lanterna, capitava che arrivasse un piccolo gruppo di persone dei paesi vicini con una persona che aveva il ‘MA BROT’ (il male brutto), ovvero un malato con crisi epilettiche. Arrivavano qui in questo nostro cortiletto aperto, poi a lato del pozzo, partiva un ripido sentiero verso i ronchi. Si inerpicavano per raggiungere rapidamente la Cappelletta del Buttarello per benedire il malato o la malata, senza percorrere la strada più lunga e comoda che si snodava nella Val de Vai. Non si sa, se, nel gruppo era presente un RELIGIOSO, l'ora notturna era evidentemente adatta a nascondere ai più il sofferente con questa patologia di segno ostile che impressionava. Forse il buio e la notte,più semplicemente, propiziavano meglio il Rito e le proprietà taumaturgiche del Santo, lassù, nella Cappelletta.
Lodovico Anghileri. Valgreghentino 11/4/2024



Ultimo punto di riferimento, rinvenuto sino ad oggi, del culto di San Gerardo in Valgreghentino è un bel quadro, donato alla parrocchia in occasione di questo Anno Santo dall’anziano erede di famiglia, il Signor Gianfelice Colombo, che già aveva donato una delle cappelle. Il quadro, ora in Chiesa parrocchiale, era stato per molti anni esposto nella suddetta cappella, per sopperire al dipinto murale quando questo era quasi illeggibile per il deterioramento.

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Don Massimo Gaio ha guidato un pellegrinaggio da Monza, passando per Lecco davanti all’ospedale delle Misericordine fino a Villa San Carlo e Valgreghentino sabato 6 aprile accompagnato dalla simpatica ospitalità del Parroco, dell’ex Sindaco Ernesto Longhi e altri cittadini.

Il libro della Parrocchia di San Gerardo del 1979, nell’accurato censimento degli oltre 58 manufatti devozionali, riporta solo la prima delle due cappelle facendo riferimento all’insolita e isolata posizione geografica rispetto alla linea tradizionale dei pellegrinaggi che vanno da Olgiate Comasco a Monza. La lettera “m” recita testualmente: Opera originale, particolarmente significativa perché del tutto al di fuori della tradizionale area del culto gerardiano.

Claudio Consonni, giornalista free-lance, già docente di religione nella scuola secondaria superiore

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