martedì 9 aprile 2024

DON GIUSEPPE MARIANI. STORIA DI UN PRETE PARTIGIANO recensione di Claudio Consonni

 



E' stata opportuna la pubblicazione della tesi su Don Giuseppe Mariani nell’80 dell'inizio della Resistenza alla "Repubblica" di Mussolini e dominazione nazista.

Spiace naturalmente che la prematura scomparsa dell'autore, Professor Giuseppe Mariani laureatosi nel 1994, non gli abbia consentito di concludere e pubblicare ulteriori approfondimenti che, soprattutto in Seregno dove da alcuni anni si stanno rincorrendo nel racconto degli episodi della storia locale Pietro Arienti e Norberto Bergna, sarebbero stati certamente molto interessanti.

Il volume che presentiamo è stato voluto dal Professor Vittore Mariani (Pedagogista in UC) che in accordo col maggiore e terzo fratello, Pietro, ha scritto una breve prefazione nella quale racconta loro vicende familiari e i rapporti con lo zio sacerdote che "amava raccontare a noi nipoti gli episodi di quella fase storica con dovizia di particolari attraverso una particolare ars retorica ...". Sempre nella prefazione scrive: "Era la sua tesi di laurea, aveva cominciato a pensare di rielaborarla, sistemarla, rifinirla per essere un libro".

La tesi in Storia sotto la guida del Professor Alfredo Canavero dell'Università degli Studi di Milano (disponibile presso la Biblioteca di Carugate (Mi), mentre la numerazione delle pp di questo articolo si riferisce al libro) inquadra bene la situazione caotica dell'estate e autunno '43 precisando da un lato che il Concordato valeva per il Regno d'Italia e che la "Repubblica sociale italiana" era una dittatura di fatto col consenso popolare sempre più in calo rispetto a quella del decennio precedente.

PER CONTINUARE LA LETTURA CLICCA SU "CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO"


Nato nel 1915, dal 1938 Don Giuseppe è giovane coadiutore all'oratorio maschile dell'Arcipretale di Carugate con idee abbastanza precise sulla situazione della guerra dopo la ritirata dalla Russia e relazioni dirette non solo col Parroco ma anche tutta la gerarchia ecclesiale sino al Cardinal Schuster. Dirà in confidenza, come riportato nel volume alle pp 70 e 73 che fu proprio Schuster a incintarlo durante una visita pastorale del 10-11 aprile 1943 tra Cassina de' Pecchi e Carugate.

La tesi dedica diverse pagine all'azione segreta del Cardinal Schuster (pp 41-51) sia per la protezione di ebrei e perseguitati ma anche con direttive precise ai sacerdoti nella Resistenza (pp 71-79). Gli interventi del Cardinale a difesa di numerosissimi imprigionati in San Vittore sono sempre stati noti anche per la gratitudine espressa pubblicamente da alcuni personaggi in vista: ciò che pianificò, fece e fece fare in Diocesi è venuto alla luce man mano negli ultimi decenni anche grazie a questa tesi e, sicuramente, vi sono altre importanti scelte da verificare e attestare.

Giuseppe Mariani riporta ad esempio le direttive date e i colloqui col presidente diocesano della San Vincenzo avvocato Giuseppe Sala (pp. 41-43).

Raccolta e nascondimento di armi, comunicazioni tempestive con Milano, Sesto San Giovanni, Monza, Vimercate e Lecco (per dire i centri principali), istruzioni ai giovani renitenti alla leva di Salò, nascondigli per i ricercati dalle truppe nazifasciste e organizzazione di espatri, relazioni coi sindacati che organizzarono via via scioperi più partecipati per arrivare all'organizzazione della Resistenza mettendo assieme tutte le forze del CLN locale e riunendole periodicamente in casa. Queste furono le attività studiate e messe in opera da Don Giuseppe, sempre attento a che le direttive date ai partigiani della parrocchia fossero segrete persino ai singoli, assieme alle azioni dirette che, di solito, si svolgevano di notte. "Ho osato troppo - confesserà nel 1993 - ma in buona fede" (p. 79).

Una attività notturna di Don Mariani, particolarmente pericolosa e rivelatrice di ampia rete di collaborazione a mio avviso merita di essere ricordata anche perché pare sia stata ripetuta più volte e certamente mai scoperta. Si tratta dei furti e delle distruzioni dei verbali degli interrogatori e altri documenti dal Tribunale di Monza (competente su molti Comuni sopra Milano) a favore degli antifascisti che andavano a processo.

Di tutte queste attività Don Mariani faceva rapporto telefonico e radiofonico a Don Gnocchi che teneva contatti coi comandi partigiani, Alpini e Carabinieri, e altri sacerdoti leader della Resistenza in altre zone dell'ampia Diocesi.

Durante il rastrellamento numerosi giovani furono nascosti in canonica e negli armadi delle sacrestie e altri spazi angusti della chiesa da don Giuseppe che racconta di aver tirato in lungo una Messa leggendo "sette o otto volte il Vangelo" recitando "quattro o cinque volte il Credo" senza che i soldati tedeschi si convincessero e uscissero di chiesa. Riuscì infine a ingannarli poi di persona in sacrestia (pp 51-58).

Tra le fonti della tesi spicca un volume, tra i diversi di storia locale, pubblicato nel 1980 (), che contiene numerose interviste ai protagonisti delle Resistenza tra le quali quelle al giovane coadiutore ma anche, dalle risposte degli altri capi partigiani, importanti conferme.

La scelta di definirsi Patriota anziché Partigiano come fu nelle azioni commesse (p. 95 e appendice fotografica documentaria pp. 115-116) merita attenta considerazione in quanto volle dare il massimo risalto alla propria vocazione sacerdotale.

La tesi si occupa infine (da pagina 103) e con dovizia di particolari anche di una attività preziosa svolta da provicario Generale del Cardinal Martini: ideò e aggregò un gruppo di lavoro tra sacerdoti che, come lui, avevano fatto la Resistenza, coadiuvati dal Professor Gianfranco Bianchi e un suo giovane studente Gianluigi Chierichetti autore peraltro di una tesi preziosa e non ancora pubblicata, per raccogliere e rendere note il maggior numero delle testimonianze resistenziali.

Oltre alle numerose conoscenze dirette e personali di sacerdoti, cresciuta fino ad abbracciare l'intera Diocesi, per gli incarichi conferiti prima dal Cardinale Colombo nel 1970 e poi dal successore Martini, Monsignor Mariani si era infatti reso conto che la gran parte della Resistenza di popolo non era documentata e allora, per quanto in suo potere, stimolò i sacerdoti vivi a raccontarla e le parrocchie di quelli che non c'erano più a fornire testimonianze e documenti.



Ecco allora l'importante convegno intitolato "Preti nella Resistenza 1945-1985" dove Monsignor Mariani, pur essendo molto malato, svolse una relazione al fianco del Cardinal Martini e Padre David Maria Turoldo per poi - pochi mesi dopo - morire senza neppure poter vedere il libro con soli 179 nomi e brevi tratti biografici dei "Ribelli per amore" (Milano 1986). "E' il libro che tu hai voluto, che tu hai sognato e hai promesso" - scrisse Don Giovanni Barbareschi, rimasto solo autore, in una lettera aperta - quale Presidente della commissione.

Grazie alla pubblicazione della tesi ho riletto le dichiarazioni di Don Giuseppe a Rigoldi valorizzate, anche se riportate solo in nota 46 a p. 102, con questo commento: "emerge anche l'ammirazione e i complimenti della gente di Carugate per questo atto di carità verso il prossimo in difficoltà". A mio avviso le parole di Don Giuseppe: "Ricordo che per questo atto ebbi il primo complimento della gente di Carugate" però non si riferivano all'avere evitato lo scontro sanguinoso del 25 aprile ma solamente alla protezione e al nascondimento riservati agli ultimi dieci fascisti armati convinti a non ingaggiar battaglia.

Ho avuto l’onore di poter parlare recentemente col Maestro Rigoldi che mi ha omaggiato della seconda edizione del suo volume e molto altro sarebbe ancora da dire ma anche da studiare.

Una critica se mi è consentito è la mancanza dell'indice dei nomi che, con gli strumenti a disposizione, sarebbe costata pochissimo lavoro e un paio di pagine ma certamente avrebbe agevolato sia la lettura che la semplice consultazione.

Claudio Consonni, giornalista free-lance, già docente di religione nella scuola secondaria superiore.


Nessun commento:

Posta un commento