venerdì 25 novembre 2016
lunedì 21 novembre 2016
50° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL GRUPPO A.N.M.I. DI BRIVIO - "G.M. GIAN ANTONIO GNECCHI RUSCONE"
27 Novembre 2016
50° anniversario di fondazione del gruppo ANMI Brivio - “G.M. Gianantonio Gnecchi Ruscone”
Programma della manifestazione:
- Ore 9:30 ritrovo presso il monumento ai Caduti del Mare sul lungo Adda
- Alzabandiera
- Deposizione corona di alloro ai Caduti del Mare
- Breve discorso del Presidente ANMI Brivio focalizzato sul 50° anniversario
- Breve discorso del sig. Sindaco e possibilmente delle altre autorità civili e militari
- Ore 10:30 circa trasferimento in corteo alla Parrocchia.
- Ore 11:00 – 12:00 celebrazione della SS. Messa con particolare riferimento alla Patrona Santa Barbara
- Ore 12:00 trasferimento alla sala civica Comunale dove si terrà una esposizione di alcuni significativi modelli navali, e un rinfresco per gli ospiti con distribuzione di un calendario commemorativo del 50° ANMI Brivio
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Il gruppo di Brivio dell'Associazione Marinai d'Italia è dedicato alla guardiamarina Gian Antonio Gnecchi Ruscone, imbarcato sull'incrociatore Zara e disperso in mare dopo l'affondamento della sua nave, nella battaglia di Matapan del 28-29 marzo 1941.
Gian Antonio era figlio di Alessandro Gnecchi Ruscone, che a Verderio era possidente terriero e podestà negli anni della seconda guerra mondiale.
A Gian Antonio Gnecchi è dedicata un'aula della scuola primaria di Verderio.
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La commemorazione di domenica 26 novembre, comprende una mostra di modelli navali. Fra i modelli che esporrà il verderiese Enrico Colombo, una delle sue ultime realizzazioni: uno spaccato dell'incrociatore Zara.Vi presento alcune fotografie del modello, finito e in fase di costruzione.
Sezione dell'incrociatore Zara - modello finito |
Su Enrico Colombo, in questo blog potete trovare anche gli articoli:
UN CANTIERE NAVALE IN MANSARDA: http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2015/03/un-cantiere-navale-in-mansarda-di-marco.html
IL PIROSCAFO "SAVOIA", L'ULTIMA OPERA DI ENRICO COLOMBO: http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2016/02/il-piroscafo-savoia-lultima-opera-di.html
RICORDO DI GIAN ANTONIO GNECCHI RUSCONE GUARDIAMARINA IMBARCATO SULL’INCROCIATORE ZARA E SCOMPARSO IN MARE DURANTE LA BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN (28/29 Marzo 1941) di Carlo Gnecchi Ruscone
“ ….. Lo ricordo a Verderio: bello, biondo, con un pull-over a trecce e la pipa in bocca ……” |
INDICE
- Profilo ufficiale di Gian Antonio Gnecchi Ruscone
- Corrispondenza tra le famiglie Gnecchi Ruscone e Lechi
- Notizie e ricordi di Alessandra Fumagalli Romario Gavazzi
- Notizie e ricordi di Luca Gnecchi Ruscone
- APPENDICI
GIAN ANTONIO GNECCHI RUSCONE – Guardiamarina
Il 25 Gennaio 2016 ho ricevuto dal signor Pierluigi Ciminago, presidente dell’A.N.M.I (Associazione Nazionale Marinai d’Italia)di Brivio la seguente mail:
Buonasera sig. Carlo, come le dissi al telefono mi servirebbero quante più informazioni possibile sul suo cugino Gian Antonio deceduto il 29 Marzo 1941 nella battaglia di capo Matapan dove era imbarcato sull’incrociatore Zara.
Come le dicevo quest’anno celebriamo il 50° dell’Associazione intitolata a: “G.M. GianAntonio Gnecchi Ruscone”, […], e la sua presenza alle celebrazioni sarebbe graditissima.
La terrò al corrente del nostro programma.
Cordiali saluti,
Pierluigi Ciminago
Presidente A.N.M.I. Brivio
Colgo così l’occasione per cercare di ricostruire la figura del mio cugino Aspirante Guardia Marina Gian Antonio Gnecchi Ruscone
A tutt’oggi non possediamo alcuna notizia utile, a parte quelle ufficiali, a tracciare il profilo della personalità di Gian Antonio Gnecchi Ruscone, la cui vita fu stroncata a solo 23 anni, nel pieno della giovinezza. Non conosciamo le motivazioni della sua scelta, certamente anomala in una famiglia lombarda di forti tradizioni legate alla montagna, di richiedere, fin da giovanissimo, l’ammissione al Concorso per l’arruolamento nell’Accademia Navale della Marina Militare di Livorno per diventare Ufficiale. Personalmente non avevo alcuna sua notizia se non quella del suo ricordo sulla lapide della Cappella di famiglia del cimitero di Verderio, e quindi ho ritenuto utile fare una ricerca perché la sua figura non cascasse nell’oblio e fosse ricordato almeno negli archivi della famiglia.
Poiché nel 2017 ricorrerà il centenario della sua nascita,
riteniamo doveroso ricordarlo con questa breve ricerca storica
che si prefigge di ricostruire gli avvenimenti da lui vissuti,
sia attraverso alcune testimonianze e ricordi dei suoi famigliari,
sia anche fornendo qualche notizia inedita della quale siamo
venuti recentemente a conoscenza in modo assolutamente casuale.
riteniamo doveroso ricordarlo con questa breve ricerca storica
che si prefigge di ricostruire gli avvenimenti da lui vissuti,
sia attraverso alcune testimonianze e ricordi dei suoi famigliari,
sia anche fornendo qualche notizia inedita della quale siamo
venuti recentemente a conoscenza in modo assolutamente casuale.
Gian Antonio, chiamato in famiglia “Giango”, nato il 12.06.1917, dopo l’Accademia in Marina, richiamato nella seconda guerra mondiale, fu Aspirante Guardiamarina, imbarcato sull’Incrociatore Zara, partecipò alla battaglia navale di Capo Matapan (28/29 Marzo 1941) e con l’affondamento della nave, venne dato per “disperso”. Una targa ricorda l’ufficiale di Marina nella cappella della famiglia Gnecchi Ruscone nel cimitero di Verderio Superiore.
NOTIZIE STORICHE
E’ stato scritto di tutto e di più sulla battaglia di Capo Matapan, ed anche notizie contraddittorie,
Esiste un’amplissima letteratura al proposito per cui cercherò di farne qui un succinto riassunto:
La battaglia di Capo Matapan (Grecia) venne combattuta tra il 28 ed il 29 marzo 1941 nelle acque a sud del Peloponneso, tra una squadra navale della Regia Marina italiana e la Mediterranean Fleet britannica.
La flotta inglese era dotata di radar che consentiva di localizzare le navi nemiche, gli italiani ne erano privi.
Inoltre la nostra Marina non aveva alcun tempestivo ed efficace appoggio aereo essendo priva di navi portaerei, gli inglesi, fin dal marzo 1941 avevano decrittato il nostro Codice di trasmissione dati ed erano così in grado di conoscere in anticipo i movimenti della nostra Marina.
La battaglia, conclusasi con una netta vittoria britannica, evidenziò l'inadeguatezza della Regia Marina ai combattimenti notturni e consegnò temporaneamente alla Royal Navy il dominio del Mediterraneo, infliggendo gravi perdite, soprattutto materiali, alla Regia Marina e condizionandone le future capacità offensive.
Capo Matapan viene ricordata come la più grande sconfitta di tutta la storia della nostra Marina.
CORRISPONDENZA RELATIVA ALLA RICERCA DEL GUARDIAMARINA GIAN ANTONIO GNECCHI RUSCONE DISPERSO
Dalla documentazione qui sotto riportata risulterebbe che Gian Antonio era l’unico ufficiale che non aveva mai messo piede su una nave prima del suo imbarco sullo Zara, il che è quantomeno anomalo perché tutto l’equipaggio era formato da ufficiali e marinai di lungo corso, così come sempre avviene in caso di guerra. Da alcune voci non documentate venne anche riferito che G.A. Gnecchi fosse partito in sostituzione di altro marinaio che doveva imbarcarsi sullo Zara ma che all’ultimo momento era stato impossibilitato a partire per cause imprecisate.
Durante uno scambio di corrispondenza di carattere storico, intercorsa a fine 2012 tra l’autore della presente ricerca, Carlo Gnecchi Ruscone e il Conte Piero Lechi, in data 27/12/2012 ho ricevuto la seguente lettera che viene qui di seguito riprodotta.
1 -LETTERA DEL CONTE PIERO LECHI A CARLO GNECCHI RUSCONE
Lettera 1 - Riproduzione parziale della lettera del signor Piero Lechi al signor Carlo Gnecchi Ruscone |
Trascrizione della lettera 1:
Caro Carlo
grazie per tutto il materiale che mi hai fatto avere, per me molto prezioso.
leggerò con molto piacere le memorie del tempo di guerra.
Spero di poterti mandare fra un po’ di tempo un riassunto di quello che ho scritto io sugli anni 30 e 40 del 900.
Come ti avevo promesso ti invio alcuni documenti che sono sicuro ti faranno molto piacere: fotogopie che sono nel nostro archivio e precisamente:
1 – 27.09.1928 Peppo Gnecchi a mio papà Fausto (prima lettera di una lunga serie)
2 – 6.09.1929 Alessandro Gnecchi
3 – 25.121940 Anita Gnecchi Jacob a mio papà
4 – Natale 1940 – Epifania 1941 lettera di mio padre al capitano di Vascello marchese Luigi Corsi che aveva sposato Teresa Fè d’Ostiani cugina dei miei genitori
5 – 13.01.1941 Luigi Corsi a mio padre
6 – 25.01.1941 Anita Gnecchi Jakob a mio padre
7 – senza data: superstiti dello Zara (in quel periodo mio padre era presidente dell Croce Rossa di Brescia, probabilmente aveva ricevuto il documento attraverso la CRI)
8 – 3.04.1941 Peppo Gnecchi a mio padre
9 – 5.04.1941 Alfredo Fè d’Ostiani (padre di Teresa a mio padre)
10 – 21.05.1941 Alfredo Fè d’Ostiani a mia mamma
11 – 24.05.1941 peppo Gnecchi Ruscone a mio papà 8la cui ultima lettera a mio padre sarà in data 9.9.1965)
Mi sembra molto bella quella del comandante Corsi per i giudizi che da sul vosro cugino.
Inoltre spedisco per te e per tuo cugino Francesco il libretto scritto da mio padre sulla carica di Aquila Cavalleria a Paradiso ol 4 novembre 1918.
[…]
Ti faccio i più cari auguri di Natale e per il nuovo anno
Piero
Il Dott.ing. conte Piero Lechi, appartenente alla nobile famiglia bresciana che nei secoli si è contraddistinta, oltre che per l’impegno civile e militare, anche per la raffinata attitudine al collezionismo d’arte è mancato il 4/9/213 a 83 anni.
Al fine della miglior comprensione del grado di parentela dei vari soggetti della famiglia Gnecchi Ruscone citati nelle seguenti lettere, si ritiene utile unire il seguente Pro-Memoria:
I tre fratelli maschi figli di Giuseppe Gnecchi e Giuseppina Turati sono i seguenti:
FRANCESCO (1° di 10 fratelli) dal quale discende il ramo di Verderio
ERCOLE (4° fratello) dal quale discende il ramo di Paderno d’Adda
ANTONIO (9° fratello) dal quale discende il ramo di Cologne Bresciano
Figli maschi di Antonio:
ERCOLE (4° fratello) dal quale discende il ramo di Paderno d’Adda
ANTONIO (9° fratello) dal quale discende il ramo di Cologne Bresciano
Figli maschi di Antonio:
1) Alessandro (Sandro) padre di GianAntonio
2) Giuseppe (Peppo) zio di GianAntonio.
Peppo Gnecchi e sua moglie Anita non avranno figli
e considereranno il nipote GianAntonio come il proprio erede
Peppo Gnecchi e sua moglie Anita non avranno figli
e considereranno il nipote GianAntonio come il proprio erede
2 - LETTERA DI FAUSTO LECHI AL COMANDANTE LUIGI CORSI
Lettera scritta tra il Natale 1940 e l’epifania 1941 dal conte Fausto Lechi (1892 – 1979) di Brescia, indirizzata al Capitano di vascello marchese Luigi Corsi, comandante ell’incrociatore Zara. Fa parte dell’equipaggio il guardiamarina Gian Antonio Gnecchi Ruscone (1917 – 1941), figlio terzogenito di Alessandro Gnecchi Ruscone e di Anita Jacob (1), di cui Lechi chiede notizie.
La moglie del conte Fausto Lechi era la contessa Paolina Bettoni Cazzago (1898 – 1986); vogliamo qui ricordare Sandro Bettoni Cazzago, fratello di Paolina, che comandò il Savoia Cavalleria alla carica di Isbuscenskij il 24.08.1942.
La moglie del Capitano di Vascello Luigi Corsi (1898 – 1941) era Teresa (detta Resy)dei conti Fè d’Ostiani (m. il 06.02.1945). Teresa era figlia del conte Alfredo e di Amalia dei conti Casana. I Fè d’Ostiani sono una famiglia di Brescia residente a Roma. I Corsi sono una nobile famiglia di Savona. Resy Fè d’Ostiani era cugina del conte Fausto Lechi
Carissimo cugino,
noi ci siamo visti purtroppo ben poco nella vita e mi auguro che l’avvenire mi conceda di trovarmi qualche volta insieme, ma di te ho sempre un ottimo ricordo e spesse volte notizie dac Alfredo Fè che con tanto piacere vediamo di frequente tra noi.
So che tu hai la fortuna e l’onore di comandare in questi momenti una bellissima nave ed è per tale tuo incarico che oggi ti scrivo.
Miei amici milanesi, i signori Gnecchi, hanno il figliolo Antonio guardiamarina imbarcato sullo Zara.
Essi sono ben contenti che egli si trovi ai tuoi ordini tanto più che egli scrive di trovarsi bene e, sapendo della nostra parentela, mi hanno pregato di informarmi presso di te se anche i suoi superiori sono altrettanto soddisfatti di lui, come si comporta e come compie il suo dovere; in poche parole desiderano conoscere tutte quelle notizie che le mamme in questi momenti amano avere dei loro figlioli.
Poiché immagino quali e grandi occupazioni tu avrai in questi giorni non voglio che tu mi risponda subito: fai pure con tuo
comodo ma sappi che una tua lettera con sue notizie mi farà molto piacere perché noi siamo orgogliosi dei nostri parenti marinai.
Nello stesso tempo sono lieto di fare un favore ai miei amici Gnecchi.
Quando scrivi a Resi ti prego di ricordarmi a lei insieme a mia moglie Paolina.
3 -LETTERA DEL COMANDANTE LUIGI CORSI A FAUSTO LECHI
Lettera in due pagine scritta dal comandante Luigi Corsi Fausto Lechi |
Trascrizione della lettera 3:
R. Incrociatore Zara
IL COMANDANTE
Bordo, 13 gennaio 1941 – XIX
Carissimo cugino,
sono molto contento di poterti dare ottime notizie del giovane Antonio Gnecchi, di cui ti interessi. Per quanto al suo imbarco mancasse di qualsiasi precedente esperienza marinaresca ha saputo rapidamente ambientarsi ed affiatarsi coi compagni.
È intelligente e volonteroso e quindi riuscirà certamente. tanto io che gli ufficiali da cui dipende direttamente siamo contenti di lui. È destinato alle artiglierie e più precisamente agli apparecchi per la direzione del tiro telemetro e personale relativo, oltre si intende i servizi di guardia generali.
Ti ringrazio per i buoni auguri per il 1941, che deve essere l’anno della vittoria, e lo sarà – noi siamo tutti molto fieri della fiducia che il Paese ha in noi e molto compresi di quello che da noi aspetta. – Il compito è duro e non sempre appariscente [?], ma abbiamo volontà e fede di essere all’altezza dell’ora e contiamo fermamente che la conclusione lo dimostrerà. – Spero anch’io che a guerra conclusa avremo occasione di vederci più spesso, intanto ricambio di cuore, anche da parte di Resy i più cordiali auguri e saluti, lieto di questa occasione di riprendere i contatti.
Gigi Corsi
4 - LETTERA DI ANITA GNECCHI, MOGLIE DI SANDRO GNECCHI E MAMMA DI GIAN ANTONIO, A FAUSTO LECHI
Lettera di Anita Gnecchi Jacob, mamma di Gian Antonio, a Fausto Lechi |
Trascrizione lettera 4:
Milano 25 gennaio 1941
Caro Conte Lechi,
sono stata per alcuni giorni assente da Milano per cui rispondo in ritardo alla sua gentilissima.
Non può credere quanto piacere mi abbia fatto la lettera del comandante suo cugino: a rendere meno dura la lontananza tutto giova e questa è stata una grande consolazione, che devo a lei e alla sua squisita gentilezza e di cui le sono, con mio marito, profondamente grata.
Le ritorno la lettera e le rinnovo i più sentiti ringraziamenti, mentre saluto lei e famiglia ben cordialmente.
Anita Gnecchi Jacob
5 - SUPERSTITI DELLO "ZARA"
Lettera senza data con nomi di alcuni superstiti dello "Zara" |
Superstiti dello “Zara” recuperati dalla nave ospedale “Gradisca”
Marò s.v. BOBICCHIO Giuliano matr. 4710 (ricoverato Marinferm Messina)
Marò scelto PERDOLINI Onorato matr88570 Deposito C.R.E.R. Messina
Marò s.v. SEROLI Miscrolavo matr 97202 “ ” “
Marò s.v. VENUSO Vincenzo matr. 99619 “ “ “
Cann. Art. BANI Ernesto matr. 14381 “ “ “
All. [?] LAZZETTI Stenio matr. 54778 " “ “
Cann O. BALANZONI Vittorio matr. 55943 “ “ “
Cann. A. PETRAZZUOLO Sabatino matr. 1620 “ “ “
Purtroppo non posso comunicare nulla alla famiglia dell’aspirante Gnecchi, perché mancano ancora gli elenchi dei prigionieri, e dei morti. ti unisco l’elenco degli otto superstiti, semplici marinai, raccolti dalla nave Gradisca e sbarcati a Messina.
Questi naufraghi furono tutti interrogati a Messina e lasciarono delle deposizioni che io ho ma purtroppo non è fatto cenno del Gnecchi. In ogni modo la famiglia potrà rivolgersi direttamente a questi marinai chiedendo del loro congiunto, perché avrebbero potuto benissimo vederlo al momento ell’affondamento e anche di poi. I detti marinai sono ora alla loro casa, ma dirigendo le lettere all’indirizzo del deposito C.R.E.R. di Messina e aggiungendo il grado e la specialità, nonché il numero di matricola segnato sull’elenco, la corrispondenza verrà loro inoltrata.
Pare che i prigionieri del “Zara” siano stati trasportati dal nemico ad Atene dove in questo momento regna molto traffico ed è difficile sapere qualche cosa di veramente esatto a tramite nostro. Ma la C.R. e il vaticano potrebbero qualche cosa. Dì alla famiglia che posso accertare che tutti gli uomini della nave Z. si sono comportati da eroi e che non hanno abbandonato la nave che quando questa era perduta.
Piango la grave perdita, ma i nostri marinai hanno scritto una pagina di purissimo valore. Confido molti siano i prigionieri e tra questi spero l’Aspirante Gnecchi.
6 - LETTERA DI PEPPO (GIUSEPPE) GNECCHI A FAUSTO LECHI
Lettera di Peppo (Giuseppe) Gnecchi a Fausto Lechi |
Trascrizione lettera 6:
Cologne Bresciano 3 aprile 1941
Carissimo Fausto,
forse lo saprai già, ad ogni modo credo bene di comunicarti con piacere la notizia che circola a Milano e cioè che la persona
che ti interessa è in salvo. Finora non sono che voci ma è già qualche cosa!
Di mio nipote invece niente.
Ricordami con Anna alla tua Signora e credimi tuo aff.mo Peppo Gnecchi
7 - LETTERA DI ALFREDO FÈ D'OSTIANI A FAUSTO LECHI
Lettera di Alfredo Fè d’Ostiani a Fausto Lechi |
Torino 5 -4 –‘41
Caro Fausto,
Ti rispondo a volta di corriere, per ringraziare tutti voi e te, in modo speciale, per l’affettuosa premura che, già dimostratami altra volta, anche in questa hai voluto palesarmi. Grazie di avermi comunicato la notizia che circola a Milano.
Qui pure degli amici dicono di avere udito dalla radio di 2 giorni or sono, che il comandante lo Zara era stato raccolto. Per ora non abbiamo alcuna notizia ufficiale, ed Andrea nostro, che ora si trova al Ministero della Marina, e per di più alla Direzione Movimento Ufficiali, ci ha telefonato che occorreranno (nel migliore dei casi) non meno di 10 giorni ancora per conoscere esattamente il nome dei salvati.
Destino! Molti naufraghi hanno perso la vita, colpiti dall’aviazione che piombò sulle navi […], mentre lavoravano al salvataggio e che dovettero interromperlo.
Resy (che ti è molto riconoscente) era a Pallanza: Amalia ed io andammo a prenderla e la portammo qui per assisterla in questo grave frangente. Speriamo in Dio! Il bravo Gigi, che proprio il 2 compiva 43 anni, avrebbe avuto la promozionem ad Ammiraglio fra 6 mesi. I figli suoi sono a Moncalieri e li sentimmo ieri.
Non posso dirti nulla del giovane Gnecchi; so solo che era adorato dai genitori, che Resy conobbe pochi mesi or sono a Spezia.
Quanti dolori in questa disgraziata guerra! Addio caro Fausto, tante cose a Paolina, a tua Madre a tutti i tuoi fratelli.
Grazie delle tue parole. aff. Alfredo
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domenica 20 novembre 2016
SAN NAZARO E SAN CELSO, PATRONI DI VERDERIO di Marco Bartesaghi
Dal 13 marzo 2015 i Santi Nazaro (o Nazario) e Celso, già patroni di Verderio Inferiore, hanno assunto l'incarico di patroni del nuovo comune di Verderio, nato dalla fusione di Verderio Inferiore con Verderio Superiore.
La decisione, valida solo ai fini civili, spettava al Consiglio Comunale (1) che, su proposta del sindaco ha proceduto alla scelta attraverso un sorteggio fra la coppia di Santi già patroni di Verderio Inferiore, San Nazaro e San Celso, appunto, e la coppia dei patroni dell'ex comune di Verderio Superiore, San Giuseppe e San Floriano. Sono stati estratti i primi.
Ai Santi Nazaro e Celso è dedicata la chiesa parrocchiale della località Verderio Inferiore, costruita nel 1906 su progetto dell'architetto bergamasco Giovanni Barboglio. La chiesa, a croce greca, ha un'aula centrale quadrata, con tetto a quattro spioventi, sormontato da lanterna ottagonale con tettuccio e croce.
Il soffitto dell'aula, una cupola ribassata, è decorata con un affresco dedicato ai due santi.
San Nazaro, più anziano, con la barba, tiene nella mano sinistra il ramo di palma, simbolo cristiano del martirio. Alla sua destra San Celso volge lo sguardo verso il basso, verso i fedeli riuniti nella chiesa, e con la mano destra indica loro il crocifisso sorretto da angeli.
Altri angeli, uno dei quali ha in mano il ramo di palma, circondano i due santi; altri due ancora sorreggono un mantello rosso, forse quello indossato da Gesù prima della crocifissione.
Ai due santi sono dedicate le scritte in latino, inserite sui motivi architettonici dell'affresco: tre sul contorno esterno del dipinto,
quattro sul motivo che circonda l'apertura rotonda della lanterna centrale.
Anche la cappella del braccio destro della chiesa è dedicata ai due patroni. In una tela dipinta ad olio, forse del XVII secolo, i santi sono rappresentati, come a volte avviene, in abiti militari. Entrambi hanno in mano il ramo di palma. Sullo sfondo le mura e gli edifici di una città.
Fu il vescovo Ambrogio a rintracciare, nel 396, in un giardino fuori dal perimetro della città di Milano, oggi corso Italia, il luogo di sepoltura, e presumibilmente di martirio, di San Nazaro e di San Celso.
Le spoglie di Nazaro furono accolte nella basilica allora conosciuta come “dei Santi Apostoli” e che in seguito prese il nome, che mantiene ancora, di "San Nazaro Maggiore", o “in Brolo”, in corso di Porta Romana.
I resti di Nazaro, un tempo sepolti sotto il pavimento dell’abside (una lapide lo ricorda), sono ora conservati sotto l’altare, insieme alle reliquie di altri santi.
Nel santuario furono trasportate le spoglie del santo, che, dal 1935 per decisione del cardinale Schuster, giacciono in un'urna posta sotto l'altare della terza cappella della navata destra, dove è conservato il Crocifisso che San Carlo avrebbe portato in una processione di penitenza, in occasione della peste del 1576.
Nella cappella successiva in un dipinto del 1606, di Giulio Cesare Procaccini, è rappresentato il martirio dei due santi.
Proseguendo per la stessa navata, da un a porta si accede alla chiesa di San Celso, attualmente in ristrutturazione .
La chiesa è quanto rimane dell'edificio ricostruito, come già detto, tra il 996 e il 997, rifatto in forme romaniche nell'XI secolo, poi in parte abbattuto, nel XIX secolo, per dare più luce al santuario. Agli anni cinquanta dell'ottocento risale l'attuale facciata, che incorpora alcuni elementi antichi, come il portale centrale. Nell'architrave di quest'ultimo sono rappresentate scene di vita dei santi Nazaro e Celso e, in una lunetta i due santi sono affrescati a fianco della Madonna.
Tornando nel santuario, nella seconda cappella della navata sinistra, in un affresco della prima metà del XV secolo di autore ignoto, sono rappresentati i due santi ( a sinistra Nazaro con la barba) ai lati della Madonna con Bambino. La Madonna è venerata come “Madonna delle Lacrime” poiché le è attribuito il miracolo di aver pianto il 13 e 14 luglio 1620.
Nell'altare del transetto sinistro è conservato un sarcofago, forse del IV secolo, in cui Sant'Ambrogio avrebbe deposto i resti di San Celso.
(1) La delibera del Consiglio Comunale è pubblicata sul sito del comune di Verderio ed è rintarcciabile al seguente indirizzo: http://www.comune.verderio.lc.it/verderio/zf/index.php/atti-amministrativi/delibere/dettaglio/atto/GTlRFMw--H
(2) Nello stesso luogo venne costruita anche la chiesa, non più esistente , di San Nazaro in Campo, da dove proviene l'affresco della Madonna fra i santi della navata sinistra.
Marco Bartesaghi
La decisione, valida solo ai fini civili, spettava al Consiglio Comunale (1) che, su proposta del sindaco ha proceduto alla scelta attraverso un sorteggio fra la coppia di Santi già patroni di Verderio Inferiore, San Nazaro e San Celso, appunto, e la coppia dei patroni dell'ex comune di Verderio Superiore, San Giuseppe e San Floriano. Sono stati estratti i primi.
Ai Santi Nazaro e Celso è dedicata la chiesa parrocchiale della località Verderio Inferiore, costruita nel 1906 su progetto dell'architetto bergamasco Giovanni Barboglio. La chiesa, a croce greca, ha un'aula centrale quadrata, con tetto a quattro spioventi, sormontato da lanterna ottagonale con tettuccio e croce.
La chiesa parrocchiale dei SS Nazaro e Celso |
L'affresco dedicato ai SS Nazaro e Celso, nell'omonima chiesa di Verderio |
San Nazaro, più anziano, con la barba, tiene nella mano sinistra il ramo di palma, simbolo cristiano del martirio. Alla sua destra San Celso volge lo sguardo verso il basso, verso i fedeli riuniti nella chiesa, e con la mano destra indica loro il crocifisso sorretto da angeli.
Altri angeli, uno dei quali ha in mano il ramo di palma, circondano i due santi; altri due ancora sorreggono un mantello rosso, forse quello indossato da Gesù prima della crocifissione.
Ai due santi sono dedicate le scritte in latino, inserite sui motivi architettonici dell'affresco: tre sul contorno esterno del dipinto,
quattro sul motivo che circonda l'apertura rotonda della lanterna centrale.
Anche la cappella del braccio destro della chiesa è dedicata ai due patroni. In una tela dipinta ad olio, forse del XVII secolo, i santi sono rappresentati, come a volte avviene, in abiti militari. Entrambi hanno in mano il ramo di palma. Sullo sfondo le mura e gli edifici di una città.
*-*
Fu il vescovo Ambrogio a rintracciare, nel 396, in un giardino fuori dal perimetro della città di Milano, oggi corso Italia, il luogo di sepoltura, e presumibilmente di martirio, di San Nazaro e di San Celso.
Milano. San Nazaro Maggiore |
La lapide che ricorda il luogo dove era sepolto il corpo di San Nazaro, nell'abside di San Nazaro Maggiore |
I resti di Nazaro, un tempo sepolti sotto il pavimento dell’abside (una lapide lo ricorda), sono ora conservati sotto l’altare, insieme alle reliquie di altri santi.
L'altare di San Nazaro Maggiore dove sono conservati i resti del santo |
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San Celso rimase sepolto nel luogo del suo ritrovamento. Lì, in suo nome, Sant' Ambrogio fece costruire una piccola chiesa e una cappelletta dedicata alla Madonna (2). Negli anni 996 – 997, con l'arcivescovo Landolfo II, la chiesa fu ricostruita, più grande, e inglobata in un monastero benedettino.
Il santuario di Santa Maria dei Miracoli e, di fianco, la chiesa di San Celso in un'antica stampa |
La devozione e il richiamo che suscitava nei fedeli la piccola cappella della Madonna convinse, nel 1430, il duca Filippo Maria Visconti a sostituirla con un edificio sacro che si sviluppò nei secoli fino a diventare l'attuale importante santuario conosciuto come “Santa Maria dei Miracoli presso San Celso”.
Il santuario di "Santa Maria dei Miracoli" |
Nel santuario furono trasportate le spoglie del santo, che, dal 1935 per decisione del cardinale Schuster, giacciono in un'urna posta sotto l'altare della terza cappella della navata destra, dove è conservato il Crocifisso che San Carlo avrebbe portato in una processione di penitenza, in occasione della peste del 1576.
L'altare che conserva i resti di San Celso |
Il martirio dei SS Nazaro e Celso dipinto dal Procaccini |
Proseguendo per la stessa navata, da un a porta si accede alla chiesa di San Celso, attualmente in ristrutturazione .
Milano, chiesa di San Celso (foto dal web) |
La chiesa è quanto rimane dell'edificio ricostruito, come già detto, tra il 996 e il 997, rifatto in forme romaniche nell'XI secolo, poi in parte abbattuto, nel XIX secolo, per dare più luce al santuario. Agli anni cinquanta dell'ottocento risale l'attuale facciata, che incorpora alcuni elementi antichi, come il portale centrale. Nell'architrave di quest'ultimo sono rappresentate scene di vita dei santi Nazaro e Celso e, in una lunetta i due santi sono affrescati a fianco della Madonna.
Tornando nel santuario, nella seconda cappella della navata sinistra, in un affresco della prima metà del XV secolo di autore ignoto, sono rappresentati i due santi ( a sinistra Nazaro con la barba) ai lati della Madonna con Bambino. La Madonna è venerata come “Madonna delle Lacrime” poiché le è attribuito il miracolo di aver pianto il 13 e 14 luglio 1620.
La Madonna con il Bambino, fra San Nazaro, a sinistra, e San Celso |
Nell'altare del transetto sinistro è conservato un sarcofago, forse del IV secolo, in cui Sant'Ambrogio avrebbe deposto i resti di San Celso.
Il sarcofago dove si presume che Sant'Ambrogio avesse fatto deporre il corpo di San Celso |
(1) La delibera del Consiglio Comunale è pubblicata sul sito del comune di Verderio ed è rintarcciabile al seguente indirizzo: http://www.comune.verderio.lc.it/verderio/zf/index.php/atti-amministrativi/delibere/dettaglio/atto/GTlRFMw--H
(2) Nello stesso luogo venne costruita anche la chiesa, non più esistente , di San Nazaro in Campo, da dove proviene l'affresco della Madonna fra i santi della navata sinistra.
Marco Bartesaghi
venerdì 18 novembre 2016
IL "SENTIERO DELL'ARCADIA RITROVATA". POESIE IN MOSTRA SUL "SENTIERO DEL VIANDANTE" di Marco Bartesaghi
Il "Sentiero del Viandante" è il nome attuale dell'antica mulattiera che congiungeva Lecco con Colico. Una bellissima camminata, che può essere suddivisa in più giornate, ed è resa agevole dalla presenza della linea ferroviaria. Essa permette infatti di non dover tornare sui propri passi al termine della "tappa" programmata.
Penso che ormai il sentiero sia descritto in tante pubblicazioni, anche online, immagino.
Io però sono affezionato a una in particolare che, forse, è stata la prima ad essere pubblicata.
In formato davvero tascabile, era distribuita gratuitamente dall'Azienda Promozione Turistica del Lecchese. Il testo, assai dettagliato, era scritto da Angelo Borghi e le semplici ed utili mappe disegnate da Raffaella Mastalli. Un gioiellino.
Voglio solo mostrarvi una curiosità che ho trovato recentemente, percorrendo il tratto del sentiero che da Lierna porta a Somana, una frazione di Mandello del Lario.
In località Saioli, sopra Olcio, si incontra il "Sentiero dell'Arcadia Ritrovata": un tratto di mulattiera infatti è costellato di poesie di un poeta che si firma Elio Cantoni da Olcio
Senza alcun commento ve ne presento alcune. Buona lettura
* Un altro articolo di questo blog è dedicato al Sentiero del Viandante si intitola:
Penso che ormai il sentiero sia descritto in tante pubblicazioni, anche online, immagino.
Io però sono affezionato a una in particolare che, forse, è stata la prima ad essere pubblicata.
In formato davvero tascabile, era distribuita gratuitamente dall'Azienda Promozione Turistica del Lecchese. Il testo, assai dettagliato, era scritto da Angelo Borghi e le semplici ed utili mappe disegnate da Raffaella Mastalli. Un gioiellino.
*-*
Non ho però intenzione qui di descrivervi il percorso e neanche una sua parte.Voglio solo mostrarvi una curiosità che ho trovato recentemente, percorrendo il tratto del sentiero che da Lierna porta a Somana, una frazione di Mandello del Lario.
In località Saioli, sopra Olcio, si incontra il "Sentiero dell'Arcadia Ritrovata": un tratto di mulattiera infatti è costellato di poesie di un poeta che si firma Elio Cantoni da Olcio
Senza alcun commento ve ne presento alcune. Buona lettura
* Un altro articolo di questo blog è dedicato al Sentiero del Viandante si intitola:
NOTIZIE INTORNO A UNA LAPIDE INCONTRATA A VARENNA SUL "SENTIERO DEL VIANDANTE"
lo trovate al seguente indirizzo: http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2010/02/notizie-intorno-una-lapide-incontrata.html
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lunedì 31 ottobre 2016
BIBLIOTECA DI VERDERIO
LA SCIENZA NEL 3° MILLENNIO
L’Uomo e l’Ambiente
Ciclo di conferenze 2016
Venerdì 11 novembre
Ore 21,00
Sala Civica di Villa Gallavresi
Viale dei Municipi 20
Nuove tecnologie per un allevamento sostenibile
Relatore Bianca CASTIGLIONI
L’Uomo e l’Ambiente
Ciclo di conferenze 2016
Venerdì 11 novembre
Ore 21,00
Sala Civica di Villa Gallavresi
Viale dei Municipi 20
Nuove tecnologie per un allevamento sostenibile
Relatore Bianca CASTIGLIONI
Istituto Biologia e Biotecnologie Agrarie
del CNR, sezione di Lodi
del CNR, sezione di Lodi
"Al pari di altri settori agricoli, l’allevamento dei bovini da latte si trova ad affrontare la sfida di dover produrre di più e meglio dalle stesse risorse (e.g. idriche, energetiche), per soddisfare la crescente domanda mondiale di prodotti lattiero-caseari senza aumentare l'impatto ambientale.
La tecnologia diventa quindi uno strumento imprescindibile per raggiungere quest'obiettivo. L'introduzione della tecnologia in allevamento ha dato luogo alla “zootecnia di precisione”, o “smart farming”, o “allevamento 2.0”: automazione ed informatica sono sempre più presenti in stalla. Questa gran mole di dati si sta rivelando utilissima per la gestione dell'allevamento da latte, aumentandone sensibilmente efficienza e produttività, con ricadute positive sull'impatto ambientale della zootecnia e sul benessere degli animali. I dati raccolti in maniera così puntuale, dettagliata ed automatica, sono una miniera d'oro anche per la selezione ed il miglioramento genetico dei bovini da latte. Negli ultimi tempi, infatti, grazie alla mole di dati generata in allevamento, si stanno via via aggiungendo nuovi caratteri che potrebbero essere usati per la selezione, come ad esempio caratteri legati alla resistenza alle malattie, alla qualità delle produzioni, all'efficienza metabolica degli animali. La zootecnia ha quindi oggi a disposizione straordinari mezzi tecnico-scientifici per affrontare le prossime difficili sfide: un atteggiamento di apertura, e non di diffidenza, verso la tecnologia e l'innovazione è necessario per cogliere queste opportunità".
La tecnologia diventa quindi uno strumento imprescindibile per raggiungere quest'obiettivo. L'introduzione della tecnologia in allevamento ha dato luogo alla “zootecnia di precisione”, o “smart farming”, o “allevamento 2.0”: automazione ed informatica sono sempre più presenti in stalla. Questa gran mole di dati si sta rivelando utilissima per la gestione dell'allevamento da latte, aumentandone sensibilmente efficienza e produttività, con ricadute positive sull'impatto ambientale della zootecnia e sul benessere degli animali. I dati raccolti in maniera così puntuale, dettagliata ed automatica, sono una miniera d'oro anche per la selezione ed il miglioramento genetico dei bovini da latte. Negli ultimi tempi, infatti, grazie alla mole di dati generata in allevamento, si stanno via via aggiungendo nuovi caratteri che potrebbero essere usati per la selezione, come ad esempio caratteri legati alla resistenza alle malattie, alla qualità delle produzioni, all'efficienza metabolica degli animali. La zootecnia ha quindi oggi a disposizione straordinari mezzi tecnico-scientifici per affrontare le prossime difficili sfide: un atteggiamento di apertura, e non di diffidenza, verso la tecnologia e l'innovazione è necessario per cogliere queste opportunità".
Ciclo di conferenze promosso dalla Biblioteca Comunale di Verderio, grazie alla collaborazione scientifica gratuita dei professori Gabriella CONSONNI e Giuseppe GAVAZZI, dell’Università degli Studi di Milano.
PER UN DOCUMENTARIO SU FAUSTA FINZI E LE SUE COMPAGNE DI PRIGIONIA. Lettera aperta di Jurij Razza
Mi chiamo Jurij Razza e lavoro come regista e aiuto regista per il cinema, la pubblicità e la televisione.
Tra il 2000 e il 2001 ho svolto il servizio civile presso il Comune di Verderio Superiore.
Durante questo periodo, l'amministrazione comunale, a conoscenza del fatto che mi fossi diplomato nel corso di documentario presso la Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, mi chiese di realizzare un'intervista a Fausta Finzi, una signora di origini ebraiche, abitante a Vimercate, che era stata prigioniera a Ravensbrück e il cui padre, Edgardo, era stato ucciso ad Auschwitz.
L'intervista, che rappresentava la prima testimonianza pubblica della signora Fausta, fu proiettata nella palestra delle scuole elementari di Verderio la sera del 27 gennaio 2001, quando per la prima volta in Italia si celebrò la “Giornata della Memoria”, e da allora partecipò a numerose altre iniziative pubbliche.
Nacque in quell'occasione, fra me e la signora Fausta, un rapporto di stima e di amicizia, che si protrasse fino alla sua morte, avvenuta nel 2013, quando aveva da poco compiuto i 93 anni.
Parlando con lei di quel periodo della sua vita, mi convinsi che c'era un aspetto della sua esperienza che, approfondito, avrebbe potuto dare un contributo interessante alla memoria collettiva di quei tragici avvenimenti della storia.
La signora Fausta aveva infatti trascorso l'internamento a Fossoli, la deportazione a Ravensbrück e la marcia della morte (il lungo percorso a piedi seguito all'evacuazione del campo) con altre cinque donne italiane, di diversa provenienza, che per un anno e mezzo, fino al loro rientro in Italia, riuscirono a non separarsi mai.
Era sua radicata convinzione che questo forte legame e il fatto che essere sempre rimaste unite nell'affrontare le difficoltà, fossero due fattori fondamentali della loro salvezza.
In accordo con lei, avevo perciò pensato di realizzare un documentario che cercasse di ricostruire la storia di questo gruppo di donne.
I lunghi colloqui avuti con Fausta negli ultimi due anni della sua vita, insieme alle testimonianze di alcune persone che l'hanno conosciuta, saranno la fonte principale del mio lavoro.
Per quanto riguarda le sue compagne, sono riuscito a rintracciare alcune loro parenti e conoscenti che intervisterò insieme ad alcune persone che si sono occupate, come storici e ricercatori, della loro deportazione.
Per far comprendere la particolarità di Ravensbrück, il campo di concentramento femminile più grande del Terzo Reich, mi potrò avvalere del contributo degli storici e dei ricercatori del “Memoriale di Ravensbrück”.
Per la realizzazione delle riprese del documentario ho preventivato una spesa di circa 10.000 euro, che serviranno per i costi di viaggio nei luoghi dove dovrò realizzare le interviste - Germania, Austria, Piemonte, Veneto, Lombardia - per retribuire le persone che dovranno collaborare alla sua realizzazione e per il noleggio o l’acquisto di attrezzature utili alle riprese.
Per il reperimento della somma necessaria ho presentato il progetto su un sito di crowdfunding (raccolta fondi online) attraverso il quale chiunque può contribuire con una libera donazione. Questo è l'indirizzo del sito, dove potete trovare anche una descrizione più dettagliata del progetto:
https://www.produzionidalbasso.com/project/sulla-riva-del-lago/
Ricordandovi che anche il più piccolo contributo può essere un importante aiuto alla riuscita del progetto, vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
Un cordiale saluto, Jurij Razza
P.S. Potete trovare l'intervista alla signora Fausta Finzi, realizzata per il comune di Verderio Superiore al seguente indirizzo: https://vimeo.com/35307599
Tra il 2000 e il 2001 ho svolto il servizio civile presso il Comune di Verderio Superiore.
Durante questo periodo, l'amministrazione comunale, a conoscenza del fatto che mi fossi diplomato nel corso di documentario presso la Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, mi chiese di realizzare un'intervista a Fausta Finzi, una signora di origini ebraiche, abitante a Vimercate, che era stata prigioniera a Ravensbrück e il cui padre, Edgardo, era stato ucciso ad Auschwitz.
Fausta Finzi (foto Cavallari) |
L'intervista, che rappresentava la prima testimonianza pubblica della signora Fausta, fu proiettata nella palestra delle scuole elementari di Verderio la sera del 27 gennaio 2001, quando per la prima volta in Italia si celebrò la “Giornata della Memoria”, e da allora partecipò a numerose altre iniziative pubbliche.
Nacque in quell'occasione, fra me e la signora Fausta, un rapporto di stima e di amicizia, che si protrasse fino alla sua morte, avvenuta nel 2013, quando aveva da poco compiuto i 93 anni.
Parlando con lei di quel periodo della sua vita, mi convinsi che c'era un aspetto della sua esperienza che, approfondito, avrebbe potuto dare un contributo interessante alla memoria collettiva di quei tragici avvenimenti della storia.
La signora Fausta aveva infatti trascorso l'internamento a Fossoli, la deportazione a Ravensbrück e la marcia della morte (il lungo percorso a piedi seguito all'evacuazione del campo) con altre cinque donne italiane, di diversa provenienza, che per un anno e mezzo, fino al loro rientro in Italia, riuscirono a non separarsi mai.
Era sua radicata convinzione che questo forte legame e il fatto che essere sempre rimaste unite nell'affrontare le difficoltà, fossero due fattori fondamentali della loro salvezza.
In accordo con lei, avevo perciò pensato di realizzare un documentario che cercasse di ricostruire la storia di questo gruppo di donne.
I lunghi colloqui avuti con Fausta negli ultimi due anni della sua vita, insieme alle testimonianze di alcune persone che l'hanno conosciuta, saranno la fonte principale del mio lavoro.
Per quanto riguarda le sue compagne, sono riuscito a rintracciare alcune loro parenti e conoscenti che intervisterò insieme ad alcune persone che si sono occupate, come storici e ricercatori, della loro deportazione.
Per far comprendere la particolarità di Ravensbrück, il campo di concentramento femminile più grande del Terzo Reich, mi potrò avvalere del contributo degli storici e dei ricercatori del “Memoriale di Ravensbrück”.
Per la realizzazione delle riprese del documentario ho preventivato una spesa di circa 10.000 euro, che serviranno per i costi di viaggio nei luoghi dove dovrò realizzare le interviste - Germania, Austria, Piemonte, Veneto, Lombardia - per retribuire le persone che dovranno collaborare alla sua realizzazione e per il noleggio o l’acquisto di attrezzature utili alle riprese.
Per il reperimento della somma necessaria ho presentato il progetto su un sito di crowdfunding (raccolta fondi online) attraverso il quale chiunque può contribuire con una libera donazione. Questo è l'indirizzo del sito, dove potete trovare anche una descrizione più dettagliata del progetto:
https://www.produzionidalbasso.com/project/sulla-riva-del-lago/
Ricordandovi che anche il più piccolo contributo può essere un importante aiuto alla riuscita del progetto, vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
Un cordiale saluto, Jurij Razza
P.S. Potete trovare l'intervista alla signora Fausta Finzi, realizzata per il comune di Verderio Superiore al seguente indirizzo: https://vimeo.com/35307599
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