Quando udimmo lo scoppio di intensità non comune andammo istintivamente al balcone per vedere cosa fosse successo. Non era infatti uno dei soliti botti provenienti dalle cave di marna di Maggianico a cui eravamo abituati.
Furono sufficienti alcuni secondi di orientamento per vedere una colonna di fumo nero salire dalla zona della riva dal lago al Moregallo. Dal balcone fu facile capire che il fumo nero aveva a che fare con la raffineria ILSEA che operava in quella zona.
Mio fratello possedeva una macchina fotografica Zeiss a obiettivo fisso; pochi secondi per scendere le scale, salire sulla Lambretta 150 che avevamo a disposizione e rapidamente, in pochi minuti, arrivammo a Parè e poi in zona raffineria.
La lunga galleria non c’era ancora e la strada seguiva la sponda del lago. La trovammo interrotta e presidiata. Lasciammo la Lambretta a bordo strada e salimmo per qualche minuto sul versante del monte per avere un punto visuale dominante.
Effettivamente le fiamme che salivano dalla raffineria erano ancora in pieno vigore e il fumo era nero e denso. La temperatura era sensibilmente più alta del normale e la parete del monte retrostante riverberava il calore verso il lago.
Dal punto più alto raggiunto, inerpicandoci tra gli arbusti, scattammo alcune fotografie.
Incendio ILSEA 1963 - foto 1 |
Incendio ILSEA 1963 - foto 2 |
Incendio ILSEA 1963 - foto 3 |
Passata la prima fase più violenta, con le fiamme in fase di riduzione grazie anche all’opera di spegnimento attivata dal sistema antincendio, il fuoco ed il fumo calarono di intensità.
Dopo poco scendemmo sulla strada e riuscimmo a raggiungere il piazzale antistate l’ingresso della raffineria senza incontrare alcun ostacolo né alcun blocco.
Incendio ILSEA 1963 - foto 4 |
Incendio ILSEA 1963 - foto 5 |
Incendio ILSEA 1963 - foto 6 |
Scattammo ancora qualche fotografia dal basso. Sul piazzale era in azione l’autopompa dei Vigili del Fuoco.
Nell’arco di tempo di circa mezz’ora abbiamo avuto la sensazione che il peggio fosse passato e che l’incendio fosse ormai sotto controllo.
Incendio ILSEA 1963 - foto 7 |
Siamo tornati a casa con la consapevolezza di essere stati spettatori di un evento d’eccezione e di averlo documentato “in diretta” provando una certa emozione.
Le immagini di quel giorno, una volta stampate (allora ci volevano alcuni giorni) sono finite in archivio a memoria di un episodio irripetibile, significativo per la città.
Probabilmente anche a causa dell’incendio la raffineria fu sottoposta a verifiche ed accertamenti, ridusse in seguito l’attività fino a cessare definitivamente dopo non molti anni.
In quella circostanza non ci furono morti né feriti ma, come spesso succede, partirono le verifiche e i controlli su tutta l’attività. Per la salute del lago la chiusura della raffineria fu un passaggio positivo.
Chi, allora, andava a fare il bagno sulla sponda di Parè, Moregallo, Onno, (pochi disperati) usciva dall’acqua con i piedi sporchi di catrame che si depositava in piccoli frammenti sul fondo dopo aver galleggiato a lungo nell’acqua. Quel tratto di sponda era infatti poco frequentato dai bagnanti sia per l’odore acre delle esalazioni della raffineria sia per la presenza dei depositi di sostanze catramose nell’acqua e sul fondo.
L’area della raffineria fu poi occupata da una cava di inerti denominata appunto “cava di Moregallo”, materiale particolare, usato per sottofondi stradali e per strade bianche; ma questa è un’altra storia che dura ancora oggi.
Della raffineria ILSEA non è rimasta traccia sul terreno. Della cava rimangono ancora le ferite sul versante della montagna che la natura e gli uomini, nonostante gli sforzi, fanno fatica a rimarginare.
Giorgio Buizza
La stessa raffineria era stata bombardata durantre l’iltima guerra anni credo 1943/44 ,ultimi bombardamenti sulla zona di Lecco..Io ero sulla stradina che fiancheggia la ferrovia e porta alla scuola delle Suore del Belvedere Spaventatissimo per la grande esplosione e l’incendio ,avevo sei anni, e mi porto a casa una signora che passava sulla stessa stradina in quel momento.
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