Gli ebrei stranieri internati in Italia dal giugno 1940 al settembre 1943 furono molte migliaia. Un dramma per queste persone, raccolte in località remote della Penisola, strappate dal loro contesto culturale, sociale, economico, fluttuanti ormai da parecchi anni in un’Europa resa letale dal progetto nazista di sterminio (1)
In base alle leggi razziali gli ebrei, oltre alle aberranti limitazioni dei diritti fondamentali di lavoro e di studio, subirono anche la deportazione interna (2) . Tra i vari comuni italiani scelti come luogo di internamento , nella provincia di Como , fra gli altri (3) vi fu anche Missaglia.
In Missaglia rimase al confino, in modo relativamente tranquillo dal giorno 25 agosto 1940 fino alla resa dell’Italia agli alleati l’8 settembre 1943, la famiglia dei Frankel composta da cinque persone, alla quale si aggiunse in data successiva la coppia Meyerhof Siegfried Fritz e Betty Branuschweig.
Questi sette ebrei erano originari della Germania ma da anni erano residenti in Italia e cittadini italian. In base alle leggi razziali, gli era però stata revocata la cittadinanza e, da un giorno all’altro, si erano trovati trasformati in apolidi (4).
A loro si aggiunge il 30 aprile del 1942 un’altra famiglia di ebrei, quella degli Stern, cittadini jugoslavi. Il 2 aprile 1942 erano stati arrestati dagli italiani a Lubiana e inviati verso l’internamento di Missaglia. Con l’arrivo dei cinque Stern il numero degli ebrei internati in Missaglia, almeno fino alla partenza di Ruben Stern per Sestola, sale a 12 persone. Cinque la famiglia di Arthur Frankel e cognate Moses , cinque Stern e Levi , e due i coniugi Meyerhof .
Come abbiamo detto, la vita per gli internati si svolse in maniera abbastanza normale, a parte le aberranti misure di sicurezza alle quali erano sottoposti, fino all’8 settembre. In seguito, con la resa dell’Italia agli alleati e la successiva occupazione del paese da parte dei nazisti, le cose peggiorarono drasticamente, fino al loro arresto avvenuto verso la fine di ottobre 1943 e alla successiva deportazione nei campi di sterminio in Germania.
NOTA SULLA PROVINCIA DI COMO
Prima fra tutte le provincia della neonata RSI , la provincia di Como impose il 19 ottobre 1943, una prima misura locale per la confisca di beni agli ebrei. Il capo della provincia ordinò agli istituti di credito della provincia di comunicargli “entro 24 ore” l’ammontare dei depositi di qualsiasi tipo intestati a “cittadini di razza ebraica”, e di porre un limite giornaliero di trenta lire ai prelievi su di essi (5). La disposizione, come tutte quelle locali e nazionali successive, venne attuata utilizzando gli elenchi delle persone “di razza ebraica” forniti dalla questura (in questo caso) o altri uffici statali (6).
LA FAMIGLIA FRANKEL
Frankel Arthur di Jakob e Zerlina Weingarten, nato a Francoforte sul Meno il 18 gennaio 1884, in Italia dal 1912 , era un facoltoso commerciante conciatore di pelli. Viveva in Milano, dove possedeva un’abitazione, in via Bianca Maria n° 18, e un laboratorio per la lavorazione delle pellicce, in via Santo Spirito n°14.
Privato, in base alle leggi razziali, della cittadinanza italiana che aveva avuto nel 1932 e non potendo più esercitare la sua professione, era stato internato in un primo tempo al campo Ferramonti di Tarsia (Cosenza), dove è segnalato come presente il 19 luglio 1940.
Successivamente si trasferisce, o è trasferito , a Missaglia dove è registrata la sua presenza come residente con permesso di soggiorno rinnovabile dal 25 agosto 1940 . Al Frankel si uniranno poi la moglie Clara Moses e la figlia Marguerite nata a Milano nel 1937.
Ai coniugi Frankel si aggiungeranno in data successiva anche due sorelle nubili di Clara, Frieda e Hedwige Moses, ancora in possesso di nazionalità tedesca.
Arthur viene arrestato, sempre a Missaglia, il 30 ottobre 1943 e portato a San Vittore. Successivamente, il 30 gennaio 1944, è deportato ad Auschwitz dove arriva il 6 febbraio 1944. Viene ucciso lo stesso giorno di arrivo nel campo.
Moses Clara di Jakob e Lina (Johanna) Calm nata 8 agosto 1894 a Schwerte sul Meno, casalinga, moglie di Arthur Frankel , ebrea tedesca già di nazionalità italiana.
Franke Marguerite l di Arthur e Moses Clara, nata a Milano nel 1937
Moses Frieda di Jakob e Johanna Calm nata a Schwerte sul Meno il 21 settembre 1881, casalinga, nubile, passaporto tedesco n°259/38 . Prima di arrivare a Missaglia era stata internata ad Avellino dove è registrata la sua presenza con le sorelle Hedwige e Clara il 19 luglio 1940.
Moses Hedwige di Jakob e Johanna Calm nata a Schwerte sul Meno il 16 dicembre 1884, casalinga, nubile, passaporto tedesco n°360/38 rilasciato in Germania il 18 luglio 1938.
Presumibilmente arrestate anche loro a Missaglia il 30 ottobre 1943 vengono detenute fino al 30 gennaio 1943 a San Vittore, quando assieme al cognato Frankel Arthur e alla nipotina Marguerite , vengono inviate ad Auschiwtz e uccise all’arrivo il 6 febbraio 1944.
Anche se non abbiamo trovato documenti in tale senso, questa sorte è quasi certa per le due sorelle Frieda ed Hedwige mentre per Clara non esistono prove della sua morte ad Auschwitz anche se sicuramente è stata trucidata con i suoi congiunti.
Lo stesso dicasi per la piccola Marguerite figlia di Frankel e Clara , non si sa come e dove sia finita anche se, secondo alcune testimonianze, probabilmente è partita da Milano con lo stesso treno e a seguito la sorte dei genitori e delle zie.
RICERCHE E IPOTESI SULLA MORTE DI CLARA MOSES IN FRANKEL
Alla fine della guerra un fratello superstite della famiglia, Moses Bernard cercò in tutti i modi di rintracciare la sorella Clara o quantomeno di riuscire a scoprire come e dove era scomparsa.
Dal Jewish Refugees Committees di Londra il 10 marzo 1947 invia una lettera al sindaco di Missaglia al fine di avere notizie sulla sorte della sorella e del marito, e inoltre di verificare se lasciarono nel paese: documenti, valori o altro.
Il sindaco di Missaglia risponde, il 22 marzo 1947, che la signora Moses Clara arrivata da Milano con altri parenti in paese il 25 agosto 1940 aveva preso alloggio presso la casa della famiglia Marzorati Donna Carla in Perea.
Nell’ottobre 1943 Moses Clara sparisce dal paese e (pare) si sia diretta verso la Svizzera dove viene presa, prima di passare il confine, dai tedeschi e fucilata sul posto insieme a dei parenti.
In paese la famiglia Frankel ha lasciato , mobili (7) e indumenti. Di tali mobili e indumenti una parte fu prelevata dai Tedeschi e dalle Brigate Nere , ma una parte esiste ancora ed è depositata presso i signori: Donna Carla Marzorati, Maria Valcamonica in Paladini, Giovanna Viganò vedova Perego e Primo Corneo.
Il valore di quanto è depositato in paese si aggira sulle 200.000 mila lire.
Da una dichiarazione della signora Antonietta Valcamonica Paladini data in Missaglia del 17 marzo 1947, relativa ad una parte dei beni lasciati dalla famiglia Frankel in paese, si evince quanto segue:
1 Pelliccia uomo (usata)
1 Pelliccia signora (usata)
1 Volpe – pelli di agnellino
1 Macchina da scrivere
1 Binocolo
1 Orologio d’oro da umo con catena
Piccoli oggetti oreficeria fantasia
Posate d’argento
Indumenti usati e biancheria personale e da letto
Consegnati dal signor Frankel Arturo alla Signora Clara Valcamonica ora defunta, passati poi alla signora Maria Volpi Valcamonica pure defunta e ora in mie mani. Antonietta Valcamonica Paladini.
Primo Corneo, dichiara che i Frankel gli lasciarono in deposito una pelliccia usata, tre volpi per collo ordinarie, vari ritagli di pelli da scarto di coniglio o gatto, e un quadro
Ad una ulteriore richiesta , questa volta da parte della Questura di Como, del 23 giugno 1947 relativa alla permanenza o meno in paese della Moses Clara, il sindaco di Missaglia risponde che la persona in oggetto è stata prelevata verso la fine ottobre 1943 dai tedeschi.
E che in paese si dice ( da voci non controllate) che la stessa è stata fucilata in una zona prossima alla Svizzera dove aveva tentato di fuggire. Il sindaco darà la stessa risposta anche alla richiesta della Questura relativa alla sorte della Moses Frieda e di Hedwige, sorelle di Clara. Praticamente non sapeva nulla di quanto era successo alle tre sorelle.
Un appunto sempre del sindaco su un documento addirittura la indica come fuggita, alla fine ottobre 1943, per ignota destinazione.
LA FAMIGLIA MEYERHOF
A Missaglia dal 9 giugno 1941 erano presenti come internati arrivati da Milano, dove abitavano in via Juana, la coppia di nazionalità apolide (8), composta da:
Meyerhof Siegfried Fritz del fu David e della fu Frederike Wertheim , commerciante, nato a Kassel il 30 luglio 1873,
Branuschweig Betty figlia di fu Giulio e fu Branuschweig Franzisca nata a Bad Homburg il 5 ottobre 1891, di razza e religione ebraica , professione casalinga coniugata con Meyerhof Siegfried Fritz.
Lui era titolare del permesso di soggiorno n°1236, la moglie del permesso n° 1237: entrambi i permessi erano stati rilasciati dal comune di Milano Del passaggio in Missaglia di questa coppia poco si è trovato: si sa però che era ancora presente in paese il 6 aprile 1943.
Unico riferimento trovato di questa coppia, la richiesta alla questura di Como del lasciapassare di otto giorni, con inizio il giorno 28 luglio 1943, per andare a Castiglione dello Stiviere in provincia di Mantova in visita a parenti. La riconsegna del lasciapassare porta la data del giorno 11 agosto 1943. Della coppia Meyerhof non si è più trovato altr. E’ Probabile che abbia seguito la stessa sorte dei Frankel e sia stata deportata in Germania.
LA FAMIGLIA STERN
A queste due famiglie si aggiunge tra il 29 e il 30 aprile 1942 la famiglia Stern, ebrei jugoslavi arrestati dagli italiani a Lubiana nel mese di marzo del 1942, deportati in Italia e internati a Missaglia ufficialmente dal 10 giugno 1942. Questa famiglia era composta al loro arrivo da 5 persone.
Stern Teresa fu Mauro (Marco) e Rosemberg Rosa vedova di Isidoro , nata a Zagabria (Croazia) il 14 agosto 1891, professione casalinga. Permesso di soggiorno n° 1 rilasciato dal comune di Missaglia Passaporto italiano n° 1086/10029 rilasciato a Spalato (9) il 19 luglio 1929.
Stern Enrico fu Isidoro e di Teresa Stern nato a Zagabria (Croazia) il 21 novembre 1918 , gemello di Egon, vedovo, di professione calzolaio. Permesso di soggiorno n° 2 rilasciato dal comune di Missaglia. Carta di identità italiana rilasciata a Lubiana il 7 marzo 1942 al momento del suo arresto da parte degli italiani.
Lowi (Levi) Flora (10) fu Leon e fu Frida Albodari, nata a Sanski Most (Bosnia) il 18 dicembre 1920 , moglie di Egon di professione sarta. Permesso di soggiorno n° 3 rilasciato dal comune di Missaglia Passaporto n° 1519461 rilasciato a Karlovac il 4 febbraio 1942.
Stern Egon di fu Isidoro e Stern Teresa, nato a Zagabria (Croazia) il 21 novembre 1918 di professione meccanico. Carta di identità italiana n° 023764 rilasciata a Lubiana il 7 marzo 1942 al momento del suo arresto da parte degli italiani.
Permesso di soggiorno n° 4 rilasciato dal comune di Missaglia. Secondo Anna Pizzuti (11) prima di arrivare a Missaglia Egon Stern fu internato a Campagna in provincia di Salerno il 19 settembre 1942. Inoltre da per probabile una sua, e della sua famiglia, fuga in Svizzera dopo il 29 ottobre 1943.
Ruben Stern (12), di Hinko e … nato il 20 maggio 1923 a Zagabria, probabilmente figlio di un altro fratello. Studente. Permesso di soggiorno n° 5 rilasciato dal comune di Missaglia. Carta di identità italiana n° 023755 rilasciata a Lubiana il 7 marzo 1942 al momento del suo arresto da parte degli italiani.
Il 3 settembre 1942 Ruben Stern (13) viene trasferito, a sue spese, da Missaglia a Sestola provincia di Modena dove era già internato suo fratello Stern Marco nato a Zagrabia , Jugoslavia il giorno 3 agosto 1929. Marco era stato arrestato a Fiume nel 1941 e internato a Sestola (Mo) il 12 giugno 1942. Mentre Ruben scompare il fratello Marco è ancora presente a Monfestino in Serramazzoni sempre in Modena il 15 marzo 1943.
Il gruppo di ebrei proviene da Karlovac dove risiedevano prima di essere privati della cittadinanza jugoslava e arrestati dagli italiani.
Dalla questura di Lubiana si comunica alla questura di Como e da questa al podestà di Missaglia che le condizioni della famiglia sono di estrema povertà e si chiede di attivarsi per dare loro un sussidio, si trattava di lire 8 giornaliere a persona e di una indennità di alloggio di 50 lire mensili a famiglia, come stabilito dalle leggi (14), che consentiva loro si sopravvivere stentatamente.
Il podestà Giulio Sirtori predispone tutto per il loro arrivo e per concedere il richiesto sussidio (15) e lo conferma con lettera alla questura. Come alloggio vennero sistemati in una casa di proprietà del Podestà Giulio Sirtori, e per contribuire al loro sostentamento gli uomini vennero impiegati come manovali nelle ditte , Sesana e Valagussa (16) e altre, mentre Flora Lowi lavorava come sarta per diverse famiglie del paese.
Lettera di Flora, moglir di Egon Stern, al Questore di Como per chiedere che il fratello Hinko Levi , internato in provincia di Vicenza, possa essere trasferito con la famiglia a Missaglia |
Richiesta di attestazione di internato di Egon , Erik e Flora Stern
I componenti della famiglia Stern probabilmente (17) riuscirono ad fuggire in Svizzera prima di essere arrestati e deportati dai tedeschi . A supporto di questa ipotesi abbiamo il fatto che uno di loro , Erik (Enrico) Stern , il 21 aprile 1955 invia una richiesta di attestazione del periodo di internamento al comune e il 5 maggio 1955 si presenta personalmente al municipio di Missaglia per chiedere il certificato di internato in paese: 29 aprile 1942 – 4 novembre 1943, da usare come prova per chiedere la pensione.
Chiede altresì lo stesso certificato anche per il fratello Egon e sua moglie Flora, ciò indica che sopravvissero, non sappiamo come se non con la fuga in Svizzera, alla deportazione e tornarono a vivere in Jugoslavia. Come attesta il sindaco di Missaglia il 9 maggio 1955, che Erik Stern aveva certificato la sua identità con un passaporto Jugoslavo, è presumibile che risiedeva in quel paese.
Giulio Sirtori (18) certifica che le persone in questione svolsero effettivamente periodi di lavoro in alcune aziende della zona: Egon e Erik come manovali nella Sesana e nella Valagussa , mentre Flora lavorava come sarta a domicilio, cucendo pastrani e altri tipi di vestito.
Non avendo l’obbligo del lavoro gli ebrei internati potevano lavorare solo se trovavano qualcuno disposto a far fare loro qualcosa saltuariamente, altrimenti potevano vivere solo ed esclusivamente del poco sussidio che il governo passava.
Il 30 aprile 1955 la questura di Como interpellata da sindaco dichiara che i tre richiedenti non dimoravano in Missaglia per motivi di lavoro e quindi di non rilasciare loro nessuna attestazione.
La cosa comunque non finisce lì in quanto il 26 luglio 1961 da Roma viene inviata al sindaco di Missaglia , da parte della dottoressa Luciana Corvini direttore del servizio sociale internazionale della Croce Rossa, la richiesta di verificare se negli archivi comunali esiste un carteggio riguardante la permanenza sul territorio del paese in qualità di internato del cittadino jugoslavo Egon Stern e di alcuni suoi familiari, con preghiera di inviarne duplice copia al suo ufficio.
L'internamento viene confermato anche dal Maresciallo Angelo Roma della locale stazione dei carabinieri, la richiesta riveste carattere di urgenza vista anche la situazione di reciprocità con la Jugoslavia al fine di risolvere situazioni analoghe per nostri connazionali rimasti in quelle terre.
Come sia terminata la diatriba e se Egon Stern e i suoi siano riusciti a far valere i loro diritti e riscuotere le pensioni non lo sappiamo.
Quindi gli Stern, a parte Teresa e il giovane Ruben (del quale si hanno poche notizie) deportati o fuggiti riuscirono a ritornare, come e in che modo si salvarono non è da noi purtroppo conosciuto.
Questo
albergo era di proprietà del Podestà di Missaglia Sirtori Giulio
in questo albergo alloggiava la famiglia di internati ebrei
jugoslavi di Tersa Stern figli e nipote.
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APPENDICE SUL SEQUESTRO DEI BENI DI REICH OSCAR (19)
In base al Reale Decreto Legge del 17 novembre 1938 n°1728 e all’ordinanza del Ministero dell’Interno della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I) del giorno 1 dicembre 1943 n° 5 relativa al sequestro dei beni mobili e immobile appartenuti agli ebrei, e anche in base agli articoli 7 e 8 Decreto legislativo n° 2 del Duce emanato il 4 Gennaio 1944, dopo una relazione della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) di Missaglia, il capo della provincia di Como con decreto n° 069 del 3 giugno 1944 ordina il sequestro dei beni posseduti dal cittadino di razza ebraica Oscar Reich di fu Giuseppe.
Beni che poi verranno devoluti in amministrazione all’ Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare (EGELI). Ente appositamente creato per per la gestione dei beni confiscati agli ebrei. Il capo dell'ente, commissario straordinario Pazzagli Leopoldo, il giorno 8 luglio 1944 incarica il Credito Fondiario della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde di prendere in consegna questi beni e di amministrarli a beneficio della RSI.
I beni in questione, consistenti in indumenti e suppellettili, erano giacenti presso la caserma della G.N.R. di Missaglia.
Qualcosa deve essere andata storta visto che , dopo la liberazione, il 1 giugno 1945 la Cassa di Risparmio delle provincie lombarde attraverso il settore di Gestione Aziendale chiede, al sindaco di Missaglia, informazioni sulla situazione dei beni.
EBREA SCOMPARSA
Il 25 agosto 1945 da una comunicazione del Questore di Como, Luigi Grassi, al sindaco di Missaglia si apprende la presenza nel paese di una certa Anna Reich (20) probabile ebrea, che aveva chiesto informazione su Ehrenwerth Antonia una donna di sua conoscenza internata nel comune di Arezzo.
La questura di questa città informa che l’internata di nazionalità Cecoslovacca era stata presente nel territorio del comune fino al settembre 1943 poi si era resa irreperibile. Da voci e informazioni rese da altri internati pare che la persona in questione sia stata poi presa dai nazisti e inviata in Germania: comunque della persona in questione si ignora la sorte.
COME VIVEVANO GLI EBREI INTERNATI A MISSAGLIA
L’arrivo e il trasferimento degli Ebrei da una località e l’altra era soggetto ad una rigida normativa che garantiva, nella perversa mente dei fascisti, il continuo controllo sugli spostamenti degli internati. Da parte della prefettura veniva inviata comunicazione al Podestà della località ricevente del giorno di arrivo dell’internato, con tutte le prescrizioni relative alla sua permanenza nel paese e le eventuali note sulla sua eventuale pericolosità.
Prescrizioni e divieti ai quali gli internati o meglio “gli internati civili di guerra” (21) in Missaglia erano sottoposti in base alla nota del 26 aprile 1942 della Regia Questura di Como
1-Stabilire un perimetro entro il quale gli internati potranno circolare, da stabilirsi di accordo con il comando della locale stazione dei CC RR
2-Divieto , salvo motivi speciali stabiliti da previe autorizzazioni, di uscire prima dell’alba e di rincasare dopo l’Ave Maria.
3-Obbligo di presentarsi quotidianamente all’Arma che in caso di assenza dovrà dare avviso telegrafico a questo ufficio.
4-Obbligo di serbare buona condotta, non dare luogo a sospetti, non frequentare esercizi pubblici, non avere dimestichezza e contatti con pregiudicati o persone comunque sospette.
5-Divieto di tenere presso di sé passaporti o documenti equipollenti.
6-Divieto di possedere denaro a meno che non si tratti di piccole somme non eccedenti le cento lire, le eccedenze dovranno essere depositate presso banche o uffici postali su libretti nominativi che saranno conservati dal Podestà. Qualora gli internati abbiano necessità di effettuare prelevamenti, dovranno chiedere di volta in volta al Podestà, che attestata la necessità, farà effettuare il prelevamento sempre per una somma non superiore alla massima consentita.
7-Divieto di tenere gioielli di rilevante valore e titoli, che dovranno essere depositati in una cassetta di sicurezza.
8-Divieto di tenere una radio o leggere giornali in lingua straniera.
9-Divieto di tenere armi o strumenti comunque atti a offendere.
10-Per quanto riguarda la corrispondenza si richiamano le disposizioni già impartite, insistendo sulla necessità che tutta la posta in partenza deve essere presentata all’Autorità di P.S. locale, la quale dovrà, coi mezzi a disposizione provvedere alla censura e in caso contrario inoltrarla a questo ufficio. Inoltre si avverte che gli internati per nessun motivo potranno assentarsi dal luogo di dimora, eventuali necessità dovranno dagli stessi essere prospettate in una istanza a questo ufficio.
11-Per quanto riguarda la parte sanitaria degli internati devono avvalersi del Sanitario Comunale il quale percepirà compenso solo nel caso di internati non ammessi al sussidio. I ricoveri all’ospedale non sono permessi e solo in caso d’urgenza possibili previo avviso a questo ufficio contenente la spesa che verrà sottoposta al Ministero per la ratifica.
Teresa Stern riceve, nell’aprile 1943, dalla DELASEM (22) (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei) di Roma e Nonantola (Modena) due pacchi di indumenti usati e pane , ma il tutto prima di esserle consegnato viene dal postino recapitato in municipio, dove il contenuto è controllato dal Podestà.
Il 27 agosto 1943 a Teresa Stern e al figlio Enrico arrivano due vaglia di lire 300 e lire 200 inviati loro dalla, DELASEM (23) di Nonantola, prima di consegnarglieli il podestà chiede l’autorizzazione alla Questura di Como. Stessa cosa con un vaglia di 500 lire, il 21 settembre 1943, sempre indirizzato a Teresa.
Nei casi citati agli Stern venne consegnata la somma di 100 lire e il rimanente, in base alle prescrizioni della Questura di Como, fu deposiotato sui libretti nominativi in custodia al Podestà di Missaglia.
Esempio della ottusa rigidità dei controlli applicati nei confronti degli internati, il caso di Teresa Stern la quale il 10 maggio 1943 viene colta da repentini e forti dolori di peritonite per i quali il medico locale la invia di urgenza all’ospedale di Merate per essere sottoposta ad operazione chirurgica costata lire 400.
Malgrado l’evidenza del fatto al suo ritorno a Missaglia fu obbligata a fare tutta la trafila della richiesta per l’autorizzazione ad uscire dal territorio comunale (24), ovviamente spiegandone i motivi.
I coniugi Meyerhof per poter andare a visitare dei parenti a Castiglione dello Stiviere in provincia di Mantova , dovettero chiedere alla Questura di Como un lasciapassare della durata di otto giorni.
Tale lasciapassare doveva essere vidimato alla partenza da Missaglia il 28 luglio 1943 dal Podestà, all’arrivo dovevano presentarsi al Podestà di Castiglione dello Stiviere per la vidimazione. Al termine del soggiorno di otto giorni per ritornare a Missaglia dovevano ripetere la stessa trafila.
Il lasciapassare era solo di andata e ritorno per la località per il quale era stato rilasciato e non dava diritto a nessuna altra fermata in altre località. Lo stesso dovettero fare per andare a Milano per sottoporsi ad una terapia medica , solo che in questo caso il lasciapassare era limitato a tre giorni.
Moses Clara, per andare dal medico a Milano dovette chiedere il lasciapassare anche per un solo giorno, e visto che aveva necessità di terapia continua dovette chiederlo più volte, sempre alla Questura di Como. Sempre con il timbro del Podestà di Missaglia alla partenza, di quello della Questura di Milano all’arrivo e con la riconsegna a Missaglia.
Come stabilito dalle prescrizioni della Questura di Como, tutti gli ebrei internati dovevano sottostare a rigidi controlli da parte della questura e dei carabinieri, non potevano uscire dal territorio del comune senza lasciapassare rilasciato solo dietro comprovati e validi motivi dalla medesima Questura e solo per incombenze ben determinate.
Non potevano socializzare molto con gli abitanti e, se non trovavano lavoro da fare, erano costretti a vivere solo con il sussidio dello stato che veniva loro concesso attraverso il comune (25).
Le dure condizioni ai quali erano sottoposti consentivano loro comunque di sopravvivere in attesa che la guerra finisse, ma dopo l’8 settembre le condizioni peggiorarono brutalmente diventando i campi di internamente delle anticamere per la deportazione nei campi di sterminio in Germania.
Infatti tutti gli ebrei di Missaglia sparirono dalle annotazioni nei registri dal 4 novembre 1943 data del loro arresto e deportazione in Germania dai nazisti. Nel 1947 il sindaco di Missaglia in risposta ad una richiesta effettuata dalla questura di Como rispetto a Clara Moses certifica che si ignora dove fosse finita e che da voci , non controllate, pare che la persona in questione sia stata deportata e fucilata dai tedeschi vicino al confine con la Svizzera.
Purtroppo come abbiamo già spiegato tutta la famiglia del Frankel fu deportata ad Auschwitz dove vennero trucidati lo stesso giorno di arrivo.
NOTA AL MARGINE
Come erano considerati, dalle autorità fasciste, gli internati ebrei viene evidenziato in un comunicato del questore di Como, al Podestà e al Comando della stazione dei carabinieri di Missaglia del 3 giugno del 1942.
“ Consta a questo ufficio che gli ebrei stranieri internati (26), usando i mezzi propri della loro razza, in occasione dei rapporti che intercorrono fra loro e la popolazione, cercano e talora ottengono di muovere a compassione suscitando in chi li ascolta e li vede quel senso di “pietismo” dal quale tutti devono rifuggire.
Ciò assolutamente non deve ulteriormente verificarsi: gli internati, a parte i necessari contatti con la popolazione per ovvie ragioni, non devono avere dimestichezza con altre persone tanto più che, sfruttando la loro situazione d’internati e rappresentando ad altri la loro situazione economica, tentano di fare presa sull’animo di chi ascolta a mezzo di discorsi di tenore sovversivo ed antinazionale.
Pertanto pregasi sottoporre ad assidua vigilanza gli internati, di codesto Comune, segnalandomi tempestivamente ogni emergenza per i provvedimenti del caso, diffidandoli ad astenersi dallo avere contatto con la popolazione a scanso di invio in campi di concentramento.”
IL VIAGGIO VERSO AUSCHWITZ
Per chiudere il capitolo diamo qui la descrizione di quel tragico 30 gennaio 1943 quando dal binario 21della stazione Centrale di Milano partirono per Auschwitz anche alcuni degli ebrei internati di Missaglia (27).
Disperazione. Alla Stazione Centrale entrammo sicuramente da un lato, poteva essere via Ferrante Aporti. Andammo nei sotterranei, il treno non
partiva dai binari passeggeri.
Qui, sì, ci fu violenza: SS con cani, scudisciate per farci salire a gran velocità su questi vagoni, bastonate, i vecchi che non ce la facevano, parolacce, solite cose che diventarono poi di ordinaria amministrazione. Questo fu il primo impatto con quella realtà che dopo sarebbe divenuta quotidiana".
Il treno, che aveva lasciato Milano domenica 30 gennaio 1944, arrivo ad Auschwitz il sabato successivo, 6 febbraio. Pioveva, intorno non c'era altro che fango e neve. Sofia Kaufmann, medico al sanatorio di Sondrio, arrestata il 2 dicembre precedente assieme alla sua collega dottoressa Bianca Morpurgo, ricorda : "Avvennero delle scene strazianti.
In tutti i vagoni vi erano dei morti e dei moribondi, da cui i parenti non volevano staccarsi. Alcune donne piangevano disperate, abbarbicandosi ai loro cari. Intervennero le SS, strappandole di là e spingendole coi calci dei fucili. Furono fatti schierare gli uomini da una parte, le donne e i bambini da un' altra.
Ci fu chiesto se ci fossero fra noi delle dottoresse, ce n'erano solo due: io e Bianca Morpurgo. Fummo invitate ad uscire dalla fila. Alcuni agenti procedettero poi ad una rapida scelta delle donne ancor giovani e valide, una dozzina in tutto.
Donne giovani ce n'erano molte di più; ma, para lizzate dal freddo e sfinite dalla fame e dalle sofferenze di quei sette giorni, sembravano degli spettri, non si reggevano in piedi. Fra le donne prescelte, c'era anche la madre dei due bambini che avevano viaggiato con noi nel treno verso il Lager".
Sul convoglio partito da Milano il 30 gennaio furono deportati anche i seguenti bambini: Amiel e Lia Sadun di 14 e 13 anni; Marco e Tito Grauer di 14 e 12 anni, Mose Auerhahn di 5 anni; i fratellini Anna, Jacob, Manfredo Feintuch di 11, 13 e 10 anni; Levi Frisch di 14 anni; Abraham, Jechiel, Benzion, Miriam Mendelshon, i primi due gemellini di 9 anni, gli altri fratelli di 12 e 8 anni; Darko e Hela Rajner di 8 e 11 anni; Luciana Pacifici di 1 anno; Paolo Procaccia di 1 anno; Liliana Segre di 13 anni; Margherita Frankel di 7 anni; Aldo Vitale di 12 anni; Alberto Morais di 14 anni; Rambaldo Piperno di 14 anni; Aldo, Carlo, Elias Levi di 10,6 e 14 anni; Sissel Vogelmann di 9 anni; Salvatore Baruch di 9 anni; Dana e Lucia Bayona di 10 e 12 anni; Flora Modiano di 6 anni; Jean Pierre Hasson di 13 anni; Fiorella, Mario, Sara Calò di 1,6 e 2 anni; Liana e Jack Ziegler di 7 e 5 anni; Nella Attias di 6 anni; Lina Drechsler di 7 anni.
La più anziana era Esmeralda Dina di 88 anni. Il numero di sopravvissuti alla selezione iniziale e immessi in campo è deducibile dai numeri di matricola attribuiti: 97 uomini e 31 donne. Tutti gli altri furono uccisi con il gas il giorno del loro arrivo. Con questo trasporto da Milano ad Auschwitz, il centro di smistamento dei convogli in partenza per la Polonia passava a Fossoli prima e a Bolzano poi.
NOTE
(1) Indice generale degli ebrei stranieri internati in Italia 1940-1943, che la Fondazione CDEC mette a disposizione degli studiosi e di tutte le persone interessate.
(2) Il database creato da Francesca Cappella contiene i nomi e i dati relativi a 5.829 ebrei stranieri, per i quali esiste un fascicolo personale presso l’Archivio Centrale dello Stato, “Fondo Ministero dell’Interno, Cat. A4bis, Internati stranieri e spionaggio”. Il database creato da Anna Pizzuti contiene i nomi e i dati relativi a 9337 ebrei stranieri, ed è in continuo aggiornamento; questi nomi sono tratti basilarmente dagli elenchi raccolti presso l’Archivio Centrale dello Stato, “Fondo Ministero dell’Interno, Cat.A16, Stranieri ed ebrei stranieri”.
(3) Nel meratese oltre a Missaglia ebbero ebrei internati: Barzanò, Brivio, Merate e Cernusco Montevecchia
(4) Senza più nazionalità, ne patria, quindi senza nessuna protezione giuridica, in balia degli eventi.
(5) AdS Como, Prefettura, Gabinetto, II° vers., b. 109, fasc. Blocco conti ebraici, capo della provincia di Como a questore di Como e per conoscenza a comando militare germanico, 19 ottobre 1943.
(6) Ibid., varie lettere di istituti di credito con annotazioni manoscritte di terzi.
(7) I Frankel erano degli imprenditori e quindi erano una famiglia facoltosa , da Milano quando furono costretti a venire a Missaglia riuscirono a portare diverse cose che distribuirono fra varie famiglie Missagliesi. Nell’inventario fatto alla fine della guerra furono rinvenute: una camera da letto matrimoniale di pregevole fattura, una cucina a gas, vari armadi e tavolini, sedie e mobilio vario. Alcuni mobili furono presi dalle BBNN di Missaglia, altri dalla GNR e altri ancora si dispersero o rovinati prima di essere inventariati, quasi sempre ad opera dei fascisti.
(8) Privati della cittadinanza italiana o tedesca diventavano apolidi, persone senza nazionalità e quel che più era drammatico , senza diritti.
(9) Allora Spalato faceva parte del regno d’Italia.
(10) La Levi Flora aveva un fratello Levi Inko di fu Leon e Frida Albodari, nato a Sanski Most (Bosnia) il 4 ottobre 1920 , internato a Lusiana Vicenza il 26 novembre 1941. Era ancora presente come internato a Ferramonti (Pavia) il 25 luglio 1943.
(11) Sito internet www.annapizzuti.it ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico.
(12) Ruben Stern , nipote di Teresa aveva un fratello internato in Italia, Stern Marco nato a Zagrabia , Jugoslavia 03 agosto 1929 Arrestato a Fiume nel 1941 era presente come internato a Sestola (Mo) il 12 giugno 1942. E nuovamente presente a Monfestino in Serramazzoni sempre in Modena il 15 marzp.1943.
(13) Siti internet www.annapizzuti.it è www.cedec.it
(14) Dopo avergli confiscato tutto quello che possedevano i fascisti li mantenevano nella più completa indigenza. Qualora riuscivano a trovare un lavoro il sussidio veniva sospeso o addirittura soppresso se il lavoro era continuativo e non saltuario.
(15) Il sussidio gli viene corrisposto , addirittura aumentato a 9 lire giornaliere, fino al 31 ottobre 1943 poi spariscono dai registri comunali.
(16) Il 29 settembre 1942 a Erik e Egon una ditta di Missaglia offre un posto di lavoro come badilanti.
(17) Quando , dove e come siano riusciti a farlo non lo sappiamo per , al momento, carenza di adeguata di documentazione. Da uno studio realizzato nel 2009 dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Università di Pisa , risulta che gli Stern non furono deportati in Germania.
(18) Diventato poi dopo la liberazione sindaco “democratico” di Missaglia.
(19) Archivio Comunale di Missaglia – Cartella 119 - Categoria 7 - Classe 6 - Fascicolo 9 - Anni 1844-1945 – Sequestro beni di Oscar Reich.
(20) Potrebbe trattarsi di una parente di Oscar Reich , anche se non esistono documenti che la identificano come tale.
(21) In questo modo venivano chiamati dalle autorità fasciste forse per mascherare la persecuzione in atto nei loro confronti per questioni razziali.
(22) Il DELASEM era un organismo, costituito il 1º dicembre 1939 come associazione autorizzata dal governo fascista, per iniziativa di Dante Almansi e dall'avvocato genovese ebreo Lelio Vittorio Valobra, Suo scopo ufficiale era quello di assistere i correligionari stranieri allora profughi e internati in Italia ed agevolare l'emigrazione di almeno una parte di essi. L'organizzazione, che fu legale fino all'8 settembre del 1943, poté contare fin dall'inizio del sostegno e della collaborazione non ufficiale di non ebrei e di alcuni settori importanti della Chiesa cattolica. Dopo l'occupazione di Parigi fu la Svizzera a fare da collegamento fra la DELASEM e le organizzazioni di beneficenza internazionali.
(23) Essendo indigenti gli Stern vivevano solo con il sussidio e il poco che quadagnavano con i lavori saltuari, quindi il DELASEM passava loro un contributo.
(24) L’intervento chirurgico e la relativa degenza costò al comune circa 400 lire, spesa che doveva essere autorizzata dal Ministero tramite richiesta che veniva inoltrata alla questura di Como.
(25) Le somme che il comune pagava per; i sussidi, le locazioni o le spese sanitarie agli internati venivano poi recuperate, attraverso la Questura di Como, dal Ministero dell’Interno, in quanto i costi per il mantenimento al confino degli ebrei ricadeva su questo Ministero.
(26) Privati della nazionalità italiana erano diventati di fatto degli stranieri perché di origine germanica.
(27) Dalla testimonianza di Liliana Segre, 25 marzo 1992.
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