Venerdì 20 marzo 1891, nel salone della casa di Francesco Gnecchi Ruscone, a Milano in via Filodrammatici, furono rappresentate due commedie, per festeggiare l’onomastico di Giuseppe Gnecchi Ruscone e di sua moglie, Giuseppina Turati, genitori di Francesco [1].
Giuseppina Turati e il marito Giuseppe Gnecchi Ruscone |
Il tutto ebbe inizio un mese prima, verso la metà di febbraio, quando, pensato che si ebbe di rappresentare una vera e propria commedia, Erminio e Maria Bozzotti, fratelli di Isabella, moglie di Francesco Gnecchi, si incaricarono di scriverne insieme il testo.
Al posto di una commedia, però, ne scrissero due, una ciascuno, che vennero entrambe rappresentate.
Erminio intitolò la sua In casa dei nonni, commedia in un atto e cinque scene, ambientata a Milano e composta in versi martelliani; Maria propose una versione libera, anch'essa in versi martelliani, di un testo dello scrittore francese Théophile Gautier Pierrot postumo, un' “arlecchinata” ambientata a Parigi [3].
Cinque i personaggi di In casa dei nonni: don Francesco Roberti, il nonno; donna Luisa Roberti, sua moglie; la signora Maria Sangiuliano, loro figlia; Luigi, il vecchio servitore; Cecco, figlio di Maria, un bimbo di tre anni.
Nella serata del 1891 i ruoli furono interpretati, nell'ordine, da Alessandro Rossi, Sandra Rossi, Elisabetta Oddone, Vittorio Gnecchi e Franco Rossi.
Pierrot postumo comprendeva invece quattro personaggi: Pierrot, interpretato da Alessandro Rossi, Arlecchino, da Vittorio Gnecchi, Colombina, da Sandra Rossi, e “il dottore”, da Elisabetta Oddone.
Vittorio Gnecchi, futuro musicista compositore, figlio di Francesco e Isabella Bozzotti, non aveva ancora compiuto i quindici anni, essendo nato il 17 luglio 1876. Dodicenne era Elisabetta Oddone (1878/1972), un’amica di famiglia, che fu poi cantante, compositrice e scrittrice e che si dedicò soprattutto alla musica per l’infanzia. Alessandro, Sandra e Franco Rossi , erano probabilmente nipoti di Maria Bozzotti [4].
Il palcoscenico fu allestito in un salone non ancora arredato, in quanto la casa era stata solo da poco acquistata. Furono fatte dipingere le scenografie, ordinati i costumi, stampato il programma e predisposta l’illuminazione elettrica.
Con fiori provenienti dalla serra della villa di Verderio e da quelle di famiglie di parenti (le ville di Pallanza e di Erba - villa Tassera - dei signori Bozzotti, di Schio dei Rossi, la casa di Milano di Ernesto Turati), si addobbò l’intero appartamento, dove agli ospiti, circa 200, fra parenti, amici e conoscenti, dopo il teatro fu offerto un thè e “una mezza cena”.
Una serata ben riuscita, che trovò eco sulla stampa locale [5].
Il fascicolo del "Giornale di famiglia" con la cronaca dell'onomastico "dei nonni" del 1891 |
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Le due commedie erano state precedute da un prologo di Erminio Bozzotti, letto da Cesare Gnecchi (1873/1935), fratello di Vittorio [6]:
No, no, non spaventatevi il prologo è cortino
Qualche parola solo pei nonni ed arlecchino
Non si tratta di farvi nessuna spiegazione
Ma gli è semplicemente una presentazione
La prima commediola non ha certo di un dramma
La pretesa – (del resto ve lo dice il programma)
È una cosa carina – secondo il parer mio
Noiosetta … ma, zitti, che l’autore è mio zio!
A dir ver negli artisti c’è una gran stonatura
Devon esser dei vecchi e manca la statura!
Per cui mi raccomando al pubblico gentile
Di non star poi tanto a guardar pel sottile.
La seconda commedia non è piagnucolosa
Come quella dei nonni – è tutt’un’altra cosa –
C’è spirito, c’è entrain, satira ed allegria
Insomma è stata scritta da Gauthier con mia zia.
Dunque il nostro programma è combinato in guisa
Che gli è per tutti i gusti – pel pianto e per le risa.
Solo (ve lo ripeto) bisogna aver pazienza
Non pretender gran cosa e armarsi d’indulgenza
Soprattutto pensando che gli attor son piccini
E che gli autori, entrambi, son dei novellini
E poi … lo dico piano …tranne Maria, la figlia
Della prima commedia … son tutti di famiglia!
E questo già, capisco, gli è un serio inconveniente
Perché, se anche trovate che tutto non val niente,
Come fate a zittire, a far tabula rasa
D’artisti e di scrittori che son gente di casa?
Per forza dunque il pubblico dev’essere bonario
E qui mi fermo … Attenti che ora s’alza il sipario
Il prologo alla serata del 20 marzo 1891 - Arch. Stor. Verderio |
ERMINIO E MARIA BOZZOTTI
Gli autori delle due commedie, Erminio e Maria Bozzotti, erano fratello e sorella di Isabella, moglie di Francesco Gnecchi, e figli di Cesare (1819/1881) e di Giuseppina Morel (?/1894).
Cesare Bozzotti faceva parte di una facoltosa famiglia della borghesia milanese, dedita all'agricoltura e all'industria della seta, attività che egli portò avanti insieme al fratello Battista (1825/1891) e che, dopo la loro morte, fu proseguita dagli eredi di quest’ultimo, Alessandro e Camillo [7].
Erminio, nato il 30 novembre 1858, non partecipò all’azienda della famiglia, ma si dedicò soprattutto ad attività in campo culturale e benefico.
Nel 1888, quando la casa editrice Ricordi, dopo una ristrutturazione interna, rinacque sottoforma di società in accomandita con il nome di “G. Ricordi e C.”, Erminio ne divenne socio.
Comitato esecutivo delle esposizioni riunite - 1894. Erminio Bozzotti è il primo a sinistra della seconda fila; il terzo è Francesco Gnecchi Ruscone. Illustrazione Italiana, 10 giugno 1894 |
Nel 1898, alla riapertura del Teatro alla Scala, seguita a un periodo di sospensione delle attività, entrò nel Consiglio di Amministrazione, di cui il duca Guido Visconti di Modrone era presidente.
Dal 1913 al 1917 fu presidente della Società del Quartetto di Milano, istituzione musicale nata nel 1864 ed ancora oggi esistente.
In diverse occasioni assunse incarichi pubblici. Nel 1894 fu presidente della commissione Tecnica dei Divertimenti, nelle Esposizioni riunite di Milano. Per questo incarico venne nominato Ufficiale all'Ordine della Corona. Nel 1904 fu vicepresidente, dell'“Esposizione Agricola di Erba”, alla quale partecipò anche come espositore, con un proprio stand.
In campo benefico dedicò la propria attenzione soprattutto all'infanzia disagiata, ricoprendo per tanti anni la carica di Presidente dell'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Infanzia Abbandonata. Fu inoltre consigliere dell'Associazione Nazionale dei Sanatori per i Tubercolosi [8].
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In casa dei nonni, di cui una copia manoscritta è conservata presso l’Archivio Storico di Verderio (vedi nota 6), fu pubblicato dalla casa editrice Ricordi.
In un'annotazione scritta a mano sulla copia che possiedo [9], si legge che la commedia fu anche “Recitata a Multedo in Villa Chiesa il 7 agosto 1919. Con prologo di Vittorio Gnecchi”.
A mano sono annotati i nomi degli attori, molto probabilmente di questa rappresentazione: ad Alberto (14 anni) e Isa Gnecchi (11 anni), figli di Vittorio, toccarono rispettivamente le parti di Francesco Roberti e Maria Sangiuliano; il ruolo di Luisa Roberti fu interpretato da Marisa Gropallo. Non essendoci correzioni rispetto al ruolo del vecchio servitore, forse toccò a Vittorio Gnecchi interpretarlo anche nell’edizione del 1919. Non si sa invece chi abbia svolto quella del bimbo Cecco.
Mi sembra probabile che il prologo letto da Vittorio Gnecchi non sia stato ancora quello del 1891, ma che ne abbia composto uno nuovo per l’occasione. Il testo però non sembra reperibile e perciò la mia non resta che una supposizione.
Multedo è uno dei quartiere occidentali di Genova, posto fra Sestri Ponente e Pegli. La villa di cui si parla, ora distrutta, che gli Gnecchi frequentavano spesso durante le vacanze estive, apparteneva alla famiglia di Aida Chiesa, moglie di Vittorio Gnecchi.
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Nel 1877, in occasione delle nozze fra la sorella Maria e Giovanni Rossi, Erminio Bozzotti compone dei versi che vengono stampati dalla tipografia Bernardoni [10].
Nel 1896 scrive un'altra commedia, in tre atti, intitolata La vecchia dorme, stampata dalla tipografia L.F. Cogliati [11].
Il frontespizio della commedia "La vecchia dorme", con la dedica alla contessa Luisa Casati - Biblioteca Sormani, Milano |
Fra le opere di Erminio Bozzotti figura anche una composizione musicale, Soupir : ¢mélodie! , scritta su parole del poeta francese Sully Prudhomme, premio Nobel per la letteratura nel 1901, e dedicata alla contessa Cecilia Lurani Cernuschi Greppi [12].
Le opere qui elencate sono quelle reperibili nelle biblioteche italiane. È possibile, credo probabile, che la produzione letteraria di Erminio Bozzotti non sia limitata a queste: altri suoi scritti potrebbero essere stati pubblicati, senza però essere acquistati da alcuna biblioteca.
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Erminio Bozzotti, che aveva sposato Anita Basevi, morì il 27 febbraio 1918.
Erminio Bozzoti |
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La sera del 20 marzo 1891, per il compleanno di Giuseppina Turati e Giuseppe Gnecchi, venne interpretata anche un'arlecchinata che Maria Bozzotti aveva liberamente tratto da un testo di Théophile Gautier, Pierrot postumo.
Una copia dei questa commedia, nella versione di Maria, stampata nel 1891 dalla tipografia L.F Cogliati, è conservata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. È rintracciabile cercando fra le opere di Gautier, e il titolo completo è: Pierrot postumo: arlecchinata. Versione Libera per M.R.B., dove la sigla finale sta per Maria Rossi Bozzotti [13].
Maria Bozzotti |
Oltre al Pierrot, Maria è autrice del libretto d'opera Virtù d'Amore, che venne musicato dal nipote Vittorio Gnecchi e rappresentato a Verderio la sera del 7 ottobre 1896: la sua prima opera.
Per l'occasione il libretto fu stampato dalla casa editrice Ricordi, in un bel volumetto con decorazioni liberty. Nel 1943 fu edito nuovamente dalla stessa casa editrice e anche dalle Officine Grafiche Alga di Milano [14].
Maria Bozzotti, che nacque il 20 novembre 1857, sposò Giovanni Rossi di Schio, figlio di Alessandro (1819/1898), grande imprenditore, pioniere dell'industria laniera italiana. Morì a Schio il 10 agosto 1903.
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TRADIZIONI TEATRALI NELLA FAMIGLIA GNECCHI RUSCONE
Il “Giornale di Famiglia” è la fonte più ricca di notizie sulla tradizione del teatro nell’ambito della famiglia Gnecchi Ruscone.
“Rassegna teatrale domestica”, 1869; “Un teatro in famiglia”, 1875; “Un concerto di beneficenza”, 1884; “Trattenimento drammatico in casa Bozzotti”, 1885, sono alcuni dei titoli che trattano direttamente dell’argomento [15].
Come già detto, un’occasione per fare teatro era l’onomastico dei nonni, San Giuseppe.
A volte la recita si limitava a dialoghi fra i nipoti, che rivolgevano ai nonni parole di augurio e di ringraziamento. I testi erano scritti dai loro genitori, figli dei festeggiati.
Talvolta, come nel 1891, ai dialoghi si aggiungevano brevi commedie, più impegnative man mano che i nipoti crescevano. Nel 1882, ad esempio, quando Vittorio Gnecchi, uno degli attori, non aveva ancora compiuto i 6 anni, fu interpretata la commediola “Chichibio”, scritta da un certo Cecco Lerenghi basandosi su una novella del Decameron di Giovanni Boccaccio .
Il programma per l'onomastico dei nonni del 1882 Arch. Stor. Verderio |
Gli adulti partecipavano scrivendo i testi e organizzando gli spazi e l’intrattenimento degli ospiti. Prendevano molto in considerazione il lavoro dei ragazzi, apprezzandolo ma esprimendo anche giudizi critici. Chi scrive la cronaca della festa del 1882, ad esempio, dice: “ Hanno bisogno di parlare un po' più chiaro, con minor fretta; e fare un po' di gesti, non sempre quelli; e non volgere le spalle al pubblico; muoversi un po' più sulla scena, e non stare tutti aggrappati come tante pecorelle e nel complesso fare un po' di pratica della scena ...”[16]
Oltre alla ricorrenza di San Giuseppe, anche le vacanze che la famiglia trascorreva a Verderio, nella seconda metà dell'estate e all'inizio dell'autunno, erano occasione per fare teatro. Un brano del “Giornale di Famiglia” del 1892, le fa risalire a venticinque anni prima, vale a dire al 1867 [17].
Dopo il suo acquisto, avvenuto nel 1888, questi eventi si svolgevano perlopiù nella villa che era stata dei Confalonieri. Lo spazio utilizzato abitualmente era l'ampio locale all'ultimo piano. Lo si cominciò ad usare come teatro quando ancora era privo di arredamento ed avendone apprezzata la funzionalità, la famiglia decise di dedicarlo ufficialmente a quello scopo. Fu allestito un palcoscenico permanente e al suo servizio furono dedicati i due locali laterali. Fu pronto nel 1895 [18].
Il teatro di Villa Gnecchi a Verderio. Arch. Lorenzo Baldrighi |
VITTORIO GNECCHI RUSCONE, UNA VITA PER LA MUSICA E IL TEATRO
Il più significativo degli avvenimenti teatrali che si svolsero a Verderio fu la rappresentazione di Virtù d’Amore, opera musicale del diciannovenne Vittorio Gnecchi Ruscone, composta sul libretto di Maria Bozzotti, di cui si è parlato più sopra.
Di questo evento teatrale, che, a 120 anni di distanza, rimane, penso, il più importante della storia di Verderio, potete trovare su questo blog, dopo questo articolo, una cronaca redatta dal padre o, più probabilmente, dal fratello di Vittorio, Cesare Gnecchi Ruscone, conservata nell’Archivio Parrocchiale di Verderio (ex Superiore) [19].
Vittorio Gnecch Ruscone in costume da antico romano. Arch. Cristina Carlotti |
Dopo questa opera, l'impegno in campo musicale divenne, per Vittorio Gnecchi, l'attività principale della sua vita.
A Virtù d'Amore seguirono Cassandra,1905, La Rosiera, 1927, Giuditta, 1953 in campo operistico e molte composizioni in quello sinfonico strumentale.
La letteratura su Vittorio Gnecchi è ampia e penso sia opportuno riferirsi a quella per saperne di più sulla sua figura di musicista. Qui mi limito a segnalare un paio di indirizzi web che ho avuto modo di consultare.
Il primo e quello della sua scheda personale sul Dizionario Biografico Treccani:
http://www.treccani.it/enciclopedia/vittorio-gnecchi-ruscone_(Dizionario-Biografico)/
Un altro è quello di un articolo intitolato “Vittorio Gnecchi: un caso ancora aperto”, di Ottavio de Carli: http://www.ottaviodecarli.com/files/gnecchi_ruscone.pdf
QUALCHE ALTRA NOTIZIA E CURIOSITÀ
Se fino ad ora questo articolo è stato un po' disordinato e poco esauriente, temo che lo sarà ancor di più d'ora in avanti, quando cercherò di far stare insieme notizie sparse, scovate qua e là in modo più fortunoso che razionale.
Non so quale potrà essere il risultato finale, né l'utilità di quanto mi appresto a scrivere. Spero solo che qualche volonteroso possa trovare spunti per successivi approfondimenti.
AIDA CHIESA E CARLA D'ALBERTIS IN UNA COMMEDIA DI GIUSEPPE VISCONTI DI MODRONE
In una cartolina illustrata che possiedo, stampata dalle officine grafiche G. Ricordi e C. [20], compare un palcoscenico occupato da alcune signore, attrici nella “rivista” in tre atti Un po' d'amore scritta da Joseph von Jcsti nel 1913.
Nella cartolina, vicino ad ognuna delle signore è scritto, a matita, il nome e il cognome. Il primo nome da sinistra è “Aida Gnecchi”, ovvero Aida Chiesa, moglie di Vittorio Gnecchi. “Carla d'Albertis”, la terz'ultima signora, è Carla Gnecchi Ruscone, sorella di Vittorio e moglie del conte Ugo D'Albertis.
L'attrice in centro, Carla Visconti, è la “padrona di casa”. Infatti il piccolo teatro nella fotografia è quello della casa di via Cerva 44 a Milano, di proprietà di Giuseppe Visconti di Modrone e di sua moglie, Carla Erba, genitori del regista Luchino Visconti.
Giuseppe Visconti di Modrone è anche l'autore della rivista. Joseph von Jcsti era infatti lo pseudonimo con cui firmava le sue commedie [21].
Un'altra immagine di "Un po' d'amore", tratta dal libro " Il mio teatro / Luchino Visconti ; a cura di Caterina d'Amico de Carvalho e Renzo Renzi. - Bologna : Cappelli, 1979 |
Questa cartolina ci racconta che, nella loro esperienza teatrale, alcuni componenti della famiglia Gnecchi, pur rimanendo in ambito dilettantesco, superarono i confini della famiglia stessa per collaborare con altre realtà teatrali nate nell'ambito dell'aristocrazia e dell'alta borghesia milanese.
ALBERTO GNECCHI RUSCONE, ATTORE DILETTANTE,SCRITTORE, DI COMMEDIE E NOVELLE, E MOLTO ALTRO
Tra gli attori che a Multedo nel 1919 rappresentarono la commedia In casa dei nonni compare il nome del quattordicenne Alberto Gnecchi Ruscone
Alberto Gnecchi Ruscone |
Nato a Verderio Superiore l'11 ottobre 1905, Alberto, figlio primogenito di Vittorio e Aida Chiesa, è un personaggio dai mille interessi, almeno da quanto risulta dalle carte di cui sono in possesso [22].
Si dedica soprattutto al disegno e alla pittura, rivelandosi dotato soprattutto nel ritratto.
Espone in diverse città. Nel 1934 una sua mostra di disegni a Vienna suscita molto interesse [23]; nello stesso anno è anche a Parigi alla galleria Des Quatre Chemins .
L'anno successivo espone a Roma, in via Margutta, insieme al pittore Annibale Scaroni, ed è presente con quaranta disegni alla Biennale di Venezia.
Nel 1941 espone a Milano alla galleria Gian Ferrari. Nel pieghevole di presentazione, aperto da un ritratto di anziana signora, si parla di una sua mostra a New York.
Pieghevole di presentazione di una mostra di Alberto Gnecchi a Milano nel 1941 |
La sua attività artistica si svolge anche nel campo dell’illustrazione. Suoi i disegni per la commedia di Carlo Goldoni La Bottega del Caffè, pubblicata dalla casa editrice Libra nel 1942, e per il racconto Tobia il terribile, pubblicato nel 1948 da Bompiani nella collana ”Il martedì”.
Un'illustrazione di Alberto Gnecchi per La Bottega del Caffè |
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Sportivo, pratica l’atletica leggera, cimentandosi nelle gare dei 100 metri: nel 1929 è quarto nella classifica nazionale di questa gara, con il tempo di 11 secondi netti.
Fa parte di una squadra di calcio in una squadra formata da amici e amiche, così composta: Alberto Gnecchi, portiere; Federico Borromeo, capitano, Momi Radice, difesa, Anna V., Luchino V. [Visconti?] o Carlo Borromeo; Alfonso Mariet o Antonio Sormani, centrocampisti; Paolino, Cino Radice, Verga, Didì Visconti, Luigi V, attacco. Stranamente è indicato anche l’arbitro: Lele Borromeo.
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Curiose, e da approfondire, due sue incursioni in campo scientifico.
Il 13 maggio 1940, insieme al dott. Saverio Spadavecchia, un medico chirurgo, comunica ai principali osservatòri astronomici del mondo di aver scoperto l'esistenza e individuato la posizione, attraverso calcoli matematici, di tre nuovi pianeti, che chiamano Nemesis, Lachesis e Atropo. I due invitano gli osservatòri a cercare i pianeti con i loro mezzi, e con le coordinate da essi fornite.
Nel 1934 deposita, presso un notaio e presso una banca, una busta contenente un’idea per una sua invenzione, che così descrive: “Ho pensato che si possa dare ai ciechi la possibilità di vedere, mediante un piccolo apparecchio televisivo, da portarsi applicato alla fronte o al posto degli occhi, che trasmetta le immagini, sotto forma di vibrazioni, ai nervi ottici ….”
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Torniamo al teatro per chiederci se il suo impegno nella recitazione sia andato oltre l’ambito famigliare. Un documento sembra avvalorare questa ipotesi.
È la bozza, scritta a mano, di una locandina della “Compagnia drammatica diretta da Luchino Visconti”, che annuncia la rappresentazione di un dramma in tre atti di Enrico Pea, intitolato “Prime Piogge”. Nel dramma, che sarebbe stato diretto da Luchino Visconti, Alberto Gnecchi avrebbe interpretato la parte del Rabbino. Altri attori: Luchino Visconti, Wanda Toscanini, [?] di Villahermosa, Corrado Corradi, Ignazio Gardella.
La bozza per una locandina della "Compagnia drammatica diretta da Luchino Visconti", dove Alberto Gnecchi appare come attore e, sembra, come autore |
La locandina annuncia anche un dramma in due atti, senza indicarne il titolo, di un autore di cui non si legge il nome e che forse doveva essere diretto da Alberto Gnecchi.
La serata, di cui la locandina indica il giorno e l’ora, ma non l’anno, probabilmente non si svolse. Uno degli attori, l’architetto Ignazio Gardella, intervistato dagli studenti del liceo Berchet, che aveva frequentato con Luchino Visconti, racconta della commedia ma dice che il progetto fu abbandonato per la morte, nel giro di pochi giorni, di suo nonno e della nonna di Luchino [24]. Nell’intervista ricorda anche le chiacchierate sull’arte fatte con Alberto Gnecchi.
Oltreché attore Alberto Gnecchi è autore di commedie e di sceneggiature. Fra le sue carte le minute di tre brevi commedie, senza titolo, e la notizia che il 28 maggio 1943 aveva depositato, presso l’ente italiano per i diritti d’autore, il soggetto per un film intitolato “Il sogno”.
“La sonata patetica di Beethoven”, “Come voi”, “Il bacio”, “Ignoto Militi”, “Matelda”, “Fantasia n.3”, “La rosa”, “La bella morte”, sono inoltre i titoli di alcune sue novelle, di cui si conservano le minute.
Un‘altra, intitolata “Sognare”, è preceduta da un foglio bianco con scritto “A Luchino”. Intendeva forse dedicarla all’amico regista o mandargliene una copia affinché la leggesse.
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Alberto Gnecchi Ruscone muore ancora giovane, non aveva ancora compiuto 47 anni, il 7 agosto 1952.
NOTE
[1] Francesco G. R. (Milano 1847 – Roma 1919); Giuseppe G.R (Garlate 1817 - Milano 1893); Giuseppina Turati in G.R. (Busto Arsizio 1826 - Verderio Superiore 1899). Il giorno dedicato a San Giuseppe è il 19 marzo.
[2] Archivio Storico Verderio (ASV), Fondo Famiglia Gnecchi Ruscone di Garlate, ramo di Verderio. Serie 1.3.15 – Giornale di Famiglia.
faldone 42: fasc. 100, “Il giorno di San Giuseppe, dialoghetto recitato da Pia e Carlo Gnecchi”;
faldone 44: fasc. 56/10, Il giorno di San Giuseppe; fasc. 56/11, Per l'onomastico dei nonni, 1882.
Il “Giornale di Famiglia” della famiglia Gnecchi Ruscone
Nato come "Giornale delle fanciulle", ad opera delle sole ragazze, si era presto trasformato in "Giornale di famiglia", forse per soddisfare l'interesse alla collaborazione manifestato da una cerchia più vasta di parenti ed amici intimi.
Privilegiava le cronache familiari, ma accoglieva anche articoli d'arte, letteratura e scienza, racconti, storielle comiche e giochi enigmistici.
Era compilato a mano, su fogli formato 16X23 cm, dove una cornice color violetto (nera per i necrologi), decorata agli angoli, delimitava lo spazio degli articoli.
Nella testata, sul nome Gnecchi ricavato in bianco dallo sfondo viola (o nero), la scritta "Giornale di famiglia - periodico settimanale" e, più in piccolo, la frase latina "Haec olim meminisse juvabit".
Aveva cadenza settimanale, solitamente una copia di "tiratura", in alcuni casi di più
Veniva rilegato annualmente e ogni volume era corredato di indice dei testi con indicazione degli autori e, qualche volta, dei "copisti".(Marco Bartesaghi, 2001)
[3] Nella metrica poetica, martelliano è un verso composto da una coppia di settenari (verso di sette sillabe). Prende nome dal poeta settecentesco Pier Jacopo martelli, che per primo lo usò nelle sue tragedie (Cfr. M. Dardano, P. Tifone, La lingua Italiana, Bologna, 1990).
[4] In questo blog, potete trovare qualche notizia su Vittorio Gnecchi Ruscone, al seguente indirizzo http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2009/01/festa-verderio-il-7-ottobre-1896-la_04.html . A lui è dedicata anche un’etichetta.
Per Elisabetta Oddone cercate a questo indirizzo: http://www.barbaralazotti.it/interno.asp?id=49&sezione=ROMANZE%20DELL%27OTTOCENTO&idel=1764
[5] Le notizie sulla serata sono tratte dalla cronaca redatta da Francesco Gnecchi Ruscone per il “Giornale di Famiglia”. L’ho potuta consultare grazie al signor Carlo Gnecchi Ruscone.
[6] ASV. Faldone 43, fasc.47, prologo e commedia “In casa dei nonni”
[7] Ricerca sulla famiglia Bozzotti, Carlo Gnecchi Ruscone, Inzago 2016
[8] Necrologio, La Perseveranza, 1 marzo 1918.
[9] È il numero 00143. A Milano il testo è consultabile presso la Biblioteca Comunale (Sormani) e la Biblioteca dell'Accademia dei Filodrammatici.
[10] Una copia è conservata presso la Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza.
[11] La copia della commedia conservata presso la Biblioteca Comunale di Milano (Sormani) reca la seguente dedica, scritta a mano: “Alla Contessa Luisa Casati con amicizia. L'autore. 22 maggio 1896”.
[12] Una copia è conservata presso la Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano.
René Francois Armand Prudhomme detto Sully Prudhomme (1839/1907) è stato il primo poeta francese a ricevere il premio Nobel per la letteratura.
Cecilia Greppi di Bussero, era moglie del Conte Francesco Lurani Cernuschi, proprietario della villa Lurani di Cernusco Lombardone. Cecilia condivise con il marito la passione per la musica e praticò il canto, da dilettante molto dotata.
[13] Collocazione 7533.12.
[14] Una copia dell'edizione del 1896 è conservata presso l'Archivio Parrocchiale di Verderio (ex Sup.) in un faldone dedicato a Vittorio Gnecchi Ruscone.
L'edizione Ricordi del 1943 è consultabile presso la Bibl. Del Conservatorio G. Verdi di Milano, collocazione Libretti X.88, mentre l'edizione della tip. Alga, sempre 1943, si trova presso la Bibl. Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, collocazione TE Lib 1179.
Uno spartito dell'opera, per pianoforte e canto, edita a Berlino, probabilmente nel 1943, dalla casa editrice Capitol Verlag, è reperibile presso la biblioteca della Fondazione Ugo e Olga Levi di Venezia, collocazione LEVI C.1144.
[15] Ricerca effettuata dal signor Carlo Gnecchi Ruscone nel proprio archivio (Archivio CGR)
[16] Le notizie sulla festa di onomastico del 1882 sono tratte dalla minuta di un articolo del “Giornale di Famiglia”, intitolato “Il Giorno di San Giuseppe, cronaca domestica”, ASV Faldone 44 Fascicolo 56/10.
Chichibio è la quarta novella della sesta giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio (http://www.classicitaliani.it/decamero/06_04.htm)
[17] Vacanze autunnali, 1892, “Giornale di Famiglia”, Archivio CGR.
[18] Vacanze autunnali 1890 (ASV, feld. 43, fasc.112); “Virtù d’amore” (si veda nota 19).
Al teatrino di Villa Gnecchi – Confalonieri si è accennato in questo blog in occasione di un articolo su un affresco della Battaglia di Verderio del 1799, conservato nel locale che accoglieva il teatro (http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2015/05/la-battaglia-di-verderio-del-1799.html)
[19] La cronaca della rappresentazione a Verderio di Virtù d'amore è stata pubblicata anche in ARCHIVI DI LECCO, N.3, anno 13, luglio – settembre1990
[20] Nel 1916 la cartolina ha viaggiato: è stata spedita dalla signora Anna Del Masino al tenente Vittorio Gnecchi, impegnato nel servizio militare presso l'ospedale di guerra n.12 della Croce Rossa.
[21] Per il teatro nella famiglia di Giuseppe Visconti di Modrone si vada a:
https://ricercavisconti.wordpress.com/2009/01/15/le-origini-e-la-famiglia-visconti-di-modrone/
[22] Tutte, o quasi, le notizie contenute in questo paragrafo sono ricavate da documenti che fanno parte del mio archivio personale. Come mai sono in mio possesso?
Il 13 novembre 1998 il signor Giancarlo Bosisio, padre dell'allora sindaco di Verderio Superiore, Ferdinando Bosisio, aveva ricevuto l'incarico di trasportare all'isola ecologica macerie e quant'altro era rimasto nella sacrestia della chiesa di sant'Ambrogio, che era stata per tanti anni a disposizione dei discendenti del signor Vittorio Gnecchi Ruscone, per conservare carte e documenti di famiglia.
Nei giorni precedenti la gran parte dei documenti era già stata asportata da persone della famiglia. Quello che rimaneva non era stato considerato interessante e quindi destinato al macero.
Avendo in precedenza, 26 aprile 1997, recuperato (insieme ad altri) e riordinato sommariamente, allo scopo di dar vita ad un Archivio Storico del paese, i documenti dell'Azienda Agricola Gnecchi, abbandonati nello studio del signor Giulio Beretta, agente di campagna, il sindaco Bosisio mi avvertì del “carico” che il padre doveva trasportare, invitandomi a recuperare ciò che avessi ritenuto interessante per il costituendo Archivio Storico.
La gran parte di quanto prelevai dal carro è oggi inclusa nell'Archivio (ad esempio gli articoli del GdF utilizzati per questo articolo).
Sono rimasti in mio possesso un certo numero di negativi fotografici in bianco e nero, poiché la costituzione di un archivio fotografico è stata rinviata, e carte relative ad Alberto Gnecchi e a Franco Greppi, poiché non ritenute interessanti per l'Archivio Storico.
Le riconsegnerò all'Archivio, di cui credo fermamente, soprattutto le prime, debbano far parte, quando sarò sicuro che verranno effettivamente accolte..
[23] Il “Wiener Journal”, 31/3/1934, il “Die stende”, 1/4/1934, il Volksreintung, 30/3/1934, e il “Neue Freie Presse” (senza data) parlano di un’esposizione di disegni di Alberto Gnecchi, ne lodano la qualità e di lui dicono che ha straordinarie doti.
[24] Nel 1922 muore Anna Brivio, nonna materna di Luchino Visconti,. La locandina dovrebbe quindi essere stata scritta in quell'anno. Trovate l'intervista all'architetto Ignazio Gardella al seguente indirizzo: http://www.liceoberchet.gov.it/storia/gardella/al_berchet.htm
Marco Bartesaghi
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