venerdì 9 maggio 2014

ROBBIATE: NOTIZIE STORICHE (seconda parte). DAL XVI AL XVII SECOLO di Maria Fresoli

Terminato il dominio degli Sforza, iniziano le lotte cruente tra Francesi e Spagnoli, per il possesso dello Stato di Milano: così quella piccola ripresa degli anni addietro, è nuovamente vanificata dalle terribili sventure che si susseguono senza sosta; si aggiungono alle già gravose tasse locali anche le straniere. Quale conseguenza di questi eventi disastrosi, arriva nel 1524 una grave pestilenza che decima gran parte della popolazione brianzola; in quella circostanza la nobildonna Margherita Ajroldi, lascia la somma di 50 lire alla comunità di Robbiate per la costruzione di un lazzareto e di una cappella, da dedicarsi a S. Rocco, ma per una questione fra gli eredi non se ne fece nulla.
Salito al potere Carlo V di Spagna, il ducato di Milano passa nelle mani del figlio Filippo II e i contadi nelle mani dei governatori spagnoli, interessati unicamente ad accapparrare, con sprezzo e disonestà, ingenti patrimoni in una terra che tanto non è loro.


San Carlo Borromeo




Salito al potere Carlo V di Spagna, il ducato di Milano passa nelle mani del figlio Filippo II e i contadi nelle mani dei governatori spagnoli, interessati unicamente ad accapparrare, con sprezzo e disonestà, ingenti patrimoni in una terra che tanto non è loro.
Da una fotunata ricerca all’Archivio di stato di Milano, si possono trarre alcune notizie sull’aspetto socio-economico del paese nel XVI° secolo; nel 1530 la popolazione di Robbiate era composta da 177 abitanti, in gran parte massari e braccianti, quasi tutti alle dipendenze dirette degli Ajroldi che detenevano gran parte delle case e terreni. E’ interessante segnalare che un certo Bertoldino Ajroldi esercitava la professione di medico e, tra il ceto medio troviamo pure un cavallante, un formaggiaio e un mastro falegname; di quell’anno abbiamo pure un elenco degli animali composto da 23 buoi e 11 mucche.
L’intero territorio si estendeva su 4209 pertiche così suddivise: 825 a campo, 1674 a vigna, 637 a ronco, 725 a bosco, 348 a brughiera.51 Le tre principali coltivazioni erano la vite, il frumento, l’avena e in minima quantità ceci, fave e fagioli che costituivano la base dell’alimentazione dei contadini.





La chiesa parrocchiale di Robbiate


Dal punto di vista educativo e morale questo secolo vede dilagare l’ignoranza, la superstizione, la corruzione: persino il comportamento di alcuni sacerdoti lascia a desiderare sotto l'aspetto morale e culturale, a Robbiate il cappellano Ambrogio Ajroldi sarà punito severamente dal Cardinale Carlo Borromeo per concubinato e altre gravi mancanze. Ed è proprio in questo clima che la maestosa figura di S. Carlo inizia un’imponente opera di riorganizzazione del clero e particolarmente delle parrocchie, servendosi delle visite pastorali per una miglior conoscenza dei problemi locali del territorio diocesano.
Dopo l’erezione della nostra parrocchia, avvenuta il 5 ottobre 1571, con le severe disposizioni del Santo, nel nostro territorio riprende più viva e più intensa la vita religiosa: i sacerdoti svolgono diligentemente i loro compiti pastorali con un comportamento più virtuoso ed esemplare, iniziando a tenere regolari registri dei battesimi, matrimoni, morti e gli elenchi dello “Stato d’Anime”.



Questi importanti registri ci danno la possibilità di avere una visione ampia e specifica della popolazione e del territorio urbano di Robbiate alla fine del XVI° secolo.
Dallo stato d’anime, compilato nel 1577 dal primo parroco Giacomo Spada, si apprende che nel paese vivevano 398 persone, distribuiti in 79 focolari (famigie) così ubicati. 54 in Robbiate, 21 in Terzuolo, 2 in Coglia, 1 in Moncucco e 1 in Duraga. Pure 79 erano gli edifici disloccati sul territorio, 51 dei quali appartenevano agli Ajroldi, la rimanenza a piccoli possidenti. Tra gli edifici è da segnalare un mulino a 4 ruote sopra l’Adda appartenente a Paolo Ajroldi. I capi
famiglia erano ancora in prevalenza massari, braccianti o servi alle dipendenze dei nobili, c’era pure un “resegotto” (taglialegna), un cavallante, un fattore e un tessitore.
Per chi ama considerarsi “Robbiatese” di antica origine, ecco i cognomi tratti da quel primo stato d’anime: Ajroldi, Bonalumi, Brambilla, Carcano, Corno, Crevenna, Crotti, Decio, Fumagalli, Mandelli, Mapelli, Perego, Spada, Villa, Viscardi.



Lanzichenecchi
All’inizio del ‘600 si profilano, dal punto di vista economico, ancora anni difficili per la popolazione: infatti una serie di violente grandinate si abbatte su tutto il territorio briantino, portando la totale distruzione delle colture. In una supplica del 1602, la comunità di Robbiate chiede alle autorità il permesso “de reparar case e reimpiantar viti per  mortalità de tempeste de doi anni passati”. Più avanti a complicar le cose sono le numerose bande di malviventi che si aggirano a derubare case e chiese e, con la calata dei Lanzichenecchi, si propaga nuovamente una violenta epidemia di
peste; di tutti questi eventi abbiamo trovato in don Giorgio Spada 2° parroco e notaio apostolico un cronista d’eccezione che, attraverso le sue dettagliate annotazioni nei vari registri parrocchiali, che presenteremo in un'altra occasione, ci fornisce un’ampia visuale sulla situazione.


La peste a Milano nel 1630

Nessun commento:

Posta un commento