Nell'anno accademico 1990 - 1991,questo testo è servito ai suoi autori per l'esame di Restauro Architettonico presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. La copia che ho avuto a disposizione è però una minuta, pertanto non è stato possibile rintracciare i riferimenti archivistici dei documenti citati. Spero di poterlo fare in un prossimo futuro.
Su questo blog, il 24 ottobre 2009, sono stati pubblicati i disegni realizzati da Laura Mandelli e utilizzati per lo stesso esame, così come lo sono state immagini che corredano questo servizio.
Il personaggio che appare in queste ultime è Enrico Seregni ...nonostante la folta capigliatura. M.B.
INDAGINE CRONOLOGICA DELLA EX CHIESA DI SAN FLORIANO di Laura Mandelli, Denise Motta ed Enrico Seregni
L'origine della chiesa di San Floriano è incerta, visto che un documento pubblicato ad Oggiono l'8 aprile 1904 afferma "... la sua costruzione può rimontare al principio del 1600, sebbene alcune modanature architettoniche la farebbero di più recente costruzione", mentre nel libro "VERDERIO", edito nel 1985, si sostiene che la parrocchia fu istituita dopo la prima visita pastorale di San Carlo Borromeo nel 1571. Lo stesso libro avvalora tale ipotesi citando un registro parrocchiale in cui si annotavano i battesimi tenuti nella chiesa di san Floriano dall'anno 1581 (la veridicità di tale affermazione non può essere da noi confutata per il mancato ritrovamento di tale registro).
I primi documenti cronologici in nostro possesso risalgono all'anno 1703 e seguenti ed attestano la possibilità di scavare il pavimento della chiesa parrocchiale per la sepoltura di cadaveri purché il suddetto pavimento venisse subito ricostruito dall' erede "senza badare ai costi". La consuetudine di seppellire i morti sotto il pavimento della chiesa cessò dopo il 1719, quando fu costruito il primo cimitero parrocchiale, ubicato nei pressi della chiesa, oltre la strada principale del paese.
Da successivi documenti, dell'anno 1722, possiamo desumere alcuni caratteri formali della fabbrica. Si citano infatti i passaggi del simulacro della Beata Vergine dall'altare del Santissimo Rosario, che doveva essere restaurato, ad una sede provvisoria, in un quadro di legno in detta chiesa, e subito dopo nella cappella della Purificazione a lei dedicata e di proprietà dei signori Annoni. Da questi documenti possiamo quindi asserire che la chiesa era provvista di almeno due cappelle, di cui è però sconosciuta la precisa ubicazione.
In un altro documento, di datazione sconosciuta si parla ancora della Cappella della Purificazione eretta con il patronato dei signori Annoni.
Notizie più precise sull'impianto della fabbrica ci pervengono da una serie di documenti risalenti al 1785. Trattandosi di un inventario dello stato patrimoniale e dei mobili, dall'elenco delle voci ci pervengono alcune indicazioni sulla struttura della chiesa in quel periodo. Si deduce la presenza di un altare maggiore e di almeno due altari minori (che potevano essere posti nelle cappelle), l'esistenza di un pulpito, di cui però non viene specificata l'ubicazione, e di un coro situato sul lato est.
Vi era un organo, collocato sopra la porta principale, che venne restaurato nel 1784.
Sicura la presenza di 8 finestre che risultano " ... rifabbricate di nuovo con i suoi telai ..." e di altre tre " ... coi suoi vetri, e tende di tela bianca fatte di nuovo ...". Nei documenti del 1785 è inoltre confermata la presenza delle due cappelle già prima ricordate " ... quadri ... vanno di due cappelle ai lati della chiesa entrando."
Sempre dall'inventario degli oggetti sacri si deduce l'esistenza di una sacrestia "... con una finestra grande con vetri ... ".
L'ultima parte del documento ci permette di risalire alla " ... antica struttura ... " della chiesa " ... rimodernata l'anno scorso (1784) specialmente nella ripartizione delle finestre ... ".
In seguito il documento dà notizia dell'esistenza di quattro cappelle. Due, a destra dell'ingresso, di proprietà comunale e le altre, a sinistra di proprietà delle famiglie Lavagna e Annoni. Una di quelle di destra accoglieva la statua della Beata Vergine del Rosario, in precedenza situata nella cappella degli Annoni.
In una quinta cappella si trovava il fonte battesimale.
Nello stesso documento si ha notizia, per la prima volta, dell'esistenza del campanile, di cui però non viene menzionata la data di costruzione.
Nel 1819 i fabbricieri della chiesa di san Floriano chiedono il permesso alle autorità ecclesiastiche di sostituire l'altare maggiore, " ... insufficiente alle esigenze ..." e in stato di degrado, con uno nuovo: il permesso viene accordato il 19 giugno dello stesso anno.
Da uno scambio epistolare tra la fabbriceria e il signor Biffi (1828), si evince la necessità di ridurre il numero delle cappelle per rendere più comoda la chiesa. In particolare la fabbriceria chiede al signor Biffi di rinunciare al patronato della cappella della Beata Vergine della Purificazione in precedenza di proprietà della famiglia Annoni. La risposta di Biffi fu positiva e quindi si presume che i lavori poterono aver luogo, come si deduce anche dall'elenco delle spese sostenute nel 1828 e negli anni seguenti per il restauro della chiesa. Sicuramente vennero fatte riparazioni al tetto e ai pavimenti, come si arguisce dalle spese per quadrelli e pianelle, e venne sostituito il pulpito.
Altri lavori riguardarono la cappella dell'Addolorata e quella di rimpetto. L'elenco delle spese non ci dice però se le due cappelle furono abbattute o solo restaurate.
Nel 1855 si torna a parlare del campanile: la fabbriceria chiede al comune di essere risarcita della spesa sostenuta nel dicembre del 1845 per quietanzare l'opera dell'ingegner Merlini di Milano che aveva munito la torre di parafulmine. Il comune si rifiutò di rimborsare la spesa.
Alla fine dell'ottocento si inizia a discutere sulla possibilità di costruire una nuova chiesa a Verderio Superiore, visto che la vecchia chiesa di san Floriano " ... ha più l'apparenza di un magazzino, è di costruzione difettosa, tozza e senza nessun pregio, nonché insufficiente alle nuove esigenze". Si nota inoltre che la canonica è " ... in grandissimo deperimento, di costruzione vecchia ed insalubre ...".
Vi fu quindi la volontà della famiglia Gnecchi di costruire una nuova chiesa e di acquisire quella vecchia attraverso un contratto di permuta.
In una supplica del 1902 della fabbriceria al Cardinal Ferrari si inizia a delineare per la vecchia chiesa un possibile riuso dopo la sconsacrazione. Ciò è rafforzato da un documento del 1904 che, attestando la mancanza di pregi storici ed artistici della chiesa, affermava che essa " ... poteva essere senza alcun timore altrimenti destinata ...".
Nello stesso mese venne stipulato l'atto di permuta che stabiliva il passaggio di proprietà della chiesa di San Fiorano dalla Fabbriceria alla famiglia Gnecchi, in cambio dell'area su cui era stata eretta la nuova chiesa.
Il documento dell'8 aprile 1904 oltre a descrivere il decreto che autorizza la fabbriceria a vendere la vecchia chiesa, accenna all'origine della chiesa considerata, dandone una sommaria descrizione, riportando la presenza di una navata centrale con cappelle laterali; si parla di una copertura assai bassa e dell'infelice disposizione dell'altare e della sacrestia, posti uno di seguito all'altro. Tutto ciò dimostrava la poca praticità di San Floriano e quindi la necessità di costruire una nuova chiesa che doveva sorgere " ... in una delle migliori località dell'abitato quasi in fregio alla strada provinciale che da Verderio Superiore conduce a Verderio Inferiore, in posizione più centrale e più comoda per gli abitanti ...".
Il trasferimento della parrocchia nella nuova chiesa viene sancito da un documento del 3 novembre 1904.
In merito al riuso della chiesa di San Florano non ci sono documenti scritti che ne attestino la destinazione ma l'iscrizione in un medaglione posto sulla facciata testimonia la trasformazione in abitazione colonica avvenuta nel 1914.
STATO ATTUALE E IPOTESI DI MUTAZIONI FORMALI
Oggi l'edificio si presenta dimensionalmente ridotto rispetto alla piantina catastale di fine ottocento. Sembra infatti mancare una parte ad est, dove potevano trovarsi il coro e la sacrestia. Inoltre è sicuramente mancante la torre campanaria e la parte delle cappelle a destra dell'ingresso.
Queste demolizioni potrebbero essere state compiute allorché la chiesa è stata trasformata in abitazione colonica. Internamente la modifica più rilevante è la divisione dell'intera altezza mediante l'uso di solette in legno tali da poter sfruttare al massimo l'altezza del corpo fabbrica. Inoltre la navata centrale è stata suddivisa mediante murature in mattoni, visibilmente di "recente" costruzione.
I muri dei locali verso strada sono probabilmente gli stessi che dividevano le cappellette tra di loro, anche se questa supposizione non è suffragata da nessun documento. Da testimonianze orali si deduce che la vecchia chiesa è stata abitata fino a una ventina di anni fa e successivamente lasciata in stato di abbandono.
La facciata principale risulta però essere tutelata dalla Soprintendenza ai beni Storico ed Architettonici della regione Lombardia.
Laura mandelli, Denise Motta, Enrico Seregni
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento