sabato 9 marzo 2019

RAFFRONTI FRA POTATURE di Giorgio Buizza



Il 30 dicembre 2017, circa un anno fa, è stata eseguita la potatura del platano di Verderio.
Insieme al platano della Villa Sommi Picenardi a Olgiate, è uno dei platani più prestigiosi della Provincia di Lecco, con oltre 32 metri di altezza e circa 30 metri di diametro di chioma; circonferenza del fusto 565 cm. Differenza non da poco: il platano di Olgiate è di proprietà privata, quello di Verderio è sulla strada pubblica, è di proprietà comunale ed è visibile da tutti in ogni momento.
L’albero è ubicato al centro di una rotonda attorno alla quale transitano migliaia di auto e autocarri ogni giorno; non è quindi un luogo sperduto tra campi e boschi.
Al termine della potatura l’albero appariva come nella immagine n° 2 cioè con la chioma molto simile alla condizione iniziale (Immagine n° 1), senza drastiche riduzioni di dimensione, senza aver effettuato tagli di grandi dimensioni, sempre deleteri e pericolosi per la salute dell’albero.



1 - Prima della potatura (da E)



2 - Dopo la potatura (da W)

Ad un osservatore poco attento l’albero sembra uguale a prima; sono invece stati asportati numerosi rami secchi, anche di grosse dimensioni, incombenti sulla strada e sono stati eliminati alcuni rami interni valutati in soprannumero o malamente indirizzati, o ricadenti nelle parti basse della chioma fino ad interferire con il passaggio dei veicoli.

























3a e 3b Tree climber al lavoro

La potatura, finalizzata a garantire la sicurezza del transito e la buona conservazione dell’albero, ha impegnato 4 operatori climber per una intera giornata con l’ausilio di una piattaforma aerea. Sono stati asportati circa 10 q.li di materiale legnoso, verde e secco.




















































4-5-6-7 Tree climber alla ricerca dei rami da tagliare
 
Secondo un pensiero fortemente radicato e diffuso, derivante dal tempo in cui la potatura era una delle poche possibilità di ricuperare legna per scaldare la casa, molti sono convinti che la potatura sia un modo per rinforzare l’albero.
Non è vero.
Precisiamo che stiamo trattando di alberi ornamentali, non di alberi da frutto. Per questi ultimi la potatura serve a selezionare i frutti per averne meno ma di migliore qualità e dimensioni. Le piante da frutto, infatti, dopo trenta anni di produzione, sono considerati vecchi e vengono sostituiti.
Nonostante gli sforzi dei tecnici più competenti e avveduti e delle imprese più serie e preparate, permane la tendenza a privare le piante di tutte le ramificazioni terminali, con i rami segati in posizione più o meno mediana, grande quantità di legname da smaltire o da bruciare, apertura di grandi ferite che devono essere poi rimarginate, privazione di tutte le gemme già formate nella stagione precedente e eliminazione di buona parte delle riserve accumulate, invito ai parassiti ad entrare e a fare danni irreparabili.
Tutto ciò per l’albero non è una condizione favorevole né utile, ma fonte di stress perché si devono utilizzare molte energie per rifare tutto da capo in tempi brevi, quando a primavera i germogli dovrebbero essere pronti a germogliare e invece devono essere rielaborati da capo.
Le prime foglie di un albero potato in modo eccessivo e scorretto compaiono alcune settimane più tardi rispetto al normale ciclo vitale, perciò l’albero è costretto a svolgere un lavoro stressante e ritardato quando potrebbe invece iniziare da subito l’azione di cattura della C02 e l’azione fotosintetica con l’effetto collaterale di rilasciare ossigeno.
Le due cose non sono di secondaria importanza perché oltre agli alberi non ci sono altre entità al mondo in grado di svolgere queste funzioni e, viste le condizioni ambientali dei tempi nostri, l’attività degli alberi dovrebbe essere potenziata anziché castrata da potature inutili o eccessive.

Nella foto n° 2 si vede il platano, a potatura conclusa, la sera del 29.12.2017; la giornata si è chiusa con uno spettacolare tramonto che ha consentito di apprezzare, oltre le forme, anche i colori (ma questo è solo un dettaglio). Pochi sono in grado di riconoscere che l’albero è stato potato, anzi, potato correttamente. Qualcuno si sarà certamente lamentato perché la potatura non viene ben percepita.

Si viene poi colti da un senso di tristezza nel vedere eseguire le potature di alberi belli, vigorosi, sani con le modalità che predispongono l’albero a formare situazioni di criticità future, ad ammalarsi, ad accogliere parassiti di varia natura e a restare senza foglie per le prime settimane della prossima stagione.
Siamo tutti immersi in aria inquinata, subiamo limitazioni alla circolazione, al riscaldamento, ecc. ma, nonostante tutto questo, ci permettiamo di sprecare foglie, germogli, parti di chiome degli alberi che avrebbero la possibilità di riequilibrare, almeno in parte, le emissioni nocive soprattutto di CO2 ma anche di catturare le polveri sottili, il pulviscolo di varia natura, e di ridurre le ondate di calore estivo con ombra e frescura all’interno delle zone edificate.
Nelle due foto seguenti sono rappresentati due esempi di potature fatte senza criterio e con poco rispetto per la fisiologia dell’albero







8-9 Platani privati della parte più periferica e più importante della chioma

I raffronti possono continuare anche con altre specie presenti e frequenti nelle nostre strade urbane. Nelle due foto seguenti si vede un ippocastano, di proprietà privata, lasciato allo sviluppo spontaneo e quasi “dimenticato” ripreso in inverno e in estate. Si può dire sia più largo che alto, tanto la chioma si è distribuita spazialmente, regolata dalle leggi della natura, dal patrimonio genetico della specie e dalle condizioni ambientali specifiche di quel luogo. I giardinieri non ci mettono mani e motosega da decenni e questo è, per lui e per tutti noi, una fortuna.



10-11 Portamento naturale di ippocastano cresciuto in assenza di interventi correttivi

Questo albero ha subìto le medesime sollecitazioni di vento e bufera degli altri alberi della città, ma non ha fatto una piega, non si è spezzato un ramo, alla faccia di chi consiglierebbe una drastica potatura per (presunte) ragioni di sicurezza.
Pur essendo confinato in uno spazio piuttosto modesto, ma sufficiente per le sue esigenze, ha prodotto un apparato radicale talmente ampio da potersi mantenere in piedi nonostante il vento e da poterlo alimentare per la produzione dei numerosissimi fiori primaverili e di tutto il fogliame di cui si riveste nella stagione estiva.
L’amministrazione pubblica, invece, pensa di gestire il patrimonio arboricolo riducendo periodicamente le chiome come mostrano le immagini seguenti; i posteri accerteranno che gli alberi sono diventati insicuri e pericolosi per la pubblica incolumità ed avranno fondati motivi per abbatterli.




12-13 Potatura drastica e dannosa su ippocastani




A questo punto sorge spontanea la domanda: si possono fare potature decenti che garantiscano la sicurezza e non penalizzino la salute dell’albero?
Dopo aver descritto il platano di Verderio indichiamo un altro bell’esempio, sempre in ambito urbano, per un albero secolare di olmo.
L’albero, attorno al quale sono state eseguite opere per la riorganizzazione del parcheggio pubblico, è stato assoggettato a potatura che ha comportato il sacrificio di qualche ramo debole, di qualche ramo cariato, o in soprannumero, ma ha conservato la gran parte dei rami, degli apici e delle gemme. A primavera potrà riprendere a vegetare immediatamente e ci farà compagnia per molti anni ancora.


14  Razionale potatura su un albero centenario di olmo
Lecco, 10 febbraio 2019                Giorgio Buizza – dottore agronomo



Nessun commento:

Posta un commento