Germano Lisignoli oggi |
Comincio la chiacchierata con Germano Lisignoli, chiedendogli se si ritrova nel racconto che del loro viaggio in India, nel 1977, mi ha fatto Peppino (Giuseppe Ponzoni).
“Sì, - mi risponde - in generale” Pensa però che il suo compagno di viaggio non abbia un ricordo reale di quello che successe dopo l'incidente in cui rimasero coinvolti entrando in Afghanistan, che per Peppino ebbe gravi conseguenze.
Questi, infatti, mi aveva detto che, dopo l'incidente, si erano fermati a Herat, in Afghanistan, per una quindicina di giorni. Germano ricorda invece un periodo molto più breve.
Quando gli chiedo se le condizioni di Peppino fossero molto gravi, mi dice che il giorno dopo l'incidente, quando andò a trovarlo, aveva un testone "così" – e con le due braccia forma un uovo intorno alla propria testa -, con un'enorme bolla di sangue ed era tutto blu.
In quell'ospedale, dove gli avevano fatto le prime cure, si fermarono però non più di due o tre giorni. Poi lui decise di caricare il compagno ferito su un pullman e portarlo a Kandahar, la seconda città del paese, e solo in seguito all'ospedale militare americano di Kabul.
Germano Lisignoli ... ieri |
A Kabul, in una stanza d'albergo, svegliandosi una mattina (alla sera erano soli) sentirono parlare italiano. Erano tre ragazzi e una ragazza brianzoli. Con loro proseguirono il viaggio fino a Peshawar, in Pakistan, con un pulmino Westfalia, e poi fino a Delhi, ma con i mezzi pubblici, poiché in India non si poteva entrare con un proprio automezzo.
A questo punto devo chiedere a Germano come mai, quando Peppino sale a Verderio dalla Sicilia e dice agli amici: “Vado in India a seguire la mia morosa”, lui si fa avanti e dice: “Vengo anch'io”.
Mi risponde che da tempo aveva in mente di andare in India; due amici di Mezzago, prima uno poi l'altro, erano già partiti. Avendo un lavoro da tipografo, non li aveva potuti seguire. Ma quando la decisione è più matura, decide di licenziarsi, e aspettare l'occasione opportuna. Peppino gliela fornisce.
Il viaggio con Peppino dura fino a Dheli. Qui i due amici decidono di seguire ognuno una propria strada ideale, che qualche volta, però, passa per gli stessi luoghi. Non si vedranno più fino al ritorno a Verderio.
Questo e i seguenti disegni sono stati eseguiti da Germano durante il viaggio in India e tinteggiati dopo il ritorno in Italia |
Germano prosegue il viaggio con il gruppo di italiani e raggiunge Goa, dove si ferma per tre settimane.
Goa era la metà dei freak provenienti da tutto il mondo e i party, di cui parla anche Peppino, erano feste, che si facevano una volta al mese, nelle notti di luna piena, durante le quali un gruppo musicale occidentale suonava: “Goa era una zona dell'India piuttosto libera. Arrivavi, affittavi una casa sul mare e poi stavi lì quanto volevi. Si fumava, si beveva, si faceva quello che si voleva”.
Da Goa torna a Delhi e poi va, per una decina di giorni, in Rajasthan.
In seguito si sposta a nord di Delhi dove conosce dei Sadu, persone definibili come monaci, appartenenti a varie scuole, a varie sette. Molti di loro vivono nelle foreste, in posti isolati, qualcuno da eremita; altri invece vivono in asrham. Germano ne incontra diversi, si avvicina a loro, ma capisce che quella non è la storia che sta cercando.
Tornato a Dheli, trova un ragazzo di Torino, che gli dice di aver incontrato il suo amico di Mezzago a Benares. Vorrebbe raggiungerlo ma … ahimè, sono finiti i soldi, la liquidazione di 500 mila lire che aveva preso licenziandosi.
Deve tornare a casa. All'ambasciata di Delhi gli pagano il viaggio in treno fino in Pakistan. In questo modo, con il biglietto pagato da un paese all'altro, da ambasciata a ambasciata, insieme a un ragazzo di Verona, ritorna a casa. Il percorso non può però essere lo stesso dell'andata: dall'Afghanistan non si può più passare, perché è scoppiata la guerra con l'Unione Sovietica. Dal Pakistan, in treno, con un itinerario più a sud, devono entrare direttamente in Iran.
Fine del primo viaggio.
Non ho ben capito ancora cosa l'avesse spinto verso l'India. Gli chiedo di raccontarmelo.
Mi parla di un opuscolo, capitatogli fra le mani qualche tempo prima della partenza, in cui si parlava di un guru. Germano, che non sapeva niente di queste cose, di India, di induismo e via dicendo, rimane colpito da quanto legge e vuole approfondire (con l'argilla, lui che si diletta di pittura e scultura, modella anche una statuetta di una divinità riprodotta nel fascicolo).
Nel primo viaggio, ha trovato lo spirito che andava cercando, ma non un maestro a cui affidarsi. Pensa però di aver chiuso definitivamente con questa esperienza.
Invece, dopo quattro anni, riparte (in aereo) e questa volta con un obiettivo preciso.
Ma qui comincia un'altra storia che spero Germano voglia raccontarci in un'altra puntata.
Marco Bartesaghi
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