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Il 25 giugno scorso è morta all’ospedale di Vimercate, dove era ricoverata da qualche giorno, la signora Fausta Finzi. Nata a Milano l’11 giugno 1920, era figlia di padre ebreo, Edgardo, e di madre cattolica, Giulia Robiati.
Il 22 aprile 1944, soldati tedeschi arrestarono lei e il padre presso la loro piccola azienda chimica. Prigionieri, prima a San Vittore e poi al campo di concentramento di Fossoli, partirono insieme, alla fine di luglio, per la Germania: il padre Edgardo finì ad Auschwitz, dove fu assassinato, prima di essere ammesso al campo, il 6 agosto 1944.
La signora Fausta rimase invece prigioniera nel campo di Ravensbrück per 265 giorni, fino al 27 aprile 1945. Da quel giorno dovranno passare ancora 4 mesi, trascorsi per lo più camminando con altre migliaia di prigionieri per le strade dell'Europa distrutta dalla guerra, prima di poter giungere a Milano, il 31 agosto, a riabracciare la mamma.
FAUSTA FINZI RACCONTA: UN'INTERVISTA DI JURIJ RAZZA
Fausta Finzi, salvo che per uno stretto numero di conoscenti, ha mantenuto il silenzio su questa tragica parte della sua esistenza, per quasi tutto il resto della vita. Solo nel 2001, alla prima “Giornata della Memoria”, ne parlò in pubblico. Quella volta però non lo volle fare direttamente, ma attraverso un’intervista filmata, che fu realizzata da Jurij Razza, obiettore di coscienza in servizio civile presso il comune di Verderio Superiore. L’intervista fu proiettata nella palestra della scuola elementare intercomunale di Verderio, il 27 gennaio 2001.
La potete vedere ed ascoltare cliccando su questo indirizzo:
IL RICORDO DI UN AMICO, FEDERICO BARIO
Negli anni successivi al 2001, la signora Fausta ha raccontato la vicenda sua e di suo papà in diverse occasioni pubbliche, invitata da comuni, scuole, radio e televisioni.
In collaborazione con due amici, Marilinda Rocca e Federico Bario, ha dato alle stampe anche due libri: “Varcare la soglia” e “A riveder le stelle”.
Il 27 Gennaio 2013, Giorno della Memoria, Fausta Finzi non aveva già più le forze per raccontare la sua storia. Federico Bario l’ha però ricordata sulle colonne de”La Gazzetta di Lecco” con questo articolo.
UN RICORDO DI FAUSTA FINZI di Federico Bario
Il 31 gennaio 2005 gli studenti dell'Istituto di Istruzione Superiore Giovanni Bertacchi, accompagnati dai referenti delle attività studentesche Elisabetta Rusconi e Giovanni Valsecchi, si recarono ad un doppio appuntamento presso il cine-teatro Nuovo di Lecco per celebrare la Giornata della Memoria. Erano più di mille gli studenti che, per un giorno, fecero di nuovo grande il vecchio cinema.
Nel corso della mattinata era prevista l'orazione civile “Dio delle ceneri” da me ideata, e interpretata dalla mia voce troppo bassa; ma a sostenere ritmo e tenore con me c'erano Mirella Morelli, l'altra voce narrante e il canto, Giovanni Ripamonti alle tastiere, Luigi Crippa al contrabbasso e Marilinda Rocca che scelse le video-immagini a commento del testo. E poi l'incontro con Fausta Finzi. Fausta: milanese, ebrea, classe 1920, sopravvissuta alla prigionia nel campo di concentramento di Ravensbrück. Fausta, amica e autrice dei volumi di memorie “Varcare la soglia” ILSMLEC, Lecco 2003, e di “A riveder le stelle”, Gaspari, Udine 2006, con prefazione dello storico Frediano Sessi (entrambi i volumi sono curati da me e Marilinda Rocca).
I ragazzi erano stati ben preparati all'evento. La loro attenzione ci permise di dare il meglio nel recital. E fu in un silenzio pregno di rispetto e interesse che venne accolta la testimonianza di Fausta Finzi: il narrato semplice e chiaro, dotato di una pungente ironia che è la sua cifra del dialogare - anche nel riferire le vicende più atroci che hanno segnato la sua esistenza.
Venne il momento di rispondere alle domande che gli studenti avevano preparato, e di quelle nate li, indotte dal racconto di Fausta. Una domanda più bella dell'altra, pensai. Quesiti intelligenti, che non si fermavano neppure di fronte al fatto di chiedere, senza alcuna morbosità, degli aspetti più imbarazzanti che costituivano la parte più oscura della storia dei lager. O di quelli “tecnici” che regolavano la vita quotidiana dei deportati.
foto Cavallari |
Fausta era tranquilla, a suo agio nel dare spiegazioni esaustive alle richieste dei ragazzi, permettendosi talvolta un commento ironico di alleggerimento, un sorriso, un istante di riflessione. La sua figura minuta, seduta su una seggiola di fronte all'assemblea degli studenti nella grande sala, irradiava una forza pacificante.
Ma il tempo dell'incontro volgeva al termine, e tante domande rischiavano di rimanere delle “pratiche inevase”. Ed ecco che Fausta, con quella generosità di cui è maestra quando si tratta di mettere un po' di luce in quel tetro universo che ha attraversato, chiese ai ragazzi di consegnarle le domande scritte su fogli e biglietti: lei avrebbe risposto per iscritto, e poi inviato le risposte all'Istituto Bertacchi perché venissero consegnate ai ragazzi.
Un fatto unico, eccezionale, che mi piace ricordare qui, ora.
Perché la Giornata della Memoria 2013 non sia relegata in quell'ambito di doverose ma ormai smorte celebrazioni.
Ora che la memoria “Si è accomodata nel salotto buono, sta tranquilla, e fa polvere...” come ha recentemente scritto lo storico Walter Bidussa “e rischia di diventare come l'enciclopedia: la consulti solo per sapere cos'è successo, e poi la metti via, come fosse un lemma o un tomo ingombrante. (…) Un esercizio mnemonico più che acquisizione della coscienza. Una memoria dal fiato corto.”
Io dico che sono i giovani oggi che possono prendere il testimone.
A loro l'onore e l'onere di tener vivo l'esercizio della memoria senza la quale l'essere umano è di fatto uno schiavo.
Federico Bario, scritto in occasione della Giornata della memoria 2013.
Pubblicato da "LA GAZZETTA DI LECCO"
FAUSTA FINZI IN QUESTO BLOG
In alcune occasioni la signora Fausta ha collaborato con questo blog. Ecco l'elenco dei suoi contributi.
14 gennaio 2010:
- MI CHIAMO FAUSTA FINZI ....(etich. Giorno della Memoria)
- MIO PADRE, EDGARDO FINZI (etich. Giorno della Memoria)
21 aprile 2010:
LEOPOLDO GASPAROTTO IN UNA TESTIMONIANZA DI FAUSTA FINZI (etich. Regime Fascista e Liberazione)
27 gennaio 2011
- PERCHE' SCRIVERE DELLA PROPRIA VITA IN COSì TARDA ETA'
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