giovedì 17 giugno 2010

VICENDE DI DONNE: BRIGIDA DONIZZETTI di Anselmo Brambilla





 Questa è la seconda storia di una donna raccontata da Anselmo Brambilla. La prima è apparsa su questo blog l'1 giugno scorso.
Anche il disegno che illustra questa puntata è di Sara Bartesaghi






Brigida Donizzetti

di Antonio e Teresa Animelli, nata ad Almenno San Bartolomeo il 6 luglio 1906. Era domiciliata in Lecco in quanto moglie dell'operaio comunista Giovanni Gandolfi (4), emigrato clandestinamente  verso la fine del 1936 in Francia per sfuggire alle persecuzioni fasciste.

La Donizzetti madre di una bimba di sei anni, impiegata come operaia cartucciera alla Fiocchi verso la fine del 1938 , decide di raggiungere il marito in Francia, in quanto moglie di un comunista era una sorvegliata speciale, e quindi la cosa non era per niente facile. Decide di giocare d'astuzia , ritorna con la bambina a  casa dei suoi, nella frazione Carosso di Palazzago dove per un certo tempo rimane, sempre mantenuta sotto stretto controllo dalla Questura.

Alla fine con uno stratagemma riesce ad eludere la sorveglianza, ritorna nella città lariana con la scusa di riprendere il suo posto nella Fiocchi, arrivata alla stazione di Lecco acquista, per lei e la figlia, un biglietto del treno per Sondrio, essendo sorvegliata speciale la biglietteria avvisa la Questura, che manda fonogrammi alla Questura di Sondrio con l'invito di arrestare la pericolosa sovversiva in fuga.



Ovviamente a Sondrio la Donizzetti non arriverà mai, degli amici la portano a Como da dove viene aiutata ad espatriare in Svizzera e successivamente in Francia dove alla fine delle sue peripezie, con la figlia, raggiungerà il marito.

Gli agenti della Questura, dopo avere inutilmente aspettato il suo arrivo, mestamente inviano un rapporto alla Questura di Lecco e Bergamo dove dicono che; la  pericolosa sovversiva , presumibilmente aiutata da altri sovversivi è andata a raggiungere il marito in Francia.

Lettera (5) del marito alla Donizzetti datata 4 febbraio 1937 con mittente il fratello Edoardo 10 Rue des Monsiers Montrenis - Seine Francia, anche se un po' sgrammaticata, è significativa delle condizioni in cui vivevano le famiglie delle persone perseguitate dal fascismo.

"Carissima vengo con le mie, dopo avere ricevuto le tue lettere, sono molto contento che tanto te, come la bambina, state bene.

Senti alla prima lettera che mi scrivi mettermi (mettimi) una fotografia della bambina, come della prima , come della seconda.

Che tanto mi stanno a cuore, e anche una delle tue, caro mio amore, che sento sempre il tuo amore che mi dice, farti (fatti) forte che anche questa passerà, e diverremo molto felici, come sempre siamo stati nel passato.

Devi perdonarmi se quando ero a casa mi arrabbiavo.

So che ti sgridavo sempre a dietro, ma nel mio cuore sentivo sempre di amarti, e di volerti tanto bene, come sempre ti avevo detto nel mio primo incontro.

Vorrei segnare (insegnare) alla bambina , che suo papà, è stato vittima del fascismo, e farei sempre segnare (insegnare), non di pregare dio, ma di essere cosciente verso i bambini.

Salutami tanto lo zio da parte mia, di Edoardo e tutti, e cerca di non abbandonarlo lo zio che è tanto buono.

Ricevi tanti saluti e baci da tuo marito tanti bacioni alla piccina che tanto ho voglia di vederla, e anche te.

Tanti saluti a tua famiglia da parte mia, salutami il cugino e cugina Piero e Pierina e i miei nipotini dagli un bacione a ciascuno. 

Giovanni di nuovo saluto tuo e per sempre.

Giovanni 4 febbraio 1937"

Anselmo Brambilla

NOTE
(4) Con il fratello Edoardo aveva combattuto in Spagna, nelle brigate  internazionali.
(5) Lettera conservata nell'Archivio di Stato di Bergamo Fondo Questura - Persone pericolose per l'Unità Nazionale Cartella 22

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