mercoledì 21 aprile 2010

DON GIUSEPPE BRIVIO, PRETE NON IN LINEA CON IL FASCISMO di Anselmo Brambilla e Alberto Magni




L'episodio qui sotto riportato è riconducibile al primo periodo del fascismo in Italia. Testimonia come anche nell'universale consenso vi fossero voci discordanti e critiche su quanto stava succedendo nel nostro paese.

Il 30 agosto 1926 venne denunciato don Giuseppe Brivio, il coadiutore di Calco, come antifascista o quantomeno come prete non allineato con il fascismo ormai egemone. Nel luglio dello stesso anno il direttorio del fascio di Rovagnate invitò tutti i comuni a istituire una sezione dei Balilla.

Giulio Bonfanti, podestà del comune di Olgiate Molgora, non ancora unito a Calco e Mondonico, chiese alla maestra della quarta elementare, Ines Bonacina, idealmente legata al fascismo, di prendersi l'incarico di organizzare la sezione dei Balilla.

Cosa che la maestra fece con entusiasmo, infatti ai primi di agosto diligentemente invitava i giovani a iscriversi alla sezione dei Balilla e a comprarsi la divisa. Nel caso che qualcuno non disponesse del denaro sufficiente all'acquisto, la maestra avrebbe concorso con un proprio contributo economico ad alleviarne l'onere.

Appartenendo Olgiate Molgora ,alla parrocchia di Calco, i ragazzi Olgiatesi frequentavano l'oratorio di questo paese, dove, come coadiutore, operava un giovane sacerdote, don Giuseppe Brivio. Il quale, quando i ragazzi lo informarono della costituenda sezione dei Balilla il Olgiate Molgora, e della implicita ingiunzione affinché, i giovani ad essa iscritti, indossassero la camicia nera, rispose loro proibendogli di indossarla e ammonendoli con queste parole:

" non voglio assolutamente che indossiate la camicia nera e che partecipiate a sfilate".

I ragazzi ubbidirono al sacerdote e non si presentarono alle sfilate organizzate dalla maestra. Naturalmente l'insegnante li interrogò , e alla fine uno confessò.

Immediato fu l'intervento del Podestà Giulio Bonfanti presso il parroco di Calco, don Giovanni Nava, affinché richiamasse e convincesse il proprio coadiutore a ritrattare quanto detto, poiché costituiva offesa per il partito e per il "legittimo" governo in carica.

Il parroco, ribatté che. conoscendo il carattere del giovane sacerdote , sarebbe stato molto difficile farlo recedere , in quanto persona caparbia e determinata. Il Podestà minacciò di fare rapporto e coinvolgere i suoi superiori.

Passarono otto giorni e niente si mosse, quindi il Podestà fece intervenire il Direttorio del Fascio di Rovagnate , che chiamò in causa il commissario di zona professore Giò Battista Cattaneo (1), il quale, in data 24 agosto 1926 scrisse al parroco chiedendogli spiegazioni sulla mancata ritrattazione del coadiutore.

La nota del Cattaneo si concludeva con queste minacciose parole:

"I colleghi e fascisti della plaga sono esasperati e minacciano rappresaglie; per evitare le quali è necessario l'intervento delle superiori autorità od almeno le loro precise istruzioni per l'onorevole risoluzione della vertenza"

La faccenda non si risolse, anche perché don Nava, pur non parteggiando apertamente per il suo coadiutore, rifiutò di ottemperare alla richiesta del Podestà di invitare i genitori ad iscrivere i loro figli nei Balilla, come si evince dalla lettera di risposta alla nota del commissario del 28 agosto 1926.

Il Podestà Giulio Bonfanti esasperato dal fatto che la sua autorità venisse messa in discussione, decise allora di scomodare le alte sfere; con lettera del 21 settembre 1926 comunicò e illustrò al sottoprefetto di Lecco la questione della mancata ritrattazione di Brivio e il diniego di don Nava , anche se aggiunse , forse per attenuare in parte la gravita dell'affronto subito, che il parroco aveva spiegato alle madri dei fanciulli le ragioni sue e del commissario Giò Battista Cattaneo, anche se alla fine concluse sconsolato di non sapere fino a che punto le spiegazioni del parroco siano servite, visto che nessun bambino si era iscritto ai Balilla.

Il Sottoprefetto con una nota riservata del 3 ottobre 1926 raccomandò al Podestà di tenerlo al corrente nel caso don Brivio avesse continuato a manifestare sentimenti apertamente ostili al fascismo e al Governo nazionale.

La vicenda si concluse con la partenza di don Giuseppe Brivio per la parrocchia di Briosco, dove continuerà a fare il coadiutore, come riferì al Sottoprefetto di Lecco Giulio Bonfanti Podestà di Olgiate Molgora, con lettera del 5 ottobre 1926 (2).

Anselmo Brambilla e Alberto Magni, 15 luglio 2009
Sugli autori vedi sotto l'etichetta "collaboratori del blog"

1) Giò Battista Cattaneo , titolare e fondatore della vinicola Cattaneo di Montevecchia, era nipote del Podestà Giulio Bonfanti, in quanto figlio di una sua sorella
2) Archivio Comunale di Olgiate Molgora ex OL cartella 30 fascicolo 1 - Archivio parrocchiale di San Vigilio Calco Cartella coadiutori

Anselmo Brambilla e Alberto Magni sono autori del libro "PARTIGIANI TRA ADDA E BRIANZA, Antifacsismo e Resistenza nel meratese, storia della 104a Brigata SAP "Citterio", disponibile presso la Biblioteca Intercomunale di Verderio

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