lunedì 4 gennaio 2010

CASCINA "LA SALETTE" MUORE di Marco Bartesaghi


Cascina "La Salette" muore: è una morte lenta, la sua, ma non una morte naturale.
Muore per l'incuria e l'abbandono in cui l'hanno lasciata coloro che, possedendola, l'avrebbero dovuta curare, restaurare, rinnovare.
La sua agonia è probabilmente iniziata nei primi anni cinquanta del secolo scorso, quando Gianfranco Gnecchi Ruscone decise di venderla. In un primo tempo si rivolse alle famiglie che l'abitavano e che ancora lavoravano le aree agricole ad essa legate, proponendo a ciascuna di acquistare la porzione di edificio abitata ed i terreni coltivati. In seguito modificò la sua proposta avendo deciso di vendere cascina e terreni in un'unica soluzione: nessuna delle famiglie se lo poteva permettere e il fondo fu così acquisito da un artigiano di Merate .
Egli garantì per moti anni la manutenzione dello stabile. Ciò però non era più sufficiente ad accontentare le mutate esigenze degli abitanti e ad evitare l'inesorabile spopolamento. Dopo la sua morte, gli eredi cedettero la cascina agli attuali proprietari.
Che intenzioni hanno questi? Hanno un progetto già approvato per il recupero dell'edificio ma i lavori non sono mai iniziati e La Salette assume sempre più l'aspetto di un rudere irrecuperabile.
Si prova tristezza a vedere ridotta in questo stato la cascina che fino a pochi anni fa ci accoglieva all'entrata del paese, che non potevamo fare a meno di ammirare per il suo aspetto, per le sue torri laterali coperte da lastre di ardesia, per le sue bifore con colonnina centrale e capitello,
Come non pensare, magari con un giudizio azzardato, che altre cascine, anche meno pregevoli, sono ancora vive perché hanno avuto la fortuna di finire nelle mani di coloro che le abitavano? Pensiamo alle cascine S. Carlo, Provvidenza, Isabella, Malpensata. Anch'esse, certamente, avrebbero meritato più attenzione negli interventi di restauro e di recupero che le hanno riguardate, ma sono ancora vive ed abitate. Quelle acquistate da un unico proprietario, invece, sono ormai dei ruderi (La Salette, Alba) o sono già state abbattute.
Si prova anche rabbia nel constatare che edifici di pregio - perché La Salette è un edificio di pregio! - vengono acquistati e abbandonati senza pensare che essi hanno valore non solo per i loro proprietari "materiali", ma anche per le comunità dei paesi su cui sorgono, di cui hanno segnato la storia e la memoria.
E' difficile che da questo stato di cose si possa tornare indietro ed è difficile anche sperare, purtroppo, che chi è causa di questo sfacelo almeno non abbia a trarne profitto. E' proprio difficile e lo vedremo nei prossimi anni.

La fotografia è di Gabriele Aldeghi

2 commenti:

  1. hai ragione marco. è proprio triste vedere ogni giorno la morte lenta della salette. gio

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  2. Un post certamente curioso, se non per il tema, certamente per le teorie manageriali esposte. Mi chiedo quale investitore possa acquistare un rudere per vederlo cadere a pezzi: tanto varrebbe buttare via i soldi dalla finestra (si risparmierebbe tempo con le scartoffie). Chiunque abbia comprato l'immobile certamente avrà un piano di ristrutturazione che, forse, con le lungaggini nostrane potrebbe aver subito ritardi. Eviterei, quindi, di attaccare indiscriminatamente chiunque svolga tali investimenti su quest'area altrimenti inutilizzata. A proposito di aree e terreni, mi risulta (per quanto ovvio) che il proprietario di un immobile debba rispondere solamente alla legge e non ai moralismi del vicinato. Benedetto vicinato! Ora si lascia alla nostalgia ed al buonismo; mentre non faceva nulla quando una pianta lo accoglieva fuori Verderio sopra il tetto de La Salette. Se veramente la cascina fosse stata a cuore alla cittadinanza non sarebbe stato difficile raccogliere fondi ed ottenere finanziamenti da enti culturali. Chi lo sa: sarebbe potuto divenire un efficentissimo SOVKOZ! Questa è una verità che certamente non verrà oscurata dal grande o piccolo numero di fiammelle che bruceranno sabato sera.

    Edoardo

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