giovedì 5 novembre 2009

IL LAVATOIO PUBBLICO DI VERDERIO SUPERIORE di Giulio Oggioni




UN'IMMAGINE AUTUNNALE DEL LAVATOIO

La realizzazione del lavatoio pubblico è successiva, ma di poco tempo, forse pochi mesi, alla realizzazione della Fonte Regina. Quindi la storia presenta un giro molto largo.

Nel 1893/1894 era sindaco di Verderio Superiore, Francesco Gnecchi, grande e riconosciuto esperto numismatico, che voleva fare qualcosa di grande per il paese. Decise costruire un acquedotto e iniziò a cercare una sorgente da sfruttare. Con lui collaborarono i fratelli Ercole e Antonio e il padre Giuseppe.
In un primo tempo sembrava che la sorgente adatta fosse stata trovata a Baccanello, frazione di Calusco d'Adda, ma poi si dovette desistere perché la sorgente era stata utilizzata dai paesi bergamaschi della zona e quindi era impensabile che riuscisse a servire anche Verderio.
Allora Gnecchi si rivolse al capomastro che stava costruendo quell'acquedotto per avere consigli in proposito poiché dicevano che questo signore, un certo Pietro Scotti, abitante a Solza, fosse un esperto di sorgenti.
Lo Scotti disse a Gnecchi che una buona sorgente d'acqua si poteva trovare a Novate, un piccolo paese tra Merate e Robbiate. Secondo lui l'acqua proveniva dai ghiacciai alpini e magari portata da qualche falda del terreno o del fiume Adda.
La sorgente era di proprietà dell'ing. Giulio Albini di Novate che la cedette alla famiglia Gnecchi con grande entusiasmo.
La sorgente si trova in terreni appena dietro l'ospedale di Merate e furono subito iniziati i lavori, prima di raccolta in vasconi e poi di intubazione verso Novate, parte di Robbiate e Paderno, quindi verso Verderio. I lavori di scavo e intubazione iniziarono nell'estate del 1895.
Le tubazioni erano tutti di ghisa, un lusso per quei tempi perché garantivano una maggiore durata nel tempo e quindi un risparmio di manutenzione. Il primo punto di utilizzo pubblico fu il lavatoio di Novate e poi giù verso i nostri paesi.
Arrivate le tubazioni a Verderio, Francesco Gnecchi, eresse in centro paese una fonte che chiamò Regina. Perché Regina? Inizialmente sembrò che fu scelto questo nome per onorare la regina Margherita di Savoia allora regnate, ma poi qualcuno smentì e disse che fu scelto il nome Regina perché quell'infaticabile capomastro che si era occupato di cercare le vene d'acqua, si meravigliò di trovarne così tanta a Novate che esclamò: "Questa è veramente la regina delle sorgenti". E da quel giorno si chiamò Fonte Regina.


LA FONTANA NEI PRESSI DEL MUNICIPIO DI
VERDERIO SUPERIORE UN TEMPO ALIMENTATA
DALLA FONTE REGINA.

Leggendo la cronaca di alcuni giornali dell'epoca e altri documenti si può capire che il 4 settembre del 1898 a Verderio Superiore ci fu grande festa per l'inaugurazione della nuova fonte che portava acqua potabile nei nostri paesi. La festa si tenne in villa Gnecchi, con un grande banchetto al quale furono invitati tutti i 60 operai, le autorità della zona e la popolazione.
La benedizione della Fonte Regina fu fatta alle ore 19 da monsignor Bonomelli, vescovo di Cremona, mandato dal cardinale di Milano, Ferrari. Oltre 3000 persone, sparse nel prato, parteciparono alla festa.
Il percorso delle tubazioni è di 5.500 metri e la quantità d'acque di portata era di 16 litri al secondo. Veramente tanto per allora..
Il costo complessivo fu di 120.000 lire, una fortuna per quei tempi.
Inaugurata la Fonte, gli eredi Gnecchi, con ogni probabilità portarono l'acqua subito verso il lavatoio posto di fronte alla nuova chiesa, inaugurata il 26 settembre 1902.


Alcune testimonianze ancora oggi dicono che il lavatoio fu eseguito subito dopo la Fonte Regina e lo testimoniano anche alcune vecchie cartoline che si sono trovate dove si può vedere la nuova chiesa parrocchiale con, di fronte, il lavatoio.
Del lavatoio, si racconta che inizialmente era recintato con rete metallica e per l'approvvigionamento dell'acqua erano incaricati alcuni tutori, in dialetto chiamati "Campé" della famiglia Gnecchi (l'addetto era un certo Ambrogio Colnaghi) che avevano l'incarico di sorvegliare quotidianamente i loro beni.
Il lavatoio fu voluto perché le famiglie usavano lavare i panni nei mastelli di legno nei cortili, ma con fatica quando la biancheria era tanta e voluminosa. (vedi libro "Verderio" da pag. 194)
Fu necessario però governarne l'uso del lavatoio e quindi per poterlo utilizzare era necessario fare richiesta o attendere i giorni prestabiliti, perché nel lavatoio veniva fatta arrivare l'acqua solo quando necessitava. Accanto alla fontana del Nettuno, alla quale nessuno poteva entrare per i recinti, c'era una saracinesca che veniva aperta. L'acqua defluiva verso il lavatoio e le donne potevano lavare i loro panni.
Il lavatoio è composto di due vasche comunicanti. Nella prima veniva fatto il primo lavaggio e nella seconda, dove l'acqua era pulitissima si risciacquavano i panni.
Tutto questo regolato per anni, ma finita l'epoca Gnecchi, anche se i fattori erano presenti ancora, alcune persone, di mattino presto, al sorgere del sole, scavalcavano la recinzione e di loro iniziativa aprivano la saracinesca dell'acqua per il travaso dalla Fontana del Nettuno al lavatoio pubblico.
Di mattino presto quindi già si vedevano donne intenti al lavoro.
Nacquero naturalmente disguidi, ordini, contrordini e sorveglianze speciali per evitare l'anarchia dell'acqua, ma piano piano si arrivò ad avere sempre l'acqua nel lavatoio e a eliminare le recinzioni.
Diventò pubblica in tutti i sensi con l'aggravio che la manutenzione e la pulizia spesso lasciavano a desiderare, non essendoci più un controllo diretto. Il tutto poi fu lasciato all'iniziativa del comune e nel 1986 fu anche fatto un atto notarile di donazione sia della Fontana del Nettuno che del lavatoio pubblico.
Se prima c'erano proibizioni e severi controlli, con pene e multe salatissime, poi tutto venne a finire Contribuì anche l'arrivo della nuova rete pubblica dell'acqua potabile che negli anni 50 iniziò a portare l'acqua, dapprima nelle corti del centro, poi in tutte le case e, per ultimo, anche alle cascine, le quali si servivano prevalentemente dei pozzi che pescavano l'acqua a circa ottanta metri di profondità, sicuramente falde espansive del fiume Adda.

QUESTA FOTO E LA SUCCESSIVA RIPRENDONO
DUE IMMAGINI DELLA SAGRA DI VERDERIO SUPERIORE
DI QUALCHE ANNO FA, QUANDO, ECCEZIONALMENTE,
FU FATTO FUNZIONARE IL LAVATOIO


Oggi il lavatoio è abbandonato, fuori uso. Qualche anno fa, durante una Sagra paesana è stata ripristinata e fatta oggetto di una simulazione dei tempi addietro. Per l'occasione c'era molta gente e non è mancata la presenza di alcune donne anziane che, oltre mezzo secolo fa, hanno lavato i panni al lavatoio.



Giulio Oggioni



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